15. You're stronger than you imagine
"Ricordi quella volta in cui tuo padre ci beccò a fumare erba..."
"Gesù, se ci penso ancora mi fa male..." rispose Logan mentre tastava con la mano la sua nuca.
"Ah, e quando cercavi disperatamente di farti notare da quella ragazza... come si chiamava?" Logan aggrottò le sopracciglia per pensare, dopo di che schioccò le dita, come se gli fosse appena giunta un'illuminazione "Christine Rogers! Ti eri preso una bella cotta..." precisò inarcando un sopracciglio.
E no. A questo punto intervenni io.
"Chi é Christine Rogers?" chiesi alquanto irritata a James.
"Una compagna di classe. Era la mia prima cotta, avevo 16 anni... Lei era più piccola di due anni, ma era molto carina..."
"E piatta" aggiunse Logan soffocando una risata.
"La tua cotta eh? E lei ora dov'è? Cioè, é ancora viva? Perché se lo é posso provvedere subito"
"Dimmi un po'. Tu prendi la percentuale per quelli che mandi all'ospedale..." rispose James mentre puliva il muso con un tovagliolo.
Ridemmo tutti e quattro, e passammo la serata rievocando vecchi ricordi dei ragazzi, risalenti all'epoca di quando erano ancora dei marmocchi. Dalle cotte, alle canne, alle risse, fino al giorno d'oggi. Ripercorremmo le singole tappe della loro amicizia. Un'amicizia che potrebbe invidiare chiunque. Io non avevo mai avuto un'amica, per via del mio carattere chiuso e freddo. Preferivo stare da sola. La solitudine era la mia migliore amica, e anche la mia migliore consigliera.
A fine cena, decidemmo di andare a dormire.
"Non sarà un problema per voi, se vi offro una camera matrimoniale" chiese Kate a me e a James.
"No no. Certo, va benissimo" rispose James.
"Bene... Amico, la vostra camera é accanto alla nostra. Vedi di farmi dormire" disse un Logan malizioso fino alle punte dei capelli.
"Ma come sei spiritoso..." controbatté James con un sorrisetto di circostanza, il che suscitò un riso divertito da parte di Logan.
Kate e Logan ci mostrarono il bagno per lavarci, e la stanza per dormire.
Entrai prima io in bagno, e in seguito James.
"Jodie, Jodie" Kate si avvicinò a me saltellando, reggendo un vestitino in pizzo nero esageratamente sexy dalle bretelline.
"Dimmi"
"Sai, visto che non hai nulla da indossare per la notte, ho pensato che questo farebbe per te"
Squadrai meglio l'indumento, e le risposi.
"Che? Io al massimo dormo con una canotta e un paio di pantaloncini. Questo é troppo... Troppo."
"Beh, non ho altro da darti. E poi, penso proprio che a James faccia piacere vederti con questo addosso."
Questa é più pervertita del fidanzato. Non volli offenderla, quindi accettai, mascherando la mia riluttanza.
Lei sorrise ampiamente, e mi diede l'indumento, sparendo poi nella sua camera da letto.
Alzai il panno, e lo osservai.
"Oh mio Dio. Era meglio il completo da cubista..." e lo era veramente...
Vidi che il bagno era libero, quindi entrai, mi spogliai, e infilai quel maledetto vestitino.
Era troppo, troppo, troppo, troppo provocante. Mi sentivo quasi nuda. Anzi, mi correggo: mi sentivo quasi troia. Sembravo un'attrice di film... western. Si si, proprio western.
Uscii dal bagno, e raggiunsi la camera nella quale avremmo dormito io e James per quella notte e non so quante altre ancora.
Lo trovai affacciato al balcone, intento a fumarsi una bella sigaretta.
Mi avvicinai a lui, e mi sporsi dal balcone. La vista era bellissima. Innumerevoli stelle nella volta celeste, e arbusti ed alberi sotto di noi. Era un luogo pacifico e stupendo. L'ideale per due evasi in fuga.
"Era da anni che non ne fumavo una"
Lo osservai mentre, a petto nudo, tirava da quella sigaretta.
"Fammi provare" gli chiesi. Non avevo mai fumato in vita mia, ed ero curiosa di sapere cosa provavano di cosí bello mio padre, o James mentre torturavano i loro polmoni.
"Che cosa?" chiese scettico James.
"Voglio fare un tiro"
"Guarda che fa male"
"Niente può farmi più male di quanto mi é già stato fatto."
Si voltò a guardarmi, e dopo vari secondi, avvicinò la sigaretta alla mia bocca.
Tirai un po', e poi tolsi fuori il fumo dai miei polmoni.
"Ma fa schifo" dissi con disgusto.
"Meno male..." disse lui.
Ma davvero, mi domandavo quale razza di gusto ci trovassero nell'aspirare del fumo. Se proprio volevano del fumo, potevano benissimo mettere la testa sul tubo di scappamento di un'automobile, e addio...
Gettò la cicca di sotto, dopo averla spenta pestandola con il piede, ed entrammo in camera chiudendo la finestra.
James notò il mio vestitino, e toccò la bretella con sguardo interrogativo.
"Me l'ha dato Kate. Pensava che ti avrebbe fatto piacere vedermi in questo stato" dissi ridendo, mentre ricordavo la sua faccia estremamente maliziosa.
James sorrise, e mi tirò a sé per baciarmi.
Fu un bacio passionale e intenso, che riuscì a provocarmi brividi intensi, mentre con le mani, mi tirava a sé dai fianchi.
"Ha pensato bene Kate" disse sorridendo.
"James... non fare il pervertito..." gli dissi mentre cominciava a baciarmi ogni centimetro del volto.
"Andiamo a dormire" disse prima di raggiungere il letto e sdraiarsi. Lo imitai, e mi sdraiai anch'io.
Ci adagiammo sotto le coperte, e mi abbracciò.
"Ma... tuo padre sarebbe geloso se sapesse che sei in un letto, con un uomo, che di qui a poco ti strapperà il vestito di dosso?" disse mentre mi stringeva più forte.
Quelle parole furono una pugnalata al cuore per me. Io non avevo un padre. Per lo meno non ne avevo più uno, mi era stato portato via. Appena quella parola, quella bellissima parola, il mio cervello si fermò, e non diede più segni di vita. Continuavo a fissare il vuoto, con gli occhi che da un momento all'altro avrebbero potuto sprigionare lacrime infinite, dettate dal dolore di una perdita cara.
Mi tornarono in mente quelle terribili scene, da quando squillò il telefono mentre stavo tranquilla a studiare, a quando mi recai sul luogo dell'incidente, a quando disperata urlavo piangente sui loro corpi coperti da un telo, ormai privi di vita.
"Ehi, ma che hai?"
La sua voce mi fece tornare alla realtà.
"No, nulla" dissi cercando di mascherare la mia tristezza. Non era colpa sua, e io lo sapevo.
"Quindi, che farebbe?" continuava a riferirsi a mio padre.
"Vorrei tanto saperlo anch'io" risposi quasi incosciente.
"Perché dici così?" mi domandò mentre accarezzava le mie spalle con la mano.
"Non andate più d'accordo?" continuò.
"No, andavamo d'accordissimo. Eravamo... inseparabili. Mi voleva molto bene." dissi sul punto di piangere.
"Va bene" rispose quasi scettico. Tuttavia si domandava perché parlassi al passato. Questo era certo.
Poi, scoppiai a piangere silenziosamente sulla sua spalla. Mi mancavano tanto.
"Ma tu stai piangendo!" esclamò quando si accorse che innumerevoli lacrime stavano percorrendo il mio viso fino alla sua spalla.
Mi prese il viso tra le mani, e scacciò quelle lacrime con il pollice. Mi abbracciò, mentre mi sussurrava parole rassicuranti nell'orecchio.
"É tutto a posto. Tutto a posto. Ci sono io qui."
Quando mi calmai un po', mi alzai a sedere sul letto, e lui mi imitò. Mi cinse le spalle con un braccio e mi baciò i capelli, mentre io stavo a testa china, cercando di riprendermi. Non vedevo nulla. Non riuscivo a vedere il suo viso, a causa delle lacrime che offuscavano il mio volto.
Quando riuscii a mettere a fuoco la sua espressione, che sprigionava chiaramente preoccupazione, mi convinsi che quello era il momento giusto per parlare.
"James..."
"Sono qui"
"Ti ricordi, quando tu mi dissi che anche a me era stato tolto qualcosa di importante?"
"Si, mi ricordo"
"A me é stato tolto tutto ciò che avevo. Mi é stata tolta la vita, e con essa l'anima. James, ho perso entrambi i miei genitori, sette anni fa."
Pronunciai queste ultime parole tra i singhiozzi, mentre le lacrime mi offuscavano nuovamente la vista.
Fui rincuorata nel realizzare che mi stava stringendo al suo petto caldo, e che mi stava accarezzando piano.
Poi, lo sentii parlare.
"Anche a me é stato tolto tutto. Io ho perso mia sorella, ed é stato per questo motivo che sono finito in prigione. Per rincorrere il suo assassino, ho commesso un incidente, e... si, ero completamente fatto. Pensavo che in quel momento la droga fosse l'unica cosa che non facesse sentire il dolore, quello vero. Ma non è stato così."
Quindi non ero la sola in quel momento a soffrire.
Mi prese il volto tra le mani, e lo avvicinò al suo.
"Jodie, non sei l'unica a cui é stato portato via un pezzo di se stessi. Insieme, potremmo superare questo demone che ci divora, e potremmo trionfare. Soltanto se lo vuoi"
"Ma io non sono niente. Io sono debole, fragile. Non sono niente di tutto ciò che sembro. Questa é solo..."
"...una corazza, per sopravvivere. Lo so. Ma ti posso assicurare che non sei affatto debole."
"E invece si. Cado facilmente... sono così fragile dentro."
"No, Jodie. Tu sei forte. E sai perché? Perché dopo tutte le volte che sei caduta, hai sempre ritrovato il coraggio e la forza di rialzarti più forte di prima. E questo non é da sottovalutare. Tu sei più forte di quanto non immagini"
Quelle parole, dette da lui, mi lasciarono di stucco. Quindi aveva guardato dentro me, nel mio cuore, nella mia anima oscura, e ne aveva tirato fuori del bene. E io mi perdevo nei suoi occhi, che mi fissavano benevoli.
Gli feci un debole sorriso, e lui mi accarezzò.
"Ora é tutto a posto?"
"Adesso si" risposi convinta.
Lui si sdraiò, e mi invitò a sdraiarmi su di lui.
"Vieni qui" disse tendendomi le braccia. Mi misi su di lui, mentre mi teneva stretta.
"Grazie" gli sussurrai.
"E di cosa?"
Sorrisi, mentre il mio volto era vicino al suo, e lui spostava i miei capelli dal viso, mettendoli tutti su una spalla.
Gli diedi un bacio a stampo, con il sorriso stampato in volto.
Ma quando mi staccai, divenimmo seri entrambi, mentre ci guardavano intensamente negli occhi. Quel bacio mi aveva acceso una voglia irresistibile di assaporare quelle labbra un'altra volta, e così feci.
Unii le mie labbra alle sue, in un bacio più intenso, passionale, che andava via via scaldandosi.
Dal bacio, scaturì il desiderio, e fu così che i nostri indumenti finirono sul pavimento, ed egli ribaltò le posizioni, finendo su di me, regalandomi una notte magica, mentre stringevo le lenzuola fra le dita nel tentativo di soffocare gli urli, sebbene mi avesse detto: "Non mi importa se ci sentiranno. Io ti amo, e voglio sentirtelo dire" prima di baciarmi per l'ennesima volta, e riprendere a provocare un piacere intenso e carnale ad entrambi.
Quando terminammo, ci stendemmo sotto il lenzuolo. Mi asciugò le gocce di sudore dalla fronte, e mi strinse. Gli sorrisi, prima di baciarlo e poggiare la testa sul suo petto, nell'attesa di venire incontro a Morfeo.
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