CAPITOLO 9


Passo dopo passo la distanza tra me e la scuola diminuisce. Oggi finalmente ho la giacca da restituire a Cameron.

Mia madre, dopo averle fatto credere che fosse di Austin, l'ha lavata. Stamattina, prima di uscire di casa, sono entrata in camera di mio fratello per prenderla.

Infatti, mi ha colto sul fatto.

 "Che fai?" mi giro vedendo l'espressione interrogativa di Austin.

"Ehm... stavo cercando la giacca di Cameron..."ovviamente lui mi ha coperto con nostra madre, e non le ha raccontato la verità.

"Aspetta..." dice frugando nell'armadio" Eccola! Mamma l'ha lavata e riappesa nell'armadio, giusto ieri. Tieni" me la porge.

"Grazie fra!" rido leggermente per l'espressione che ho usato e mi fiondo fuori casa.

Ecco come la mia mattinata è iniziata. Tutto di fretta, non sono molto puntuale, meglio dire che non sono mai puntuale.

L'entrata della scuola è deserta, ciò significa che la campanella è già suonata e gli studenti si sono già avviati alle loro classi, forse hanno già iniziato le lezioni. Se mi sbrigo, non salto la prima ora e arrivo con pochi minuti di ritardo.

"Kaycee! Aspetta!" come non detto. Mi giro lentamente perché già ho capito di chi possa essere quella voce così profonda ma allo stesso tempo non troppo.

"Cameron faccio tardi!" lo informo sbuffando.

"Aspett-" Non lo lascio finire.

"Dai! Faccio tardi!" lo incito a camminare più velocemente. Non posso perdere la prima ora.

"Calmati tesoro!"

"Tesoro come: amore, tesoro, salsiccia al pomodoro!?"

"Che cavolo stai dicendo?!" esclama tra il sorpreso e il divertito. Alzo gli occhi al cielo. E' impossibile che non la conosca! E' una canzonicina tanto carina che cantavo da piccola .

"Non la conosci!?" ora mi stupisco io "non l'hai mai canticchiata in tono derisorio, quando eri piccolo?"

"Che strani abitudini avete qua a Toronto di cui ancora non sono a conoscenza?!" dice ridendo, come se quello che ho detto fosse la cosa più strana del mondo.

"Ahhh!" faccio un verso misto, tra un frustrato e un divertito. Ha ragione, forse in Brasile non si usa.

 Lui continua a sorridere per il dialogo di poco fa mentre attraversiamo la scuola dirigendoci verso la nostra aula. Oggi come prima ora: francese.

"Quindi posso chiamarti tesoro. Da piccola ci canticchiavi perfino una conzoncina..." riprende il discorso che avevamo interrotto prima, con la mia uscita ridicola.

"Perché dovresti farlo?" decido di sfidarlo. Vediamo ora perché vorrebbe chiamarmi tesoro.

"Bhe... non so...perchè mi piace dare soprannomi." Non sa proprio cosa inventarsi.

Punto a favore per me.

"Allora a me non piacciono i soprannomi che non c'entrano niente col mio nome,tipo:tesoro,amore..." Affermo fermandomi in mezzo al corridoio.

"Non provare a metterti contro di me, Kay!" si volta di scatto, non vedendomi più camminare accanto a lui.

"Kay va bene." Dichiaro.

Riprendo a camminare più velocemente allontanandomi da lui.

"All'uscita ti devo parlare!" mi dice raggiungendomi.

"Anche io. Ho una cosa da darti." lo informo.

La lezione è iniziata da dieci minuti. Il ritardo non è stato poi tanto grave anche se la professoressa ci ha ribadito di entrare comunque in orario. Certo, forse un giorno, forse mai.

La giornata è passata veloce come il passo lento di una lumaca. Il tempo ha deciso di rallentare e tutto era sempre più noioso. Gli appunti di francese mi hanno fatto andare in tilt la mano.

Finalmente ora si torna a casa. Non vedo l'ora di riconsegnare la giacca, che ho nello zaino da stamattina, al proprietario. Mi sta mettendo ansia questa cosa.

Vago per i corridoi alla ricerca di Cameron. Lo cerco con lo sguardo, anche se è un po' difficile perché è pieno di studenti, che si spingono, per uscire al più presto.

In lontananza, fra la confusione, intravedo una ragazza bionda.

Sherill. Sta parlando con un ragazzo moro. Metto a fuoco l'immagine e noto che è Cameron. Non ho voglia di sentire una sfuriata sul fatto che ho interrotto i suoi "discorsi", come li chiama lei. In realtà lei flirta, ma Cameron non sembra accorgersene, o forse non gli importa. Proprio quest'ultimo incontra il mio sguardo. Intuisce che lo sto aspettando.

"Allora, cosa dovevi darmi?" chiede, dopo avermi raggiunta.

"Non nei corridoi. Si faranno dei film mentali da paura. Devi sapere che in questa scuola anche i muri parlano!" Lo prendo per un polso trascinandolo via. Ora tutti gli studenti ci guardano lasciandoci delle occhiate fugaci ma molto curiose. Forse era meglio che non lo facevo. Questo attira più l'attenzione rispetto una ragazza che da una giacca ad un ragazzo.

"Così non pensi di fargli fare filmini mentali... un po' troppo da paura?" dice rivolgendosi al fatto che gli tengo il polso. Lo lascio di scatto perché ha ragione.

Raggiungiamo una zona un po' appartata del giardino esterno e mi blocco di scatto. Quasi mi viene addosso. Lo allontano, spingendolo sul petto, prima che mi si avvicini troppo.

Esito un po' prima di togliere la mano. Ha un petto muscoloso e molto scolpito... mannaggia a lui e alle sue magliettine fine ed estremamente aderenti!

Tiro indietro di scatto la mano, facendo finta di niente. In realtà il mio corpo sta esultando per quello che ha appena potuto tastare.

Apro lo zaino sotto il suo sguardo confuso. Quando vede la sua giacca cambia espressione e diventa...divertita?! Io ero così in ansia per dargliela e lui... si diverte?!

"Mi hai portato qui per ridarmi la giacca?"

Mi sento un po' imbarazzata...in effetti ha ragione. Forse non ce n'era bisogno...

"Bhe..."

"Shh..." mi poggia l'indice sulla bocca per zittirmi. I suoi occhi guardano intensamente i miei. Le sue dita, leggermente ruvide, sfiorano la pelle liscia del mio volto, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il suo tocco è leggero e dolce da farmi sognare ad occhi aperti. Potrei fermarlo, ma in questo momento sono incantata da lui. Il mio cuore batte forte e scandisce questo breve attimo infinito.

Il suo volto concentrato si avvicina lentamente al mio, le sue labbra sottili si schiudono nell'intento di sfiorare le mie. Chiudo gli occhi per godermi l'attimo.

"Kaycee!!!"

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