CAPITOLO 27

Varco l'uscita mentre l'aria fredda mi sferza senza alcun ritegno sul viso. Non ricordavo come fosse uscire da scuola tutti i pomeriggi e trovare un cielo nuvoloso ad aspettarti e un aria gelida che fa invidia a quella dell'Antartide. Forse l'estate in Florida non mi ha fatto bene.

Posso scorgere Sally e Cameron parlare animatamente riguardo un qualche argomento del quale non sono minimamente interessata, così prendo il telefono dalla tasca per mandare un messaggio a Brian.

"Ehi." Quando alzo la testa interrompendo la scrittura del messaggio, mi trovo il destinatario di fronte, con un sorriso sornione in viso.

"Ciao. Ti stavo scrivendo un messaggio..."inizio a dirgli.

"Ora sono qui." Sorride ancora. Ma cos'ha? Che c'è da ridere?

"Bene. Possiamo andare?" chiedo educatamente. Non vorrei sembrasse che non voglio stare a meno di dieci metri di distanza da Cameron e la sua antipatica ragazza. Non voglio pensare a cosa fanno nel tempo libero...non ce li vedo per niente insieme!

"Sì, ma prima..." si avvicina cautamente a me, il suo viso vicino al mio, i miei occhi che guardano i suoi azzurro chiaro. Non c'è niente che possa fare affinché voglia si avvicini più a me e mi baci. Non è assolutamente come quando ero con Cameron, nulla è come lo era con lui, tutto sembra diverso, tutto riporta dannatamente a lui.

"Andiamo?" abbozzo un sorriso forzato, tanto per alleggerire la tensione. Appena si rende conto che l'ho appena rifiutato si allontana velocemente e frustrato sbuffa. Ma se non gli sta bene la situazione perché esce con me? Perché vuole che vada con lui in una caffetteria? A quale scopo? deve aver capito che non provo più niente per lui.

Ci avviamo alla caffetteria a piedi. Durante il tragitto però non c'è niente di piacevole. Né una chiacchierata, né una battuta, niente parole, solo passi che si susseguivano.

Da fuori è un locale molto carino, moderno e nuovo, in stile e perfettamente in ordine, con ampie vetrine che danno sulla strada.

"Una cioccolata con panna." Ci sediamo e ordiniamo le nostre bevande senza scambiarci una parola. Fortunatamente la cameriera interrompe il nostro silenzio portandoci due enormi tazze rosse e fumanti. Un profumino squisito giunge alle mie narici, inebriandomi i sensi e permettendomi di lasciar perdere il chiacchierone Brian per una sana bevuta di caffeina.

"Scusami per prima..." pensavo quasi che fosse diventato muto da un momento all'altro.

"Non fa niente, ma vorrei che tu capissi..." lo guardo per vedere un qualche segno sul suo viso. Ha gli occhi fissi sulla sua tazza e non si degna di alzarli.

"Lo so... Adesso, ho gli allenamenti ci vediamo a scuola ok?" si alza frettolosamente ed esce dal negozio. Cioè, spero che sta scherzando! Nemmeno ha pagato. Dovrei farlo io? mi domando perché non abbia dato retta alla mie amiche quando mi dicevano che non avrei dovuto accettare il suo invito. Avranno scommesso un sacco di soldi sul fatto che sarebbe andato male. Non che ci tenessi veramente, ma almeno avrei dimostrato a Cameron che non mi importava più niente di lui. Adesso nemmeno ho la soddisfazione di questo.

Lascio le banconote sul tavolo, recupero il giubbotto, il mio zaino ed esco da quel grazioso locale. Forse qualche volta ci portò venire con Stacee e Madhison.

Ritengo sia troppo freddo per andare a casa a piedi, così vado al campetto da football per aspettare mio fratello che finisce gli allenamenti e farmi portare a casa da lui. E' fortunato perché ai migliori giocatori dei primi due anni del Seneca College è permesso giocare con i Senior del liceo. E' una possibilità per seguire le proprie passioni, e per i ragazzi all'ultimo anno di imparare dai migliori.

Mi siedo in tribuna e per fortuna che il campo è così enorme da passare inosservata. Ogni tanto degli urli da parte del coach o dei ragazzi fanno eco e mi distraggono dallo studio, ma per il resto ad irritarmi è il freddo. Si fa sera ed io, intelligentemente, mi sono messa proprio qua fuori ad aspettare. Dopo un ora passata su una bozza di un tema da consegnare entro venerdì, mi prendo una pausa per guardare cosa succede in campo. Non capisco bene i loro ruoli. Ai miei occhi ci sono una ventina di ragazzi in blu che si allenano duramente. Probabilmente a livello fisico lavorano molto, e di conseguenza si stancano parecchio. Due giocatori non stanno seguendo le indicazioni del coach, e dai loro movimenti posso intendere che non siano in buoni rapporti. Sono testa a testa, quasi come se si volessero ammazzare. O forse è così. Appena riconosco Austin avvicinarsi a loro e lo sento gridare il nome di Cameron capisco che è lui uno dei due ragazzi che stavo fissando, e l'altro non può essere che Brian. Si tolgono i caschetti pronti a fare chissà cosa quando il coach gli rifila una bella ramanzina e li manda negli spogliatoi a cambiarsi. "Per oggi avete concluso, e preparatevi le scuse!" gli gridò contro prima di cacciarli dal campo. Capisco che ci tenga che due suoi allievi non abbiano conflitti e tantomeno che siano in collera ,ma non è successo niente, a momenti nemmeno si sono toccati.

"Perché mi hai aspettato?" mi chiede mio fratello una volta fuori dal campo, diretti alla sua macchina.

"Non avevo voglia di tornare a piedi." Faccio spallucce. Dopotutto è per questo. Non ho guardato Cameron per un secondo, figuriamoci!

"Ho parlato con Cameron." Esordisce questa frase d'un tratto, mentre apre la portiera dell'auto. Una volta dentro, al calduccio, mi soffermo a pensare meglio su cosa è successo.

"Che gli hai detto?" domando incerta se volerlo sapere o meno.

"Che non ti avrebbe dovuto dare false speranze." Un sospiro di sollievo mi esce automatico dalla bocca.

"E lui?" sono troppo curiosa per troncare la conversazione a questo punto.

"Niente, mi ha detto che ha fatto solo quello che sentiva."

"Va bene." Non so se sia una risposta positiva o meno. Non so cosa pensare. E' un po' enigmatica, proprio come lui. Avrei dovuto immaginare che non avrebbe rivelato di più.

Guardo la città scorrere sotto ai miei occhi, tutto va avanti, il caos della città è ciò che la rende viva. Purtroppo ciò che manca a me è questo. Manca quella persona che mi renda viva e caotica da esserne felice, così tanto da voler essere guardata anche dalle altre persone fuori dal finestrino.

Dopo aver scritto alle mie amiche sull'uscita di questo pomeriggio, e aver sentito i loro commenti e pareri, ricevo un nuovo messaggio da Brian.

DA BRIAN: Perdonami ancora per questo pomeriggio, a domani.

A BRIAN: Non ti preoccupare, l'importante è che ti siano chiare le cose. A domani.

E dopo aver risolto anche questo problema passo ai peggiori: quelli di matematica da svolgere per l'indomani.


Nota Autrice

Scusatemi per questi ultimi giorni di assenza. Mi sono portata avanti con i compiti delle vacanze, infatti li ho quasi finiti e mi potrò dedicare di più al libro!

A Presto!!

Fede&Silvy.

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