CAPITOLO 15
Finalmente oggi Austin prenderà la patente.
I nostri genitori gli faranno una sorpresa che sicuramente apprezzerà: non appena tornerà dall'esame pratico mio fratello troverà un auto nuova, tutta per lui, parcheggiata davanti casa con un fiocco rosso sul cofano.
Lo attendo con impazienza vicino la vettura. Appena vedo in lontananza un ragazzo trionfante, con un foglietto in mano che continua ad ammirare soddisfatto, chiamo: " Mamma! Papà! Uscite, sta arrivando!"
I miei genitori escono frettolosamente di casa per aspettare insieme l'arrivo di mio fratello. Cerchiamo, per quanto possibile, di coprire l'auto posizionandoci imponenti avanti.
"Ecco a voi un Austin patentato!" esclama agitando vittoriosamente la patente in aria. Dopo averlo abbracciato io e i miei genitori, con un gesto teatrale, ci spostiamo lasciando ad Austin la visuale completa del regalo. Rimane per qualche istante sorpreso a fissare la Porsche con uno sguardo sognante. Si avvicina lentamente iniziando ad accarezzare il cofano nero splendente. Mentre gli gira attorno, ammirandola, lascia scivolare delicatamente le dita della mano su di essa.
"Posso provarla?" domanda incredulo dopo una lunga e attenta osservazione. Papà gli tira le chiavi che lui le afferra al volo "E' tutta tua!"
"Kaycee, ti va di fare un giretto?" mi chiede prima di salire a bordo ma non prima di aver ringraziato infinte volte tutti per il regalo.
"Ovvio! Però leviamo il fiocco..." gli faccio notare. Andare in giro con un fiocco rosso fiammante su un auto nera attirerebbe molta più attenzione di quella che la macchina non attiri già.
"Hai ragione." Risponde ridendo.
"Che odore di auto nuova!" esclama emozionato come un bambino una volta dentro.
"Si parte!!!" nel frattempo accende la macchina e la mette in moto per la prima volta in assoluto.
"Io avrei paura di uscire con te in circolazione!" lo provoco.
"Io non lo sarei...Sono passato col massimo del punteggio!" mi ricorda. Fa uno strano effetto vederlo guidare una macchina così elegante, per giunta tutta sua.
Nel nostro silenzioso quartiere ora riecheggia solamente il rombare della nuova auto di Austin.
Arrivati verso la fine del viale vediamo i nostri genitori nel mezzo della strada che ci salutano. Ricambiamo, poi voltiamo a sinistra e la visuale della nostra casa viene coperta dagli alberi che incorniciano la via.
Sfrecciamo fra le strade di Toronto con i finestrini abbassati e l'aria che ci sferza il viso, scompigliando i capelli, e lasciandoci a corto di respiro, fin quando non arriva l'ora del tramonto. A quel punto mi viene un idea.
"Austin, ti prego! Portami dove vado a correre!" lo scongiuro di andare fin lì in macchina per vedere il tramonto insieme. Amo guardarlo da una zona tranquilla e appartata, senza disturbi e distrazioni. Almeno stavolta torneremo a casa in macchina, anche se dovesse farsi troppo buio. La scorsa volta se non avessi incontrato Cameron non so come sarei giunta sana a casa. Dopotutto anche se stava per prendermi sotto sono ancora viva.
"Già cominci a dirmi di portarti dove vuoi! Vacci piano!" mi rimprovera.
"Sì ,sì certo..." fingo di essere d'accordo con lui. La mia idea era che, avendo lui la macchina mi avrebbe portato dove io volevo, ma a quanto pare dovrò aspettare che io prenda la macchina per fare ciò che voglio e quando voglio.
Riconosco subito la zona che amo tanto: piena di natura, stradicciole intrecciate sotto gli alberi sinuosi che coprono a tratti il sole e non lo lasciano passare del tutto, ci fermiamo. Scendo dalla scattante macchina di Austin. Ci sediamo a terra in attesa di goderci uno splendido tramonto.
Ormai il sole è scomparso del tutto e rimangono solo dei fievoli raggi ad illuminare la sera. Il cielo è di quel colore rossastro roseo che amo tanto.
"Ci aspettano per cena Kay, torniamo a casa."
Riprendiamo il nostro tragitto con destinazione casa. La macchina mi trasmette un senso di cullamento e dondolamento piacevole, così appoggio la testa sul finestrino per rilassarmi un po' prima di arrivare alla meta.
"Cavolo, che macchina Austin!" esclama una voce maschile. Apro pigramente gli occhi, notando che ci siamo fermati. Fuori dal finestrino vedo mio fratello che sta parlando con Cameron animatamente. Austin è molto contento, lo si vede dalla sua espressione, mentre discute con il suo amico.
Ma perché c'è anche Cameron? Da dove sbuca?
Noto solo ora, guardando meglio, che il brasiliano indossa dei pantaloncini corti e una canottiera grigia. I capelli sono, come al solito, scompigliati. Sembra affaticato ed è in tenuta sportiva, ciò significa che era venuto a correre... ma come fa ad avere voglia e tempo per correre oltre ad allenarsi con la squadra!?
Ho ancora la testa appoggiata al finestrino e con la coda dell'occhio seguo le due figure. Vedo Austin avvicinarsi alla macchina e Cameron che fa lo stesso. Mio fratello alla guida mentre l'altro si posiziona sul sedile posteriore. Mi volto nella sua direzione e lo saluto, forse rimanendo un po' troppo a fissarlo.
Ci fermiamo davanti la grande villa di Cameron e mi rendo conto che è vicina alla casa di Sally. Lo congediamo e pochi minuti dopo siamo a casa nostra.
Dire che mio fratello è contento, eccitato, emozionato è un eufemismo. E' al settimo cielo per la sua Porsche nuova di zecca, e ci credo!
Stamattina non riuscirò a sostenere ancora per tanto l'insegnante di matematica; non vedo l'ora di finire questo anno, e pensare che è passato poco più di un solo un mese dall'inizio.
"Oggi non ho voglia di fare niente!" annuncia la professoressa alla classe, sbuffando.
"Siamo in venti allora..." commenta un compagno di classe, facendo ridacchiare tutti.
Un suono squillante, secco e continuo ci informa dell'inizio della ricreazione. Tutti si riversano nei corridoi: professori, alunni, collaboratori scolastici e segretarie per ristorarsi e distrarsi dalle proprie mansioni per dieci miseri minuti. Io e il mio gruppo di amiche ci ritroviamo come al solito e passeggiamo chiacchierando per la scuola mentre ci gustiamo uno spuntino.
Ci fermiamo in un punto indefinito dei corridoi, per miracolo abbiamo trovato una zona meno affollata dove si può stare in piedi senza essere strattonati dalla moltitudine di passanti.
"Ciao." Saluta Cameron da dietro di me. Mi vengono i brividi nel sentire la sua voce improvvisamente così vicina a me. Ovviamente ricambiamo tutte il saluto, dopo aver parlato un po' con loro le congeda così anche io le seguo mentre si allontanano ma il ragazzo mi prende per un braccio bloccandomi per il polso. Mi volto e scontro il mio sguardo con il suo, ritraggo il braccio dalla sua presa sentendomi troppo osservata. Parla prima che l'imbarazzo mi impadronisca:" Oggi per storia vieni te da me, va bene?" sono stupita perché non sono mai stata a casa sua in un mese che studiamo insieme, siamo sempre stati a casa mia e in biblioteca.
"Certo." Accetto subito l'invito.
"Dopo scuola allora ti aspetto fuori, ti accompagno." Mi informa già della sua decisione presa senza una mia approvazione. La campanella suona segnando la fine della pausa di metà giornata.
"Che lezione hai ora?" mi chiede.
"Non me lo ricordo in verità..." Lo sento ridere leggermente, come se non si volesse far sentire, forse è proprio quello che sta cercando di fare.
"Ma se è passato un mese dall'inizio della scuola!" mi fa notare cominciando a ridere un po' più forte.
"Presto me lo ricorderò, non prendermi in giro!" gli tiro un piccolo pugnetto sul braccio scherzosamente mentre continua a ridere. Mi piace molto quando lo fa: la bocca, che si apre in un sorriso mostra i denti bianchi, spuntano delle piccole fossette ai lati mentre gli occhi si chiudono leggermente.
"Se fate ritardo, perché vi stavate perdendo in chiacchiere nei corridoi, lo dico alla professoressa!" e rieccola l'ochetta, che dopo vari giorni di una spaventosa tranquillità, torna più agguerrita che mai: Sherill.
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