Il compleanno di Lucy

È ormai giugno, il caldo si fa sentire e l'aria oggi è afosa. È l'ultimo giorno di scuola e finalmente è l'ultima ora. Dato il cambio dei posti fatto ad aprile, io e Lucy siamo vicine in fondo alla classe, mentre Max e Travor sono in quelli centrali e Rosa, Tania e il resto del suo gruppo sono in prima fila. Tutti noi siamo diventati buoni amici, anche se l'unica persona di cui mi fido a parte Lucy, è Max. La lezione di francese è quasi finita ed io sto morendo di caldo. Apro la finestra e dopo due o tre minuti, sento una lieve brezza accarezzarmi le braccia scoperte, dato che indosso una camicia bianca a maniche corte. Lucy è da un po' che mi guarda di sfuggita e poi torna a fissare un foglio davanti a lei, scrivendoci poi qualcosa con la matita. Va' avanti così da ormai un'ora ed io, sono parecchio curiosa di sapere che sta combinando. Distolgo lo sguardo dal prof e lo rivolgo verso di lei. Ha la camicia sbottonata fino al seno, dove intravedo il reggiseno color vaniglia e la sua pelle scoperta. I capelli ormai lunghi fino a metà busto, ricadono lateralmente alla sua sinistra, mentre una ciocca ribelle, le scende lungo la guancia destra. Ha un espressione concentrata e seria, gli occhi neri che scrutano ogni centimetro del foglio e la sua mano che vaga su questo in modo schematico e calmo. Più che scrivendo penso stia disegnando. Ho sempre trovato il suo modo di disegnare bellissimo, come lei d'altronde. Le faccio una foto di nascosto, rimetto il telefono in tasca e ritorno ad osservarla. Mi guarda improvvisamente e i nostri sguardi si incrociano. Mi mordo distrattamente il labbro inferiore e sposto il mio sguardo sul prof, che sta scrivendo delle cose alla lavagna. Ricomincio a prendere appunti, finche' la mia concentrazione non viene disturbata. Sento la sua mano destra sulla coscia sinistra, che si sposta avanti e indietro. Siamo in un banco a due, quindi siamo molto, molto vicine. Cerco di ignorarla, ma arrivo al limite poco dopo, quando la sua mano si sposta sotto la camicia, andandomi ad accarezzare la schiena. Sussulto di poco, sentendo i brividi invadermi il corpo. Mi concentro sul professore, che non si è fortunatamente accorto di nulla, come il resto della classe.
-Lucy, smettila, siamo in classe- sussurro neutra. Di risposta, mi fa scivolare sul quaderno il foglio che aveva davanti a se fino a poco fa. Come immaginavo è un disegno, un mio ritratto, venuto fottutamente bene. È a dir poco perfetto, i dettagli sono così precisi da sembrare veri.
~Ora gira il foglio~ bisbiglia, la sua attenzione rivolta apparentemente all'insegnante.
Rimango sconvolta dal disegno che trovo dietro questo, completamente diverso. Siamo noi, sul letto di casa mia, senza vestiti che... Beh si è intuito. Nonostante la scena poco casta, lo trovo davvero bello, realistico. Ha catturato perfettamente l'atmosfera e questo, mi crea un bisogno di lei che non dovrei avere in questo momento. Metto il ritratto dentro il quaderno di inglese riposto nello zaino, poi ritorno a scrivere. La sua mano sta disegnando a caso sulla mia schiena, mentre lei, continua a tormentarsi il labbro inferiore con i morsi.
-Lucy, smettila ti prego- quasi la supplico. So tenere a bada i miei sentimenti, ma il mio corpo no. Sogghigna e mentre con la mano sinistra mi fa lenti grattini sul braccio sinistro, toglie la mano destra dalla schiena e la riposiziona sulla mia coscia. La guardo male, mentre cerco di rimanere seria e composta. Lei guarda davanti a se, facendo finta di ascoltare.
<Sign. Flatcher?>
Mi riscuoto.
-Oui?- rispondo in francese.
<Vous pouvez répondre à ma question?>
Annuisco e mi fermo un attimo a pensare a quale diamine di domanda si riferisce. Lucy, ovviamente divertita dalla situazione, continua ad accarezzarmi la coscia andando sempre più su. Senza farmi notare, sposto la mia mano sinistra sotto il banco e le blocco la sua.
-Je crois que le recyclage est une forme de réutilisation très pas cher et efficace, ce qui permet de ne pas jeter un matériau parfaitement utilisable.-
Il professore mi guarda supefatto, come il resto della classe. Ritorna alla sua spiegazione ed io sospiro.
-Non ci provare- dico seria. Sbuffa lievemente, ma non si sposta di una virgola. Quando finalmente suona la campana, tutti si alzano di fretta urlando e canticchiando, mentre noi due ci guardiamo fisse negli occhi. Lascio andare la sua mano e mi appresto ad abbottonarle la camicia in modo decente. Prepariamo velocemente gli zaini e andiamo a salutare Max, che mi salta a dosso euforica. Ci abbiamo lavorato su per un po' sul nostro rapporto, andando con calma e dandoci i nostri spazi e tempi. Ora siamo migliori amiche e anche se non sa tutta la storia di mia sorella, mi conosce abbastanza bene da poter sapere quante volte vado in bagno al giorno. Okay, esagero.
<Mi mancheraaaai> urla, uccidendomi i timpani. Ridacchio e ricambio l'abbraccio.
-Anche tu, ma ci sentiremo spesso e usciremo- dico sorridendo. Le chiedo a bassa voce se oggi ci sará per aiutarmi a fare la sorpresa a Lucy e lei annuisce con la testa. Mi stacco dall'abbraccio, saluto con una stretta di mano Travor e aspetto che Lucy e Max smettano di parlare. Arrivate alla moto della bionda, lei mi porge frettolosamente il casco ed io la guardo strana. Lo appoggio sul sedile e le metto le mani sui fianchi. Mi guarda con uno sguardo profondo, mentre con le braccia mi attira a se. Non avevo le sue labbra sulle mie da cinque ore e mi sono davvero mancate. Faccio scivolare le mie mani sul suo sedere e rafforzo la presa. La sento lamentarsi nel bacio, capendo l'apprezzamento. Le mordo la lingua e poi mi stacco.
-Andiamo, non mi piace lasciare le cose in sospeso- le dico mettendomi il casco. Fa la stessa cosa e poi parte.
• • •
Siamo stese sul letto che ci baciamo da circa dieci minuti, in modo lento e tranquillo, parlando ogni tanto e ridendo.
-E così oggi sono 19- le mordo il labbro superiore.
~Così dice l'anagrafe~ sorride.
Inizio ad accarezzarle l'interno coscia con una mano, mentre con l'altra le accarezzo una guancia.
-Beh, dovró provvedere a darti un pre-regalo, dato che dovrai aspettare un po' prima di averlo- le sussurro all'orecchio per poi morderlo. Sussulta e le sento la pelle d'oca quando lascio dei baci delicati e dei succhiotti aggressivi lungo il collo e nel suo incavo. Sapendo benissimo che ora vorrebbe di più, mi alzo da lei e dal letto, andando a prendere una borsa. Lei, che aveva gli occhi chiusi e si stava rilassando, li apre e mi guarda confusa.
-La prossima volta stai ferma in classe- sorrido divertita. Sbuffa e mi fa la linguaccia, girandosi poi di spalle e incrociando le braccia al petto. Ridacchio divertita e intanto prendo dei teli da mare da uno dei suoi cassetti, crema solare e provviste. Lei ovviamente non sa cosa io voglia fare e nè cosa io stia facendo adesso. Appena preparo tutto l'occorrente, mi lancio su di lei iniziando a farle il solletico. Lei si dimena sotto di me, mentre vedo delle lacrime uscirle dagli occhi.
~Ti prego basta, n-non ce l-a fac-cio più!~ urla tra una risata e l'altra. Mi fermo per un po, lasciando che si asciughi gli occhi e riprenda fiato.
-Ti scusi per oggi?- chiedo con un sorriso di sfida. Lei si prende un attimo prima di rispondere.
~No~ sorride.
Riprendo a farle il solletico ripetendole la domanda, ma lei ancora una volta rifiuta di arrendersi. Mi fermo dopo un po', facendola riprendere.
-Ti scusi ora?- la sfido con gli occhi, mentre le blocco i polsi per evitare che si vendichi. Scuote la testa mentre smette di ridere. La guardo mentre si perde nei miei occhi e il suo sorriso piano piano affievolisce. Abbiamo entrambe il fiatone e ci mettiamo un po' per riprenderci.
-Mi ami?- chiedo avvicinandomi lentamente a lei. Mi sfiora le labbra con le sue alzando di poco il capo.
~Si~ risponde dopo, con un sorriso enorme. Mi chino a baciarla dolcemente, liberando poi un suo polso e andando ad accarezzarle una guancia.
-Metti un costume che dobbiamo andare, siamo in ritardo- l'avverto ad un soffio dalle sue labbra. Mi alzo con calma e vado a prendere un mio costume dall'armadio. Ormai abito praticamente a casa sua, quindi mi sono divisa il guardaroba tra casa mia e il suo appartamento. Vado in bagno, metto il mio costume preferito ed esco. Non posso indossare i due pezzi per quanto vorrei, dati i segni sulla mia schiena, quindi uso sempre costumi interi, ma particolari. Questo che indosso, ad esempio, è nero e rosso, con un apertura centrale sul dorso e sull'ombelico, posti ancora sani. È molto comodo e mette in perfetta mostra le mie forme, che grazie ai continui esercizi sono migliorate parecchio. Mi guardo momentaneamente allo specchio, notando un cambiamento nei miei occhi. Un tempo gelavano il sangue quando li guardavo in qualche riflesso, erano color ghiaccio e inespressivi. Adesso sono di un azzurro cielo calmante  e tralasciano un pizzico di felicita'. Sorrido allegra ed esco quasi saltellando. La bionda è appoggiata allo stipite della porta, con la borsa che ho preparato in mano e gli occhiali da sole in testa, per reggere i capelli. Prendo il mio telefono e chiamo Max.
-Ehi! Stiamo arrivando, tieni a bada tutti per un po'- le dico sussurrando. Sento delle voci e la mia amica ridere.
<Tranquilla, tutto sotto controllo> dice poco dopo, poi mette giù.
~Chi era?~ chiede la mia ragazza curiosa. Raggiungiamo la moto ed io prendo il casco.
-Lo scoprirai presto- e le faccio un'occhiolino. Mette il broncio e si siede al posto del guidatore.
-Oggi guido io- dichiaro. Alza la visiera e mi guarda preoccupata e confusa.
-Lucy la so guidare, tranquilla-
~Perchè proprio ora?~
Sbuffo e ridacchio.
-Perchè non posso dirti dove dobbiamo andare- ribatto dolce. Mi guarda per altri due minuti insicura, poi retrocede.
~Guai a te se cadi~ sibila.
Sorrido divertita e metto in moto.
-Tieniti forte!- le consiglio, poi parto. Credevo di essermi arrugginita, dato che non ne guido una da due anni(ho imparato da mio padre), ma con mia grande sorpresa me la cavo ancora abbastanza bene. Sento le braccia di Lucy circondarmi il bacino e stringersi a questo, mentre con le mani si aggrappa alla camicia. Il suo capo è appoggiato alla mia schiena e sento il suo respiro caldo attraversare l'indumento. Dopo dieci minuti siamo arrivate e quasi mi dispiace scendere.
-Mi sono davvero divertita- ammetto sorridendo come una bambina felice, mentre tolgo il casco. Lucy mi guarda accigliata.
~Guai. A. Te. Se. Guidi. Ancora. In. Quel. Modo.~ calca ogni parola. Rido leggermente.
-Ma come? Non mi sembra di essere andata così male- metto il broncio offesa.
~Stai scherzando spero,~ lega la moto e ci incamminiamo ~sembravi Valentino Rossi versione femminile!~ mi guarda incredula.
-Addirittura? A me sembra di aver guidato normalente- faccio spallucce, mentre sorrido divertita dalla sua reazione.
~Certo, se per "normale" intendi fare lo slalom tra le macchine, fare le curve senza frenare e accelerare al massimo durante i rettilinei, beh si, hai davvero guidato in modo umano~ intona ironica. Okay, ammetto di non essere normale nemmeno quando guido, ma non ricordavo si potesse andare così veloce. Le prendo la mano e la attiro a me, baciandole dolcemente una guancia.
-Okay, non sono per niente normale- rido. Restiamo per mano e la conduco alla spiaggia. Quando arriviamo rimane per qualche minuto immobile, attenta ad osservare ciò che ha davanti a se'. Sulla sabbia, sono perfettamente posati tavoli con cibi e bevande, vari ombrelloni decorati e uno stereo con la musica a tutto volume. Davanti a noi Max, Travor, Tania e Rosa ci guardano ridendo. Un po' più alla loro destra, ci sono Jake e Francesca, i cugini di Lucy e sua nonna. Guarda tutti e tutto con attenzione ed infine guarda me.
-Non ringraziarmi, è il tuo giorno, quindi divertiti- le dico dolcemente. Mi abbraccia con una forza ed un affetto mai visto prima e sento una sensazione di bagnato sul collo.
-Ehi, shh, non piangere. Ora devi solo divertirti- le accarezzo la schiena. Si asciuga di nascosto le lacrime e va verso gli altri sorridendo. Saluta tutti e quando arriva ai suoi familiari, insieme si abbracciano forte. Sono contenta di vederla così allegra e felice, dopo tutto quello che abbiamo passato se lo merita. Passiamo la giornata a giocare a pallavolo, tennis, palla avvelenata e a fare gare di nuoto. Ovviamente abbiamo anche mangiato come se non ci fosse un domani e bevuto come cammelli. Per un po' Lucy è stata a parlare con la nonna e a fare con lei una passeggiata, le due piccioncine (Rosa e Tania) hanno fatto per tutto il tempo il bagno, mentre io sono rimasta con Jake e Francesca a scherzare con Max e Travor. Passiamo davvero un bel pomeriggio, ma si sa', che le cose belle finiscono prima o poi. Sono le 17:30 ed è ora di tornare a casa. Saluto la mia migliore amica calorosamente e poi ringrazio tutti per avermi aiutata. Mentre Francesca accompagna suo fratello e la nonna a casa, io e Lucy torniamo alla moto. Neanche il tempo di arrivare, che lei mi prende in braccio e mi fa sedere su di essa. Si posiziona in mezzo alle mie gambe e mi tiene per i fianchi saldamente.
~Grazie davvero,~ inizia a dire lei ~io veramente non so cosa dire. Mi hai sorpresa per la milionesima volta e non ricordo di essere mai stata così bene e felice con qualcuno.~
Parla velocemente e con un sorriso enorme stampato sul viso.
~Nessuno ha mai fatto questo per me e significa davvero tanto, io- ~
La interrompo mettendole l'indice destro sulle labbra. Scuoto la testa sorridendo dolce.
-Shh, non devi ringraziarmi. Io voglio che tu sia felice e abbia il meglio, e oggi è un giorno speciale no? Quindi posso viziarti di più- affermo.
Mi guarda con amore e gratitudine e poi mi abbraccia. Restiamo così per un po', poi ci stacchiamo e lei mi bacia la fronte. Durante il ritorno, mi accorgo che si è addormentata, quindi rallento per non farla volare via, o per non perderla per strada. Quando arriviamo, me la corico in groppa e la porto fino in camera da letto, adagiandola su quest'ultimo. Mi faccio una doccia e con solo l'intimo mi metto al suo fianco, addormentandomi poco dopo.
• • •
Mi sveglio lentamente, sentendomi accarezzare delicatamente un braccio. Apro poco gli occhi, riuscendo a vedere il viso della mia ragazza sereno e il suo meraviglioso sorriso. Sorrido lievemente, poi nascondo la mia testa sotto il cuscino, infastidita dalla luce della lampada.
~Amy devi alzarti, è tardi~ è incredibile come la sua voce calda mi faccia sempre lo stesso effetto. Mugugno qualcosa a me incomprensibile.
~Amy, devo dirti una cosa importante, alzati~ ritenta un po' più seria. Sbuffo, sono ancora stordita e abbastanza stanca. Sospira rassegnata. All'improvviso si alza dal letto e la sento prendere qualcosa.
~Oddio, Amy, Lauren Jauregui ti segue su twitter!~ esclama urlando. Nemmeno il tempo di farla finire di parlare, che sono scattata già in piedi e ho afferrato il mio telefono dalle sue mani.
-Ma qui non c'è la notifica- dico confusa. Lei ride tenendosi la pancia e io la guardo con istinto omicida.
~Dovresti vedere la tua faccia~ mi avverte tra una risata e l'altra.
Metto il broncio e mi siedo sul letto. Sbuffo innervosita, perchè ci sono davvero rimasta male, ma come poso gli occhi sulla mia ragazza, un sorriso si fa largo sulle mie labbra.
-Allora, cos'é questa cosa importante?- chiedo con la voce ancora un po' roca. Odio parlare appena sveglia. Smette di ridere e il suo sguardo, per un momento, sembra impaurito.
~Non so come cominciare~ e cammina avanti e indietro per la camera nervosamente. E Lucy non è mai nervosa. Aspetto che riprenda a parlare senza metterle fretta.
~Ricordi di quando ti ho parlato dei miei genitori?~
Annuisco.
~Mi ha chiamata mio padre mentre dormivi... Vuole cenare con me e la mamma per il mio compleanno, stasera, tra un'ora e mezza~ ha lo sguardo fisso a terra. Non è da lei.
-Okay, e tu vuoi andarci?- chiedo seria ma con un tono dolce.
Finalmente alza il suo sguardo su di me, facendomi sprofondare in quegli abissi neri che ha al posto degli occhi. Scuote la testa.
-Allora non and-
~Andremo~ mi interrompe, parlando improvvisamente, quasi urlando. Alzo un sopracciglio di disappunto.
-Perchè?- ora sono decisamente innervosita.
~Altrimenti verranno qui, in questo appartamento, e mangeremo nella nostra cucina. Lasceranno il segno del loro passaggio. Io non li voglio in casa nostra~ ribatte con un po' di rabbia. Non so se essere felice per aver considerato casa sua anche mia, o preoccupata di conoscere i suoi.
-Nostra?- chiedo sorridendo. Odio i miei sbalzi d'umore. Mi guarda confusa ed annuisce. Sorrido ancora di più e mi alzo per abbracciarla.
-Va bene, andremo noi, io ci saró, andrà tutto bene- sussurro al suo orecchio.
~Davvero lo faresti?~ chiede scostandosi lievemente, guardandomi poi dritta negli occhi.
-Non hai ancora capito che farei qualsiasi cosa per te?- chiedo in un sussurro.
~Ora si~ mi guarda le labbra e morde le sue. Vengo attirata da quel gesto, come la prima volta che l'ho vista, rimanendone incantata ancora una volta.
~Qualsiasi cosa dicano, qualsiasi cosa io risponda, tu rimani indifferente okay?~ mi accarezza una guancia.
-Va bene, cercheró di sopportare- faccio una finta faccia preoccupata e poi rido.
-Sanno che ci sono anche io?-
Chiedo mentre mi stacco dall'abbraccio, apro un mobile e cerco dei vestiti decenti.
~Si, ho messo già in chiaro le cose. Peró ti avverto, mia madre non ha tatto e a malapena dei sentimenti.. Non vorrei dica qualcosa che possa ferirti~ parla esitando lievemente.
-Non mi batterà, non mi abbatterà- rispondo decisa, mentre tiro fuori tutti i miei abiti dai cassetti e li butto sul letto.

Quando arriviamo al posto indicatoci, per poco non mi va la saliva di traverso. Il ristorante è davvero enorme e bellissimo. Tutti sono vestiti in modo elegante e raffinato, compresi i parcheggiatori e gli addetti alla reception. I tavoli sono ad una giusta distanza tra loro per la privacy ben apparecchiati e le sedie sono in pelle color panna, abbinate all'arredamento del posto. Sono contenta che abbia scelto la mia ragazza i vestiti da indossare, altrimenti mi avrebbero presa per una barbona. Indosso un abito nero con scollo a cuore (non è troppo aderente, ma lo è abbastanza da lasciar intravedere il mio fisico ben fatto), delle scarpe col tacco nere e una piccola borsettina bianca. Osservo meravigliata ogni dettaglio scolpito sul murro, ogni mattonella, ogni tenda, ogni tovaglia e ogni servizio da tè, presenti su quest'ultima.
~Entrano le mosche se non chiudi la bocca~ mi avverte sorridendo. Le do' un pizzicotto sul braccio scoperto e le faccio la lingua, come fa una bimba dopo un dispetto. Ci rechiamo alla reception per sapere in quale tavolo dobbiamo andare; il signore dietro il bancone sfoglia una lista di nomi e poi ci guarda.
<Seguite Stefano, vi guiderà alla vostra postazione> dice gentilmente e sorridendoci stanco. Gli sorrido per ringraziarlo e con la bellissima bionda al mio fianco andiamo a sederci. Lucy indossa un tubino aderente bianco, con scollatura a 'v' e delle scarpe col tacco dello stesso colore. Inutile dire che, se solitamente abbiamo 4 cm di differenza, in questo momento ne abbiamo 10cm. È incredibile quanto sia bella anche con quel filo di trucco. Quando il ragazzo si ferma, lei mi stringe la mano e mi guarda per un attimo.
~Sei pronta?~
-Sono nata pronta- le rispondo sicura e insieme ci sediamo.

Siamo quasi a fine cena e vi giuro, che non ho mai avvertito così tanta tensione in una famiglia. Il padre di Lucy, Carl, è un uomo di statura media, ha un po' di pancia e una corporatura possente. Il volto è segnato da rughe e gli occhi sono castani e stanchi. Penso si sia fatto la barba prima di venire, dato la mancanza di ricrescita e i capelli li ha raccolti all'indietro fermandoli col gel. Io e la bionda stiamo leggermente conversando con lui del più e del meno, ma all'improvviso interviene la mamma. Avrà cinquant'anni circa, anche se dall'aspetto sembrerebbe poco più giovane: ha i capelli biondi raccolti in uno chignon, gli occhi neri di una freddezza non umana ed una postura più che perfetta. Mi fissa da quando sono arrivata e la cosa è inquietante.
<Com'è l'Australia? So che si vive parecchio bene li> sorride in modo tirato.
-È accogliente e bella, sopratutto d'estate. Si vive in modo tranquillo- rispondo educatamente. Sposta il suo sguardo sull'ultima foglia insalata, la infilza con un po' troppa forza e la mangia. Riposa lo sguardo su di me poco dopo.
<Come mai vi siete trasferiti allora?> chiede quasi infastidita.
Con la coda dell'occhio vedo Lucy che si tormenta il labbro nervosamente. "Devi farlo per lei" mi intima la testa.
-Mio padre ha trovato lavoro in uno studio molto importante per lui e mia madre, quindi, siamo venuti qui- non sorrido stavolta, parlo disinvolta e senza darle troppa attenzione. Nel mentre della nostra conversazione, Stefano, il cameriere assegnatoci, passa dal nostro tavolo per ritirare i piatti ormai vuoti. Con la coda dell'occhio vedo che fissa la mia ragazza un po' per troppo tempo e la cosa mi infastidisce parecchio.
<Volete il dolce?> chede cortesemente, rivolgendo la sua attenzione però solo alla bionda al mio fianco. Lei si accorge del suo fissarla e infastidita, inizia a picchiettare il piede al suolo.    
<Credo che prenderò un sorbetto al limone> dice sua madre. 
~Io un cappuccino, sono troppo piena per il dolce, e tu?~ dice la bionda rivolgendosi a me, regalandomi un bel sorriso. Io mi fermo qualche secondo a guardarla, rendendomi poi conto che è sporca leggermente di sugo vicino alla bocca. Con il pollice destro la pulisco, poi porto il dito vicino alle mie labbra e lo succhio leggermente. Pulisco il dito sul tovagliolo e in modo naturale, come non fosse successo nulla, porto l'attenzione al cameriere.
-Anche per me un sorbetto- fingo un sorriso. Il padre di Lucy prende una panna cotta e congeda il cameriere, che mentre si allontana, guarda in modo confuso me e la bionda al mio fianco.
<Allora, vedo che almeno hai buon gusto nel scegliere le ragazze> dice suo padre amichevolmente. Sorrido lievemente e guardo la bionda al mio fianco, che è arrossita leggermente. Da sotto il tavolo ci prendiamo per mano e facciamo incrociare le nostre dita. La mamma fa una strana espressione, come se fosse la prima volta che sapesse che sua figlia non sta con un ragazzo.    
<E da quanto stareste insieme?> chiede quest'ultima, visibilmente infastidita.                            
~Stiamo insieme da metà gennaio, quindi...~                              
-Cinque mesi, quindici giorni e 24 ore circa- la interrompo -ma se contiamo anche il tempo in cui ci siamo conosciute, allora sono dieci mesi circa. Mi guardano tutti un po' stupiti, sopratutto Lucy, che mi sorride come un ebete e arrosisce. In quell'esatto momento arriva Stefano, che da' ad ognuno di noi le proprie ordinazioni. Noto che si sofferma per l'ennesima volta a guardare la mia ragazza e ammetto di star iniziando ad irritarmi. Lucy mi stringe la mano per calmarmi ed io sospiro.
-Qualche problema?- dico cercando di non essere troppo fredda. Il ragazzo si riscuote e, dopo avere scosso la testa, si allontana. A fine cena ci alziamo tutti e andiamo a pagare il conto. Appena fuori, sentiamo una voce maschile chiamare Lucy. Ci fermiamo tutti, ed io non smetto di tenere la sua mano. Come mi aspettavo è ancora quell'insopportabile ragazzo. 'Resta calma' mi intimo.
<Ehm.. scusa un attimo, potrei sapere come ti chiami?> ha un leggero fiatone. Alzo un sopracciglio di disaprovvazione ma non dico ancora nulla.
~Dipende, perchè dovrei dirtelo?~ chiede infastidita. Con la coda dell'occhio destro, noto i suoi genitori guardare con attenzione la scena.
<Vorrei conoscerti..e magari chiederti di uscire domani> confessa imbarazzato, grattandosi la testa. 
-Mi spiace, ma è già impegnata- rispondo calma, o almeno ci provo.                                          <Allora facciamo un'altro giorno?> chiede lui speranzoso. Mi sa che ha frainteso la mia risposta. Lucy ridacchia divertita, capendo la situazione e il mio irratarmi ancora di più. Lui ci guarda confuso, e credo non si sia ancora accorto delle nostre mani incrociate l'una nell'altra.
-Non hai capito, lei è fidanzata- sbotto. Il suo sorriso sparisce dal volto, e si vede che c'è rimasto male. Si riprende quasi subito, tira fuori dalla tasca un bigliettino e glielo porge.   
<Questo è il mio numero, se cambi idea chiamami> afferma malizioso, cosa che mi da' sui nervi. Lucy mi guarda preoccupata e poi guarda lui, sa che vorrei sbranarlo e che lo farei, se fossi un animale pericoloso.  ~Uhm, senti... non mi interessi okay? Ora dovrei andare~ risponde indecisa. Vedo Taylor, la madre di lei, guardare la scena irritata mentre il padre ride sotto i baffi. <Oh, okay, capisco... Beh se avrai bisogno di qualcosa chiama> riprova lui un po' vago. Stanca della situazione e dalla voglia di tornare a casa, prendo il biglietto e lo strappo in piccoli pezzi.
-Ascolta molto bene, non lo ripeterò un'altra volta. Lei è la MIA ragazza, non è interessata a te e la stai infastidendo. Quindi o te ne vai, o te ne vai- gli dico in tono freddo ma contemporaneamente arrabbiato. Mi guarda leggermente impaurito, dopo di che' se ne va, a passo svelto direi. Carl, il padre di Lucy, scoppia a ridere e Lucy di rimando mi bacia una guancia.
~Non credi di essere stata troppo cattiva?~ chiede mentre riprendimo a camminare. Le lascio un casto bacio sulle labbra, per poi ripondere un 'No' ridacchiando. Arriviamo alle macchine e li ci salutiamo in modo svelto. Quando entrambe dobbiamo salutare la madre, beh, li ella scoppia.       
<E' stata una bella cena, ma ancora non tollero che una ragazza come te possa vivere in questo modo. Sono stanca delle tue sceneggiate. Sei arrivata addirittura ad ingaggiare una prostituta per fingere che fosse la tua ragazza! Hai sorpassa- >
-Adesso basta- la interrompo con tono distaccato. La mia lunaticità sta prendendo il sopravvento. 
-Mi sono davvero stancata di questo suo comportamento. Prima di tutto, io vado in classe con sua figlia e non sono una puttana. Seconda cosa, la mia prima volta è stata con lei, vado bene a scuola e non mi vesto scoperta, quindi di cattiva ragazza non ho proprio nulla. Terza cosa, come può trattarla così? Lei le vuole bene nonostante tutto, non l'ha mai offesa o fatta vergognare di niente. E' belissima, dolce e il suo sorriso è unico; a scuola ha ottimi voti e tutti l'apprezzano. Perchè invece lei no? Perchè deve trattarla come una nullità? Lei non merita una figlia così, proprio no, e che le piaccia o meno noi stiamo insieme e questo non cambierà. Ora, se non le spiace, noi andremmo a casa nostra. Pensi quel che le pare, ma non si azzardi ad umiliarla o a dire cose che non sono vere su di lei in mia presenza. Chiaro?- ho la rabbia a mille e la mia voce non è mai stata così tagliente. Taylor ha gli occhi sgranati, mentre Carl scuote la testa consapevole che la moglie ha sbagliato. Apro lo sportello a Lucy, che in silenzio sale, poi entro in macchina anche io. Parte velocemente, non sopportando di stare li un minuto di più. All'inizio c'è un imbarazzante silenzio in macchina e lei ha gli occhi fissi sull'asfalto. Credo di aver esagerato, anche se non mi sembra di aver detto chissà cosa.     
-Amore scusami, io....-
~Shhh, è tutto okay, apprezzo molto quello che hai fatto~ dice sincera. Ha lo sguardo sereno e non potevo essere più contenta. Quando arriviamo, scrive a suo zio che la macchina gliel'avrebbe portata domani, ma lui le risponde che gliela regala per il compleanno. Lo ringrazia in tutte le lingue del mondo e poi entriamo in casa, chiudendo la porta alle nostre spalle. Poggiamo le giacce e le borsette sul tavolo del salotto, dopodiché ci buttiamo sul letto a peso morto. Mi tolgo le scarpe e mi massaggio i piedi doloranti, mentre Lucy nel frattempo si spoglia. Smetto di fare quel che stavo facendo e mi metto ad osservarla attentamente. Non smetterò mai di guardarla nello stesso modo, non credo ne sarei capace. Si accorge del mio fissarla e di rimando, inizia a togliersi i vestiti in modo sexy e provocante. Mi mordo il labbro inferiore e sento il mio bassoventre inumidirsi sempre di più. Cerco di calmarmi, per ripassarmi il piano che ho escogitato per lei stasera. Mi accerto che i regali che le ho preso siano al sicuro, dopo di che, mi libero del mio vestito e porto la bionda su di me, stendendomi lentamente sul letto. Le sue labbra morbide e rosse a causa del rossetto, si poggiano dolcemente sulle mie, mentre con una mano mi accarezza il collo e con l'altra il fianco sinistro. Il bacio d'apprima lento diventa famelico, la sua lingua coinvolge la mia in una danza sfrenata e le sue mani vagano lungo il mio corpo freneticamente. Sobbalzo ad ogni suo tocco, che mi fa venire brividi ovunque; lei dal suo canto ride lievemente al mio orecchio appena si stacca dal bacio, accortasi delle mie reazioni. Le mordo il lobo dell'orecchio per dispetto, dato che si trova a portata delle mie labbra, facendola gemere leggermente per il dolore. Prende a baciarmi da sotto alla mascella, fino ad arrivare al seno. Si libera dell'indumento che lo copre a malapena e inizia a baciare ogni parte del mio petto, poi, dopo aver leccato i contorni dei capezzoli ormai duri, li morde, facendomi avvertire scariche di adrenalina dalla testa ai piedi. Non mi abituerò mai alle sue mani su di me, al suo corpo sul mio, a lei su di me e dentro di me. E voglio che sia così, perchè non voglio stancarmi mai di lei. E spero sia lo stesso per la bionda qui sopra di me. Vengo riscossa dai miei pensieri da un suo morso sul seno destro, che viene seguito da un'altro succhiotto. Sussulto e le mie mani scattano sulle sue spalle. Appena finisce, porta il suo sguardo su di me e si morde le labbra. Lecca il punto dolorante e poi inizia a baciarmi da quel esatto punto, fino ad arrivare al ventre. Molto lentamente mi sfila l'intimo e, nello stesso modo, passa la sua lingua dall'interno coscia destro a quello sinistro, soffermandosi brevemente sul mio centro.
-L-lucy... con-tinua- chiedo tra un sussulto e l'altro. Ridacchia divertita sul mio basso ventre, essendo compiaciuta del fatto che sono sotto il suo controllo. Inumidisce la mia entrata leccandola piano, mentre massaggia il piccolo muscolo col pollice. Non potendo stringere le sue spalle o le sue mani, affermo il lenzuolo scomposto e lo stringo lievemente, sia dal piacere che dalla frustrazione.
~Qualcuno qui è parecchio vogliosa~ sussurra divertita. Sbuffo, ormai al limite e lei accorgendosene, decide di darmi quel che voglio. Mentre risale il mio corpo rilasciando umidi baci, lentamente lascia entrare in me un dito. La stretta intorno alle lenzuola aumenta di poco, dato che il lieve dolore si trasforma presto in piacere. Aggiunge un secondo dito mentre muove ancora l'altro non molto forte, e nel frattempo mi succhia il seno destro. Gemo, mi aggrappo alle sue spalle e le graffio leggermente, mentre lei aumenta le spinte e struscia la sua intimità su una mia gamba. Ormai prossima all'orgasmo, inarco la schiena e getto la testa all'indietro, mentre rafforzo la presa sulle sue spalle. Lei, avendolo capito, si libera dalla mia stretta e toglie velocemente le dita da dentro di me, portandole alla bocca per succhiare i miei umori. Ho il fiatone e una gran voglia di ucciderla. Si porta tra le mie gambe e, dopo aver passato la lingua tra le grandi labbra, la infila nell'apertura, che si apre e chiude su di essa. Quando inizia a muoverla vengo percossa da brividi, che mi fanno venire la pelle d'oca e mi alzano l'eccitazione alle stelle. Vengo gemendo dopo un minuto circa, essendo ormai al limite della sopportazione. Gusta il mio sapore soddisfatta, mentre si sdraia su di me e mi guarda lussuriosa. Mi bacia delicatamente, facendomi assaporare anche se indirettamente. Ribalto la situazione dopo un paio di minuti, essendo riuscita a recuperare un po' di forze. Le riserbo lo stesso trattamento che lei ha riservato a me, facendola arrivare al limite della frustrazione. Dopo essere venuta ed essersi accasciata sul materasso, decido che è ora del regalo. O dei regali dovrei dire. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso il mobile ad angolo, tirandovi poi fuori una scatola. Gliela porgo appena mi siedo al suo fianco, aspettando la sua reazione. Appena scartato il tutto, vedo i suoi occhi spalancarsi e i suoi occhi viaggiare da me alla scatola velocemente. Per prima cosa, prende la collana con la lettera 'A' e la indossa, passandosela poi tra le mani.
~ Uhm.... tu non ce l'hai?~  domanda, le sue pozze di petrolio fisse nei miei occhi color oceano. Mi alzo e mi dirigo verso i jeans che avevo oggi in spiaggia, lasciati a terra al pavimento davanti alla porta di camera sua. Dopo qualche secondo, trovo quel che cerco. Le mostro il ciondolo con la 'L'.
-E' qui, tranquilla- le sorrido. Me la metto velocemente, poi riporto la mia attenzione al secondo regalo posto nella scatola. Lei arrossisce, poi passa il suo sguardo voglioso su di me.
~Da quando ti intendi di queste cose?~ chiede divertita. Faccio spallucce e mi lecco le labbra.
-Allora, lo vuoi provare?-
Ciò di cui stiamo parlando, è un oggetto preso al sexyshop, simile ad uno slip, con la differenza che ha una protuberanza all'interno ed all'esterno di esso. Essendo già lubrificata, infilo ''l'indumento'' lentamente, sussultando ogni tanto. Dopo ciò, mi avvicino alla mia ragazza, mi metto tra le sue gambe e faccio la stessa cosa. Sono stesa su di lei, i seni si toccano come le nostre intimità e le nostre labbra si assaggiano piano, con dolcezza. All'inizio i miei movimenti sono lenti, in modo da far abituare entrambe alla presenza dentro di noi. Quando siamo pronte, ci muoviamo all'unisono aumentando sempre più la velocita' nella spinta. Le mie mani sono sui suoi fianchi, mentre le sue unghie mi graffiano la schiena. Sto per venire, quando lei afferra con i denti il mio labbro inferiore. Vengo nel momento esatto in cui lei sposta le sue labbra sul mio collo per farmi un succhiotto, e la mano destra mi afferra un seno per stringerlo. Viene subito dopo di me, urlando di piacere. Sono stesa su di lei con le braccia intorno alla sua vita, mentre ascolto il suo respiro affannato e il cuore che batte a mille. E sei tu la causa, mi dico da sola. Sorrido al pensiero e nel frattempo entrambe ci siamo riprese, più o meno. Dopo esserci lavate e aver rifatto il letto, ci mettiamo nella stessa posizione di prima, lei sotto di me ed io stesa su di lei, che le abbraccio il ventre.
~Sei la cosa migliore che mi sia capitata~ dice improvvisamente. Sono colta alla sprovvista, per questo arrossisco e mi accoccolo di più a lei.
-Sono unica a letto, lo so- rispondo scherzando, per nascondere l'imbarazzo. Ride lievemente, poi riprende a parlare.

~Si, lo ammetto, ma non mi riferisco solo a quello. Con te non devo fingere, posso mostrarmi per quella che sono, posso parlarti liberamente perchè so che tu non mi giudicherai, anzi, cercherai di capirmi. Mi hai difesa quando nessuno l'avrebbe mai fatto, hai voluto conoscermi, cosa che nessuno davvero ha mai provato a fare negli ultimi quattro anni. Sei andata contro mia madre, e nessuno l'aveva mai fatto. Ti sei fatta quasi uccidere per me, e nessuno l'aveva mai fatto....~ si ferma. Alzo la testa e mi sposto al suo fianco. Siamo una difronte all'altra, i miei occhi incastonati nei suoi e il mio labbro torturato dai morsi per l'ansia. Perchè non continua? Dopo qualche minuto che mi è sembrato un'eternità, riprende a parlare ed il mio cuore a battere.
~E sei l'unica che mi abbia mai amata. Con tutte quelle ragazze con cui sono stata, tu sei stata l'unica che mi ha fatta sentire giusta e viva. Ogni cosa che abbiamo fatto insieme, mi sembra sempre di farle per la prima volta. Quindi grazie, grazie di esistere.~ Rimango esterrefatta. Sento un nodo alla gola improvviso e gli occhi bruciare. L'abbraccio e lei mi stringe a se.
~Ehi... shhh... è tutto okay..~
-T-ti a-mo..- dico tra un singhiozzo e l'altro -t-ti a-a-amo- dichiaro di nuovo. Lei continua a tenermi tra le sue braccia e con una mano mi accarezza la schiena.
-Ti amo- dico in un sussurro, mentre finisco di piangere. Rimaniamo così per un'infinità di tempo, ma a nessuna delle due dispiace. Sto per addormentarmi, quando lei mi sussurra all'orecchio  ''Perchè hai pianto?''. Mi metto in posizione fetale al suo fianco ed inspiro il suo odore.
-Perchè sei la prima di cui io mi sia innamorata e che mi ha amata allo stesso modo. Perchè con te, ho ripreso a vivere.- Mi addormento poco dopo queste parole, sentendomi a casa tra le sue braccia.


La storia è finita e ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuta e seguita fino ad adesso. Sono contenta che vi sia piaciuta. Grazie a tutti davvero.

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