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Entrammo in camera e tirai fuori libri e computer per scrivere la ricerca di storia. Mia madre poi bussò alla porta ed entrò.

«George domani devo scendere molto presto e come sai tuo padre è fuori per lavoro, quindi significa che tocca a te portare giù Roody prima che vai a scuola»

Disse con un sorriso, io sbuffai leggermente.

Amo Roody e amo ancora di piu portarlo a spasso ma scenderlo alle sei di mattina prima della scuola non è proprio la mia attività preferita.

«Si mamma» le risposi tornando a concentrarmi sulla ricerca.

«Questo significa che devi svegliarti prima per avere il tempo per la passeggiata ed non perdere l'autobus, altrimenti poi scendi che stai ancora dormendo o arrivi tardi a scuola»

Continuò, alzai gli occhi a cielo.

«Si mamma lo so»

Lei iniziò ad allontanarsi dalla stanza.

«E ricordarti di scendere vestito e con i calzini appaiati che l'ultima volta sei sceso scalzo e senza scarpe»

Mi prese in giro mentre percorreva il corridoio.

«Mammaaaa»

Esclamai imbarazzato. Dylan rise di gusto.

Lo guardai, era raro vederlo ridere così tanto.

«Che c'è?» gli chiesi, lui ancora ridendo provò a rispondermi.

«Oh nulla, solo che tua madre è divertente, mi ricorda mia nonna» Disse.

«Si beh non dire a mi madre che ti ricorda una nonna. Altrimenti non sarà più così divertente»

Dissi con sarcasmo e poi risi.

«Oh no non intendevo questo! Sai che vivo con i nonni da quando i miei non ci sono più. Mia nonna mi ha cresciuto, volevo dire che...»

Lo interruppi

«Tranquillo Dylan scherzavo, lo so cosa intendevi»

Lo guardai negli occhi e lo vidi arrossire leggermente, si guardò poi in giro e notó alcune medaglie appese dietro la porta e altre coppe con fotografie sulla mensola.

«Wow, hai vinto molte medaglie, sei bravo nel nuoto, miri all'agonistico?»

Mi domandò

Guardai nella sua stessa direzione, alcune di quelle medaglie le avevo vinte per gare individuali, altre per staffette o gare di gruppo con la mia squadra.

Il mio allenatore era veramente fiero di tutti noi, ci chiamava le sue sette piccole meraviglie del mondo, mirava di portarci tutti e sette alle olimpiadi. Ci aveva scelto da piccoli e ci aveva allenato per anni.

«No in realtà ho lasciato un annetto fa circa»

Dylan mi guardava confuso, sa che non sono il tipo che lascia le cose in sospeso ma va fino in fondo, sono così determinato che potrei aspettare anche anni per un'obiettivo che voglio raggiungere.

«Ci andavo con un amico, poi ha iniziato ad annoiarmi e ho lasciato»

Mi sentii in dovere di spiegargli.

«É quello lì il tuo amico? Sembrate veramente molto intimi»

Dylan indicò la foto accanto sulla mensola.

Il mio viso si scurí quando vidi la foto di me e Lukas insieme fuori allo stadio del nuoto con ancora le tute dell'associazione, un sorriso enorme stampato in volto e in mano due medaglie d'oro, avevamo entrambi appena vinto il primo posto in una gara.

Nelle gare individuali io e Lukas non gareggiavamo insieme essendo divise per maschi e femmine, Lukas cercava di trovarci il lato positivo dicendomi che le ragazze lo trattavano bene e che così potevamo entrambi vincere il primo posto senza rischiare di litigare per una stupida medaglia ma io glielo leggevo nel suo sguardo che in realtà ci rimaneva male perché non poteva gareggiare come gli altri ragazzi.

«Sí, abbiamo litigato però. Ora credo non siamo più amici»

Risposi alla domanda di Dylan, lui notó il mio cambio drastico d'umore.

«Oh scusami, non volevo...non devi parlarne se non vuoi»

Gli sorrisi e poggiai una mano sulla spalla rassicurandolo.

«Tranquillo, su dai finiamo questo compito»

Gli dissi tornando sui libri.

Dopo un paio di minuti passati a sottolineare le informazioni da inserire nella ricerca Dylan sbottò.

«Ahh non ci credo che lui voglia davvero queste ricerche. Hai visto come anche stamattina in classe ha ribadito che domani le ritirerà! Come facciamo in un solo giorno, il professore non ha pensato a questo?!»

«Si beh tecnicamente dovevamo farlo come compito delle vacanze quindi siamo noi in difetto che non l'abbiamo fatto»

Gli risposi, Dylan mi rivolse un'occhiataccia.

«Ora fai il moralista? Andiamo nessuno in classe l'ha fatto»

Dylan lascio cadere l'evidenziazione sul libro che rimbalzó finendo sul pavimento.

«Si ed è per questo che ora siamo tutti in questa situazione catastrofica» Dissi, Dylan rise leggermente.

«Allora Geo non mi hai ancora detto cosa hai fatto quest'estate!?»

Cercava disperatamente un argomento per prenderci una pausa e distrarci da queste ore di studio in compagnia di Giulio Cesare.

«Nulla di particolare in realtà»

Gli risposi, non avevo bisogno di chiedere dove Dylan avesse trascorso l'estate, mi aveva detto che la sua famiglia possedeva una villetta vicino al mare e passava lì le estati da anni.

«Si l'estate scorsa hai detto lo stesso e invece sei andato un mese a Parigi»

Mi rispose guardandomi scettico e con un sopracciglio alzato.

Sorrisi e mi passai un mano tra i capelli.

«Ho suonato la chitarra, letto un po' e sono stato a Madrid. Con la mia famiglia e zia Sandra» Risposi scuotendo le spalle.

Già solo io, i miei genitori e zia Sandra.

Alle nostre vacanze di famiglia Lukas ha iniziato a non partecipare più, ormai è la seconda estate che non veniva, da dopo la fine delle medie e di quella festa non lo vidi più.

Nel mese che di solito le nostre due famiglie passavano insieme lui iniziò a passarlo con suo padre in giro per il mondo, anche se suo padre non era sempre in ferie, a detta di mia madre che lo sapeva grazie a zia Sandra, Lukas seguiva il padre nelle sue varie riunioni e la maggior parte delle volte si annoiava a morte nelle hall degli hotel, ma non aveva molte scelte non potendo restare da solo a casa mentre noi andavamo in vacanza.

Io avevo capito l'antifona, Lukas avrebbe fatto di tutto pur di non vedermi, aveva rinunciato al nuoto, alle vacanze al mare e dulcis in fundo la scelta di fare un liceo fuori città.

«Wow Madrid, ma è bellissimo! Aspetta chi è zia Sandra? Non avevi detto che anche i tuoi genitori erano figli unici? E i parenti di tuo padre sono oltre oceano?» Mi domandò Dylan.

«Si tecnicamente non è mia zia, è la migliore amica di mia madre, ha un figlio della nostra stessa età, abita qui accanto»

Dylan mi ascoltó annuendo.

«Capito. Beh allora devi presentarmi questo tuo amico, se abita qui accanto possiamo fare due tiri a pallone, non riesco più a studiare così»

Disse, mi scappò una risposta dolceamara.

«Si il figlio di zia Sandra è l'amico con cui ho litigato»

Risposi e Dylan fece una faccia che era davvero esilarante.

«Ops errore mio, sono pessimo. Lascia perdere il pallone torniamo a Giulio Cesare»

Disse con quel suo strano tomo di voce e mi fece ridere, poi indicò dei fogli pentagrammati.

«Cos' é una nuova canzone che hai scritto?» Mi chiese prendendo in mano alcuni di quei fogli e iniziò a leggerli. «When I was young I met the one wh-»

Scattai come un felino verso di lui e facendo attenzione a non strappare il foglio glielo tolsi velocemente tra le mani. Lui mi guardò confuso.

«Scusa non puoi leggerla»

Gli dissi per poi piegare con cura il foglio e mettermelo in tasca, lui arrossì per l'imbarazzo.

Non capisco, quando siamo solo io e lui Dylan sembra sempre essere facilmente imbarazzabile, ho fatto qualcosa di strano per sbaglio?!

«Sai ho un amico che studia musica, suona il pianoforte, forse frequentate anche la stessa scuola musicale. Si chiama Alex. Devo presentatelo un giorno»

Lo guardai annuendo.

«Si mi farebbe piacere, comunque se vuoi fare una pausa possiamo lo stesso andare a fare due tiri col pallone, c'è un parco qui vicino, sicuramente incontreremo qualche mio amico del quartiere» Gli proposi.

«Nah magari dopo, meglio finire questa relazione prima»

Passammo il resto del pomeriggio a terminare le nostre ricerche, grazie al mio aiuto Dylan riuscì a mettere insieme qualcosa con almeno un filo logico, e visto che ci avanzava ancora un po' di tempo prima che i suoi nonni venissero a prenderlo scendemmo per giocare a calcio nel parco.

É lo sport preferito di Dylan, ci giocava con suo padre, anche se mi aveva confidato che non aveva intenzione di diventare un professionista a livelli nazionali.

Dylan era tornato a casa e io mi ritrovai a cena con mia madre, visto che mio padre è fuori per un paio di giorni.

«Com'é andata la vostra ricerca?»

Mi domandò mentre mi versava una porzione di insalata nel piatto.

«Tutto bene, più o meno»

Le risposi giocando con la forchetta a far rotolare un pomodorino.

«Siete andati al parco, Lukas era con voi?»

La forchetta mi slittó di lato e il pomodorino schizzó fuori dal piatto.

«No lui non c'era»

Risposi, mia madre si fece pensierosa.

«Oh e che ho pensato che lo avreste incontrato in giro, quel ragazzo non è quasi mai a casa. Quando vado da Sandra per due chiacchiere o per un caffè Lukas non c'è quasi mai. E questa storia che fa un liceo fuori città e fa avanti e indietro ogni giorno col treno mi preoccupa»

Mi confidò, la guardai sorpreso e iniziai a condividere la sua preoccupazione.

Siamo cresciuti insieme e quindi so che rapporto ha con i suoi genitori, mia madre in particolare cercava di fare quello che poteva per parlare con la sua amica e aiutare Lukas, alcune volte ci riusciva altre no.

«Tu sei sicuro che non l'hai visto? Avete parlato di recente?»

Ed eccola lì, la domanda di rito, ormai almeno una volta al mese mi fa questa domanda.

«No, non so nulla, lo sai abbiamo litigato» Le risposi come ogni mese con la stessa frase.

Mia madre sospiró, per qualche motivo non riusciva a capacitarsi che noi avessimo litigato, soprattutto perché non c'era un motivo specifico per troncare la nostra amicizia, e credeva che la nostra "non amicizia" fosse una finta e che io segretamente stessi in contatto con Lukas e ci eravamo messi d'accordo per non dirlo alle nostre rispettive madri.

All' epoca non sapevo che in realtà lei cercava informazioni da me sul mio amico per riferirle a zia Sandra, visto Lukas non parlava più con sua madre

«D'accordo, se per caso lo senti dimmelo, e stargli vicino» Mi disse.

Si certo lui mi odia, sta facendo di tutto per starmi lontano non posso avvicinarmi.

All'improvviso mi si chiuse lo stomaco.

«Scusami non ho più fame, vado a dormire visto che domani devo svegliarmi prima per la passeggiata di Roody»

Dissi alzandomi dal tavolo lasciando metà del mio hamburger nel piatto.

Porsi il piatto a Roody che mangiò il cibo rimasto e diedi la buonanotte a mia madre prima di salire in camera mia.

Prima di cambiarmi e indossare il pigiama misi la mano in tasca e presi il foglio che prima avevo piegato e messo lì, mi sedetti sul letto prendendo la mia chitarra e iniziai a suonare un motivetto improvvisato, presi il foglio stendendolo bene sul materasso e a bassa voce cominciai a canticchiare quella canzone.

Quando finii fissai il foglio sorridendo, lo ripiegai sistemandolo nel mio portafoglio.

Ricordo una volta mio padre quando sostituì il suo portafoglio vecchio e distrutto spostò in quello nuovo anche una foto della nostra famiglia scattata al lago e mi disse che quello era il posto perfetto per portare qualcosa di importante sempre con sé.

«Un giorno forse te la canterò Lukas, per il momento la terrò al sicuro» Dissi malinconico tra me e me, posai la chitarra al suo posto, indossai il pigiama e crollai sul letto.

Quando suonó la sveglia e vidi l'ora mi maledissi per averla messa così presto, restai a fissare il soffitto poi sentii delle zampe correre veloci dalla camera dei miei fino alla mia.
La canzone della mia sveglia deve averlo svegliato e dopo qualche secondo un border collie di 17 kg saltó sulla porta aprendola e poi salì sul letto atterrandomi addosso senza alcuna grazia.
«Buongiorno Roody. Sempre il solito delicato»
Dissi facendogli i grattini e poi sempre senza delicatezza Roody mi tirò le coperte e mi spronó ad alzarmi dal letto.
Spingeva il suo muso suo mio viso e mi leccava.
«Si si ho capito ora mi alzo»

Mi rassegnai e mi alzai. Roody mi tirò verso il mobile dei suoi biscotti e gliene lanciai un paio.
Mi voltai per prepararmi la colazione e notai che mia madre me l'aveva già preparata sul tavolo. Un bicchiere di succo, il cornetto con crema e marmellata e i miei biscotti preferiti che mi cucinava spesso.
Accanto c'era un post-it "Buon giorno raggio di sole, ti ho preparato la colazione, buona giornata" c'era scritto con accanto un cuore.
Mi sedetti e mangiai con Roody che mi guardava con occhi da cucciolo per avere anche lui un pezzo, gli lanciai un altro dei suoi biscotti.

Una volta finito di mangiare e lavato i piatti presi il post-it e lo portai in camera sistemandolo con cura nel cassetto. Ancora assonnato mi lanciai sul letto, il mio cane mi seguì e passammo un paio di minuti a fargli le coccole.
«Ahh Roody ho sonno ma devo portarti giù. Hai ormai dieci anni, sei grande non puoi imparare a usare il gabinetto? Io ho imparato a due anni perché tu non puoi farlo?»
Roody mi guardò inclinando la testa di lato.
«Che c'è lo so che sei un cane, va bene scendiamo.»
Mi alzai di nuovo dal letto e scesi nel salone per prendere il guinzaglio.

Se scendo in pigiama nessuno mi noterà vero?

Chi vuoi che sia sveglio alle sei di mattina che possa vedermi!? Mi vestirò dopo con calma. Feci il mio solito giro con Roody e come pensavo per strada non c'era quasi nessuno che potesse vedermi in pigiama.
A parte la signora Rosemary che fa jogging per il quartiere e il signor Watterson col suo maltese non incontrai nessuno.
Ormai stavamo passeggiando da un quarto d'ora circa e quindi decisi di tornare a casa, passammo davanti al parco vicino casa dovevamo solo attraversare la strada e eravamo quasi a casa ma appena arrivati davanti al cancello del palazzo Roody iniziò a tirarmi con forza per costringermi a proseguire lungo il marciapiede.
Forse avrà visto qualche suo amico cane, o un animaletto selvatico e vorrà inseguirlo.

«Su Roody andiamo»
Aprii il cancello e lo tirai dentro ma lui non accenna a muoversi e insisteva abbaiando.
Allora guardai nella direzione che Roody indicava e capii perché si comportava così strano. Aveva riconosciuto un odore familiare, un odore che conosceva da quando era cucciolo.

Sul marciapiede a qualche metro da noi in piedi alla fermata del autobus c'era Lukas.
Restai a fissarlo con la bocca aperta e per poco non mi scappò il guinzaglio tra le mani.
Se roody vuole stare ancora un po' giù chi sono io per impedirglielo.

Ritornai indietro ma camminai sulla strada opposta e mi avvicinai alla fermata, non posso andare apposta da lui fingerò di essere qui per caso.
Mi sedetti su una panchina li vicina, ma non troppo perché Lukas possa notarmi.
«Roody siediti qui e non abbaiare»
Roody si sedette e aspettó scodinzolando guardando Lukas.

Era da tempo che non lo vedevo e si il mio migliore amico si era fatto ancora più figo.
I capelli gli erano cresciuti leggermente e sembravano leggermente più scuri, i jeans neri strappati gli davano quel look da skater che adoro, lui era anche bravo con lo skate, aveva provato ad insegnarmi ma finii solo col sbucciarmi le ginocchia.
Lukas stava appoggiato al palo della fermata e teneva la testa bassa sul telefono con le cuffie nelle orecchie che gli sbucavano dalla felpa nera.

Felpa?

Perché indossa una felpa? Si okay l'estate è finita e sta arrivando l'inverno ma fa ancora caldo e Lukas ha sempre odiato il caldo.
Restai a guardarlo fino a quando non passò l'autobus, Lukas salì su. Roody inizió ad abbaiare appena l'autobus partí.
«Si si lo so Roody, ti capisco. Su ora torniamo a casa»

Mentre mi preparavo per andare a scuola la mia mente non faceva altro che pensare a Lukas. Quindi lui prendeva il pullman delle 6:20 per andare alla stazione. Effettivamente lui non andava a scuola a Redwhol, doveva prendere il treno ogni mattina e quindi scendere prima di me, per questo non potevo mai sperare di inoltrarlo sul mio stesso autobus.

Abbiamo orari troppo discordanti per incontrarci per coincidenza.

Però quello di Lukas è l'orario perfetto per le passeggiate di Roody.

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