18
Dopo ieri sera e ciò che mi aveva detto Dylan dovevo sistemare i miei pensieri e le mie emozioni e stare sveglio tutta la notte sperando in un consiglio del destino non aveva aiutato granché, per questo avevo deciso di fare una passeggiata con Roody.
Era bel tempo, c'era il sole e non faceva nemmeno troppo caldo, girammo tutto il quartiere per poi tornare al parco.
Era da qualche anno che il comitato di quartiere stava cercando di sistemarlo, visto che col tempo era stato abbandonato e mal custodito alcune giostre si erano rotte ma i bambini trovavano sempre modi alternativi per divertirsi, altre invece era state sostituite.
Visto che ormai era estate il parco era abbastanza affollato , il rumore delle risate dei bambini copriva ogni pensiero.
Mi avvicinai ad una delle arie verdi dove altri padroni stavano giocando con i propri cani e mi fermai a scambiare due chiacchiere con loro e giocare con i loro cani.
Poi però mi accorsi che era passato piu di un quarto d'ora e mi ero perso a giocare con Roody e i suoi amici pelosi, anche se ero venuto qui per schiarirmi i pensieri, non era giusto far soffrire e tormentare Dylan così.
Mi avvicinai ad una panchina in disparte e giocai con Roddy con la sua pallina preferita e nel mentre pensai.
Mi sedetti poggiando la testa su entrambe le mani con gli occhi chiusi e quando sentivo che Roody tornava recuperavo la pallina per poi rilanciarla.
Tornando a noi, Dylan era un mio caro amico, mi piaceva sì, era simpatico e riusciva a tirarmi su il morale, ma sentivo come se mancasse un qualcosa, come la mancanza di un ingrediente.
Come se stessi preparando la pizza e dimenticassi di mettere la mozzarella, sí certo potevo ancora mangiarla e sarà anche buona ma avrà un sapore diverso.
Era anche vero che non potrò mai tornare a "mangiare quella pizza" e quindi era inutile che stia qui a tormentarmi perché una volta avevo la pizza con la mozzarella e ora tutte le altre pizze non avranno lo stesso sapore.
Dovrei provare altre pizze?
Ora che ci penso Lukas era in parte italiano, o almeno suo padre lo è, lui adora le pizze.
Okay basta, sto delirando io, Lukas e le pizze.
Mi passai una mano tra i capelli e poi la abbassai aspettandomi di trovare la pallina che Roody mi teneva aspettando che la prendessi ma quando al tatto non sentii nulla mi preoccupai.
Confuso alzai la testa e non trovai Roody.
Guardai velocemente inpanicato tra gli altri cani e nel parco ma non lo vidi.
Roody non si era mai allontanato così, non era mai scappato.
Ero troppo immerso nei miei pensieri che non mi ero accorto che si era allontanato!
Afferrai il guinzaglio accanto a me e scattai di corsa verso gli altri padroni guardandomi in giro.
«Charlie, hai visto Ro-?»
Iniziai a chiedergli quando poi sentii un abbaio familiare.
Mi voltai e vidi Roody dall'altro lato del parco che rincorreva la sua pallina.
Ci sono molte persone, avrà sicuramente convinto, o meglio corrotto con quel suo fascino dolce, qualcuna di loro a giocare con lui.
Tirai un filo di sollievo, recuperai il mio cuore uscito dal petto per le preoccupazione, salutai Charlie e gli altri e camminai verso Roody.
Ora che lo prendo mi sente, mi ha fatto venire un infarto.
Mi congelai sul posto all' istante quando vidi la persona a cui Roody aveva riportato la palla.
Su uno di quei muretti-panchina all'ombra di un albero c'era la mia mozzarella, ehm voglio dire Lukas. Roody era corso da lui.
Restai a fissarli un po'.
Se ne stava seduto con le cuffiette a disegnare e ogni tanto si fermava per lanciare la pallina a Roody.
La cosa che mi colpì però fu come era vestito, indossava dei normali jeans larghi neri e una t-shirt di una band rock del medesimo colore, sorrisi quando riconobbi la band, anche io avevo a casa quella maglietta, a quanto pare avevamo gli stessi gusti musicali.
Ma non è questo l'elemento discordante, eravamo ormai a Luglio, faceva caldo e Lukas sopra la maglietta a mezze maniche aveva una felpa aperta. Ancora una volta mi viene da domandarmi perché abbia una felpa.
Appena vidi che abbassò lo sguardo sul disegno dopo aver lanciato la pallina mi avvicinai.
C'era tanta gente se mi siedo alla fine del muretto non si accorgerà che sono io.
Aveva anche le cuffie non mi noterà.
Pensai
Così mi sedetti accanto a lui in silenzio e finsi di fissare qualcosa difronte a me.
Il mio piano sembrava funzionare.
«Vattene»
Sussurrò Lukas mentre con la matita continuava a disegnare sul suo blocco da disegno.
Non mi mossi.
«Sei sordo o cosa!»
Mi urlò girandosi di scatto, i nostri sguardi finirò per incrociarsi.
Avevo quasi dimenticato come era travolgente il nero dei suoi occhi, era come un vortice di oscurità che mi trascinava verso l'ignoto ma allo stesso tempo scintillava di luce come un cielo stellato.
D'istinto gli tolsi una cuffietta e la lasciai pensolare appesa al filo. Volevo parlagli, era la mia occasione.
«Luk»
Lo chiami, lui sbuffò arrabbiato e infastidito si alzò e stava per andare via.
No! Era la mia occasione, sapevo che non dovevo lasciarlo andare.
Scattai in piedi e lo afferrai per il polso tirando leggermente indietro.
Vidi Lukas fare una smorfia di dolore come se gli avessi colpito un livido o una ferita aperta.
Forse ho stretto troppo forte? Non mi sembra però.
Sembra poi che indossi una specie di polsini da tennista coperti dalla felpa, forse deve essersi fatto male cadendo dallo skate.
Stavo per lasciare la presa, non volevo fargli male ma poi mi ricordai che se lo lasciavo lui scappava via, mi limitai a stringerlo con ancora meno forza.
«Lasciami»
Mi disse a denti stretti, mentre mi guardava arrabbiato.
Lui non mi aveva mai guardato così.
«Aspetta, solo un minuto. Poi concedermi sessanta secondi? Solo sessanta»
Gli chiesi guardandolo negli occhi.
«Ti prego»
Lo supplicai. Devo essergli sembrato proprio disperato perché Lukas accettó.
«Hai sessanta secondi, ma lasciami il polso»
Feci come mi ha chiesto e entrambi tornammo a sederci sul muretto.
Roody nel frattempo era tornato e Lukas giocò con lui.
Lui aveva sempre amato i cani.
Dovevo rompere il silenzio che si era creato, in qualunque modo, Lukas nemmeno mi guardava in faccia.
«Non hai caldo con la felpa?»
Gli chiesi stupidamente, ma effettivamente era una domanda che un po' mi preoccupava.
Lui non solo odiava il caldo ma stava letteralmente male, se faceva troppo caldo gli era capitato che gli girava la testa o gli uscisse il sangue dal naso, una volta sulla spiaggia svenne pure.
Quindi la mia preoccupazione aveva delle solide ragioni.
«Vuoi sprecare così i tuoi sessanta secondi? Facendomi queste domande stupide?»
Mi rispose continuando a tenere lo sguardo verso il pavimento.
«No, ero solo curioso e preoccupato, hai sempre odiato il caldo, per questo mi sorprende che hai una felpa»
Lukas mi interruppe.
«Sono cambiato» Mormorò gelido.
«Oh sì lo vedo, sai avevi già l'aura affascinante dark, ora sembri proprio il nipote di Dracula»
Dissi cercando di farlo ridere con una battuta, ma Lukas non rise.
«Uhmm mm, divertente»
Mormorò tenendo lo sguardo basso.
«Puoi smettere di guardare il pavimento e guardare me quando mi rispondi!?»
Dissi, lui non rispose.
«Luk»
Lo chiamai cercando di posargli una mano sulla spalla ma lui si alzò.
«I sessanta secondi sono scaduti»
Disse e senza guardarmi si alzò e iniziò ad andare via.
«Lukas!»
Esclamai urlando e lo afferrai di nuovo per polso per fermarlo.
«Smetti di chiamarmi Lukas! E non afferrarmi mai più così, mi fai male!»
Urlò, arrabbiato? Contro di me?
Sorpreso e confuso lasciai andare il suo braccio e a differenza di come mi aspettai Lukas non corse via ma restò fermo davanti a me.
«Non mi chiamo più così. Ho cambiato nome, da più di un anno anche, perciò smetti di chiamarmi Lukas. Anzi non parleremo mai più di Lukas perché lui non esiste più»
Disse guardandomi negli occhi.
Che vuol dire questo?
Crede che solo perche si faceva chiamare in modo diverso di poter cancellare gli anni che avevamo passato insieme?
Solo perché “Lukas non esiste più” voleva davvero dimenticarmi così?
Mi sentii come ferito al cuore.
Ero sorpreso che avesse deciso di cambiare nome?
Si, certamente, ricordo che era con me quando scelse che Lukas era un nome più adatto per lui.
Questo mi feriva ancora di più di sapere che l'aveva cambiato e per di più da più di un anno e io lo scoprivo solo ora.
«E come ti chiami ora?»
Gli chiesi, lo vidi esitare nel rispondermi, si guardò intorno e poi tornò a guardami megli occhi.
«Rei. Mi chiamo Rei»
Non so perché ma gli sorrisi.
Se non ero più amico di Lukas potevo esserlo di Rei, no?
«Oh bene. Ciao Rei io sono George, piacere di conosc-...»
Lukas mi interruppe. «No. Non farlo»
Scosse la testa, lo vidi, aveva gli occhi lucidi anche se cercava di nasconderli.
«Non comportarti come se ci stessimo appena conoscendo. Non siamo due estranei e non potremmo ritornare amici»
Dopodiché Lukas camminò verso l'uscita. Volevo trattenerlo di nuovo ma poi mi ricordai cosa mi ha detto prima, non lo fermai.
Roody d'altro canto gli corse incontro.
«No Roody, non resto. Torna dal tuo padrone ora»
Disse al cane, poi prese la pallina che Roody gli stava offrendo la passò a me e si voltò proseguendo sulla sua strada.
«Hey, buon compleanno Rei»
Mi faceva strano chiamarlo cosi ora, credo che non mi ci abituerò mai.
«É tra una settimana»
Rispose continuando a camminare dandomi le spalle.
«Lo so» Dissi.
Ma non so se ti rivedrò
Aggiunsi mentalmente.
Lui si voltò per una breve frazione di secondi, mi guardò negli occhi.
«Addio George»
Esclamò con una totale apatia nell voce ma i suoi occhi erano rossi.
Il mio cuore piombò.
«Va bene come vuoi tu, Rei, ma posso almeno dire che mi manca il mio vecchio amico?»
Gli urlai mentre lui continuava a camminare, era arrivato ormai quasi al cancello.
«Aspetta»
Gridai, e per un minuto fui sollevato di vedere che il mio grido funzionò.
Lukas si girò guardandomi di nuovo negli occhi e lasciò il figlio su cui stava disegnando prima nell'aiuola vicino al muro del cancello, poi senza guardarsi indietro se ne andò, e a me non restò altro che fissarlo come se fossimo due sconosciuti che si conoscono perfettamente.
Mi precipitai immediatamente all'aiuola e presi il disegno. Era lo schizzo a matita di Roody che giocava nel parco, a quanto pare lui aveva notato la nostra presenza prima di noi.
Ancora più confuso di come ero arrivato me ne andai dal parco e tornai a casa.
Appena aprii la porta di ingresso e fatto entrare anche Roody, corsi a rintanarmi in camera stringendo ancora il disegno di Lukas tra le mani e ignorando ciò che mia madre cercava di dirmi.
Chiusi la porta a chiave e mi accasciai a terra ai piedi del letto.
Il disegno aperto e ben steso sul pavimento, lo fissai poggiando la testa sulle ginocchia.
«George?» Mi chiamò mia madre bussando alla porta. «Raggio di sole stai bene? Cos è successo?»
Mi chiese, io continuai a restare in silenzio.
Mia madre provó ad entrare accorgendosi dopo che era chiusa a chiave, io non mi ero mai chiuso in camera.
«George! Perché hai chiuso a chiave?»
Continuò cercando invano di aprire la porta, continuai a restare in silenzio.
«Stai bene? È successo qualcosa? Ti prego rispondimi. George!»
Il suono della sua voce sembrava disperata e anche spaventata.
«Georgie!»
Mi chiamó ancora, la sua voce quasi tremava.
Mi alzai e aprii la porta, come un pupazzo a molla appena girai la chiave mia madre entrò nella stanza.
Si guardò rapidamente intorno e poi guardo me.
«George stai bene? Perché hai chiuso?»
Mi chiese stringendomi a se, mi domando cosa deve aver pensato per reagire in modo così spaventa, d'altronde mi sono solo chiuso in camera non ho fatto nulla di pericoloso.
«Si sto bene»
Mormorai piano mentre mi staccai dal suo abbraccio per sedermi sul bordo del letto. Mia madre mi guardó per niente convinta della mia risposta.
Si sedette accanto a me e mi accarezzò delicatamente i capelli.
«Se c'è qualcosa che ti turba dimmelo e così lo risolviamo insieme» Mi disse col suo tono dolce, scossi la testa. «Oh e questo cos'è?»
Disse notando il disegno sul pavimento e si abbassò per raccoglierlo.
«É Roody, che bello, l'hai fatto tu? Sei stato bravo»
Mi disse io scossi di nuovo la testa.
«No, non l'ho fatto io, è stato Lukas»
Risposi e appena lo dissi vidi mia madre solbazzare come se avesse preso la scossa.
«Lukas? Oh, uhm, ti sei visto con lui? Ci hai parlato? Come sta?»
Mi domandó sorpresa e emozionata, anche se sembrava che stesse camminando su del ghiaccio sottile e avesse la paura di romperlo e cadere in acqua dicendo le parole sbagliate.
«Era al parco» Le risposi.
«Oh e ti ha detto qualcosa? Come ti è sembrato?»
La guardai confuso, sembrava quasi che li sapesse qualcosa che io ignoro.
«Non abbiamo parlato molto. Ah e ha detto che ora vuole essere chiamato Rei»
Le raccontai cercando di evitare la parte in cui Lukas mi dice addio o la parte in cui sembra volesse dimenticare tutto quello che eravamo.
«George stai bene? É da quando sei tornato dalla festa ieri che sei così giù d'umore»
Mia madre mi guardava negli occhi, era difficile per me resistere e le raccontai tutto, o meglio quasi tutto.
«Ieri mentre tornavamo a casa Dylan mi ha detto che gli piaccio»
Mia madre sembrò sorpresa, non tanto dal fatto che Dylan fosse un ragazzo, già alle medie le avevo confidato che mi piacevano i ragazzi, per lei questo non era un problema.
«E a te non piace lui?» Mi domandó.
Entrai in un Mood di confusione.
«No, si, non lo so, non so cosa fare. Lui mi piace ma...»
Mi bloccai non sapendo come continuare, ormai non riesco a seguire nemmeno più i miei pensieri.
«Ma a te piace ancora Lukas, vero?»
Mi disse apprensiva,e qui attimi di panico, lei come lo sa? La guardai con gli occhi lucidi. Ero sorpreso, lei come faceva a saperlo, mi sorrise e mi abbracciò.
«Ricordi quando mi hai confidato che ti piacevano i ragazzi? Eravamo tutti sulla spiaggia, non ci hai fatto caso ma mentre lo dicevi il tuo sguardo era catturato da Lukas che stava giocando in riva al mare con una bambina, e i tuoi occhi scintillavano come le onde del mare colpite dal sole. Perfino un cieco avrebbe potuto notarlo»
Mi scappò un singhiozzo e lei mi strinse più forte.
«É per questo che tu e Lukas avete litigato?»
Mi domandò, a quella domanda scattai seduto sciogliendo l'abbraccio.
«Rei, mamma. Vuole essere chiamato Rei ora»
Le ricordai abbastanza infastidito.
«Oh giusto, scusa»
Mi guardò e nella stanza scese di nuovo il silenzio, sospirai.
«No, non gli ho mai detto che mi piace, non so nemmeno se io piaccia a lui. Il motivo per cui non ci parliamo più è un altro, ma non ne voglio parlare»
Non era la prima volta che mi chiedeva il motivo per cui io e Lukas avessimo litigato e io le rispondevo sempre che non ne volevo parlare, ma la verità è che neanche io so il perché.
Lukas mi odiava ed era sparito completamente e non ne conoscevo il motivo, forse si er stancato di me.
Dovrei parlaci una volta per tutte ma ogni volta che trovavo le forze per affrontarlo alla fine rimandavo sempre il discorso e lui mi sfuggiva.
Mia madre tornó a guardami
«George, se vuoi un consiglio dalla mamma, ti direi di non preoccuparti troppo. Hai ancora tutto il tempo davanti, si certo il primo amore é difficile da dimenticare ma mai dire mai. Può darsi che un giorno Luk...Rei ricambierà i tuoi sentimenti, oppure che ti innamorerai perdutamente di un altro. Perciò non tormentarti troppo ora, se Dylan ti piace fai un tentativo, poi capirai cosa fare e cosa sia giusto fare» Mi disse accarezzandomi dolcemente la spalla. «Ora ti va di fare merenda? Ti preparo i tuoi biscotti preferiti» Annui e la seguii in cucina.
Mi sedetti al tavolo mentre mia madre prendeva i vari ingredienti per preparare i suoi biscotti.
Il pensiero continuava ad andare da Lukas e da quella strana sensazione.
Più guardavo Lukas più mi sembrava che l'amico che conoscevo e amavo stesse sparendo.
Gradualmente, lentamente, come acquerelli sotto la pioggia che si fondono con essa perdendo i contorni del disegno.
«Mamma perché mi chiedi sempre di lui? Lo sai che ormai sono due anni che non ci parliamo. Non viene neanche più alle vacanze di famiglia»
Le domandai e lei turbata e sorpresa dece scivolare il barattolo di farina.
Riuscì a prenderlo prima che cadesse a terra ma della farina uscì dal barattolo e finì sul bancone.
«Beh, perché voi due eravate inseparabili, se c'è una persona con la quale lui si confiderebbe saresti tu»
Mi rispose prenderò un panno umido e iniziò a pulire il bancone, poi si fermò di colpo.
«Quel ragazzo mi preoccupa...» Mormorò senza rendersene conto, subito la interruppi.
«Mamma c'è qualcosa che non va con Lukas?»
Dissi, nella cucina calò il silenzio, mia madre sembró ad un tratto combattuta, sospettai che c'era qualcosa che voleva nascondermi, forse zio Edward e zia Amelie stavano per divorziare o cose del genere.
«No, non preoccuparti George, non è nulla»
Rispose mia madre sorridendomi.
Era una brava attrice.
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