16
Il tempo passò più velocemente di quanto potessi percepirlo e così in un battito di ciglia senza che me ne accorsi arrivò febbraio, e ciò significava che arrivò il mese del mio compleanno.
Mi piaceva festeggiare il mio compleanno, era un'ottima occasione per passare un divertente pomeriggio con gli amici.
«George sei sicuro che non vuoi fare nulla per il tuo compleanno quest'anno?»
Mi domandò mia madre mentre facevamo colazione.
«Sí mamma, sono grande ormai, non ho bisogno di fare una festa come l'anno scorso»
Le dissi mangiando una frittella.
La verità?
Non avevo voglia di festeggiare se questo implicava l'assenza del mio migliore amico.
L'anno scorso festeggiai con alcuni amici e dei compagni di classe ma Lukas non venne.
Gli mandai l'invito ma non mi rispose, andai a casa sua ma non si fece trovare, e quando lo chiesi a mia madre lei mi rispose che non poteva venire perché era in viaggio con i suoi genitori.
Andiamo chi va in vacanza il 17 febbraio?
Durante il periodo scolastico oltretutto, e poi zia Sandra venne il giorno prima per farmi gli auguri, quindi non sapevo quanto potesse essere attendibile la scusa di mia madre.
Quindi quest' anno passerò la giornata al parco o in giro, come se fosse un giorno normale.
«Vieni Roody facciamo una passeggiata»
Aiutai mia madre a sistemare e pulire le tazze per poi prendere il guinzaglio e uscii col mio cane.
Il vento freddo di febbraio mi colpì facendomi stringere nel mio cappotto.
Okay forse passare tutta la giornata fuori non era l'ideale, per la prima volta vorrei che oggi non fosse sabato così potevo andare a scuola e almeno potevo gettare cinque ore del mio compleanno senza pensare a questo fantastico giorno.
Iniziai a stancarmi di girare a vuoto per il quartiere.
«George?»
Sentii una voce chiamarmi, per un secondo sperai fosse Lukas.
Mio padre poi uscì dall'auto e camminò fino a me.
«Campione, che ci fai qui in giro? Non fa un pochino freddo per una passeggiata?»
Disse poggiandomi una mano sulla spalla.
Mio padre era stato via per un paio di giorni per lavoro ma mi aveva promesso che sarebbe tornato in tempo per il mio compleanno e come sempre aveva mantenuto la sua promessa.
«Cos' è questa faccia triste? È il tuo compleanno! Fai sedici anni, dovresti essere entusiasta!»
Mi disse accarezzandomi i capelli e cercò di tirarmi su.
«Non ho molta voglia di festeggiare quest'anno»
Risposi, lui mi guardò apprensivo e con lo sguardo di uno che ha capito tutto.
Onestamente non credo abbia capito, nessuno potrebbe farlo, nessuno può capire come mi sento, solo una persona potrebbe farlo, solo una persona sa come era forte il nostro legame, lui è molto più speciale di un migliore amico. Con gli occhi lucidi scattai e abbracciami mio padre che ricambiò stringendomi forte.
«Vieni, papà ti porta a fare un giro»
Mi disse, poi con un fischio richiamó Roody che stava correndo allegramente in uno spazio verde.
«Ma... veramente non-»
Iniziai a dire ma mi interuppe e posandimi una mano sulla spalla mi fece camminare con lui verso l'auto.
Mi sedetti davanti, Roddy saltò sui sedili posteriori, mi padre accese la radio mettendo la sua musica a tutto volume e guidò spedito verso qualcosa.
«Su George canta anche tu!» Disse incitandomi a cantare una vecchia canzone country rock. All'inizio scossi la testa.
«Dai! Mio figlio è un genio della musica, voglio sentirlo cantare!»
Continuó e alla fine cantai con mio padre, okay forse quando ho detto che mi piace ogni genere di musica non intendevo le canzoni assurde che ascolta mio padre.
«Papà mi dici dove stiamo andando?»
Gli chiesi dopo la terza o quarta canzone che passava alla radio.
«Aspetta ancora un po' e lo capirai»
Mi rispose ma io più il tempo passa e meno riconosco la strada, oramai eravamo quasi fuori città e i palazzi lasciavano posto a una campagna un po' più selvaggia.
Quando dopo una curva iniziammo a salire su una montagna capii. Mi stava portando al belvedere, ci siamo stati qualche volta quando ero più piccolo.
Appena arrivammo nel parcheggio mio padre fece scendere Roody che corse sul terrazzino panoramico diretto verso un piccolo boschetto con qualche albero e un po'di verde.
Mi guardai intorno, mi sembrava quasi un posto nuovo.
Feci un passo verso terrazzo e mi voltai verso mio padre.
«Perchémi hai portato al belvedere?» Gli chiesi.
«Perché no? Da piccoli in estate vi ci portavo spesso, a e te e Lukas, ora in inverno la vista è diversa ma non significa che sia peggiore»
Mi rispose posando le mani sulle mia spalle e mi portò vicino alla ringhiera per mostrarmi la vista.
«Vedi laggiù? Sulla montagna puoi quasi vedere le ultime nevi.»
Disse indicandomi il paesaggio.
Restai incantato a osservare, si il paesaggio da lì era meraviglioso ma non l'avevo mai visto nel suo stile invernale. Non mi accorsi che mio padre si era spostato fino a quando non sentii qualcosa tra i miei capelli.
Confuso alzai mi passai la mano tra i capelli e trovai un fiore. «Cos?»
Osservai il fiore, è una camellia, lo riconobbi subito, è il fiore preferito di mia madre non so il perché lo sia ma il balconcino della camera dei miei genitori è pieno di questi fiori.
Mio padre mi guardò sorridendo.
«É una camellia sasanqua, hanno importato qui qualche albero dall'Asia. Vedi Georgie questo posto oltre ad avere una vista meravigliosa è speciale. Qui ci portai per i primi appuntamenti la mia fidanzatina del liceo, e sempre qui qualche anno dopo le chiesi di sposarla. Era il giorno di San Valentino e nonostante il freddo pensavo che fosse romantico portala qui, ma preso dall' ansia mi dimenticai una cosa importante, i fiori. Fortuna che le Camellia sasanqua erano in piena fioritura e Tua madre vedendole se ne innamorò all'istante, così ne raccolsi un paio per lei»
Quindi è per questo che è il suo fiore preferito. Pensai.
Mio padre poi come suo solito continuò raccontandomi una delle sue storie.
[...]
«George dove andiamo?»
Lukas mi ripeté per la quarta volta. Continuai a camminare tirandolo verso il belvedere.
«Non ricordi la strada? Ci siamo venuti un paio di volte d'estate»
Gli dissi una volta arrivati sul terrazzino.
«Appunto d'estate...*achoo*»
Si fermò per fare uno starnuto.
«Ora è inverno, col vento che tira qui ci verrà la febbre» Continuò ironico.
Vidi che anche se fu un movimento minimo quasi impercettibile si era stretto nel giubbotto.
Iniziai a sfilare il mio.
«Tieni prendi il mio giubbino»
Stavo per passarglielo ma Lukas mi fermò, risistemandomelo addosso e mi chiuse la cerniera fin sotto al naso.
«No no cicciobello, tu ti tieni sto coso addosso. Domani dobbiamo partire per andare sulla neve per il compleanno di un certo qualcuno. Non puoi prenderti la febbre il giorno del tuo ventunesimo compleanno. Ho solo detto che tira vento no che ho freddo»
«Oh quindi non posso abbracciarti per riscaldarti?» Gli dissi con sarcasmo.
Lukas roteò gli occhi guardandosi in giro.
«Si certo che devi abbracciarmi, tira vento»
Mi risponde con un bisbiglio e il suo viso iniziò ad arrostirsi.
Mi fa impazzire come facilmente arrossisce e lui è anche facilmente irritabile sull'argomento, ed io mi diverto a farglielo notare.
«Awe guarda che carino, hai le guance tutte rosse, sembri una piccola fragolina»
Gli dissi con una vicina acuta. Lui mise un finto broncio e si voltò dall'altro lato dandomi le spalle.
«Non è vero! Sarà per il freddo»
Replicò, mi avvicinai e lo strinsi a me.
«Okay allora fatti riscaldare»
Poggiai la testa sulla sua spalla e insieme osservammo il paesaggio.
«Non avevo mai visto il panorama invernale da qui»
Esclama il mio ragazzo meravigliato. Mi spostarmi leggermente e raccolsi un fiore da un albero, era da poco fiorito.
Portai il fiore davanti al viso di Lukas.
«Camelia»
Gli dissi, lui confuso prese il fiore e lo ammirò.
«Camellia sasanqua per la precisione, viene dall'Asia. Fiorisce specialmente a febbraio. Sai nel linguaggio dei fiori la camelia vuol dire perfetta bellezza. Dovresti tenerla tu, così una perfetta bellezza sta con un' altra bellezza perfetta»
Lukas mi sorrise. Potrei perdermi in quel sorriso
«Hai parlato anche con Ania di recente?»
Lo guardai confuso.
«In che senso?»
«Nella cultura orientale la camelia è il simbolo della devozione eterna tra gli innamorati»
Mi disse guardando attentamente il fiore.
All'improvviso sentii caldo e probabilmente divenni rosso.
E no decisamente non avevo parlato con Ania, accidenti avrei dovuto.
«Aha vedi ora anche tu sei come una fragola!»
Esclamò divertito Lukas puntandomi un dito contro, poi si allontanó verso l'albero e prese un altro fiore.
«Tieni prendi anche tu il simbolo della devozione eterna»
Mi disse porgendomi il fiore, lo presi. Lui sorrise.
«Accidenti suona molto come un patto tra vampiri»
Continuò ironico scostandosi i capelli con la mano.
Lo afferrai per la vita e lo strinsi a me. «Beh tu ti comporti come un vampiro, quindi...»
Replicai per poi baciarlo. I suoi baci sanno sempre di buono.
[...]
Dopo la visita al belvedere papà mi riaccompagnó a casa, solo che appena aprii la porta...
«SORPRESA!»
Sentii urlare appena misi piede nel salotto di casa. I miei amici, Dylan, Alex,Jacob e Miiria erano li con in mano dei coriandoli che non esitarono a lanciarmi contro.
Restai sorpeso. Dalla cucina uscí mia madre e in mano aveva una ciotola con dentro patatine e altri snack salati. La guardai confuso.
«Buon compleanno amore mio»
Mi disse avicinandosi a me e mi diede un bacio tra i capelli. Mio padre mi sorrise, complice probabilmente in tutto questo.
Dylan mi prese per un braccio e mi tiró da i nostri amici verso il centro della sala.
«Sappiamo che non volevi fare nulla, ma ci tenevamo a fare qualcosa»
Disse Miiria. So di aver detto di non voler festeggiare ma mi fa piacere passare questo giorno con loro.
Guardammo un film, organizzammo molti giochi da tavolo. Alex scoprí che non avrebbe mai fatto parte di una squadra di ginnastica artistica visto la sua totale scordinatezza e capacità di restare in equilibrio mentre giocavamo a Twister, mi dispiace per Jacob che é stato colpito entrambe le volte da Alex che cadeva. Miiria riuscí a ingannarci tutti al gioco di Lupus in fabula e anche se lei era l'unico Lupo contro noi tre vinse.
Passai un pomeriggio fantastico, abbiamo perfino giocato tutti insieme con i videogame, abbiamo cenato con della pizza, poi c'è stato l scambio di regali e infine la torta. Tutto andava a meraviglia e quasi dimenticai che Lukas,per la seconda volta, non era qui.
Dopo il film visto che si era anche fatto tardi i miei amici dovettero tornare a casa, li ringraziai per la compagnia e visto che domani portava bel tempo ci organizzammo per vederci e superare inseme una noiosa domenica.
Quando anche Dylan, venuto a prendere da fratello, se ne andò aiutai i miei genitori a pulire il casino della festa.
«George, vedi li ci sono i regali e i bigliettini d'augurio della nonna, gli zii e cuginetti. Portali in camera tua e ricorda di chiamare per ringraziarli»
Disse mia madre indicando alcune buste e pacchetti nell'angolo.
Finii di ordinare e poi le presi e le portai in camera per aprirli.
Mia madre era figlia unica, come la madre di Lukas e loro si consideravano come sorelle, e quindi la madre del mio amico è diventata per me come una zia.
Altro motivo per cui Lukas non è solo un semplice amico.
Mio padre, d'altro canto aveva altri due fratelli, e ognuno di loro aveva due figli, ma la famiglia di mio padre viveva molto lontano e ci incontravamo giusto un paio di volte l'anno.
Iniziai aprendo i regali delle nonne e dei nonni, il classico bigliettino scritto a mano con una di quelle dediche sciogli cuore accompagnate da qualche banconota perché così ti compri quello che vuoi bello di nonna.
Aprii i regali degli zii accompagnati dai bigliettini e disegni dei miei cuginetti, poi passai al regalo di zia Sandra.
Lo scartai e rimasi meravigliato, era un album con dentro gli spartiti delle canzoni della mia band preferita adattati per a chitarra.
Sorrisi felice. Zia Sandra ci sa sempre fare con i regali, domani mattina sarà la prima che chiamerò per ringraziarla.
Sistemai tutto buttando carte e buste varie e raccolsi i bigliettini per sistemarli tutti in una scatola.
Chiamatemi sentimentale ma anche se sono dei semplici pezzi di carta e inchiostro sono comunque scritti col cuore, e poi soprattutto per quelli dei miei nonni sono grato di poterli ricevere ancora.
Mentre li spostavo della scrivania alla scatola mi accorsi che ne feci cadere un paio. Uno era quello di mia nonna, l'altro una busta che non avevo aperto prima.
Raccolsi la busta blu caduta e l'aprii. A quanto pare avevo dimenticato di leggerlo.
Il foglietto all'interno sembrava essere appena uscito da uno di quei album per bambini, era decorato con una stampa e dei pupazzetti di uno di quei cartoni con le macchine parlanti, le riconobbi perché mio cugino piccolo è in fissa da anni con queste macchinine. Al centro c'era una semplice frase.
“Buon compleanno George”
E basta, nessuna firma, nessun commento o nessun elemento che potesse dare un indizio su chi potesse averlo scritto.
Probabilmente sarà di mio cugino e avrà dimenticato di scrivere il suo nome, anche se la scrittura, benché sia tremolante non ricorda quella di un bambino di cinque anni.
Riposai il foglietto nella busta e lo sistemai con gli altri.
[...]
«Dai Lukas, ancora altri cinque minuti» Urlai al mio ragazzo mentre lo tiravo per degli stand di una piccola fiera che avevano organizzato in piazza insieme ad una pista da pattinaggio.
«George dobbiamo tornare a casa, dobbiamo ancora finire i bagagli e poi dobbiamo partire con Ania e Carlos tra..»
Tirò fuori il telefono per contare quante ore mancavano al nostro volo e io sfruttai quel momento per strappargli il cellulare dalle mani.
«Hey!» Esclamò.
«Potrai riaverlo dopo. Ora è in ostaggio. Abbiamo ancora tempo.»
Sistemai il suo cellulare nella tasca insieme al mio.
Ci avviciniamo a quelle bancarelle con i premi, evitai apposta quella con le pistole e fucili e mi fermai davanti a una con le palline in cui dovevi fare canestro, continuando a tirarmi dietro il mio ragazzo.
«Facciamo solo un paio di partite e poi torniamo»
Lukas è pessimo nel basket, l'ho sempre battuto. Lui mi guardò alzando un sopracciglio.
«L'hai fatto apposta vero?» Mi domandò sarcastico.
«Fatto cosa? Io non ho fatto nulla» Domandai fingendo di non capire.
«Okay se non hai fatto nulla allora perché non andiamo a giocare lì?»
Disse indicando lo stand con il tiro alle lattine.
«Perché qui posso batterti»
Gli risposi sorridendogli, anche lui sorrise.
«Okay, ma solo perché è il tuo compleanno»
Ovviamente lo battei e vinsi il premio.
«Puoi scegliere uno di questi peluche qui»
Mi disse la ragazza dello stand.
«Okay, faccio scegliere al mio ragazzo»
Le risposi con un sorriso e indicai Lukas.
Si ora posso chiamarlo “il mio ragazzo” e non smetterò mai di farlo.
Lukas si avvicinò di più allo stand, i premi erano tutti peluche di personaggi dei cartoni.
Lui ci pensó su e poi scelse. «Stripes»
La ragazza sorrise ma era evidente che era un po' in difficoltà non capendo quale personaggio fosse.
«Il monster truck tigrato» Specificó Lukas indicandoglielo.
La ragazza sorrise e ci passó il peluche. Dopo averla salutata caminammo verso lo stand di mandorle e noccioline caramellate.
«Come conosci il nome di questi cosi? Noi non abbiamo mai visto questo cartone da piccoli.»
Gli chiesi divertito e curioso. Il mio ragazzo patito di videogiochi e horror non ce lo vedo appassionato a macchinine parlanti che vedeva mio cugino.
«Passa un paio di mesi ricoverato in pediatria e saprai tutti i segreti dei cartoni animati» Rispose rigirandosi il peluche tra le mani.
Aspetta cosa?
Lo presi per un braccio e lo feci fermare. Lui capí il mio sguardo confuso e così iniziò a spiegarmi senza che io debba effettivamente domandargli nulla.
«Okay però te lo dirò ma ricorda non era colpa tua se non eri con me. Ti ho allontanato io non tu» Mi raccomandó e io annuii.
Ogni volta che torniamo su un argomento del tempo io cui eravmo separati mi fa questa raccomandazione, ma come faccio a non sentirmi un colpa?
Tutti mi hanno mentito all' epoca nascondermi la verità perché credevano fosse meglio così, ma Lukas in tutto ciò era da solo.
«Ricordi “l'incidente“ che avuto al liceo?! Beh a quanto pare se hai quindi anni vieni smistato ancora in pediatria e li è pieno di questi cosi» Disse giocando col peluche.
Continuó con un sorriso, come se stesse racocntsnto un dolce ricordo e non il momento più buio della sua vita. E so che per una parte sta forzanid quel sorriso per me, per non farmi sentire in colpa. Poi iniziò a camminare di nuovo verso lo stand degli snack.
«Pensa perfino la carta per scrivere o disegnare ha i cartoni disegnati su»
Agginse cercando di fare una battuta diversa ma quella sua affermazione attivó qualcosa.
Mi bloccai paralizzandomi sul colpo. Un lampo mi colpì nel cervello.
E altri pezzi del puzzle si sistemarono al loro posto.
Bigliettino con i cartoni animati.
«George? Che hai? Su le noccioline sono li»
Lukas si voltò verso di me indicando col pollice gli stand dietro di lui.
Era stato lui.
Lo guardai
Per tutto questo tempo eri tu, si per forza, quella non era la scrittura del mio cuginetto, era la tua. Poi realizzai.
Scattai da lui e lo abbracciai.
«George stai bene?»
Mi domandò preoccupato, non gli risposi e lo strinsi di più.
Se quel pezzo di carta veniva dalla pediatria significa che lui in quel momento era ricoverato lì e io non lo sapevo.
Io ero occupato a divertirmi alla festa del mio compleanno mentre il mio migliore amico era occupato a sfidare la morte.
Lui ci mise qualche secondo per capire, perciò non mi stupii del gesto che fece dopo
«Non so cosa ti sia preso ma so cosa ti tirerà su di morale»
Lukas si tirò leggermente su, essendo un po' più basso di me e mi baciò. Un bacio per dirmi che lui era qui, nonostante tutto eravamo insieme.
«George, ora prendiamo le noccioline. Da quando mi hai fatte notare che c'erano non riesco a pensare ad altro»
Mi sorrise e mi tirò verso lo stand così che entrmabi potevamo smettere di pensare a quel ricordo.
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