Ventottesimo capitolo

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Johannah, a suo parere, era una donna molto bella. Somigliava a Louis, anche se non così tanto quanto credeva, e sembrava spensierata e vivace anche nonostante l'età adulta; sulle sue labbra era disegnato un sorriso quasi infantile, divertito, simile a quello che si trovava sempre sulla bocca di Louis da quando stavano insieme.

"Ciao, Harry" salutò lei, gentile, guardandolo con occhi che parevano studiarlo e che misero Harry appena in soggezione. "Sono Johannah, dammi pure del tu!"

"Sono felice di conoscerti" sorrise lui, giusto un po' in imbarazzo. Allora Louis riuscì finalmente a divincolarsi dalla presa mortale delle sue sorelle, liberandosi del loro abbraccio fin troppo affettuoso.

"Haz" lo chiamò, e ad Harry non fu difficile notare che sembrava essere improvvisamente a disagio. "Loro sono Lottie, Fizzy, Phoebe e Daisy" fece presentandole una ad una. Le due gemelle, assolutamente identiche, lo guardarono con occhi pieni di stupore.

"È bellissimo!" fece quella che, forse, era Phoebe, portandosi le mani davanti alla bocca.

"Posso toccare i tuoi capelli?" chiese timidamente l'altra. Harry rise, si accovacciò davanti a lei e la bambina immerse la mano nei suoi ricci, ricordandogli quando era stato Louis a farlo per la prima volta; in fondo, non erano poi così diversi.

Probabilmente Johannah non credeva che se avesse parlato Harry l'avrebbe sentita, ma invece Harry udì ugualmente la sua voce. "Louis, non ci aspettavamo...questo" sussurrò. Louis sbuffò.

"Sì, lo so, grazie per la fiducia" sbottò.

"Non essere arrabbiato, Lou" la voce di Lottie distrasse Daisy, che ritirò la mano dai suoi capelli lasciandolo rialzarsi. "Se io avessi un ragazzo così bello dimenticherei tutti i problemi della vita."

Louis alzò gli occhi al cielo, ma tornò a sorridere automaticamente quando Harry arrossì al complimento. Gli si avvicinò con fare protettivo, com'era ormai solito fare quasi inconsciamente, e se lo tirò appena più vicino.

"Ti faccio vedere la casa" gli si rivolse.

"No, io!" protestò Fizzy, prendendogli il polso e trascinandolo in casa. Louis ridacchiò e fece per seguirlo, ma la mano di sua madre gli si posò sulla spalla.

"Tesoro" lo chiamò, "posso parlarti? È da così tanto che non ti vedo..."

*****

"E questa è la stanza di Lou!" concluse Fizzy, trillando allegra, portandolo nell'ultima camera rimasta della casa. Quella villa era enorme; l'unica parte che non aveva visto, oltre a quella, era la serra, perché ci teneva che fosse Louis a mostrargliela. Lottie aprì la porta della camera del fratello, rivelando una stanza spaziosa, dove si trovava un letto a due piazze e un armadio gigantesco, una scrivania giovanile ma degna di un uomo d'affari, una libreria a dir poco immensa e le pareti stracolme di foto, di poster di band, di scritte persino. La televisione, posta davanti al letto, era grande quasi quanto lo era quella del salone di casa sua, e Harry si sentì leggermente in disagio al pensiero che Louis era vissuto a casa sua quando poteva avere tutto quello a disposizione.

"Aspetta, andiamo a chiamare Boobear" lo salutò pochi istanti dopo la più grande della quattro, portandosi dietro anche Fizzy, correndo verso le scale. Solo le gemelle restarono con lui.

"Sei strano" osservò una delle due.

"Già" conciliò l'altra, "non abbiamo mai visto uno come te qui."

Harry sorrise debolmente, sapendo bene quanto sinceri fossero i bambini. "È una cosa buona?" chiese.

"Non ci piacevano i ragazzi di Boo" commentò Daisy, "erano rumorosi e cattivi. Tu sei gentile. E sembri una ragazza."

Harry strabuzzò gli occhi; sperava davvero che non fosse così, sarebbe stato terribilmente imbarazzante dare una simile impressione alla gente. "Cosa?" domandò, arrossendo perfino davanti a due bambine.

Phoebe spalancò gli occhioni blu. "Tu sei la ragazza di Lou?" fece innocentemente.

"No, veramente sono-"

"Sì, è la mia ragazza" scherzò Louis, spuntando dal nulla e abbracciandolo da dietro, baciandogli una guancia. Harry conosceva quelle azioni; se Louis cercava così tanto il contatto fisico, allora non era tranquillo.

"Lou" lo rimproverò, voltandosi verso di lui con il viso, dato che Louis teneva ancora le braccia incrociate alla sua vita.

"Non è così?" chiese Louis, ridendo ad un soffio dalle sue labbra. "Sei troppo dolce per essere un ragazzo."

Harry arrossì di fastidio, ma il ragazzo lo anticipò prima che replicasse. "Ci lasciate soli, piccole?" chiese, calmo. "Io e Harry vogliamo fare l'amore."

Il più piccolo trasalì. "Louis!" esclamò rimproverandolo, mentre le bambine li guardavano con aria ingenua. L'altro rise ancora.

"Voglio solo parlargli" spiegò, "andate di sotto, su."

Le bambine obbedirono, scendendo mentre dicevano qualcosa fra sé e sé.

Fu il brevissimo silenzio da parte di Louis che ne seguì subito dopo, a far capire tutto a Harry.

"Lou" soffiò, liberandosi dal suo abbraccio e voltandosi, per posargli le mani sul petto e incontrare i suoi occhi. "Cos'ha detto?"

"Ha detto che si aspettava di incontrare qualcun'altro, qualcuno come me." mormorò, mostrandosi finalmente ferito come realmente era. "Mi sono arrabbiato, perché...Dio, è come se mi considerasse un malato o una persona orribile" sussurrò.

"Non lo sei" gli assicurò Harry, "era solo sorpresa. Non intendeva quello, lei..." ci pensò un attimo su, "lei intendeva qualcuno forte e sicuro di sé come te, ecco. Invece ha visto me, che secondo le tue sorelle sono una ragazza" borbottò, facendo sorridere leggermente Louis.

"Okay, non voglio pensarci più" sospirò, abbracciando le sue spalle e avvicinandolo a sé. Harry si lasciò abbracciare, portando le mani sui suoi fianchi e sfiorando la sua guancia con i ricci.

"È una famiglia bellissima" commentò, sperando che non l'avrebbe contraddetto. "Numerosa, allegra...sembra felice."

"Sono felici, senza di me" momorò Louis.

"Non credo" scosse piano la testa l'altro, solleticandogli la pelle. "Le tue sorelle erano così felici di vederti, Lou. Non ho mai visto qualcuno con degli occhi così contenti."

"Va bene, forse loro mi vogliono bene" concesse Louis, sciogliendo con delicatezza l'abbraccio ma cercando però le sue mani, facendo intrecciare le sue dita con le proprie. "Ma i miei...loro mi odiano, mi considerano una disgrazia, e preferiscono non vedermi che avere a che fare con me" soffiò. "Sai, sono stato stupido, perché...volevo attenzioni. Volevo disperatamente delle attenzioni, da parte loro. Per cui ho iniziato a combinare casini, e a farli preoccupare, a portare ragazzi a casa, o a tornarci ubriaco...mi sono anche fatto scoprire volontariamente mentre mi drogavo" confessò, "tutto questo per far sì che loro capissero quanto bisogno avevo di genitori veri, non che si concentrassero solo sulle mie sorelle. E così fra di noi si è formata una voragine...che non riusciremo mai a colmare."

Harry prese coraggio prima di parlare, comprendendo che era il momento di fare qualcosa di dolce per rassicurarlo. "Troveremo una soluzione" promise, baciandolo delicatamente sulle labbra. "Vedrai."

Louis annuì, ancora intristito, ma allora le mani di Harry si mossero esitanti a sciogliere la presa nelle sue e a portarle sotto al proprio maglione, a contatto con la pelle. Posò le proprie braccia intorno al suo collo, e chiudendo gli occhi si sporse verso di lui a baciarlo con estrema dolcezza, facendo scivolare la lingua nella sua bocca e avvicinandosi di più, fino a pressare il proprio corpo contro il suo.

Louis accolse l'invito e accarezzò lentamente la pelle di Harry, beandosi del suo calore lungo la schiena o sul ventre, mentre lasciava che la sua lingua giocasse pigramente con la propria, in carezze risanatrici. La cosa inziò a farsi più intensa quando, timidamente, Harry mosse il bacino contro il suo.

"Piccolo" lo chiamò, interrompendo i loro baci, "che stai facendo?"

"Hai detto che tu ed io volevamo fare l'amore, no?" replicò lui, arrossendo. Le labbra di Louis si aprirono in un sorriso, facendo scomparire l'aria triste, sorpreso e felice da quel comportarmento. "Non vuoi più?" chiese ancora il più giovane, mordendosi leggermente il labbro inferiore.

"Oh, eccome" rise piano il ragazzo, strofinando la punta del naso contro quella di Harry, facendo ridacchiare anche lui per la dolcezza del gesto. "Ma devo portarti nella serra, ricordi?"

Harry fece sì con la testa, felice che ora sorridessero entrambi. Louis lo prese per mano e lo condusse al piano di sotto, sperando fra sé e sé che non pensasse all'assenza di suo padre; sapeva che sarebbe arrivato più tardi, ma aveva paura che da quel momento sarebbero cominciati litigi e litigi. E, probabilmente, anche qualche sospetto -fondato- circa il fuoco appiccato al negozio nei suoi confronti.

Si impose di non pensarci, tanto più che erano arrivati nel giardino. Guidò Harry all'interno della serra, osservando la sua aria sorpresa ed entusiasmata.

"È bellissimo qui!" osservò Harry, guardandosi intorno. Mentre fuori quasi nevicava, tant'era il freddo nell'aria invernale, lì sembrava d'essere in primavera. E c'erano diverse zone, per esempio quella autunnale più in fondo, e quella primaverile in cui si trovavano.

Phoebe e Daisy riapparvero dal nulla, giocando a palla tra i fiori. Lanciarono loro uno sguardo allegro.

"Ci avete seguite!" dedussero, in coro. Louis scosse la testa.

"In realtà no" le corresse, "ma se volete pensarlo, fatelo pure."

Harry si trattenne dal lanciargli un'occhiataccia, sapendo bene quanto i bambini non andassero sgridati quando non ce n'era bisogno. Anzi, lui sorrise loro.

"Che state facendo?" chiese, interessato. Sulle labbra delle piccole si disegnarono due sorrisi identici.

"Pensavamo che devi essere sicuramente una principessa!" raccontò Phoebe, entusiasta, facendo cancellare immediatamente il sorriso dalla faccia di Harry. Al contrario, Louis scoppiò a ridere.

"Ci lasci giocare un po' con lui, Boobear?" chiese dolcemente Daisy. Harry lanciò a Louis uno sguardo preoccupato, ma Louis trattenne le risate e annuì convinto.

"Lottie voleva parlarti!" annunciarono in coro, prima di allontanarsi tenendo entrambe Harry per mano. Ma Louis le seguì a ruota.

"No, piccole pesti, adesso non ci penso proprio ad andare da lei!" scosse la testa, arrivando davanti a loro e camminando all'indietro. "Voglio assistere ai vostri giochi con Haz."

Gli occhi delle gemelle si illuminarono. "Vuoi vedere il primo gioco, Boo?"

Louis fece sì con la testa, curioso. Le bambine iniziarono a correre all'improviso, tenendo ancora Harry per mano fino a raggiungere una grande aiuola piena di fiori.

"Coroncine di fiori!" trillarono allegre. "Harry, Harry, sai farle, vero?" chiese Phoebe con grandi occhioni speranzosi.

"Non dite cavolate, è ovvio che-" Louis stava quasi per finire la frase, quando notò l'espressione a metà fra il colpevole e l'imbarazzato di Harry.

"Sai farle?" esclamò, stupefatto.

"Me lo ha insegnato Gemma quando eravamo piccoli" borbottò Harry, facendo strillare di felicità le piccole.

Queste raccolsero dall'aiuola i fiori più belli, mentre Louis si sedeva ai piedi di una quercia. Trascinò Harry con sé, mettendolo seduto fra le proprie gambe, sussurrandogli poi con una risata all'orecchio che di certo sua madre si sarebbe arrabbiata per quei fiori strappati.

Phoebe e Daisy finirono in un baleno, porgendo poi il mazzo ad Harry. "Insegna anche a noi" lo pregarono, con sorrisi innocenti e un po' sdentati.

"Bisogna allacciare questo stelo con quest'altro" spiegò Harry, concentrato, con il mento di Louis posato sulla sua spalla e tre paia di occhi curiosi addosso. "E così via, finché tutti gli steli sono legati tra loro e la corona regge."

Louis infilò le proprie mani sotto ai suoi polsi, invitandolo a guidare i suoi movimenti. "Voglio provarci io" rise, proponendosi. Harry sorrise e, tramite i suoi gesti, fece compiere alle mani di Louis le azioni giuste, finché la coroncina fu pronta.

"Ecco a voi!" annunciò allegro, lanciando un'occhiata fiera a Louis, colpito che non avesse distrutto nulla. Louis era troppo contento per pensarci, per cui non ci fece caso.

Perché era bellissimo, vedere Harry andare così d'amore e d'accordo con le gemelle; gli sembrava quasi che le conoscesse da sempre, e fosse solo tornato dopo un lungo viaggio.

"No, indossala tu!" ordinarono le bambine, con lo stesso tono di loro fratello quando obbligava Harry ad allontanare Buffy, o a mettere più sugo nella pasta, o a lasciar perdere le sue magliette sparse ovunque per casa perché le avrebbe sistemate poi lui. Per cui Harry, riconoscendolo, si arrese subito.

"Sei bellissimo!" esclamarono in coro, portandosi perfino le mani sulla bocca nello stesso momento. Louis scoppiò a ridere, osservando il rossore che si propagava sulle guance di Harry.

"Ascoltami, love" gli disse piano nell'orecchio, sorridendo, con un'idea fantastica in mente, "questa poi portala sopra, okay?"

******

"Prima cosa, Lou: è bellissimo. Seconda cosa: è il ragazzo più dolce che io abbia mai visto. Terza cosa: ha degli occhi incredibili! Quarta cosa: devo chiedergli che shampoo usa, perché i suoi ricci-"

Ricci, parola chiave. Al sentirla, Louis riprese ad ascoltare il fiume di parole che usciva dalla bocca di sua sorella, la quale non faceva altro che parlare e parlare e parlare e parlare. Oltre che parlare.

"Ma mi stai ascoltando, Lou?" fece lei, stizzita, notando che all'improvviso il fratello aveva ripreso vita.

"Sì, Lots, ma tutte queste parole mi fanno venire il sonno, ti prego, basta, ho anche guidato e sono così stanco..."

Charlotte, capelli biondi, occhi azzurri e braccia conserte, lo squadrò da capo a piedi con aria sospettosa. Poi decise: "come se ti credessi! Sei sempre il solito commediante."

"Allora, se hai finito il monologo, mi dici perché volevi parlarmi? Ho paura a lasciare Harry da solo con Fizzy, quella è in preda alla tempesta ormonale ora. La preadolescenza è il periodo peggiore, Lots, io me lo ricordo di quando ti ho scoperto su quel sito di ragazzi poco vestiti alle tre di notte."

Charlotte alzò un sopracciglio: "Lou, quello eri tu. Sono io che ti ho scoperto su quel sito alle tre di notte."

"In ogni caso" cambiò argomento Louis con nonchalance, "avevi qualcosa da dirmi?"

La ragazza sospirò, poi annuì. "Volevo dirti..."

Gli saltò letteralmente addosso all'improvviso, abbracciandolo stretto come non mai. "Che mi sei mancato tantissimo, e che sono così felice che tu sia tornato! Con Harry, poi! Non te ne andare mai più, ti prego!"

Louis si lasciò scappare un sorriso, stringendola a sua volta. "Vivo con Harry, adesso" le ricordò, "e poi qui...c'è papà, non te lo scordare."

"Solo perché litigate" sbuffò lei, sciogliendo l'abbraccio, "non vuol dire che non potete convivere."

Louis alzò gli occhi al cielo, preferendo non rispondere. "Facciamo così" proclamò infine, "tu non insisti e io ti do il link di quel sito. Mi prendo anche la responsabilità se ti scoprono."

"Affare fatto."

Prima che Louis e Charlotte potessero però anche solo ridere e sentire la complicità di fratelli più forte che mai, la porta della stanza della ragazza si spalancò e Félicité fece il suo ingresso nella camera, tenendo Harry per mano e indossando un vestitino estivo -forse non si era accorta che fosse inverno.

"Harry" esordì, "è il mio ragazzo!"

Louis si passò una mano sul volto.

"Fizzy, ti ho già detto che a me non-" provò a spiegare Harry, ricevendo però solo un palmo di Félicité sulla bocca, a zittirlo.

"Appena mi ha visto si è perdutamente innamorato" si vantò -e inventò- la ragazza, "per cui mi dispiace, Lou, ma nella vita c'è chi scende e c'é chi sale e tu sei proprio giù, giù, giù."

Per dare maggiore enfasi al discorso, Félicité fissò un piccolo Louis immaginario cadere davanti ai suoi occhi e continuare a volare verso il basso fino a sfracellarsi sul pavimento. Simulò persino il suono di una minuscola esplosione.

"Quindi ora è mio." concluse, convinta.

"Fizzy, tesoro, non credo che Harry sia di tua proprietà" la voce di Jay fermò dolcemente il litigio che stava per cominciare, "che ne dite di non pensarci più e di scendere a cena?"

Félicité si dimenticò di Harry e volò giù per le scale, seguita con più calma da Charlotte.

Harry sorrise, lasciando che la sua mano si intrecciasse a quella di Louis; questi gli schioccò un bacio innocente sulla bocca rossa, giusto perché ne aveva voglia.

"Io le adoro!" fece il più piccolo, quasi a bassa voce, con un entusiasmo paragonabile solo a quello delle gemelle.

"Sì, è impossibile non amarle" ridacchiò Louis, "anche se con Félicité e Charlotte litigo un sacco. Non puoi nemmeno immaginare!"

Harry immaginò gli scontri familiari che vedevano protagonisti Louis e le sue sorelle, colti nella gara di entrare per primi in un negozio di marca.

"In realtà sì" rispose, perso nei suoi pensieri. Louis, forse conscio di quello che il suo ragazzo stava pensando, si affrettò a condurlo in salotto.

"Ma, ti avviso" riprese, "mio padre non ti piacerà. E praticamente ci scanneremo a vicenda."

Sospirò, nervoso. "È appena tornato a casa, l'ho sentito spegnere il motore e aprire la porta...preparati, non vedrai mai nessuno litigare come noi."

Harry lo fermò prima che il corridoio finisse, portandoli direttamente nell'ampio salone. "Lou" lo chiamò, "ho fiducia in te. Andrà tutto bene."

Louis sorrise debolmente, ma lasciò che Harry pressasse sulle sue labbra un bacio morbido e dolce.

Poi entrarono in salotto.

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