Ventitreesimo capitolo

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Prima di parlare, Doniya rimase in silenzio a scrutarlo: Liam non la conosceva, ma comprese subito che il suo sguardo cercava fiducia.

"Ciao" salutò per primo, sottovoce, per non svegliare nessuno. Dormivano tutti.

"Ciao" salutò lei di rimando. "Stavi andando via?"

Liam decise che doveva dimostrarle di capirla. "Non se hai qualcosa da dirmi" rispose.

Doniya sorrise, soddisfatta e sorpresa di quell'intuizione. "Allora è vero che sei speciale..." commentò, per poi fargli cenno di seguirlo. Liam la seguì senza esitazione, appena confuso dalla sua frase.

Arrivarono in veranda, finalmente liberi di parlare ad alta voce. Doniya si accese una sigaretta, e quando vide lo sguardo leggermente stupito di Liam ridacchiò appena.

"Sì, ammetto che è colpa mia" fece, rispondendo alla sua muta domanda. "Zayn ha ereditato il vizio di fumare da me."

Liam si limitò ad annuire, poi attese che Doniya prendesse una boccata di fumo.

"Mi dispiace che tu sia stato coinvolto in tutto questo" esordì poi la ragazza. "Sembri un bravo ragazzo."

Lui fece per parlare, ma lei continuò. "Non so se a te faccia bene stare con lui, ma a Zayn ne fa stare con te. Da quando siete amici sembra essere davvero molto più...come posso dire? Leggero, se capisci cosa intendo. Più felice, spensierato. Per quanto Zayn possa esserlo."

Doniya sospirò. "Da quando nostra madre è morta si è fatto carico di tutto. So di essere io la maggiore, ma quando lei ha fatto quell'incidente è cambiato tutto. Papà era già un tipo violento, alzava spesso le mani su di lei...da quando se n'è andata ha cominciato a farlo anche con noi, specialmente con me. Walihya e Safaa erano ancora molto piccole, e c'eravamo solo io e Zayn ad affrontare il tutto. E Zayn, visto che il vero non poteva definirsi tale, ha iniziato a fare il padre."

Trascorse qualche altro istante di silenzio, in cui Doniya fece un altro tiro e poi lasciò il fumo riempire l'aria fredda della notte.

"Capirai bene che non è stato facile per un ragazzino di quattordici anni" proseguì. Liam annuì comprensivo.

"Ma da allora è convinto che questo sia il suo compito...prendersi cura di noi. Io sto cercando di andarmene, non ce la faccio più a stare qui."

Liam osservò il suo volto; in effetti, per quanto il buio ne impedisse la completa visione, riusciva ad intravedere dei lividi sul suo viso.

"Non voglio lasciare Zayn a combattere da solo..." raccontò, "proverò a portarli via con me, almeno Safaa e Walihya. Non credo che lui vorrà venire, sicuramente deciderà di restare qui a combattere ancora nostro padre."

"Perché non vi rivolgete alla polizia?" prese allora parola il ragazzo. "Vi basterebbe denunciarlo e-"

"Porterebbero Safaa e Walihya in orfanotrofio" scosse la testa lei, "ne sono certa. Non le affiderebbero mai a me, nonostante abbia compiuto la maggiore età non mi riterrebbero in grado di averle in affidamento. Probabilmente anche Zayn dovrebbe andare chissà dove, fino al suo diciottesimo compleanno."

Si massaggiò una tempia con la mano libera. "È complicato..."

"Non credo sia come dici!" insistette Liam. "Certo che te li affiderebbero, sei maggiorenne. La casa appartiene a vostro padre, immagino, ma con lui in prigione passerebbe automaticamente a voi. E fra meno di un anno anche Zayn compirà diciotto anni, sarete in due e avrete di sicuro in custodia Walihya e Safaa! Tutto questo mentre vostro padre si troverà in carcere."

La guardò negli occhi. "Non è complicato, Doniya" fece serio. "Basta avere un po' di coraggio."

"E se poi non funzionasse?" si morse un labbro lei, insicura. "Dio, Liam. Ci ucciderebbe."

"Funzionerà" promise Liam. "E mio zio è un avvocato, vi darà una mano!"

Sorrise, convinto. "Ci riuscirete, Doniya. È una promessa."

*****

Harry si svegliò quella mattina, davvero tardi. Aveva un leggero mal di testa, e mugugnò qualcosa quando risollevandosi sentì una fitta alle tempie.

Si strofinò gli occhi, iniziando a sentire un sacco di rumori lì intorno. Pagine girate, un lieve canticchiare, l'acqua nella pentola sui fornelli.

Mettendo bene a fuoco, si accorse di Louis seduto con la schiena contro il letto e un libro sulle cosce. Il ragazzo lo guardò, poi sorrise.

"Hai idea di che ore siano?" disse, a mo' di buongiorno. "Le due e mezza, quasi! Sono uscito prima da scuola apposta per vedere in che stato fossi. Ed eri ancora qui appisolato, iniziavo a credere che non ti saresti svegliato più."

Harry assottigliò leggermente gli occhi, cercando un ricordo che premeva alle porte della sua mente ma che proprio non riusciva a ritrovare. Poi sgranò gli occhi.

"Aspetta, ma-"

"No, no, non incolpare me!" saltò subito in piedi Louis. "Guarda che hai fatto tutto da solo!"

"Cosa?!" arrossì Harry, già sveglio a causa di quel ricordo. Si morse un labbro. "Oddio, è vero" commentò, perso nelle immagini un po' sfocate della notte prima.

"Almeno ricordi" sospirò Louis di sollievo. Il suo sorriso si fece furbo. "Ti ricordi anche quanto mi è piaciuto, Haz?"

Ma Harry non colse la provocazione, accigliato nel ricordare il seguito. "Lou" chiamò serio. Lo guardò negli occhi.

"Lou, io...io ti ho detto di volere...fare l'amore con te, ieri."

Lo guardò incerto. Sì, era vestito e indossava il pigiama, ma questo non voleva dire proprio niente.

Louis sgranò gli occhi. "Come, non te lo ricordi?" fece allarmato. "Cazzo, Harry, no! Non puoi non ricordarti la nostra prima volta insieme!"

Un flashback di Louis che lo abbracciava e gli accarezzava la schiena mentre entrambi erano stesi sul letto lo attraversò da capo a piedi, insieme alla sensazione di preoccupazione.

"Non me lo ricordo!" strillò. Poi indagò meglio in quel ricordo: Louis era vestito, ricordava le maniche del suo assurdo pigiama celeste elettrico illuminarsi nel buio.

Louis si avvicinò a lui, con uno sguardo misto fra il divertimento e la tenerezza davanti ai suoi occhi confusi e incerti. Gli accarezzò i capelli, ridacchiando.

"Non te lo ricordi" sorrise, "perché non è successo niente."

Harry sospirò di sollievo. "A parte...quello" specificò, arrossendo.

"A parte quello!" conciliò Louis, ridendo. "Comunque..." continuò, serio, "non avrei mai permesso che ci spingessimo più in là mentre non eri lucido."

"Okay" fece Harry, imbarazzato.

"Torno a preparare la pasta" sorrise Louis, "sono sicuro che stai morendo di fame!"

"Non fare saltare la casa" commentò l'altro beccandosi una sua occhiataccia, prima di scambiarsi un leggero bacio del buongiorno.

*****

Il tempo di farsi una veloce doccia, e Harry era subito corso ai fornelli; c'era un terribile odore di bruciato, e Louis si offese non appena il suo ragazzo lo ammonì lievemente. Si andò a sedere sul divano, svegliando prepotentemente Buffy e prendendola in braccio affinché gli facesse le fusa.

"Lou, non è colpa mia se non sai cucinare" sorrise Harry, ben attento a mantenere però un finto tono serio. La faccia di Louis divenne indignata.

"Io so fare tutto!" ribatté, per poi imprecare quando Buffy gli morse l'indice.

"Lo fa per darti un bacino, per dimostrarti affetto" spiegò Harry, "prima mordicchia e poi lecca."

"Che modo assurdo" borbottò Louis. Nel frattempo il suo ragazzo scolò la pasta e fece le porzioni, poi mise a tavola i piatti e versò i croccantini nella ciotola di Buffy.

Parlarono del fatto che Harry stava già molto meglio, ma appena finì Louis si alzò per primo per preparare del caffè.

"Hai visto, questo lo so fare" commentò il più grande. Harry ridacchiò e annuì.

Si sedettero sul divano, con Buffy raggomitolata sul tappeto e la televisione accesa davanti a loro.

"Sai che pensavo?" fece Louis all'improvviso. Harry, già psicologicamente preparato a uno dei suoi viaggi mentali, scosse la testa segretamente preoccupato.

"Che dovremmo coccolarci come facciamo con Buffy!" spiegò Louis, prima di posare la tazzina ormai vuota a terra, incurante della gatta che ci stava già infilando il musetto dentro, e mettendosi steso su divano con la testa sulle cosce di Harry.

Questi lo guardò, sorpreso e divertito. "Ah sì?" replicò, intenerito.

"Assolutamente" annuì Louis, convinto. "Dai, fammi le coccole."

Harry sorrise, arrossendo appena, prima di infilare una mano tra i capelli di Louis. Erano lisci, morbidi e folti.

Il più grande prese la sua mano libera, iniziando a giocherellarci. Intanto Harry gli scostò i capelli dalla fronte, mentre Buffy alzava il musetto dalla tazzina e, leccandosi la punta del naso, li osservava curiosa.

Louis notò che l'attenzione del ragazzo si era concentrata momentaneamente su di lei, così senza farsi notare avvicinò la sua mano alla bocca e gli mordicchiò l'indice come prima aveva fatto Buffy con lui. Harry lo guardò, divertito e interdetto.

"Che stai facendo?" domandò, ridacchiando.

"Ti dimostro affetto!" spiegò l'altro, ripetendo le sue parole. Poi Harry si trattenne invano dal fare una smorfia.

"Lou, sii un po' più delicato. Così mi mangi."

"Infatti voglio mangiarti!" scherzò il ragazzo, mordicchiandogli una nocca.

Allora anche Buffy saltò sul suo stomaco per unirsi alle coccole, e quello divenne uno dei pomeriggi più belli di sempre.

*****

"Lou, stavo pensando..." fece Harry la sera dopo, seduto fra le gambe di Louis mentre lui faceva zapping in televisione, "fra qualche giorno ci saranno i fuochi d'artificio."

Raccolse un po' del suo coraggio, per poi domandare: "andiamo a vederli insieme?"

Louis smise di fare zapping per un secondo, irrigidendosi appena, ma poi riprese e cercò di rilassarsi. Non fece in tempo a parlare, che Harry lo precedette.

"Se non vuoi non-"

"No, no, certo che voglio" si affrettò a rispondere Louis, "solo che non posso. In quel momento...avrò delle cose più importanti da fare..."

Harry sentì qualcosa, forse un brutto presentimento, spingere per entrare nella sua mente. Ma lo ricacciò indietro: più che di sé stesso, si fidava di Louis.

"Va bene..." mormorò, imbronciandosi appena. Gli sarebbe davvero, davvero piaciuto guardare gli spettacoli di luci nel cielo con Louis.

"Sarà per un'altra volta..." continuò. A quel punto sentì Louis posare il telecomando e le sue braccia intorno alla vita, le mani ad accarezzargli gentilmente il ventre vicino all'ombelico.

"Ehi" lo chiamò, serio. "Guarda che anche a me piacerebbe, davvero."

Harry abbassò lo sguardo. "Ma se hai qualcos'altro da fare..."

"Sì" sospirò il ragazzo, "è una cosa importante. Molto importante."

"Lo hai detto anche alla festa di Niall" osservò l'altro, mordicchiandosi il labbro inferiore.

"Non...non ci pensare, okay?" mormorò Louis. "Per favore."

Harry si voltò, per guardarlo negli occhi. "Lou" chiamò, cercando invano di incrociare il suo sguardo, "di che stai parlando? Cosa succede lunedì?"

"Nulla" soffiò Louis, senza lasciargli trovare i suoi occhi. Harry sapeva che continuando così lo avrebbe soltanto fatto chiudere in sé stesso, perciò annuì debolmente.

"Va bene" disse piano. "Mi...mi fido di te, Lou."

Il modo in cui Louis ancora evitò i suoi occhi, fece stringere il suo cuore terribilmente.

******

Lunedì sera era arrivato tanto velocemente che Harry quasi non se n'era accorto. Fu Niall a fargli ricordare dei fuochi d'artificio, chiamandolo per chiedergli se lui e Louis avessero voglia di vederli in compagnia.

"Louis non ci sarà" aveva risposto Harry, "ma io vengo volentieri."

Così si stava finendo di preparare, mentre Louis coccolava Buffy in salotto.

"Sto andando, Lou" lo salutò, non appena Liam fermò la macchina sotto casa, venendolo a prendere. "Ci vediamo stanotte?"

"Se sarai ancora sveglio" sorrise leggermente Louis, tirandolo verso di sé per un bacio. Harry se ne aspettò uno leggero, di saluto veloce, ma invece Louis incrociò le braccia dietro la sua schiena e lo avvicinò maggiormente a sé, baciandolo a lungo e con tenerezza.

"A dopo" salutò appena si scostò, lasciandogli un bacio leggero sulla guancia. Harry ostentò un sorriso, confuso da quel comportamento, poi uscì di casa.

*****

"Era ora, Louis!"

Il ragazzo entrò in fretta nel garage di casa Devine, dove i gemelli e Michael lo stavano aspettando. Quando vide anche Eleanor, subito corrugò le sopracciglia.

"Che ci fai tu qui?" sbottò.

"Non rompere, Lou" alzò gli occhi al cielo lei. "Se voglio venire con voi, ci vengo, va bene?"

"No che non va bene!" sbraitò Louis. "Se ti facessi del male-"

"E se te ne facessi tu?!" lo interruppe lei. "Non si da fuoco agli edifici tutti i giorni, non sai nemmeno cosa fare, non voglio che-"

"Basta, finitela" sbottò Michael, "piuttosto, sapete che fine hanno fatto Luke e Zayn?"

"Zayn non viene" sbuffò Eleanor.

"E Luke sta arrivando" continuò Josh. Poi guardò il gemello. "Tu resti, Ben. Saresti solo d'intralcio, lì, ed è meglio se controlli la situazione da qui."

"Ho detto anche a Zayn di farmi sapere se ci sono cambiamenti per i fuochi d'artificio" li informò Louis, "appena la piazza comincerà a svuotarsi, lui me lo farà sapere."

Guardò l'unica ragazza del gruppo. "Eleanor, tu resti qui per forza."

"Ho detto che verrò con voi!" s'impuntò lei. "Non servo a niente qui. Sto con voi, vi copro le spalle."

"Ha ragione, è meglio se controlla mentre noi spargiamo l'alcool" fece Michael. Louis scosse furiosamente la testa.

"Allora facciamo a cambio. Ben viene, El resta."

"Ben non viene" ringhiò Josh di rimando.

"Davvero, finitela!" esclamò il gemello. "I patti sono questi? Basta. Non se ne parla più."

Eleanor esibì un sorrisetto soddisfatto, Louis imprecò fra sé e sé.

"E il tuo ragazzo, Tommo?" domandò Michael.

"Non sa niente" mormorò il ragazzo. "Se lo venisse a sapere-"

"Ma non succederà" scosse la testa Ben, "nessuno gli ha detto niente. Soltanto Ashton ne sapeva qualcosa a parte noi, e non credo l'abbia detto a qualcuno."

Louis trasalì. "Perché lo avete detto ad Ashton?!" esclamò. "È amico di Grimshaw, cazzo, lo sapete!"

"Ha trovato un disegno e ha capito tutto" spiegò Josh, "non potevamo fare nulla a quel punto."

"Merda" imprecò. "Avanti, sbrighiamoci e non perdiamo altro tempo", tagliò corto, riscuotendosi, "i fuochi cominciano fra un quarto d'ora e noi siamo ancora qui."

Caricarono le taniche di alcool, dissero a Luke di raggiungerli con il motorino, poi partirono.

*****

Harry guardò l'orologio, accertandosi che i fuochi stessero davvero per iniziare. Liam era in piedi accanto a lui, mentre chiacchierava con Zayn arrivato da poco.

Più in là, Harry lo aveva appena riconosciuto, c'era una delle persone che Louis gli aveva presentato; un suo amico che, se ricordava bene, si chiamava Luke. E parecchi metri più avanti, appena lo riconobbe abbassò lo sguardo, c'era anche Nick.

"Non sapevo che saresti venuto anche tu" si riscosse, sporgendosi verso Zayn che si trovava al fianco di Liam, aggiungendosi alla conversazione.

"Non si sa come, ma Niall ha il numero di telefono di tutti e ha chiamato anche me" rise il ragazzo. "Sarei dovuto venire qui in ogni caso" aggiunse, con indifferenza, "quindi tanto meglio."

"A proposito, dov'è Niall?" chiese Liam, guardandosi intorno. Harry aguzzò la vista.

"Oh, eccolo" fece, indicando una persona avvolta in una bandiera irlandese. Liam e Zayn scoppiarono a ridere.

"Non si vede il suo viso" ridacchiò anche Harry, "ma è lui di sicuro."

"Mai visto qualcuno così patriottico" commentò Zayn. "Uhm, come mai non hanno ancora iniziato?" fece poi, pensieroso, estraendo dalla tasca dei jeans il cellulare. E, come se lo avesse chiamato proprio lui, il primo fuoco d'artificio illuminò il cielo nero.

Via libera, lo notò scrivere Harry sul cellulare, mentre tutti avevano alzato il volto per guardare lo spettacolo.

I ricordi arrivarono insieme ad un altro squarcio di luce nel buio.

"Ho saputo che sta progettando di bruciare il negozio di suo padre...per vendetta."

No, no, non voleva crederci.

Un altro fuoco, l'invio del messaggio.

"Non è possibile! Ne abbiamo parlato, noi-"

"Eppure sembra che sia così. Lunedì notte..."

"Zayn" chiamò ad alta voce, "Zayn!"

Il ragazzo lo guardò, trasalì quando vide i suoi occhi già lucidi, mentre nuova luce scoppiava nel cielo.

"Stai mentendo!"

"Te lo giuro! Lo farà. Io starei sempre attento a te, ai tuoi sentimenti."

"Louis è nei guai, vero?" esclamò, cercando di coprire il frastuono degli scoppi. Anche Liam si voltò verso di loro, e nell'incontrare i suoi occhi Zayn si morse il labbro inferiore.

"Harry, dovresti starne fuori" rispose, serio.

"Di che state parlando?" indagò Liam. Harry sentì i propri occhi riempirsi di lacrime, ma si sforzò di restare lucido.

"Louis sta dando fuoco al negozio di suo padre" spiegò, con voce tremante. Alzò gli occhi su Zayn. "Non è vero?"

Zayn sospirò, gli occhi di Liam nei suoi che non gli davano tregua. "Chi te lo ha detto?"

"Nick" fece Harry, ricacciando indietro le lacrime. "Quindi è vero!"

I suoi occhi saettarono veloci in direzione di Liam. "Lì, per favore, portami da-"

"Non se ne parla" lo interruppe Zayn, protettivo. "Ti accompagno io, ma non lui."

Abbassò gli occhi, sapendo di starsi esponendo più del dovuto, "Liam potrebbe andarci di mezzo..."

Non attese proteste, gli afferrò direttamente un polso e lasciò l'amico indietro. Ignorò le sue obiezioni, si perse in fretta fra la folla tenendo il polso di Harry in una presa ben salda, giunse fino alla sua moto e gli diede un casco.

"Stai per cacciarti nei guai" lo avvisò, "e Louis se la prenderà anche con me."

Harry si infilò il casco e si sedette dietro di lui. "Allora perché mi stai aiutando?"

"Tu hai paura che si faccia male" rispose Zayn. "Hai paura che la persona che ami venga ferita, perché tu non sei stato abbastanza attento a proteggerla."

Accese la moto. "So cosa si prova" soffiò, poi diede gas.

*****

"Lou, Lou!" fece Eleanor con il proprio cellulare in mano, avvicinandosi verso il ragazzo che aveva appena dato un accendino a Michael.

"Ehi, El, calmati" sbottò. "Che succede?"

"Zayn" spiegò la ragazza. "Sta venendo qui."

Louis alzò un sopracciglio. "E quindi?" la incalzò, non capendo dove stesse il problema.

"È con Harry."

Nello stesso modo in cui il fuoco iniziò ad ardere intorno al negozio, anche nel cuore di Louis prese il sopravvento lo stupore.

"Cosa? Ma è impazzito?!" sbraitò. "Perché?!"

"Non lo so, Lou, non lo so, Zayn mi ha scritto solo questo" fece la ragazza. "Sono in moto adesso, anche se gli scrivessi non potrebbe rispondere."

Louis imprecò ad alta voce, poi le prese un braccio e iniziò ad allontanarsi dal negozio. "Spostiamoci, c'è fumo" sbottò, poi si ricordò improvvisamente una cosa.

"El, hai ancora difficoltà a dormire?"

Eleanor corrugò le sopracciglia. "Sì, perché?"

"Dimmi che hai un sonnifero" la pregò. "Dai, cazzo, in quelle borse voi donne ci tenete di tutto!" la spronò, mentre frugava nella sua borsa nera.

"Non parlarmi così" lo ammonì Eleanor, per poi porgergli una piccola pillola bianca. "Ecco, tieni. Ma che ci vuoi fare?"

"Harry non si calmerà mai da solo" spiegò Louis, con una punta di dispiacere nella voce.

"E credi che facendolo dormire si aggiusterà magicamente tutto?" ribatté lei.

"No, ma almeno al momento andrà bene così" replicò Louis piccato, "non possiamo permetterci che lui faccia un casino ora. Dobbiamo sparire in dieci minuti, El, se ci trovano siamo fottuti."

Eleanor sospirò. "Non sono d'accordo" mormorò, "ma se lo dici tu va bene."

Come previsto, il rombo di un motorino infranse l'aria un secondo dopo. Quando Harry scese, mentre Zayn rimase lì con entrambi i loro caschi nelle mani, si fermò un attimo ad osservare il fuoco alle spalle di Louis, con il respiro mozzato e gli occhi sempre più lucidi.

Louis.

Il ragazzo gli si avvicinò subito, e quando vide Harry abbassare scioccato lo sguardo su di lui, guardarlo quasi come un estraneo, sentì una fitta al cuore.

"Harry- Harry, sta' tranquillo, va tutto-"

"Non ci credo" disse solo Harry con un filo di voce. "Non ci credo!" ripeté, lasciando finalmente uscire le prime lacrime.

"Dimmi che non è vero!" singhiozzò, mentre Louis tentava inutilmente di calmarlo. "E io- io ho quasi fatto l'amore con te, Lou, mentre tu già progettavi questa cosa!" lo accusò, ormai scosso dai singulti. "Non ci credo, non ci voglio cre-"

I suoi occhi, sebbene fossero lucidi e vedessero tutto sfuocato, si posarono sulla piccola pillola bianca che Louis teneva fra pollice e indice e lo fecero interrompere. La delusione divenne rabbia.

"Vuoi drogarmi?!" esclamò, sorpreso e adirato.

"No" ribatté Louis, fermo, "voglio che ti tranquillizzi."

Harry fece per spostarsi, ma Louis gli afferrò un polso con la mano libera in una presa quasi dolorosa.

"Voglio solo che mandi giù questa" insistette, con una voce che avrebbe voluto suonasse morbida e rassicurante ma che in realtà era più decisa che dolce, "voglio solo che ti calmi, ne parliamo domani."

"No!" urlò Harry, dimenandosi inutilmente. Ancora, la rabbia si era trasformata in debolezza. "No, lasciami!"

Louis sospirò. "Scusa" disse soltanto, prima di posare la pillola sulla propria lingua e poi, senza che Harry potesse minimamente prevederlo, afferrargli entrambi i polsi e baciarlo all'improvviso.

Subito, Harry comprese cosa aveva intenzione di fare. Provò inutilmente a dimenarsi, ma quando Louis gli fece schiudere le labbra con forza, si arrese e mandò giù la pillola che Louis aveva appena portato nella sua bocca.

Il tempo di ingoiare, Louis lo stava già baciando con delicatezza. "Bravo, amore" mormorò scostandosi, lasciando che Harry piangesse fra le sue braccia, vinto ed esausto. "Ne parliamo a casa, a casa."

Con le fiamme che ardevano proprio dietro la sua schiena e il petto di Louis a coprirgli gli occhi dal fuoco, e gli scoppi che ancora illuminavano il cielo, Harry si addormentò piangendo.

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