Ventiquattresimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
*****
Harry dormiva, apparentemente tranquillo, con il viso posato sul suo petto e il resto del corpo steso sui sedili posteriori.
Louis si era levato la giacca, per posarla sopra la sua schiena e dargli un po' di calore in più; nella macchina dei Devine era rotto il climatizzatore, e non voleva che si prendesse la febbre.
Josh era alla guida, Eleanor era seduta al suo fianco. Michael si stava facendo dare un passaggio da Luke, mentre Zayn si trovava sulla sua moto.
All'interno dell'abitacolo, il silenzio regnava sovrano. A metà strada, Eleanor si voltò verso di loro.
"Ehi, Lou" chiamò, dopo essersi spostata qualche ciocca di capelli dietro le orecchie. "Cosa gli dirai?"
"Non stressarmi, El" sbuffò Louis, "non ne ho idea."
"Posso provare a parlargli io" propose la ragazza, con un sorrisetto. "Sai, da donna a donna."
Josh ridacchiò, Louis alzò gli occhi al cielo. "Grazie, Eleanor, ma me la caverò da solo."
"E se ti lasciasse?" chiese ancora lei, tornando seduta composta. Louis aggrottò le sopracciglia.
"Non lo so" sospirò.
"Potrebbe" lo incalzò Eleanor.
"Ma da che parte stai?" sbottò l'amico. "Dovresti incoraggiarmi, non farmi pensare al peggio!"
La ragazza ridacchiò, estraendo dalla sua borsa le stesse pillole di cui prima aveva chiesto Louis. "Stanotte mi serviranno..." disse, fra sé e sé, "sono nervosa."
"Sapessi io" sbuffò Louis. Poi lanciò un'occhiata a Josh. "E tu sei vivo?"
"Stavo pensando" rispose Josh. "Speriamo che non ci becchino."
"Non ci riusciranno mai" scrollò le spalle Eleanor.
Louis lasciò perdere i loro discorsi, preferendo concentrarsi su Harry. Così fragile e forte, così incerto e sicuro, così triste e sorridente.
Intrecciò distrattamente le dita ai suoi capelli, chiedendosi se quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe accarezzati. Rabbrividì solo a pensarci; no, doveva sperare per il meglio.
Continuava ad accarezzargli i capelli e il viso, in punta di dita, delicato come solo con lui sapeva essere. Sospirò, nervoso, e dalla sua bocca uscì una piccola nuvoletta di aria congelata. Anche Eleanor rabbrividì, stringendosi un po' di più nella sua giacca.
"Accompagnami da Louis, Jo" disse, rivolta a Josh. Si voltò verso l'amico. "Lou, te la do io una mano a sistemarlo" aggiunse, riferendosi a Harry. Louis scosse la testa.
"No, me ne occupo da solo" ribatté. "Grazie comunque."
Eleanor fece un sorrisetto. "Sarà la quinta volta in tutta la vita che mi dici grazie!" rise.
"No, almeno la decima!" ridacchiò Louis. Poi l'auto di Josh si fermò davanti a casa, e inaspettatamente la moto di Zayn si fermò lì proprio mentre Louis stava per aprire la portiera.
"Zayn?" fece il ragazzo, interdetto. L'amico si levò il casco.
"Devo parlarti" spiegò. Louis esibì una smorfia infastidita.
"Sì, decisamente" rispose piccato. Salutò Eleanor e Josh, lanciò le chiavi di casa a Zayn, poi prese in braccio Harry e lo portò fino alla loro camera da letto mentre ancora dormiva.
Poi tornò in salotto, dove Zayn aveva appena chiuso a chiave la porta e lo aspettava un po' ansioso.
"Spero che tu abbia avuto un valido motivo per portarlo lì" lo aggredì il ragazzo, subito.
"Certo che ce l'ho avuto" replicò l'altro, fermo. "Harry sarebbe impazzito ad aspettarti senza sapere come stessi, dove fossi e cosa ti stesse succedendo."
"Ma non avresti dovuto, Zayn" sibilò l'amico. "Tu dovevi stare lì e avvisarci in caso di pericolo, non aiutare Harry a sconvolgere tutto!"
"Davvero? Pensavo fosse il contrario, che fossi tu ad avere sconvolto lui!" ribatté Zayn, accusandolo come forse non aveva mai fatto. "Lui si fidava di te, e tu hai tradito la sua fiducia in questo modo!"
"Non devi immischiarti fra me e Harry" ringhiò Louis. "Non sono affari che ti riguardano! Non puoi capire cosa lui abbia-"
"Sì che posso capirlo" lo interruppe Zayn, abbassando gli occhi per poi rialzarli, dritti nei suoi. "Pensi davvero che non lo sappia?"
Qualcun'altro non se ne sarebbe accorto, ma Louis conosceva bene Zayn e notò subito i suoi pugni chiudersi mentre abbassava di nuovo lo sguardo. "So benissimo cosa si prova a tenere a qualcuno...a qualcuno che per te è importante, più importante di qualsiasi altra cosa, e a renderti conto..." la sua voce divenne quasi un susssuro, "che per quanto ti sforzi, non puoi proteggerlo, perché..." sospirò, "perché, che tu lo voglia o no, sarà sempre il contrario e tu non potrai mai fare nulla per difenderlo."
Non ebbe ancora il coraggio di rialzare gli occhi, "come ti saresti sentito se Harry fosse stato al tuo posto, se fosse stato lui quello a stare davanti alle fiamme, lontano da te, e dopo averti detto una bugia e non averti voluto raccontare quale fosse il reale motivo della sua assenza?"
Louis sentì una stretta al cuore. "Non volevo che lui venisse a saperlo."
Zayn tirò un sorriso triste. "Nemmeno io volevo che Liam scoprisse tutte quelle cose" mormorò, "ma è successo lo stesso."
E in un secondo, Zayn e Louis si conobbero simili come prima non lo erano mai stati.
*****
Il giorno dopo era festa, non si doveva andare a scuola o al lavoro, ma forse in fondo Louis avrebbe desiderato il contrario. Appena tornato a casa da fuori, visto che era andato a parlare con Josh della serata prima, aveva subito sentito lo scrosciare dell'acqua proveniente dal bagno; e sapeva, fin troppo bene, che quando Harry faceva docce troppo lunghe e il vapore quasi usciva da sotto la porta, voleva dire che aveva un assoluto bisogno di calmare i nervi.
Così fece l'unica cosa che potesse fare; sapeva che chiedere scusa non sarebbe mai stato abbastanza, che spiegare non sarebbe servito, che fingere normalità sarebbe stato solo peggio.
E, non appena Harry uscì dal bagno già asciutto e vestito, tutto ciò che fece fu coglierlo alla sprovvista, prendere il suo viso fra le mani, e baciarlo il più intensamente e dolcemente possibile.
Con sua sorpresa, Harry si lasciò baciare senza protestare. Non ricambiò quei baci teneri e esitanti, ma nemmeno li rifiutò.
"Mi dispiace che tu abbia visto tutto" sussurrò poi contro le sue labbra, "ma non mi dispiace quello che ho fatto."
Sincero. Sperava che esserlo sarebbe stata la via più facile per essere perdonato.
Le mani di Harry raggiunsero i suoi polsi e scostarono delicatamente le sue mani dal suo viso. Non parlò ancora, mantenne gli occhi bassi.
"Non mi dispiace" proseguì Louis, incerto, "perché era da tutta la vita che volevo dargli una lezione. Ho cercato di non pensarci, ma non è servito. Ora mi sento molto meglio."
Harry si morse leggermente il labbro inferiore. "E così..." mormorò, "e così non sono servito a nulla?"
Louis si accigliò. "Di che stai parlando?"
"Pensavo di averti cambiato" spiegò Harry, in un sussurro, "di averti fatto diventare chi realmente eri e di averti fatto scordare tutti i tuoi problemi. Ma-"
Louis non lo fece finire, lo interruppe in fretta. "Certo che lo hai fatto, Harry!"
Lo guardava praticamente incredulo, non capendo come facesse davvero a pensare di non esserci riuscito. "Tu ti ricordi di chi ero, prima di te, giusto?" chiese, quasi offeso. "Tu hai-"
"Tu hai bruciato il negozio di tuo padre" riprese Harry, alzando finalmente gli occhi, "anche dopo avermi parlato dei tuoi genitori, anche dopo aver saputo che io avrei odiato una cosa simile."
Louis sospirò, fu lui a non reggere lo sguardo di Harry. "Lo so" fece soltanto. Poi rialzò gli occhi nei suoi.
"Harry" lo chiamò, con impeto, "farò qualsiasi cosa per dimostrarti che sono cambiato, che sono cambiato per te. Quella era una cosa appartenente a quella parte di me che non penso se ne andrà mai..." mormorò, "ma se c'è qualcosa che posso fare per dimostrarti quanto sei importante, quanto voglio renderti fiero di me" riprese a voce più alta, "allora la farò. Dimmi cosa vuoi che faccia."
Harry lo guardò negli occhi per dei lunghissimi attimi. Louis vide il suo verde esitare nel suo azzurro, cercando anche la più piccola crepa nella sua sicurezza, nel suo amore, anche un minimo accenno di menzogna nelle parole appena scivolate dalle sue labbra.
Poi Harry parlò, senza distogliere neppure un secondo gli occhi dai suoi.
"Fammi conoscere i tuoi genitori."
*****
Liam stava sistemando nella sua stanza; si era davvero fatta troppo disordinata ed era strano per lui, tanto che sua madre aveva iniziato a fare battutine circa l'arrivo della primavera -ed era quasi Natale, in realtà- e la stagione dell'amore. Liam aveva preferito non darle retta e sbuffare.
Mise in ordine alcuni vestiti abbandonati sul letto, delle scarpe che erano misteriosamente finite nell'armadio, e infine raccolse da terra un paio di libri caduti sul pavimento dalla cubiera. Nel sistemarli fece cadere per sbaglio il vocabolario di inglese, e chinandosi per raccoglierlo ricordò di quando lo aveva usato l'ultima volta, mesi prima, o per meglio dire, quando era stato Zayn ad usarlo.
Fece per chiuderlo, visto che si era aperto, ma si immobilizzò non appena lesse il termine sottolineato.
Innamorato. E, accanto, nella calligrafia di Zayn: di te!
Liam rimase a fissare quasi per due minuti quella scritta, quella calligrafia disordinata ma facilmente comprensibile, quel punto esclamativo con tanto di cerchietto vuoto e rotondo sotto la linea dritta.
Innamorato.
Innamorato.
Innamorato di lui.
******
Quando Liam bussò alla porta di casa Malik, la visione che si ritrovò davanti lo stravolse.
Non aveva mai visto Zayn in uno stato simile. Era letteralmente devastato; la sua espressione era rabbiosa, ma esausta, gli occhi rossi e sofferenti, il labbro inferiore spaccato e una ferita ancora sanguinante accanto alla tempia.
Aveva aperto la porta subito dopo aver esclamato qualcosa, e aveva assunto un atteggiamento protettivo e prudente che aveva subito abbandonato non appena aveva visto Liam sulla soglia. Sollevato, sospirò e aprì maggiormente l'uscio, lasciando scivolare la mano giù dalla maniglia; Liam era in piedi, pietrificato, immediatamente dimentico del reale motivo per cui si era diretto lì.
"Non volevo spaventarti, scusami" mormorò Zayn quando si accorse della sua espressione. "Non era per te, ero solo preoccupato che..."
Liam non gli diede il tempo di finire la frase, afferrò velocemente il polso che aveva notato quasi per sbaglio e, nell'avvicinarlo al viso, ascoltò un mugolio di dolore del ragazzo.
Sollevò gli occhi dai lividi sulle braccia per guardarlo in un misto fra stupore e rabbia. "Chi ti ha fatto questi?" chiese, con un tono di voce più alto di quanto avesse voluto.
"Nulla, è stata una rissa a scuola giorni fa, non-"
Liam respirò profondamente dal naso. "Smettila di mentirmi, è una cosa che non sopporto" lo interruppe ancora, sentendo la solita scusa. "C'è un problema, perché non me ne vuoi parlare?" lo accusò. "È tuo padre, vero?"
Gli occhi di Zayn si fecero immediatamente più lucidi, e Liam si morse la lingua per la paura di averlo ferito. "Credi che sia così facile?" domandò di rimando Zayn, con tono basso.
"Scusa." mormorò Liam in risposta. Abbassò gli occhi. "Solo che..." Sbuffò nervosamente, "vorrei fargli provare quello che fa sentire a te. Per vedere quanto resiste" sussurrò adirato.
"Vai via?" chiese Zayn debolmente. Liam esibì un piccolo sorriso triste.
"Pensi davvero che lo farei?" rispose. Zayn si morse il labbro inferiore, incurante del dolore nella parte ferita: probabilmente c'era già abituato.
"Non voglio che resti qui" ribatté, con voce ferma. "Per favore, vattene."
Liam si irrigidì a quella richiesta così diretta e per nulla incerta. "Ma-"
"Non voglio che stai qui" ripeté Zayn, e la sua voce si incrinò appena. "Ci vediamo domani. Starò bene. Sto bene."
E fu come se Liam, in un secondo, avesse capito tutto.
"Vieni qua" sussurrò soltanto, ricordandosi della frase sul vocabolario e dell'emozione fortissima che aveva provato all'altezza del cuore quando l'aveva letta. Zayn si accigliò, guardandolo con gli occhi che tendevano sempre più a farsi lucidi.
"Sono già qua" rispose, insicuro. Liam scosse lentamente la testa.
"Vieni qua" ripeté con voce più dolce, morbida, rassicurante. Poi aprì le braccia.
Proprio come la prima volta, Zayn trasalì nel vedere quel gesto. "N-no" soffiò.
Liam fece un passo avanti e l'amico indietreggiò. Ma l'altro non perse la sua espressione tranquilla.
"Nessuno ti farà male" accertò. "Non voglio indebolirti e non voglio colpirti quando sei più vulnerabile..."
Fece un altro passo avanti, stavolta Zayn non si mosse ma lo guardò timoroso.
"Voglio solo proteggerti" continuò Liam, "solo abbracciarti. Vieni qua, Zaynie."
E fu proprio lì, in quell'istante, il tutto del tutto.
Zayn mosse quell'unico, minuscolo passo e strinse le braccia intorno al collo di Liam, affondando il viso nella sua spalla e lasciando che Liam avvolgesse la sua schiena. Il ragazzo gli accarezzò delicatamente il busto, dolce, rassicurante; Zayn non gli era mai sembrato così...piccolo. Lo era davvero; la sua vita era stretta, le sue spalle meno larghe delle proprie, la sua presa non così forte intorno al suo collo, il suo corpo poco più basso del proprio e tanto, tanto fragile fra le sue braccia, come mai gli era parso prima.
"Sono qui con te, Zaynie" sussurrò, continuando a chiamarlo in quel modo tenero. "Non ti lascio."
Sentì la propria pelle bagnarsi, e non gli fu difficile intuire che Zayn aveva lasciato scendere le prime lacrime. Accarezzò con più delicatezza i suoi fianchi, pensando alla porta chiusa dietro sé che li nascondeva dal male, alle sue braccia intorno a Zayn che lo proteggevano dal dolore.
Continuò ad accarezzarlo con dolcezza, strigendolo abbastanza forte da proteggerlo e al contempo da non fargli male, e solo dopo un paio di minuti Zayn risollevò il viso dal suo collo.
"Scusa" mormorò, le guance ancora umide di lacrime, "ti ho bagnato..."
Liam rise per quelle scuse così sincere, mentre Zayn passava la mano su quel punto appena umido, non così bagnato come credeva. Fece appena in tempo a tirare su col naso e ad alzare gli occhi lucidi su Liam, che questo se lo tirò di nuovo addosso e lo abbracciò più stretto.
"Sei incredibile" disse Liam quasi emozionato, sottovoce, mentre Zayn rimaneva immobile, senza ricambiare il suo abbraccio, troppo sorpreso. "Tu sei...sei...indescrivibile!" continuò Liam, felice come Zayn non l'aveva mai visto. "Ti lasci abbracciare e...e poi chiedi anche scusa per aver pianto. Quando io invece...è bellissimo poterti..."
Si interruppe, come se fosse troppo emozionato per continuare, e in quella pausa Zayn lo abbracciò timidamente a sua volta, incerto, con un sorriso che cercava di curvare anche le sue labbra.
"Vorrei abbracciarti per sempre..." concluse poi, in un soffio.
Zayn respirò profondamente prima di parlare, timoroso di sbagliare e di mandare tutto all'aria. "Puoi farlo" sussurrò infine, con gli occhi chiusi.
Non li aprì nemmeno quando sentì Liam scostarlo delicatamente dal suo corpo, certo che se lo avesse fatto avrebbe visto i suoi pieni di scuse, di dispiacere, perché sapeva già che non lo avrebbe mai ricambiato. Ma, visto il silenzio che aleggiava intorno a sé, dopo pochi secondi risollevò cautamente le palpebre: e incontrò due occhi così dolci, così tranquilli, che sbatté di nuovo le ciglia bagnate di lacrime per lo stupore.
Il resto accadde prima ancora che potesse rendersene conto.
I loro volti erano già lontani un respiro, esattamente quello che Liam gli rubò avvicinandosi ancora e posando sulle sue labbra un piccolo, tenero, innocente bacio. Di quelli che si danno quando si è bambini, o di quelli imbarazzati se si tratta dei primi, oppure, in quel caso, uno di quelli che sono così poco e così tanto insieme da stringerti il cuore con un'estrema delicatezza.
Liam si scostò quasi subito, per controllare la sua espressione. Gli occhi di Zayn erano sorpresi, ancora lucidi, ma non infastiditi; anzi, fu proprio lui a sporgersi nuovamente, tirandolo nello stesso tempo verso di sé tramite la stoffa della sua maglietta stretta nei suoi pugni.
Questa volta fu un bacio un po' più audace, anche se fu di nuovo Liam a guidarlo nonostante fosse stato Zayn a prendere l'iniziativa. Liam si fece strada attraverso le sue labbra dischiuse, cercando con un secondo di esitazione la sua lingua con la propria mentre le sue mani sui suoi fianchi si facevano più decise.
Appena fu a corto d'aria Zayn interruppe il contatto, espirando sulle sue labbra e alzando poi gli occhi nei suoi. Era incerto, quasi spaventato da quello che Liam avrebbe detto; ma le sue preoccupazioni scomparvero nel momento in cui il ragazzo sorrise, appena in imbarazzo, e prese ad accarezzare con affetto uno dei suoi fianchi.
"Io..." disse piano, ma non per questo insicuro, "credo che tu mi piaccia, Zayn."
E Zayn si sentì davvero, davvero uno stupido, nel momento in cui singhiozzò piano sorridendo. Liam infatti sgranò gli occhi, non notando la sua espressione felice, preoccupato di aver combinato un disastro.
"Oddio, io- mi dispiace, Zayn!" esclamò, sinceramente dispiaciuto. "Non credevo che...se tu non provi lo stesso, non-"
"Certo che sì!" si affrettò a ribattere Zayn, asciugandosi velocemente gli occhi. "Certo che provo lo stesso" specificò quasi sottovoce, non abituato a dover esprimere sentimenti di quel tipo. "È solo che..."
"Stai piangendo" gli fece notare debolmente Liam, non convinto delle sue parole. Zayn tirò su col naso e tenne le palpebre chiuse per qualche secondo, cercando di frenare le lacrime.
"Perché sono felice" spiegò poi, un sorriso sincero sulle labbra. "Davvero...davvero felice."
Inspirò profondamente, cercando di non ricominciare a piangere, ma era difficile. "Mi hai...mi hai chiamato come mi chiamava mia madre" continuò, parlando per la prima volta di sua madre ad alta voce, "e io ho pensato che..."
Il sorriso di Liam era incoraggiante, e Zayn sospirò per accumulare un po' di coraggio prima di parlare. "Ho pensato che fosse...un suo segno" confessò, ad occhi bassi. "So che è stupido a diciassette anni pensare ancora a cose di questo tipo, ma-"
"Non è una cosa stupida!" ribatté Liam, interrompendolo. "E anche io lo penso, ora che lo hai detto" aggiunse con un sorriso. Zayn dovette mordersi il labbro inferiore per non ricominciare a piangere.
Premette pollice e indice accanto agli occhi, vicino al naso, tentando di ricomporsi. "Okay, okay, dimmi la verità" fece, guardando Liam dritto negli occhi, "tu non eri etero?"
Liam si guardò le mani. "Uhm, a quanto pare" tagliò corto in imbarazzo. "Non stai cercando inutilmente di cambiare argomento, vero?" indagò.
"In effetti sì" annuì Zayn, così serio che fece scoppiare Liam a ridere. Rise con lui, ma poco dopo sospirò: "fino a venti minuti fa mio padre mi faceva passare l'Inferno, mentre proteggevo Walihya..." sussurrò, "e adesso mi ritrovo con te."
Liam curò tutte le ferite della sua anima con piccoli, intensi baci.
*****
Il silenzio regnava sovrano nella camera da letto, mentre la mano di Louis si alzava e si posava lentamente intorno alla schiena di Harry.
"Ehi" lo chiamò, osservando poi i suoi occhi sollevarsi nei suoi. Gli sorrise, divertito dai suoi stessi pensieri.
"Credevo che avresti fatto una barriera di cuscini o qualcosa del genere" rise piano. "Sai, come fanno le coppie sposate dopo un battibecco. Anzi, ero quasi certo mi avresti spedito a dormire sul divano."
Si avvicinò di più, fino ad avere il viso accanto al suo e abbracciarlo completamente, stringendolo con un braccio e tenendo l'altro sotto la propria testa, a reggerla. Harry non era arrabbiato, sembrava solo un po' imbronciato e aveva l'aria ferita.
"Ci ho pensato" riprese Louis, subito dopo essersi schiarito la voce. Harry sgranò gli occhi e cercò immediatamente quelli del ragazzo, comprendendo a cosa si stesse referendo, ma Louis non glieli fece trovare. Premette il palmo della mano sulla schiena di Harry, come a cercare il suo appoggio o a sentirlo vicino, e come se gli avesse letto nel pensiero Harry sfiorò le sue gambe con le ginocchia.
"Ho deciso..." continuò il più grande, la voce velata di timore ed incertezza, "riguardo a quello che mi hai detto, intendo..." prese un respiro profondo, poi puntò gli occhi in quelli del ragazzo, "va bene."
Harry spalancò gli occhi così tanto che le sopracciglia quasi sparirono sotto i ricci che gli coprivano la fronte, e Louis, se non fosse stato talmente serio, sarebbe scoppiato a ridere per quell'espressione infantile.
"Ti porto a conoscere la mia famiglia" specificò deciso. In un secondo si ritrovò Harry addosso, le sue braccia intorno al collo, i loro corpi a contatto più che mai, le sue labbra sulle proprie.
Harry era felice, terribilmente felice. "Davvero lo faresti?" chiese, emozionato, le braccia ancora intorno al suo collo e i suoi capelli tra le dita. "Per me?"
"E per chi altri?" borbottò Louis. Sospirò, ma non sembrava pentito; solo spaventato. "Certo, per te."
Harry non sapeva come altro ringraziarlo, ma aveva gli occhi così lucidi di felicità che se non li avesse chiusi avrebbe cominciato a piangere. Perciò abbassò le palpebre, avvicinò di nuovo il viso a quello di Louis, e continuò a baciarlo con il cuore che scoppiava di gioia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top