Ventesimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
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Zayn era abituato a quella lotta per la sopravvivenza, a sentire il sangue scorrere sul proprio corpo, a resistere al dolore.
Era abituato anche a procurarne, certo; ma era proprio perché lo conosceva così bene, che era anche in grado di fare del male allo stesso modo.
Scese di corsa le scale quando udì Walihya urlare, urlare di pura sofferenza. Doniya era rintanata in un angolo con del sangue sul pavimento, Zayn strinse i denti e non esitò neppure un secondo prima di gettare un pugno a suo padre.
"Maledetto" sbraitò questi voltandosi verso di lui, tirandogli un calcio in pieno stomaco.
Era ubriaco, come sempre; i suoi movimenti erano sconnessi, ovviamente, ma la sua forza era incontenibile, addirittura aumentata dall'alcool.
"Non ti azzardare a toccarle mai più" ringhiò Zayn, riferendosi alle sue sorelle. Poi sgranò gli occhi quando si rese conto che Safaa non c'era.
"Dov'è Safaa?" esclamò, preoccupato. Non fece in tempo a ricevere una risposta, che suo padre lo gettò sul pavimento.
Zayn fu abbastanza veloce da spostarsi in tempo e non beccarsi un calcio sul volto, accompagnato da un sussulto di Walihya che credeva non ce l'avrebbe fatta. Poi ricevette un calcio nello stinco, e si sforzò di non cacciare fuori l'imprecazione che premeva per abbandonare la sua gola.
"Mi sto stancando di te, ragazzino" sbottò l'uomo, sembrando per un secondo prossimo a perdere l'equilibrio.
"Dimmi cos'hai fatto a Safaa" rispose Zayn cercando di tirarsi su, ignorandolo.
Qualsiasi cosa fosse successa, doveva scoprirla al più presto.
*****
Quando Harry si svegliò il mattino dopo, scoprendo con piacere che era sabato e che poteva dormire ancora un po', si accorse di Louis seduto accanto a lui con le braccia sulle ginocchia e l'aria pensierosa.
"Ciao" salutò stropicciandosi un occhio, incerto. Aveva paura che Louis si fosse pentito di ciò che gli aveva detto la sera prima, ma preferiva scoprirlo subito piuttosto che rimettersi a dormire pieno di dubbi.
"Ciao" disse di rimando Louis, voltandosi a guardarlo. Aveva i capelli leggermente in disordine, segno che non li aveva pettinati, gli occhi azzurri appena un po' più scuri e la voce arrochita dal sonno evidentemente interrotto da poco, bassa come altrimenti non sarebbe mai potuta essere visto il suo tono solitamente alto.
"Dormito bene?" chiese Harry, cercando di capire a cosa pensasse. Louis non sembrava tranquillo, ma nemmeno scostante.
Il ragazzo annuì e tornò a guardare davanti a sé. Harry si passò una mano tra i capelli, sospirando silenziosamente: proprio come pensava, Louis sembrava taciturno e serio dopo tutti i discorsi del giorno prima.
Era già lavato e vestito, seduto sopra la coperta senza sporcare l'interno del letto con i vestiti per uscire. Quel dettaglio spaventò Harry; per un attimo ebbe paura che Louis volesse andarsene, e trasalì senza rendersene conto.
Louis, invece, se ne accorse. Sorrise intenerito, intuendo i suoi pensieri, e gli accarezzò i capelli con gentilezza.
"Non sto andando da nessuna parte" lo tranquillizzò, "pensavo solo che avremmo potuto fare una passeggiata insieme, io e te. Oggi c'è bel tempo, e ho voglia di uscire."
Harry annuì, di nuovo calmo. Gli rivolse un sorriso, attese che la mano di Louis si allontanasse dai suoi capelli e poi si alzò dal letto.
"Metto i croccantini a Buffy e vado a fare una doccia" annunciò, prima di sparire nel corridoio verso la cucina.
Prese la scatola di cibo per gatti da un mobile sotto al lavandino e ne versò un po' nella ciotola di Buffy, che come al solito si strusciò contro le sue gambe dandogli il buongiorno. Le cambiò l'acqua e poi, dopo qualche coccola veloce, si diresse nel bagno.
Sotto il getto d'acqua, come sempre, raccolse le idee. Louis sembrava silenzioso, ma non arrabbiato o pentito; a pensarci bene, parlare di ciò che lo faceva male doveva averlo indotto ad una quiete temporanea fatta di riflessioni. Harry sapeva che una tempesta sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro, ma per adesso la cosa importante era che Louis non si stesse comportando in modo freddo con lui.
Uscì dalla doccia, finì di sistemarsi e si asciugò i capelli, aprì la finestra per fare andare via il vapore e poi si diresse fuori dal bagno con un asciugamano bianco intorno ai fianchi. Non era strano per lui e per Louis andare in giro per casa senza molti vestiti addosso; Louis non si vergognava affatto, e Harry aveva capito che non correva il rischio di stupro se tollerava le occhiate maliziose di Louis senza arrossire troppo.
Quindi andò in camera sua senza pensarci molto, aprendo alcuni cassetti per prenderne i vestiti che avrebbe dovuto indossare.
Solo qualche secondo dopo, inaspettatamente, si ritrovò sul letto.
******
A Zayn dolevano tutti i muscoli, aveva le gambe colme di lividi e un labbro spaccato, ma non poteva essere più felice.
"Stai bene" sorrise sollevato, abbracciando la sorellina più piccola e ignorando il dolore alle braccia. "Pensavo ti avesse fatto del male..."
"Doniya mi ha detto di stare qui e nascondermi" spiegò la bambina, lasciandosi abbracciare e posando le mani piccole sulla schiena ampia di suo fratello. Questi, se possibile, la abbracciò ancora più forte.
"Meno male" disse in un sussurro. Safaa era la più debole, la più piccola, aveva di frequente attacchi di panico e difficoltà a respirare ed era, in tutto e per tutto, la copia di sua madre.
Mamma, sta bene. Sono così felice, sta bene!
"Papà ti ha picchiato?" domandò lei, interrompendo i suoi pensieri. Zayn scosse dolcemente la testa.
"Non preoccuparti, non mi ha fatto niente" quasi a ritorcergli contro le sue parole, non appena sciolse l'abbraccio tutti i muscoli delle sue braccia protestarono. Nascose una smorfia di dolore, cercando di rassicurarla.
"E Walihya e Doniya?" chiese ancora la bambina. Zayn abbassò gli occhi.
"Poteva andare peggio" tagliò corto. "Doniya ha sbattuto la testa, ma adesso sta bene. E Walihya ha solo qualche livido. Non devi avere paura di niente, piccola, siamo forti!"
Le sorrise rassicurante, seppure sapesse di star mentendo. Non aveva idea di quanto ancora lui e le sue sorelle più grandi avrebbero potuto reggere, ma di certo l'avrebbero difesa fino a quando non avrebbero avuto più la forza di rialzarsi.
Vorrei così tanto dirle la verità, pensò. Mi dispiace doverle sempre mentire.
Safaa annuì, ma non sembrava crederci sul serio. Probabilmente aveva iniziato ad intuire che suo fratello stava perdendo sempre più le forze.
"Dov'è adesso?" disse quasi sottovoce, riferendosi a suo padre.
"Non ne ho idea" ammise Zayn, con un sospiro. "Se n'è andato appena si è stancato."
Ci fu un secondo di silenzio. Solo uno, perché poi Safaa cominciò a singhiozzare.
"Vorrei che morisse" mormorò. Zayn le accarezzò i capelli, scuotendo piano la testa.
"Morire non si augura a nessuno, tesoro" dissentì dolcemente. "Ma possiamo sperare che cambi."
"Non cambierà mai" singhiozzò la bambina. "Anche mamma diceva che sarebbe cambiato, ma-"
"Mamma era un caso a parte" la interruppe Zayn, irrigidendosi all'istante. Non si sentiva pronto a parlare di sua madre; sapeva che chiunque avrebbe rovinato l'idea che aveva di lei, cercando di convincerlo che era ora di smettere di rivolgersi a lei mentalmente, e non poteva. Pensare di poterle parlare era l'unica cosa che gli dava coraggio, se avesse smesso non avrebbe più trovato la forza di ribellarsi.
"Zay" disse la bambina, pianissimo e guardandolo negli occhi. "Mamma è morta."
Zayn non chiese scusa, non finse un sorriso, semplicemente si allontanò trattenendo la rabbia e sbattendo la porta dietro sé.
******
Era strano. Louis era sopra di lui, però non aveva nessuna luce maliziosa negli occhi; anzi, sembrava serio ma tranquillo.
Harry alzò leggermente il busto, imbarazzato, arretrando di poco. Louis ridacchiò e gli prese il polso con delicatezza, divertito.
"Non ti preoccupare, piccolo" lo rassicurò. "Voglio fare una cosa bella."
Harry alzò un sopracciglio, non molto convinto della definizione considerando che era praticamente nudo, ma si fidò lo stesso perché Louis non sembrava troppo distratto da quel particolare. Si lasciò mettere steso sul materasso, arrossendo quando Louis si avvicinò ancora e gli scostò i capelli dalla fronte.
"Ho pensato a tutte le volte che ti ho fatto del male" esordì il più grande, con una nota amara nella voce, "e poi anche al fatto che tu hai cercato sempre e solo di farmi stare bene mentre io, con te, non ci ho mai provato. Ti ho ferito così tanto...ma tu sei sempre stato pronto a dimenticare il dolore per stare con me. Non che io abbia ancora capito per quale motivo tu lo abbia fatto e lo faccia tuttora" aggiunse insicuro, facendo sorridere Harry, "ma voglio...almeno tentare di farmi perdonare."
"Lou, non ce n'è bisog-"
Louis lo zittì con un bacio, posandone uno delicato ma deciso sulle sue labbra. Le mani gli presero gentilmente i polsi per fargli sollevare le braccia all'altezza del viso, prima di continuare a baciargli il volto e scendere lungo il collo.
Harry rabbrividì, ma non si scostò perché non c'era nulla di intenzionalmente sensuale nei gesti di Louis. C'era solo tanta tenerezza, dispiacere, desiderio di risanare vecchie ferite già rimarginate, ma mai dimenticate; posò delicati baci lungo la sua pelle nivea, soffermandosi sulle clavicole e poi più giù, lungo il petto, tracciando ogni tanto delle scie di baci umidi. Intanto le sue mani scivolavano lungo le sue braccia, accarezzando teneramente la sua pelle, in punta di dita, scendendo sui fianchi, in carezze così delicate e dolci da farlo fremere. Lambì delicatamente l'interno del suo ombelico, facendolo sospirare appena, poi posò una mano sul nodo dell'asciugamano che il ragazzo aveva ancora intorno ai fianchi.
Si risollevò per chiedere un tacito permesso. Harry non riuscì a pensare, non se lo domandò nemmeno; semplicemente annuì con gli occhi già pieni di desiderio.
A Louis bastò sfiorarlo, perché il nodo si sciogliesse.
Cominciò a frizionare l'accenno di erezione di Harry, causandogli un mugolio di apprezzamento; continuò a stimolarlo finché, abbassandosi, non allargò delicatamente le sue gambe fino a sistemarsi in mezzo ad esse.
Harry capì cos'aveva intenzione di fare, e sospirò di piacere prima ancora che Louis cominciasse.
Posò un bacio umido sulla punta, prima di dare qualche lappata di inizio sulla sua lunghezza. Infine cominciò l'azione vera e propria, sentendo il respiro di Harry accelerare quando rilassò la gola e prese ad arrecargli piacere.
Harry, davvero, non si era mai sentito così bene. Non gli era mai successa prima una cosa del genere, ed era così tanto tutto in una volta sola che pensò di non poterlo sopportare.
Ansimò leggermente quando sentì la punta del proprio sesso contro il palato di Louis, e quando successivamente il ragazzo ci ruotò la lingua intorno. Venne solo pochi minuti dopo, non appena sentì la lingua di Louis premere su alcune vene sporgenti e sensibili, e con sua sorpresa Louis non si scostò, accompagnandolo al contrario lungo tutto il suo culmine del piacere, fin quando non sentì il suo respiro regolarizzarsi. Soltanto allora si rialzò, osservando con un piccolo sorriso furbo l'espressione di Harry invasa dal piacere.
"Non era nei piani" ammise, ridacchiando, "spero che non abbia rovinato l'atmosfera."
Lo baciò ridendo mentre Harry arrossiva a dismisura ed esclamava imbarazzato di ridargli il suo asciugamano.
*****
Solo due giorni dopo, Zayn si dirigeva fuori dalla scuola dopo la fine delle lezioni.
Stava scrivendo un messaggio a Walihya, per chiederle dove fosse e come stesse; non appena ripose il cellulare in tasca, qualcuno gli afferrò un braccio.
Si voltò, sorpreso nell'incontrare gli occhi di Liam.
"Ciao" disse, improvvisamente a corto di fiato. Liam sorrise.
"Ciao a te" rispose. "Volevo sapere come stessi."
Zayn storse il naso, riprendendosi dallo stupore. "Non c'è bisogno che-" provò a dire, pensando che si stesse preoccupando per via della sua situazione familiare che doveva avere intuito.
"Non è per quello" lo interruppe Liam, chiarendo subito. "È soltanto una domanda."
"Sto bene" rispose Zayn, liberandosi gentilmente della presa del ragazzo sul suo polso; temeva vedesse i lividi che suo padre gli aveva procurato. "E tu?"
"A posto" scrollò le spalle Liam. "Non ho niente da fare, per cui, uhm..." Esitò un paio di secondi, prima di "ti va di studiare insieme, oggi pomeriggio?" proporre. "Voglio dire" tossì, affrettandosi a chiarire, "visto che domani abbiamo lo stesso orario."
Zayn sollevò le palpebre. "Credevo trascorressi i pomeriggi con la tua ragazza" mormorò, sorpreso.
"Ho lasciato Danielle qualche giorno fa" spiegò Liam, ad occhi bassi ma non tristi. Zayn sgranò i propri.
"Oh" disse soltanto. Poi sembrò riscuotersi. "Mi dispiace" aggiunse, ma era chiaro che non gli dispiaceva affatto e Liam, notandolo, rise.
"Non mi mentire, Malik!" fece, divertito. "Comunque, era la cosa giusta da fare. Non me ne pento affatto."
Zayn sorrise, cercando senza successo di sembrare tranquillo e non entusiasta. "Siamo tornati al cognome?" domandò, incuriosito.
"No" rise Liam, scuotendo la testa, "quell'epoca è finita, adesso devo trovare un altro soprannome."
Ci pensò su un secondo. "Zee?" propose.
"D'accordo, Lee" conciliò Zayn, divertito. "Ah, e per oggi pomeriggio va bene."
"Ci vediamo sotto casa mia? C'è un parco giochi ed è tranquillo, finché non vengono i bambini a giocare."
Zayn annuì. "A più tardi, allora" sorrise.
"A più tardi" ripeté Liam, e non poté fare a meno di sorridere a sua volta vedendo Zayn allontanarsi.
******
Quando Josh srotolò davanti a lui un foglio arrotolato su cui era disegnato un progetto a cui pensava da tanto, Louis sgranò gli occhi.
"Sarebbe il piano per..." mormorò, lasciando in sospeso la frase.
"L'avevi proposto tu, Louis" alzò un sopracciglio Josh, "ed io ho trovato il modo per attuarlo. Ho tutto l'occorrente per bruciare il negozio di tuo padre."
Visto il silenzio di Louis, Josh si accigliò e lo spronò a parlare. "Hai cambiato idea?"
"No" si riscosse il ragazzo. "No, va bene. Spiegami il piano."
Josh stese il foglio sulla sua scrivania e indicò il negozio disegnato. "Gli daremo fuoco a tarda notte" spiegò, "tu sei sicuro che non ci sia nessun sistema di sicurezza?"
"Sicurissimo" rispose Louis, annuendo. "Possiamo agire liberamente."
"La strada è poco trafficata e nessuno si accorgerà di noi" continuò allora Josh, "dovremo solo appiccare il fuoco e poi andarcene. È fuori città, potremo fare con calma...prima che la polizia o i vigili del fuoco arrivino, noi ce ne saremo già andati e nessuno capirà che sia stata opera nostra."
Louis ci pensò su qualche secondo. "Vorrei godermi lo spettacolo" disse infine.
"Potrai" ridacchiò Josh. "Te l'ho detto, possiamo trattenerci per qualche minuto. Ma poi dobbiamo sparire all'istante, Tommo, altrimenti ci trovano."
"E a quel punto non sospetteranno mai di noi" completò l'amico al posto suo, "non abbiamo precedenti."
"Esatto. Michael verrà con noi, chiederò anche a Luke" annuì Josh, per poi rabbuiarsi. "Ben no."
"Lui lo sa?" chiese Louis. L'amico abbassò gli occhi.
"Sì, e non è d'accordo."
"Nemmeno Harry lo sarebbe" sospirò Louis. Josh lo guardò sorpreso.
"Non glielo dirai?" domandò stupito.
"Non penso che lo scoprirà, se non gli dico niente" rispose Louis, sentendosi già lievemente in colpa, "ma se dovesse intuire qualcosa e raggiungerci farò in modo che stia tranquillo almeno fin quando saremo fuori pericolo."
Josh rimase qualche secondo in silenzio, poi arrotolò di nuovo il foglio e lo conservò in un armadio. "Anche Eleanor vuole venire con noi" lo informò. Louis aggrottò le sopracciglia.
"Non se ne parla" borbottò, "è troppo pericoloso per lei!"
"Ha ancora una settimana per pensarci" scrollò le spalle Josh. "Ho pensato che potremmo attuare il piano lunedì sera. Ci saranno dei fuochi d'artificio, e saranno tutti troppo impegnati a festeggiare o a controllare la situazione in città per curarsi del resto in periferia."
Louis sorrise. "Josh, sei un genio."
"Modestamente" rise l'amico. "Lo dici tu, a Zayn?"
"Non so se potrà unirsi a noi" rispose l'altro, pensieroso, "ma glielo chiederò lo stesso."
Si ostinò a ricacciare indietro il dubbio che Harry potesse scoprire tutto, e continuò a parlare del piano con Josh.
******
Mentre Louis discuteva insieme a Josh degli ultimi dettagli del piano, Zayn invece sorrideva come forse non aveva mai fatto in vita sua.
"Non sto scherzando!" assicurò Liam ridendo, appena finì di raccontare un aneddoto divertente. Zayn rise con lui, e Liam non poté fare a meno di pensare che il suo sorriso scintillasse più del sole.
"Si sta così bene, qui" commentò, rilassato. "Spero che i bambini non arrivino mai."
"Oh, ma fra poco ci sarà l'assalto" ridacchiò l'amico. "Te lo assicuro, sono così chiassosi che da casa mia li sento giocare anche se tengo le finestre chiuse."
"Ma non è giusto!" protestò Zayn, pur senza trattenere un sorriso. "Abbiamo finito i compiti in un secondo sbrigandoci tantissimo, adesso ci meritiamo un po' di pace."
Liam rise senza commentare, poi si guardò pensierosamente intorno. "Se portassi qui Safaa, si divertirebbe tantissimo."
"Immagino di sì" conciliò Zayn, con un piccolo sorriso triste. L'amico osservò la sua espressione, preoccupato.
"Qualcosa non va?" domandò premuroso. Zayn lo guardò un attimo negli occhi, poi allontanò lo sguardo.
"No, no. Sono tranquillo."
Liam esitò un secondo prima di parlare. "Sembra che tu ti sia spaccato un labbro, Zayn" azzardò.
"Oh, ecco" mormorò Zayn allarmato, cercando una scusa, "sì, sono caduto e-"
L'altro scosse la testa, fermandolo. Sapeva che stava mentendo. "Zayn" lo chiamò serio, "ho capito cosa sta succedendo. Va bene se non vuoi ammetterlo" disse guardandolo negli occhi, "ma penso che tu debba rivolgerti alla polizia."
Zayn rise nervosamente. "Lee, ma di che parli? Non è assolutamente come pensi" mentì. Liam sospirò, poi gli scompigliò i capelli.
"Va bene, non parliamone più" sorrise tristemente, vedendolo arrossire appena per quel gesto inaspettato. "Ci stiamo divertendo e non voglio rovinare il pomeriggio."
Zayn sorrise, di nuovo tranquillo anche se un po' a disagio. "Perché hai lasciato Danielle?" domandò, cambiando argomento.
"Beh..." abbassò gli occhi Liam, incerto, "diciamo che non mi sentivo più come prima."
"Eravate una bella coppia" si sforzò di ammettere Zayn. Liam annuì pensierosamente.
"Sì, e le voglio molto bene" assicurò subito dopo. "Solo che all'improvviso mi sembrava di baciare una sorella. Non era più lo stesso. Non mi andava di mentirle, perciò..."
Sospirò, ripensando a quando era scoppiata a piangere, "credo che averle detto la verità sia stata la scelta migliore."
Zayn sorrise leggermente, ma si vedeva che cercava di trattenersi dal farlo. Liam alzò un sopracciglio.
"Perché mi sembri troppo contento?" domandò, divertito.
"Non sono contento!" rise Zayn. Ovviamente, era troppo felice per perdersi l'occasione di ridere e lasciarsi scappare un po' di gioia nascosta.
"No, sei entusiasta!" si impuntò Liam. Zayn scosse la testa, senza però riuscire a smettere di sorridere come un bambino a Natale.
Continuarono così per tutto il pomeriggio, fin quando gli occhi di Zayn brillarono di felicità così tanto che Liam non trovò più parole.
E, anche se non poteva saperlo, i suoi splendevano allo stesso modo.
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