Trentottesimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
*****
Louis avanzò lentamente verso l'armadio da cui provenivano i singhiozzi spezzati, sentendosi triste e intenerito al tempo stesso.
"Amore" lo chiamò di nuovo, piano. Poi aprì le ante dell'armadio vuoto, trovando Harry rifugiato lì con le gambe strette al petto.
"Lasciami stare" protestò debolmente il ragazzo, affondando ancora di più il viso sulle ginocchia. Louis allungò una mano, ma Harry si pressò maggiormente contro la parete dell'armadio.
"Non mi toccare" soffiò. Louis avrebbe potuto infrangere facilmente quella distanza, ma decise di accovacciarsi soltanto accanto a lui.
"Ascolta. Non è come pensi" disse piano.
"Sì che lo è" obiettò Harry, le spalle gli tremavano per i singulti.
"Sai che non ti tradirei mai, Hazza" continuò Louis imperterrito, "mai per nessuna ragione al mondo. Ma, credimi, è successo che-"
"Torna a letto" singhiozzò Harry, passandosi il dorso della mano sugli occhi, "hai la febbre..."
Louis sorrise, pensando che il suo ragazzo si preoccupava per lui anche quando era arrabbiato. Scosse la testa.
"Mi è passata di sicuro, mi sento benissimo" tagliò corto, sincero, prima di tornare al punto. "Harry, sul serio, ascoltami" riprese, "Stan mi ha chiesto di baciarlo, come saluto, di dargli solo un bacio e nient'altro, ecco. Mi sembrava un buon compromesso, così ho detto che andava bene, poi avrebbe smesso di provarci con me e non saresti più stato geloso."
"Ma gli stavi mangiando la faccia" mormorò Harry, come un bambino ferito.
"No, piccolo" lo contraddisse Louis, "mi ha colto alla sprovvista. È stato lui a baciarmi in quel modo, te lo giuro."
Gli accarezzò i capelli e lasciò scivolare la mano sulla sua guancia, poi lungo la mascella e sul mento, facendogli alzare il viso perché i suoi occhi si riflettessero nei propri. "Te lo giuro" ripeté, serissimo.
Harry lo scrutò in silenzio per qualche istante, poi sospirò e annuì. "Ti credo" disse in un sussurro.
Louis prese la sua mano, intrecciandola alla propria. "L'ho fatto andare via, comunque. Gli ho anche tirato un pugno, veramente" raccontò. Il suo ragazzo si imbronciò e Louis pensò che stesse per difenderlo, ma invece "hai fatto bene!" replicò il più piccolo, convinto, facendolo scoppiare a ridere.
"Non ci darà mai più fastidio, promesso" continuò, accarezzandogli il dorso della mano.
"Lo spero" borbottò Harry, tirando su col naso. Louis annuì e fece per baciarlo, ma Harry gli posò la mano libera sul petto a fermarlo.
"Non voglio sentire il sapore della saliva di Stan" commentò, con una smorfia un po' schifata. Louis scoppiò a ridere più forte di prima, poi lo tirò su e lo prese in braccio come se non pesasse niente.
"Lou!" squittì Harry, trovandosi improvvisamente fra le sue braccia. Per tutta risposta il ragazzo lo strinse maggiormente a sé, scendendo le scale che portavano al piano di sotto, felice che tutto si fosse risolto.
"Ti amo, Haz" sorrise soltanto, con il naso tra i suoi ricci e il cuore leggero.
*****
Zayn affondò una mano tra i capelli di Liam, inclinando la testa all'indietro per lasciargli maggiore spazio d'azione sul suo collo, mentre il ragazzo mordicchiava e lambiva la sua pelle morbida e scura fino a lasciarci un leggero succhiotto sopra.
Sollevò il bacino, facendo scontrare le loro erezioni già sveglie e imprigionate nei boxer; Liam attutì un sospiro contro l'incavo tra le sue clavicole, prima di scendere lungo il suo petto e bagnare uno dei suoi capezzoli con la saliva, accarezzandolo con la lingua. Stavolta fu il turno di Zayn di gemere piano, iniziando a respirare più pesantemente mentre le sue dita si perdevano ancora tra i suoi capelli folti e morbidi.
Quando finì di giocare con i suoi capezzoli Liam continuò la discesa, baciandogli lo stomaco e lasciando talvolta scie di saliva sulla sua pelle color caffè latte, affondando delicatamente la lingua nello spazio libero del suo ombelico e posandogli infine un bacio, uno solo, sul rigonfiamento nei suoi boxer.
Si sollevò, fece scivolare quell'ultimo indumento lungo le sue gambe, liberando la sua erezione dalla costrizione del tessuto, e reggendosi sui palmi aperti delle mani ai lati della sua testa si abbassò per baciarlo. Nel frattempo, alla cieca, Zayn portò le mani sui suoi fianchi e lo spogliò dell'intimo a sua volta.
Liam si scostò dal bacio passionale che si stavano scambiando, cercando i suoi occhi e un suo sguardo d'assenso prima di sistemarsi tra le sue cosce. Zayn adorava il fatto che Liam aspettasse una sua muta conferma per continuare; l'avevano fatto un altro paio di volte dopo la prima, Zayn si stava già abituando al dolore e al piacere, ma Liam si concentrava sempre sulle sue emozioni e poi sulle proprie. Il moro lo attirò a sé per un altro bacio di amore, di ringraziamento e di eccitazione, bussando alla porta delle sue labbra per trovare la sua lingua, mentre l'altro lo preparava con attenzione.
Solo quando sentì un sospiro di piacere di Zayn si decise a uscire le falangi da dentro di lui, preparandosi ad entrare lui stesso. Gli accarezzò l'interno delle cosce, l'inguine, separò maggiormente le sue gambe per farsi spazio in mezzo ad esse e cominciò ad entrare lentamente.
Zayn si morse le labbra per trattenere i sospiri di dolore, aspettando che arrivasse fino in fondo e poi gli desse il tempo di abituarsi. Soltanto in seguito il ragazzo prese a muoversi con stoccate lente e caute, le preferite di Zayn, perché esprimevano tutta l'attenzione che Liam poneva nei suoi confronti.
E poi, come sempre, Liam trovò il suo punto; Zayn abbandonò immediatamente la testa all'indietro, senza trattenere i sospiri e nemmeno i gemiti, chiudendo gli occhi senza paura di perdersi in ricordi spiacevoli mentre il piacere assorbiva ogni sua traccia di lucidità. Sentì il suo ragazzo ridacchiare lievemente, un po' di sollievo e un po' di eccitazione, prendendo a muoversi più velocemente e chiudendo la sua erezione nel pugno, per amplificare le sue sensazioni e portarlo via con sé verso il culmine.
Quello, al momento giusto, non tardò ad arrivare. Liam raggiunse l'apice del piacere e Zayn con lui, quasi nello stesso istante.
Il ragazzo rimase ancora un po' dentro di lui, lasciandosi crollare con delicatezza sul suo corpo, attento a non pesargli addosso, riprendendo fiato contro l'incavo del suo collo. Zayn gli accarezzò la schiena con movimenti dolci e pigri, premendo le mani contro le ossa sporgenti delle scapole, sentendo sotto la sua pelle -e sopra, e addosso, e dentro- tutta la bellezza di quel corpo forte e statuario.
A volte pensava che Liam fosse davvero troppo bello per accontentarsi di lui. Troppo forte per avere invece quella personalità gentile, buona e onesta, troppo bello per sorridere proprio a lui.
Liam gli posò un bacio sulla spalla, e Zayn intuì che stesse per uscire dal suo corpo. Lo fermò, pressandogli le mani alla base della schiena.
"No", protestò, "resta così un altro po'. Mi piace sentirti."
Liam rise leggermente e il suo respiro si infranse contro la sua pelle, dandogli i brividi. "Ti farò male, se aspetto ancora" gli ricordò, sapendo che avrebbe rischiato di farlo diventare troppo sensibile. Zayn scosse la testa, deciso, seguendo con i polpastrelli il tracciato della sua spina dorsale.
"Dio, sei bellissimo" disse piano, dando voce ai suoi pensieri. "Sei...sei meraviglioso. Non ho mai visto un ragazzo bello come te, te lo giuro, nemmeno i modelli o i cantanti famosi, tu sei la cosa più bella che io abbia mai visto. Sei-" e non riuscì a finire la frase, perché Liam lo interruppe con un bacio morbido sulle labbra già gonfie di baci.
"Potrei dire lo stesso di te" sorrise, sincero. Con un movimento attento dei fianchi uscì poi dal suo corpo, sentendo da parte sua un mormorio di protesta ma anche un sospiro leggero di sollievo.
"Mi piaceva stare in quel modo" ripeté, imbronciato come un bambino. Liam rise ancora e gli accarezzò i fianchi con affetto, mentre l'altro gli massaggiava la cute continuando ad accarezzargli i capelli morbidi.
"Invita le tue sorelle qui, domani" cambiò discorso, ascoltando il cuore di Zayn battere tranquillo sotto al suo orecchio. "Facciamo l'albero di Natale tutti insieme, ti va?"
Zayn sorrise ed annuì. "Va bene, dirò loro di venire di pomeriggio. E prepariamo la cena per cinque?"
"E prepariamo la cena per cinque" conciliò Liam, prima di sollevarsi per baciarlo.
Entrambi, per un secondo, immaginarono di far parte di una famiglia tutta loro.
*****
Scappa, devi scappare, fuggi lontano; lui è qui, verrà a prenderti e ti farà ancora più male di quanto te ne ha fatto quando era vivo.
Non sei tornato bambino come negli altri sogni, perché questo non è un sogno, arriverà e ti farà a pezzi.
Dov'è Liam? Liam non c'è. Sei solo. Nasci solo e muori solo, Zayn.
Magari questa è la volta buona che ti ammazza, che affonda così tanto nella carne da strapparti l'anima e portarsela via come ha fatto con la tua innocenza. Sei mai stato innocente, Zayn? Hai mai detto la verità, quando ti si chiedeva cosa avevi, hai detto che i lividi te li aveva fatti tuo padre, hai detto che Doniya era stata violentata davanti ai tuoi occhi e tu dopo di lei, hai detto di Walihya che piangeva fra le tue braccia insanguinate, hai detto di Safaa che soffocava e della morte che stringeva la sua gola in una morsa invincibile?
Non l'hai detto.
E non lo dirai nemmeno stavolta.
Liam, dov'è Liam? Dov'è mentre inciampi sulle scale, e cadi e cadi e continui a cadere, e quando ti ritrovi sul pavimento tuo padre è davanti a te, e lo sai che è ubriaco, perché puzza di alcool e senti l'odore forte di birra quando si abbassa a sovrastarti e ti respira addosso, vorresti spostarlo e scappare, ma sei così piccolo sotto di lui, così indifeso e non ti sai proteggere, senti le sue mani ovunque su quel tuo corpo fragile e ancora i dolori sottopelle dell'ultima volta, di quella prima, di quella prima ancora. Le ferite sono aperte e non guariranno mai.
Doniya, Doniya, tieni sopra le ragazze. Non le fare scendere, non fare vedere loro quello che sta succedendo qui sulle scale, proteggile dal vedere loro fratello in questa condizione pietosa.
Zayn, non urlare. Non urlare mentre loro sono in casa. Non urlare mentre lui ti strappa i vestiti di dosso e il marmo freddo delle scale è quasi una consolazione sulla schiena nuda, ti fa sentire che almeno quella parte del corpo è al sicuro, protetta contro qualcosa, almeno fino a quando lui non ti fa girare con forza e, lo sai, quello è l'inizio della fine.
Affonda le unghie in uno dei tuoi fianchi mentre ti viola senza pietà, e tu non riesci a stare zitto e lasci andare un grido, speri che almeno diventi sordo, che la smetta prima o poi, e vorresti persino che morisse in un mare di sofferenze, tante quante ne ha inflitte a te.
Dentro e fuori, dentro e fuori, il dolore è all'interno e all'esterno. E non solo quello.
Non riesci nemmeno più a piangere, solo urli contro il marmo freddo che non più piacevole, che si sporcherà di sangue e sperma e dove resterà l'impronta del tuo corpo abusato, della tua anima rotta e incompleta.
Preghi solo che qualcuno la ricostruisca, e pensi per favore, per favore, che qualcuno mi salvi.
Zayn si svegliò all'improvviso, preda dell'ennesimo incubo da, più o meno, sempre. Ma, stavolta, si ritrovò direttamente stretto tra le braccia di Liam, senza nemmeno dover cercare il suo conforto.
Come al solito dopo un brutto sogno stava piangendo a più non posso, probabilmente aveva anche gridato durante la notte e aveva svegliato Liam, ma in quel momento non poté essere più grato della sua presenza. Lo teneva stretto al proprio pretto, al sicuro tra le sue braccia forti e delicate, cullandolo dolcemente e accarezzandogli i capelli per tranquillizzarlo.
Non indossava un maglietta o dei pantaloni, era solo in boxer -come lui, d'altronde- e Zayn si sentì giusto un po' meglio, nel poter stringere direttamente i suoi fianchi e non la stoffa di una maglietta per appigliarsi a lui, abbandonandosi completamente alle sue cure per liberarlo dal peso che aveva sul cuore, senza paura. Liam era la sua salvezza.
"Va tutto bene, amore, stai tranquillo" gli sussurrò il ragazzo tra i capelli, sottovoce, come se anche un tono di voce poco più alto avesse potuto spezzarlo. "Ci sono qui io, tesoro."
Zayn singhiozzò, ma sentì il suo cuore battere sotto al suo petto e si lasciò cullare da quel suono. Ricominciò lentamente a respirare normalmente, stava per avere una crisi respiratoria al pari di Safaa, ma doveva convincersi che era tutto finito e che Liam era lì apposta per lui.
"Così, bravo" continuò a dirgli il ragazzo, tranquillizzandolo ogni istante un po' di più, sentendo il suo respiro regolarsi. "Calmo. Era solo un sogno."
Quando fu completamente lucido e si sentì decisamente meglio, Zayn gli posò un bacio all'altezza del cuore -quel cuore che l'aveva aiutato a respirare, quel cuore che batteva solo per lui, quel cuore bellissimo e caldo appartenente a Liam- e gli sussurrò un timido, dolcissimo "grazie". Poi chiuse gli occhi e "ti amo" aggiunse, in un soffio.
Il battito cardiaco di Liam accelerò, e Zayn sorrise riaddormentandosi.
*****
Louis allungò il braccio alla sua sinistra, cercando come al solito la presenza di Harry al suo fianco; tentò di raggiungere il suo stomaco, la sua schiena o il suo petto, ma trovò solo il freddo delle lenzuola.
Si voltò, visto che era steso sulla pancia, e lanciò un'occhiata al suo ragazzo.
Harry era rannicchiato nell'angolo, proprio alla fine del letto, e gli dava le spalle; Louis sbuffò roteando gli occhi, e gli bastò avvicinarsi di pochi centimetri e stendere nuovamente il braccio per afferrarlo da un fianco e tirarlo verso di sé come se fosse un bambino.
"Ehi- Louis!" lo rimproverò Harry, sorpreso, ritrovandosi stretto alla sua schiena con le sue braccia intorno alla vita. "Staccati" borbottò, cercando di divincolarsi.
"Sei proprio arrabbiato, mh?" commentò Louis, accarezzandogli il ventre con una mano. "Certo che Stan ti fa davvero uno strano effetto."
Harry lo sentì ridacchiare, e si trattenne dal tirargli una gomitata nello stomaco solo perché si ricordò d'essere il suo ragazzo. Poi lo sentì pressare maggiormente i suoi fianchi contro il suo bacino, e non gli fu difficile intuire cosa volesse ottenere.
"Scordatelo" sbottò, con una fermezza che non credeva di possedere, "stanotte non avrai niente da me."
Louis era talmente stupito dalla risposta secca che nemmeno trattenne Harry mentre si liberava dalla sua presa, tornandosene alla fine del materasso. "Pensavo che mi avessi perdonato" fece, più confuso che deluso.
"Sì, ma sono ancora geloso" mormorò Harry, con le immagini di quel bacio che si rincorrevano nella propria mente. "Io sono tuo, Louis, e ti appartengo" soffiò, "ma tu a chi appartieni?"
Seguì un lungo, pesantissimo silenzio per qualche istante. Harry avrebbe voluto dire qualcos'altro, sfogarsi ancora per un un po' per dare voce alle sue insicurezze, ma il fatto che Louis non rispondesse non faceva che renderlo più insicuro e zittirlo, terrorizzato all'idea dei pensieri che albergavano la mente del ragazzo.
Poi, finalmente, sentì uno spostamento alla sua destra, il materasso scricchiolare leggermente come se qualcuno ci si fosse seduto sopra dopo essersi sollevato di poco, e Louis lo voltò per guardarlo negli occhi.
Già lo sovrastava, ma solo perché era al suo fianco; non si era fatto spazio tra le sue cosce, né aveva stretto le ginocchia attorno al suo bacino, com'era solito fare prima di un rapporto o per concentrare su di sé la sua attenzione. Harry distolse lo sguardo dalle sue iridi, e fece già per allontanarlo, ma Louis fu più veloce di lui e gli prese le mani, intrecciando le sue dita alle proprie.
Non disse assolutamente niente, si limitò soltanto a sedersi improvvisamente a cavalcioni sulle sue cosce. Harry gli lanciò uno sguardo sorpreso, liberò le mani dalle sue e provò a mettersi seduto, ma Louis lo spinse di nuovo sul materasso.
"Stai giù, babe" ordinò, con voce sensuale, "oggi comandiamo entrambi."
Il ragazzo sgranò gli occhi a quella frase, ma non riuscì a concentrarsi sul suo significato per più di qualche secondo. Perché Louis aveva già cominciato a sfregare lentamente il fondo schiena sul cavallo dei suoi pantaloni, guardandolo fisso negli occhi con aria di sfida e abbassandosi contemporaneamente di poco per immergere le mani nei suoi capelli, scostandogli dalla fronte qualche ciuffo che gli cadeva sugli occhi.
Harry sentì immediatamente un flusso di calore salirgli alle guance, e allo stesso tempo piccoli brividi di eccitazione che gli risalivano lungo la schiena.
Louis iniziò a strofinarsi con più decisione su di lui, e si risollevò per infilare una mano sotto ai pantaloni del suo pigiama, dove già il suo accenno di erezione lo aspettava senza nemmeno il tessuto dei boxer a nasconderlo. Harry non riuscì ad evitare che i propri occhi seguissero i movimenti della sua mano sotto alla stoffa, addirittura più eccitanti così, nascosti, che dell'atto in sé.
Riusciva a vedere i contorni dell'erezione di Louis sotto al tessuto, e la notava crescere nel pugno del ragazzo; tanto bastò per fare lo stesso effetto anche a lui, facendolo sospirare di eccitazione.
Louis sorrise, sicuro di sé, poi si alzò dalle sue cosce per liberarsi dei pantaloni del pigiama e togliergli i suoi. Harry seguì ogni sua azione con le iridi dilatate e il respiro già accelerato, che si mozzò definitivamente quando Louis cominciò a prepararsi da solo.
"Cosa- che stai facendo?" sussurrò, decisamente a corto di fiato. Louis socchiuse gli occhi, concentrato nell'allargarsi, e "a te cosa sembra che stia facendo, curly?" ribatté, continuando imperterrito nonostante lo sguardo sorpreso del suo ragazzo.
Si chinò per baciarlo, ridendo appena contro le sue labbra, prima di prendere il suo sesso nel pugno e allinearlo alla propria entrata. Gli lanciò un ultimo sguardo di sfida, osservando la sua espressione; aveva gli occhi liquidi e pieni di attesa, le labbra lucide e dischiuse, e sembrava stare trattenendo il respiro.
Louis rise ancora, leggermente, e poi si calò sulla sua erezione.
Harry lasciò immediatamente cadere la testa all'indietro, sentendosi improvvisamente avvolto e stretto in un calore mai conosciuto prima. Portò istintivamente le mani sui fianchi di Louis, che a quel gesto sollevò il bacino per poi abbassarlo nuovamente, impalandosi più e più volte, con il fiato che si mozzava di continuo ma ancora quel sorriso sicuro sulle labbra e gli occhi fissi nei suoi.
Harry si sentiva tremare per il piacere, mentre Louis saliva e scendeva sulla sua erezione, muovendosi e dandogli piacere, roteando il bacino ad ogni affondo alla ricerca del proprio punto. Il suo ragazzo seppe che l'aveva trovato non appena lo sentì gemere, allungando appena indietro la testa ed esponendo la gola, che mai prima di allora Harry aveva desiderato baciare così ardentemente. Non ci pensò due volte e si sollevò di poco, posando un bacio caldo sul suo pomo d'Adamo, per poi incontrare le labbra di Louis quando lui abbassò il viso verso il suo.
Adesso anche Harry controllava il ritmo, muovendosi in spinte a cui Louis andava incontro senza paura, e si sentiva così bene che avrebbe potuto morire. Perché era dentro Louis, e il solo pensiero bastava a mandare miriadi di pulsazioni al suo cervello.
Mosso dall'istinto e dalla voglia di compiacerlo chiuse il proprio pugno intorno all'erezione di Louis, cominciando a muovere la mano allo stesso ritmo delle spinte dentro di lui. Louis aveva le pupille dilatate e gli occhi blu scuri, pieni di lussuria, ed era instancabile mentre continuava ad andare incontro ad ognuno dei suoi affondi.
Vennero quasi nello stesso momento; Harry avrebbe voluto avvisarlo, sapendo quanto fosse fastidioso sentire del liquido all'interno, ma non appena Louis sporcò il suo addome con schizzi lunghi e caldi non seppe più trattenersi, seguendolo a ruota e dando poi le ultime, pigre spinte per svuotarsi del tutto. Louis strinse i suoi capelli nelle mani, alzandogli il viso per baciarlo con passione, beandosi della sua espressione soddisfatta e stravolta insieme.
Harry sapeva che, quello, era stato il modo in cui Louis aveva deciso di comunicargli la loro situazione di parità. Lui gli apparteneva e, viceversa, Louis apparteneva a lui.
Louis si alzò lentamente dalle sue cosce, attento a non farsi male, sorridendogli malizioso e posandogli al contrario un bacio dolce e innocente sulle labbra. "Ti è piaciuto, amore?" chiese, perfettamente a conoscenza di quanto vezzeggiativi del genere lo imbarazzassero dopo il sesso.
In realtà non c'era niente che Harry amasse più della sensazione di Louis dentro di sé, ma annuì ugualmente con veemenza. "È stato- strano" rispose, ancora con il fiatone. Del resto, sotto quel punto di vista, era ancora vergine. Louis se ne rese conto e sorrise, fiero di sé e del viso stravolto di Harry. "Bello" aggiunse, leggermente in imbarazzo.
Louis sorrise ancora e rimase in silenzio per qualche minuto. Si stese sul suo corpo morbido, facendo attenzione a non pesargli addosso, cominciando ad accarezzargli il viso in punta di dita come se fosse qualcosa di fragile e prezioso.
"Lo sai che non sono bravo con le parole" riprese dopo un po', e ad Harry parve quasi di vederlo arrossire mentre ridacchiava. "Però l'hai capito, no? Sei...sei il solo che voglio al mio fianco. Quando stavo con Stan era solo perché eravamo piccoli, era un gioco divertente, non ero abbastanza maturo da comprendere nemmeno i suoi veri sentimenti. Ma" prese fiato, fissandolo negli occhi verdi e sgranati, "adesso so quali sono i tuoi. E so anche quali sono i miei. E sono assolutamente certo che stavolta non sto sbagliando, che tu sei quello giusto, che non ti voglio cambiare con nessun altro. Ti voglio per sempre, Harry."
Harry rimase zitto per qualche lunghissimo istante, poi distolse gli occhi dai suoi e abbassò i propri, mordendosi forte il labbro inferiore. Louis si allarmò subito per quella reazione.
"Che c'è, Haz? Ti ho fatto arrabbiare?" domandò, confuso e preoccupato. "Harry- Harry, perché stai-"
Riuscì a fargli risollevare lo sguardo, vide i suoi occhi umidi e lucidi e le sue labbra tirate in un sorriso felice. Restò a fissarlo, sorpreso, ma Harry interruppe il contatto visivo quando si sporse per abbracciare forte le sue spalle.
"Lo sai che piango, se mi emoziono troppo" rise, singhiozzando appena, mentre Louis affondava il naso nei suoi capelli e sorrideva contento. Si lasciò stringere, aspettando che il suo respiro si calmasse.
"Domani mattina andiamo dai tuoi, ti ricordo" commentò poi, giusto per mantenerlo sveglio affinché non si addormentasse. Era già piuttosto tardi, perché avevano trascorso tutta la sera a fare le valigie; "facciamo una doccia veloce e poi dormiamo, così domattina partiamo presto, che ne dici?"
Harry annuì, con ancora il viso affondato nella sua spalla. Sembrava un bambino.
"Lou?" soffiò, con la voce attutita dalla sua pelle.
"Cosa, Haz?" rispose Louis, accarezzandogli pigramente i ricci.
Harry sorrise, posando un bacio sulla sua spalla.
"Ti amo."
*****
Nick era salito sul suo motorino in fretta e furia, non appena aveva ricevuto un messaggio da Ashton; si sbrigò ad infilare il casco mentre scendeva gli scalini di casa sua, lo allacciò meglio mentre girava la chiave nel pannello e mise in moto togliendo velocemente il cavalletto. Guidò accelerando finché, in pochi minuti, voltò il manubrio all'improvviso e fermò la moto accanto ad un marciapiede.
Niall, lì accanto, trasalì per lo spavento.
"Volevi uccidermi?" domandò, la bocca spalancata per lo stupore, e il viso bianco per la paura. "Ti sei fermato ad un centimetro dai miei piedi, sei pazzo o-"
Riprese velocemente colore, diventando invece tutto rosso in volto. "Anzi, che ci fai qui? Mi stai spiando? Sì, mi stai spiando! È la terza volta nel giro di una settimana che mi segui, smettila o-"
"Ho saputo da Ashton che ha saputo da Luke che ha saputo da Calum che ha saputo da Micheal che ha saputo da-" Niall emise un sospiro frustrato, facendogli segno di tagliare corto, e Nick andò dritto al punto, "che eri stato mollato da una ragazza e avevi bisogno di conforto. E io sono qui per confortarti!" trillò con un sorriso innocente, a mo' di spiegazione, spalancando le braccia come ad invitarlo ad avvicinarsi.
Niall si passò una mano sul viso, indeciso fra il buttarsi in strada sotto una macchina o ignorare lui e il suo istinto suicida.
Alla fine optò per una terza possibilità. Sorprendendo sia se stesso che Nick, si sedette dietro di lui sulla moto e posò le proprie braccia intorno ai suoi fianchi.
"Portami da qualche parte" borbottò, decidendo di smettere di pensare.
Nick sorrise, poi scoppiò a ridere.
"Su una stella ti va bene?"
*****
A Niall, stranamente, piaceva quel luogo. C'era un po' di rumore e tanta gente a pochi metri, ma era familiare e tranquillo.
Nick l'aveva portato in un cortile, sulle panche vuote davanti ad un piccolo campo da calcio in cui dei giocatori si stavano allenando. Nick gli porse una bottiglietta di Coca Cola che aveva comprato a pochi passi da lì, tornando dal bar che distava qualche metro.
Niall la prese senza ringraziare, ma gli sorrise e tornò a guardare il coach che urlava qualcosa. "Vieni spesso qui?" domandò, svitando il tappo.
Nick aveva già aperto la sua bottiglia, e rispose dopo averne bevuto un sorso. "Sì, mi rilassa. Ti piace?" chiese di rimando.
"Direi di sì, è un posto tranquillo. E poi, non ho niente di meglio da fare, quindi..."
Nick sospirò, mettendo su un'espressione malinconica. "Quando non hai niente, non hai niente da perdere" recitò, serio.
Niall alzò gli occhi al cielo, guardandolo poi di storto. "La smetti di ripetere le frasi di Titanic?" esclamò, stizzito. Nick scoppiò a ridere.
"Mamma mia, sei suscettibile come una ragazza" lo prese in giro, divertito.
"E tu hai novantasette anni, sei proprio un vecchio" replicò Niall.
"Ne ho solo venti" dichiarò Nick, offeso.
"A proposito, perché sei ancora al liceo?" indagò il più giovane, cercando un modo per metterlo a disagio.
"Sono stato bocciato il secondo anno e ho perso il quarto per aver fatto troppe assenze" raccontò l'altro. "Cose che capitano."
Niall roteò gli occhi. "I tuoi devono esserne felici" borbottò.
"Ma figurati, mica ne sanno qualcosa" rise tranquillo Nick. La frase spiazzò Niall, che rimase in silenzio per qualche secondo di troppo, e poi fu ripreso dall'amico che gli diede una gomitata nei fianchi.
"Allora? Sbrigati a berla, diventerà gelida" lo richiamò Nick. Niall, ancora perso nei suoi pensieri e docile con un bambino, annuì con gli occhi azzurri grandi e distratti e le guance rosse dal freddo, avvicinando la bottiglia alle labbra.
Nick rimase a fissarlo in silenzio, aspettando che finisse di bere. Non appena chiuse la bottiglia con il tappo, però, gli scompigliò con affetto i capelli biondi e rise di gusto nel sentire le sue proteste.
"Te l'ho detto, sei proprio una ragazza" lo prese ancora in giro, con il risultato di farlo alzare in piedi all'improvviso.
"Sono venuto qui per rilassarmi, non per sentirmi insultare!" sbottò, e fortunatamente il chiasso che facevano i giocatori coprì la sua voce. "Ciao. Ci si vede...forse. Probabilmente no."
Nick alzò un sopracciglio. "E come intendi tornare da solo? Non sai la strada."
"La troverò" bofonchiò Niall, con il pesante accento irlandese che si sentiva ancora di più.
Fece per darsi lo slancio e atterrare sulla panca sotto a quella dove si trovava, per scendere più in fretta, con l'intenzione di andarsene sul serio. Però sentì Nick raggiungerlo improvvisamente e prenderlo per un braccio; si voltò, lanciandogli un'occhiataccia. Stava anche per mandarlo al diavolo, ma lui lo precedette.
"Salti tu, salto io" disse, serissimo.
E Niall, semplicemente, non resistette. Scoppiò a ridere.
Quel Grimashaw, in fondo, non era poi così male.
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