Trentatreesimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
*****
La notte era silenziosa, calma, tranquilla. Fuori dalla finestra le stelle illuminavano il cielo e la luna sorvegliava il sonno delle sue sorelle; ma Zayn non dormiva.
Liam aveva capito, fin troppo bene, cosa il suo ragazzo intendesse con "più vicino". Ma non era affatto sicuro che fosse il momento giusto per spingersi più in là.
"Zaynie, sei ancora-"
"Per favore." lo zittì Zayn, e Liam riuscì davvero a percepire l'urgenza delle sue parole. "Ho paura che- che più tardi non avrò più il coraggio di..."
Lasciò a metà la frase. Poi guardò Liam negli occhi per un lunghissimo istante.
"Lee, io mi fido di te. Mi fido così tanto di te."
Ancora una volta, a Liam non fu difficile collegare i punti. Sgranò gli occhi. "Zayn, vedo quanto sei spaventato da tutto questo. Non devi-"
Zayn lo mise nuovamente a tacere, catturando le sue labbra in un bacio passionale e strofinandosi improvvisamente contro di lui. Liam sentì una scarica di eccitazione offuscargli la mente.
Zayn gli mordicchiò il labbro inferiore, mentre faceva scivolare una mano sotto ai suoi pantaloni, fino a nasconderla sotto ai boxer, accarezzando il suo sesso appena eccitato. Lo prese nel pugno e iniziò ad arrecargli piacere, ma Liam ricacciò indietro l'eccitazione e, per quanto desiderasse davvero lasciarlo fare, bloccò la sua mano.
"Va bene" sospirò, "ma non così. Così facciamo solo sesso."
Zayn gli rivolse un'occhiata confusa. "Cosa vuoi fare allora?" domandò, sinceramente interdetto.
Liam non riuscì a non ridacchiare a quell'espressione così sincera e quasi infantile. "Io voglio fare l'amore con te, Zayn."
Non lo lasciò replicare, con dolcezza lo fece sedere a cavalcioni sul proprio bacino. Gli sorrise rassicurante, vedendolo appena più a suo agio, dandogli l'assoluto controllo della situazione; gli posò un bacio morbido sulle labbra e poi, lentamente, gli levò la maglietta.
Lasciò baci sulla sua spalla, sulla sua clavicola, sul suo petto, su ogni livido che andava scomparendo. Risalì lungo il collo, senza smettere di baciarlo, incontrando poi le sue labbra e catturandole mentre iniziava lentamente a spingere il proprio bacino contro il suo.
Zayn gemette leggermente nel bacio, cercando una maggiore frizione. Nel frattempo sollevò i lembi della sua maglietta, spogliandolo prima di quella e poi dei pantaloni e dei boxer, facendo lo stesso con i propri.
Non sapeva se sentirsi più spaventato o eccitato; ormai era fatta, non poteva tornare indietro.
Liam raccolse nel pugno entrambe le loro erezioni, accarezzandole insieme nello stesso tempo. Soffocò con caldi baci ogni gemito di Zayn, mentre le sue mani si infilavano tra i suoi capelli e il ragazzo chiedeva accesso alla sua bocca.
Fu uno dei baci più belli che Zayn avesse mai ricevuto. Liam lo baciava con un misto di foga e dolcezza, ancora intento a dare piacere ad entrambi; tra le proprie mani i suoi capelli era morbidi, folti, e il calore del suo corpo accanto al proprio era una piacevole sensazione. Si disse che aveva scelto la persona migliore, quella che non gli avrebbe mai fatto del male.
Era suo padre, il solo ad essere mai stato dentro di lui; soltanto a pensarci sentiva gli occhi riempirsi di lacrime, e quella sensazione di sbagliato e ingiusto occupava di nuovo la sua mente. Ricordava tutto il dolore, tutta l'irruenza, tutto il proprio senso di impotenza. Suo padre avrebbe dovuto proteggerlo, volergli bene, non mettere le mani su di lui. Il sangue che ogni volta versava era una prova dell'esatto contrario.
Ma questo con Liam non sarebbe successo, giusto? Il sesso, se da una parte lo eccitava, dall'altro lo terrorizzava. Non si era mai spinto fino a quel punto; aveva sempre preferito fermarsi, senza mai passare al vero e proprio atto sessuale così intimo. Sapeva quanto facesse male e non lo avrebbe augurato nemmeno al suo peggiore nemico, non aveva idea che potesse essere piacevole; se proprio avesse deciso di farlo, allora era sempre stato certo che sarebbe stato lui ad avere la padronanza della situazione, senza lasciarsi ferire.
Però, voleva dare quella possibilità a Liam. Se il dolore era l'unico modo di dimostrargli quanto lo amasse -sì, perché era amore che provava nei suoi confronti-, allora lo avrebbe accettato.
Zayn decise che era il momento giusto; era ancora incerto, ma il fatto che Liam gli avesse dato il controllo sin da subito non faceva che aumentare la sua fiducia nei suoi confronti. Si scostò leggermente dai loro baci, posandogli una mano sul petto per mettere un po' di distanza tra i loro corpi.
"Ti amo." confessò in un sussurro, gli occhi puntati nei suoi. Era davvero, davvero importante che Liam lo sapesse.
"Anch'io ti amo, Zaynie" fece di rimando lui, baciandolo ancora e sospirando leggermente. "Vuoi...?"
Zayn annuì solamente. Liam cambiò piano le posizioni, attento a non andare di fretta, fino a sovrastarlo.
"Dimmelo, se ti faccio male" gli raccomandò. "Se cambi idea la smettiamo subito."
Gli posò un altro bacio sulla bocca morbida. Zayn chiuse gli occhi, appellando a tutto il proprio coraggio.
Liam lasciò scivolare gentilmente un dito dentro di lui, sentendolo irrigidirsi immediatamente. Eppure, insieme al dolore, nel suo sguardo c'era confusione.
"Che...che stai facendo?" gli chiese, senza riuscire a capire. Liam sentì il proprio cuore andare in pezzi; Zayn aveva imparato il sesso quando non era ancora in grado di capirlo al cento per cento, e di certo non era mai stato preparato.
"Ti sto preparando, tesoro" gli spiegò Liam dolcemente. "Così farà meno male."
Zayn si limitò ad annuire leggermente, mentre si mordeva il labbro inferiore nel sentire un altro dito violare la sua apertura. Rilasciò nell'aria un sospiro, non di piacere; cercava di ignorare al meglio il dolore. Quando Liam continuò a farsi spazio, non riuscì a trattenersi dal chiudere gli occhi e pensare ad altro, in un istinto che aveva sin da quando aveva provato quelle sensazioni per la prima volta.
"Ehi" la voce di Liam lo riportò alla realtà. "Apri gli occhi, guardami. Sono io."
Zayn ubbidì, affogando con gli occhi nei suoi occhi. Liam avrebbe potuto giurare che fosse bellissimo; era fragile, terribilmente fragile e spaventato, ma gli aveva ugualmente dato la possibilità di dimostrargli tutto il suo amore. Liam lo baciò, prima di allontanare la mano impegnata a prepararlo.
Zayn sentì il cuore balzargli nel petto, e fu tentato di tirarsi indietro; Liam percepì la sua incertezza mischiarsi di più alla paura.
"Va tutto bene" lo tranquillizzò. "Zaynie, sono io. Non ti farò del male."
Zayn lo attirò a sé, bisognoso di un suo bacio. Liam si fece cautamente spazio tra le sue gambe, aspettando prima di spingersi dentro di lui.
Gli prese una mano, intrecciò le sue dita alle proprie e lo guardò fissò negli occhi; un secondo dopo, lentamente, cominciò ad entrare.
Per istinto Zayn fece per chiudere gli occhi, ma si sforzò di tenerli puntati in quelli di Liam. L'altra mano del ragazzo corse tra le sue cosce, a dargli un po' di sollievo dal dolore.
Continuò a spingersi lentamente, entrando un po' alla volta. Zayn si morse le labbra, mentre il suo respiro cominciava a tremare.
Liam lo baciò dolcemente, entrando con un'ultima spinta completamente. Zayn non poté trattenere un gemito sommesso di dolore.
Il suo ragazzo strinse più forte la sua mano non appena chiuse gli occhi, incitandolo ancora a tenerli aperti. Si stavano inumidendo a causa dei ricordi, ma quando si specchiarono nei suoi Zayn seppe di essere al sicuro; non stava facendo davvero così male, tra lui e suo padre non c'era paragone. Liam era delicato, dolce, attento. Rimase immobile qualche secondo, lasciando che Zayn si abituasse all'intrusione, fermando i propri istinti e aspettando che il ragazzo tornasse tranquillo.
Riprese poi a muoversi lentamente, baciandolo ancora e ancora. Non ne sapeva granché del sesso tra maschi, era la prima volta che lo faceva con un ragazzo; ma, per quello che aveva sentito dire -e sperava davvero, davvero che non si trattasse di una bugia-, era quasi certo che trovando un particolare punto dentro di Zayn avrebbe immediatamente tramutato il dolore in piacere. Non aveva idea di dove si trovasse e non era certo della sua esistenza, ma doveva almeno provare a cercarlo.
Sul suo viso si aprì un sorriso nell'esatto momento in cui, confermando la sua teoria, Zayn sgranò gli occhi nel provare un piacere inaspettato. "Cos-" tentò di dire, sorpreso, ma non riuscì a finire la frase perché di nuovo Liam si spinse nello stesso punto. Allungò indietro la testa, la mente libera da qualsiasi ricordo e immagine; non sapeva cosa stesse succedendo, ma gli piaceva tantissimo. Liam gli accarezzò con amore i fianchi, sapendo che da quel momento poteva muoversi quanto voleva.
Gli occhi di Zayn erano oscurati dal piacere che condividevano, proprio come i suoi; il ragazzo posò il palmo di una mano sul retro del suo collo, avvicinando il suo volto al proprio perché si scambiassero un bacio. E si sentì incredibilmente strano; riusciva a percepire Liam dentro di sé, ma era una sensazione piacevole e niente affatto fastidiosa. Il dolore c'era ancora, lo sentiva pizzicare in qualche angolo più esposto, ma era quasi completamente offuscato dal piacere. E Liam, Liam era lì sopra di lui, non era una presenza opprimente, non si sentiva fragile o spaventato. Dettavano il ritmo insieme, non troppo veloce, non troppo lento, riempivano la stanza di sospiri complici.
Era bellissimo, era perfetto. Era questo che bisognava sentire nel fare l'amore, Zayn lo comprese in quell'esatto istante. Era così che ci si sentiva, ad essere amati. Ad avere una persona pronta a farti del bene, solo del bene, mai del male. Qualcuno che si preoccupa di come stai, che sta attento alle tue reazioni, che pensa prima a te e poi a sé stesso. Zayn si sentì fortunato, felice, protetto.
Non aveva mai fatto l'amore. Scelse di contare quella come la sua prima volta, perché all'improvviso Liam aveva portato la luce, aveva cancellato qualsiasi cosa fosse venuta prima di lui.
Furono travolti dal piacere insieme, nello stesso istante. Si baciarono. E Zayn desiderò tenerlo lì dentro di lui per sempre.
*****
"E quindi, che piani hai per 'oggi'?"
Era notte fonda, si gelava e Harry non aveva dormito più di tre ore. Era stato vittima di un'assurda insonnia, e Louis era rimasto sveglio per tenergli compagnia.
In quel momento, il suo ragazzo indossava uno dei suoi maglioni più pesanti; era di lana, verde, e si accordava perfettamente ai suoi occhi. Gli arrivava alle anche, poco più sotto dei fianchi, e lasciava intravedere al di sotto i boxer neri che indossava.
"Ti dicevo" riprese Louis, a metà tra il sonno e la veglia, "ti voglio presentare Stan. Fino a quando ho abitato qui era il mio migliore amico, poi..." e parve addormentarsi, perché non parlò più.
Harry sentì subito un presentimento allarmarlo. "Poi cosa, Lou?" lo incitò, scuotendolo.
"Mh, sì" ricominciò Louis, ad occhi chiusi, "poi ci siamo messi insieme, non è andata bene e non ne abbiamo più parlato, ma siamo rimasti amici."
Il più giovane impiegò qualche secondo di troppo a recepire la notizia. "Lou" chiamò poi, con voce isterica, "mi vuoi far conoscere il tuo ex?" sibilò, senza realmente volerlo.
"Non devi vederla sotto questa luce, Haz" borbottò Louis dentro uno sbadiglio. "Eravamo piccoli, erano almeno quattro anni fa. Stavamo insieme, ma alla fine non eravamo davvero innamorati. Ci prendevamo a parolacce, litigavamo sempre...avevamo più un rapporto litigioso e fraterno che altro" tagliò corto.
"I fratelli non fanno sesso" sbottò Harry seccato, senza nemmeno accorgersene. Quando sentì lui stesso le parole che erano uscite dalla sua bocca, subito se la coprì con un palmo della mano.
"Mh, qualcuno qui è geloso" sorrise Louis riprendendosi dal sonno, improvvisamente appena un po' più sveglio, ridacchiando. "Non ti preoccupare, piccolo. Lo sai che amo solo te."
Harry arrossì, ma non rispose. "Non puoi comprarmi con qualche vezzeggiativo dolce" borbottò, dandogli le spalle e voltandosi nel verso opposto.
"Certo che posso" rise piano Louis, abbracciandolo da dietro e accarezzandogli lo stomaco. "Sei il mio amore, e ti conosco troppo bene."
Intrufolò una mano sotto al maglione, accarezzandogli la pelle nuda ed ora esposta ai palmi delle sue mani. Contemporaneamente abbassò la stoffa del maglione sulla sua spalla, lasciandola scoperta, baciandola lentamente.
Lambì quel delizioso punto fra spalla e collo, lasciando che il suo respiro caldo si abbattesse contro la sua pelle chiara; nel frattempo l'altra mano gli accarezzò il petto, percorrendolo a palmo aperto e sicuro, fino a raggiungere uno dei suoi capezzoli e cominciare a torturarlo tra indice e pollice.
Perdendo già lucidità, Harry non riuscì a frenarsi dal piegare leggermente il collo quando Louis si avvicinò a quella zona, baciandogli la pelle nivea e lambendola di tanto in tanto, salendo fino all'orecchio per suggergli il lobo, mordicchiargli la cartilagine, tornando poi sul suo collo per posarvi sopra altri baci caldi e passionali. Harry rabbrividì di eccitazione.
"Fi...niscila" ordinò, con poca convinzione. Louis spostò la mano sotto al maglione da un capezzolo all'altro, facendolo mugugnare di piacere.
"Perché, cucciolo?" replicò il ragazzo, divertito. "Non ti piace?"
"S-sì" sospirò Harry, lasciandosi vincere e stendendosi definitivamente, lasciando perdere la sua idea. "Ed è proprio questo il problema."
Louis non esitò un secondo prima di sovrastarlo, osservando con aria sicura di sé e canzonatoria il rigonfiamento che si celava sotto ai boxer del suo ragazzo.
"Oh, un problema enorme." fece con enfasi, costringendo Harry ad arrossire visibilmente.
"Tu non stavi morendo di sonno?" gli ritorse contro, con ancora il pensiero di quello Stan che gli rigirava in testa.
"Improvvisamente non sono più stanco" gli fece l'occhiolino Louis, spalancandogli le cosce per posizionarsi in mezzo ad esse.
"Non ho voglia" si oppose Harry, facendo per richiuderle, ma Louis gli accarezzò l'erezione evidente ancora coperta dai boxer e sorrise furbo.
"Sì, vedo che non ne hai" lo prese in giro. Harry strinse i denti, arrossendo ancora.
"Non c'è bisogno che tu faccia il geloso" continuò, levandogli lentamente i boxer. "Ma so io come distrarti."
Prese solo la sua erezione alla base, senza pomparla nemmeno per un secondo; quello successivo, però, la avvicinò alla propria bocca.
Harry sentì il proprio, onnipresente imbarazzo aumentare vertiginosamente. "Lou-" provò a protestare, ma Louis stava già posando un bacio sulla punta.
Prese a lasciare delle lappate sui lati, alzando lo sguardo su di lui mettendolo terribilmente in soggezione, suggendo solo alcune parti della sua erezione e facendolo morire di desiderio, senza mai veramente accoglierlo nella propria bocca. I suoi occhi, fissi in quelli di Harry, erano divertiti e furbi; Harry si sentì arrossire ancora di imbarazzo e di rabbia. In un impeto di fastidio misto ad eccitazione si lasciò scappare un'imprecazione, e solo allora Louis prese in bocca la sua erezione.
Harry si abbandonò ad un sospiro di sollievo, stringendo il lenzuolo accanto a sé nei pugni chiusi. Non era ancora affatto abituato a quel piacere; ma Dio, era una così bella sensazione sentirsi avvolto in quel modo.
Louis rilassò la gola, muovendosi in avanti fino a sfiorare il suo pube con il naso. Con una mano gli sollevò il maglione che aveva ancora addosso, visto che intralciava i suoi movimenti, con l'altra cominciò ad accarezzargli i testicoli. Harry si sentì impazzire dal piacere.
"Lou" espirò in un bisbiglio, completamente arrendevole. Louis compì il percorso a ritroso, dalla base fino alla punta, ricominciando.
Harry stava cercando con tutte le sue forze di non urlare, di non lasciarsi sfuggire altro che sospiri silenziosi. Ma, quando Louis si spostò dal suo sesso eretto ai suoi testicoli, suggendoli e dedicandosi a loro mentre la mano frizionava la sua erezione, non poté trattenere un gemito sommesso.
Le sue gambe erano spalancate in modo quasi osceno, e il piacere era tutto concentrato in mezzo alle sue cosce. Louis non smetteva un secondo di guardarlo negli occhi, come sfidandolo; Harry mantenne il contatto visivo, aveva gli occhi lucidi di lussuria e le labbra dischiuse in silenziosi gemiti. Louis avrebbe potuto venire soltanto guardandolo, ma decise che era il momento di portare lui al culmine.
Dopo un'ultima, calda lappata su un lato della sua erezione, di nuovo se la portò nella bocca, spingendosela fino in gola. Sentì il respiro di Harry accorciarsi di più, molto di più, ed era certo che fosse estremamente vicino all'apice.
Tornò indietro, concentrandosi sulla punta mentre si rigirava i suoi testicoli tra le dita umide di saliva; senza quasi accorgersene, Harry fu travolto definitivamente dal piacere e venne, senza riuscire ad avvisare per tempo neppure sé stesso. Per qualche secondo credette di star morendo di piacere, mentre abbandonava la testa all'indietro e Louis continuava ad accompagnarlo anche durante il suo orgasmo.
"Tu- tu mi vuoi morto" ansimò con un filo di voce poco dopo, mentre Louis si rimetteva seduto e si asciugava con il dorso della mano un rivolo del suo seme che gli colava giù dal mento. Sarebbe potuto venire di nuovo solo guardando quella scena, e mandò giù la saliva con aria nuovamente eccitata.
"Non sarebbe una brutta morte" gli fece notare Louis, dando un po' di sollievo alla propria erezione dura e formata. Harry la guardò con desiderio, mordendosi il labbro inferiore.
Louis seguì la direzione del suo sguardo, sorridendo eccitato. "Dio, venderei la mia anima per vederti guardarmi in questo modo ogni notte" bisbigliò, abbassandosi sul suo viso per baciarlo, mordicchiandogli il labbro inferiore e tirandolo leggermente verso sé.
"Non dirlo neanche per scherzo" lo ammonì Harry, con ancora il labbro imprigionato tra i suoi denti. Louis rise della sua preoccupazione, insinuò la lingua tra le sue labbra e cercò la sua, trovandola in un secondo.
Nel frattempo la sua mano scivolò tra le sue natiche, cominciando a prepararlo. Gli venne un'idea; se Harry quella notte era particolarmente desideroso e quasi disinibito, moriva dalla curiosità di vedere ancora fino a dove potesse spingersi.
"Mi stai- facendo male" sbottò il ragazzo in un sospiro di dolore, mentre un dito di Louis continuava a muoversi con poca delicatezza dentro di lui. Di solito cercava subito il suo punto per fargli ignorare il fastidio, e Harry si rese conto che senza quell'aiuto era davvero doloroso.
"Ho dimenticato dov'è il tuo punto" mentì Louis, con un sorriso malizioso. "Magari potresti guidarmi tu."
Harry arrossì violentemente, ma fece finta di non capire. Louis gli prese una mano e la portò sul suo polso, facendogli segno che muovesse la sua mano nella direzione che voleva.
Il più giovane strinse i denti per l'ennesima volta, imbarazzatissimo ma eccitato. Strinse il suo polso con poca convinzione, cercando attraverso la mano di Louis il proprio punto.
Era difficile, non aveva idea di dove si trovasse, e Louis continuava a fissare quella porzione di pelle esposta e allargata mettendolo terribilmente in imbarazzo, sollevando spesso gli occhi nei suoi e facendolo arrossire al limite del possibile. Finalmente riuscì a trovare il suo punto, e Louis non esitò ad aggiungere un altro dito senza che lui nemmeno se ne accorgesse.
Di solito lo toccava lì quanto bastava per mischiare il dolore al piacere, sapendo che lo avrebbe fatto impazzire se avesse continuato a muovere le falangi solo in quella zona; ma per Harry era tutto nuovo, doveva praticamente fare da sé, e non poté rinunciare a quel piacere smisurato. Spinse le dita di Louis dentro di sé, sospirando di piacere, mentre quelle diventavano tre, fino a sentire solo le nocche del ragazzo a contatto con la pelle nuda.
Gemette sommessamente, e Louis non resistette all'impulso di toccarsi. Il solo pensiero che Harry si stesse fondamentalmente fottendo da solo con le sue dita gli causò una scarica di eccitazione così forte che coprì con il palmo della mano la punta della sua erezione, imponendosi di non venire.
"Lascia fare a me, ora" disse, spostando la mano di Harry dal proprio polso e allineando il proprio sesso con la sua apertura. Vi sfregò appena la punta contro, facendolo mugolare di attesa e desiderio, poi finalmente iniziò a farsi spazio in lui.
Andava piano, attento a non fargli male nonostante la lunga e piacevole preparazione; ma Harry affondò i talloni alla base della sua schiena, incitandolo a muoversi. Louis sorrise; questa versione di Harry gli piaceva tantissimo, e se non fosse stato per il rossore diffuso sulle sue guance quasi si sarebbe chiesto se quello fosse davvero il suo Harry oppure no. Se Harry geloso diventava così, avrebbe decisamente dovuto farlo ingelosire più spesso.
"Sei mio" sospirò infatti il ragazzo qualche minuto dopo, attirandolo a sé per un bacio passionale. "Sei dentro di me" gemette piano contro le sue labbra, "sei solo mio..."
Quella presa di posizione, quelle frasi gelose e possessive nascoste nel tono di voce arrendevole e sottomesso, riempirono il cervello di Louis fino a farlo scoppiare. Con un'ultima spinta del bacino venne dentro di Harry, e il ragazzo lo seguì a ruota come se non avesse aspettato altro che lui.
Per fortuna aveva levato il maglione in tempo, altrimenti lo avrebbe sporcato; giaceva a terra dall'altra parte della stanza, anche se nessuno dei due sarebbe riuscito mai a ricordare come ci fosse finito.
Stavano ancora ansimando l'uno contro le labbra dell'altro, la fronte contro la fronte, senza ancora separarsi. Con un gesto lento e attento dei fianchi Louis uscì da dentro di lui, sentendolo sospirare di sollievo.
"Domani sarai pieno di dolori" ridacchiò, rendendosi conto che erano stati un tantino presi dal momento.
"Non importa" borbottò Harry, il viso arrossato come non mai e l'aria colpevole. "Almeno penserò a questo mentre..." si interruppe, rimettendo su il broncio.
Louis, avendo già capito a cosa si riferisse, gli accarezzò i fianchi per incitarlo a continuare. "Mentre?" lo spronò, sorridendo.
"...mentre stiamo con Stan" concluse il ragazzo, quasi sottovoce e riluttante.
Louis lo fissò per qualche secondo, perso nei suoi pensieri, poi sorrise furbo. "Vuoi sapere un segreto?" chiese, un accenno di malizia nella voce. Harry annuì, curioso.
Louis si avvicinò al suo viso, fermandosi a un centimetro dal suo orecchio e riducendo la voce a un sussurro sensuale. "Abbiamo fatto delle scopate sensazionali" confidò dritto nel suo timpano, facendogli sgranare gli occhi di rabbia e gelosia, "ma questa, questa le ha vinte tutte."
Si allontanò dal suo orecchio per guardarlo; come da copione, era arrossito vistosamente ed era tornato sotto le coperte, tirandosele fin sopra al naso per nascondere l'imbarazzo crescente. "Credo che mi sia passata l'insonnia" borbottò, dandogli le spalle.
Louis rise, stendendosi al suo fianco e abbracciandolo.
"Oh, eccome se ti è passata."
******
Niall camminava solo per le strade di Londra, con una birra -irlandese, ovviamente- in mano e i piedi poco stabili su loro stessi. Era entrato varie volte in macchine di sconosciuti, credendo di possederne una e litigando persino con una ragazza che non c'entrava niente e che, alla fine, gli aveva mollato un ceffone.
Dopo quel colpo, Niall si era seduto sul marciapiede e si era scolato in un sorso solo metà birra, ragionando sul significato della propria esistenza.
Non sapeva esattamente quanti, ma qualche minuto dopo una faccia conosciuta entrò nel suo spazio visivo. La salutò con un grugnito.
"Ma guarda, non dirmi che si tratta di Horan!" la risata del ragazzo fu come ricevere un altro schiaffo; rumorosa e sguaiata, dritta alle sue povere meningi già doloranti.
"Non sono Horan" sbottò, la voce strascicata a causa dell'alcool, "sono un barbone."
"Certo, e io sono Nick Grimshaw" commentò ironicamente l'altro ragazzo, prima di fingere stupore e battere teatralmente un pugno sul palmo dell'altra mano. "Aspetta, ma io sono Nick Grimshaw!"
Niall ebbe un conato di vomito, non avrebbe saputo dire con precisione se per la sbornia o se per aver udito il suo nome.
"Allora, bello" riprese Nick -che diavolo ci faceva, lucido, per le strade di Londra a quell'ora?- "Non hai più una casa?"
Niall sbottò il suo indirizzo, sforzandosi di articolare le parole in modo decente.
"Mi stai chiedendo di accompagnarti, suppongo" dedusse Nick. Gli porse una mano.
"Avanti" lo incitò, tirandolo su. "Ti ci porto."
Il più giovane si scostò da lui, traballando per un secondo. "Non mi palperai il di dietro di nascosto, vero?" chiese, guardandolo male. Nick ghignò e gli fece l'occhiolino.
"Non te ne sei nemmeno accorto" rispose con aria innocente. Niall non rispose soltanto perché vomitò in mezzo alla strada, salvando miracolosamente le sue scarpe bianche dal sporcarsi.
"Uhm, quanto hai bevuto? Quella è davvero tanta roba da rimettere in una volta sola" fece Nick, osservando il suo vomito per terra con aria indagatrice e niente affatto schifata.
"Portami a casa" sospirò Niall, riprendendo a camminare verso una direzione non precisa. "Ho lo stomaco a pezzi."
"Me ne rendo conto" sospirò Nick, con aria melodrammatica. "Avanti, seguimi. La macchina è da quella parte."
Niall non avrebbe saputo ben dire cosa fosse successo dopo, ma si addormentò nell'auto di Nick e in qualche modo, nella sua testa, qualcosa gli diceva che andava tutto bene.
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