Trentanovesimo capitolo

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Niall si strinse meglio la giacca addosso, respirando nella gelida aria invernale e osservando il proprio respiro condensarsi e diventare una nuvoletta di fiato davanti a sé: quando faceva freddo serviva che cadesse anche solo qualche fiocco di neve, perché la sua pelle diventasse ancora più chiara e i suoi occhi più azzurri, e quella bellezza infantile diveniva perfetta con le guance arrossate dal gelo e i capelli biondi in disordine a causa del vento.

Poi bastava che aprisse bocca e imprecasse con quel suo pesante accento irlandese per far finire la magia in pochi secondi, ma dettagli.

Nick rise da solo nel pensarci; Niall gli lanciò un'occhiata di sbieco, pensò di avere qualcosa in disordine, non se ne curò e invece adocchiò un bar lì vicino.

"Entriamo?" propose. Nick lo guardò con l'aria di chi la sa lunga.

"Scommetto che stai morendo di freddo" osservò.

"Non è vero" sbottò Niall, "ho solo voglia di cioccolata calda."

"Ed hai anche freddo."

Niall roteò gli occhi, sbottò qualche altra imprecazione tra sé e sé e poi, senza accertarsi che Nick lo stesse seguendo, entrò nel bar e sedette al primo tavolo libero che vide.

Nick lo raggiunse un istante dopo, si sedette davanti a lui e osservò distrattamente il menù. La cameriera non si fece attendere più di tanto e chiese le ordinazioni.

"Una cioccolata calda per me" disse Niall, sentendosi già più caldo solo a pensarci. Nick rimase in silenzio per qualche secondo, poi lanciò un'occhiata di sfida a Niall e "per me un gelato al limone" affermò, guadagnandosi due paia di occhi sgranati puntati addosso.

"Scusa, eh" la ragazza che lavorava lì si riprese dallo shock e corrugò la fronte, "ma non facciamo gelati in inverno."

"Però sul menù c'è scritto" protestò Nick.

"Sì, ma-" lei parve in crisi per un secondo, "ma nessuno vorrebbe un gelato a Dicembre!"

"Magari dovevate specificarlo sul menù, allora" Nick sfoggiò un sorriso innocente e la cameriera, basita e furiosa, preferì andarsene prima di imprecare contro un cliente.

Niall impiegò qualche istante prima di parlare, ma rimediò fissando Nick come se fosse pazzo tutto il tempo. "Hai dei problemi mentali?" esclamò poi, quasi confuso.

"No, ho solo voglia di gelato al limone" lo prese in giro lui, facendogli il verso.

Niall divenne rosso, ma stavolta non tanto per il freddo quanto per la rabbia. "Fai come vuoi" replicò, burbero, "tanto sei tu che ti geli, mica io."

Rimase ancora un po' in silenzio a fare a pezzi un tovagliolo di carta, prima di "spero che tu non lo stia facendo per fare colpo su di me" decretare, sospettoso, "perché ti informo che non sta funzionando."

"Ma certo che no" gongolò Nick, "non potrei mai sapere che il limone è il tuo gusto di gelato preferito!"

Niall sgranò gli occhi e dischiuse le labbra, sorpreso. "Come- come fai a...?" lasciò in sospeso la frase, troppo stupito per continuare.

"Ti vedevo passare ogni pomeriggio sul corso, in estate" raccontò Nick, con un sorriso furbo, "avevi quasi sempre un gelato in mano e non avevo molti dubbi che fosse al limone, visto il colore."

Niall si imbronciò, ma era segretamente ammirato. "Maniaco" lo apostrofò.

Nick scrollò le spalle con noncuranza. "Quanto ci scommettiamo che vorrai fare a cambio la cioccolata con il gelato?" domandò, sicuro di sé.

"Nulla" borbottò Niall, "non sono pazzo come te, io. Fuori fa freddo e non voglio raffreddarmi ancora di più."

L'altro si sporse verso di lui, alzando le sopracciglia con espressione di sfida. "Facciamo così" propose, con nuovo entusiasmo, "se vinco io ti darò un bacio."

Il più giovane arrossì fortemente, sconvolto. "Che cosa?!" esclamò, a voce così alta che alcune persone si voltarono a guardarlo.

"Hai sentito bene" proseguì Nick, "ma ho anche una bella notizia."

Niall alzò gli occhi al cielo. "Pensavo che tu fossi portatore solo di brutte notizie, Grimshaw" bofonchiò, ma l'amico fece finta di non sentirlo.

"Se vinci tu" concluse, "non insisterò più per uscire con te. Anzi, me ne andrò proprio via dalla tua vita, non ti darò mai più fastidio."

Niall tacque, restando quasi ridicolmente con le sopracciglia sollevate e l'espressione di un bambino, come intento a realizzare quanto Nick aveva appena detto. "Ma...ma così è un ricatto" mormorò, corrugando la fronte.

"Mi stai dicendo che quindi ti piace passare tempo con me, Horan?" sorrise Nick. Il che bastò per far riprendere Niall dalla confusione.

"Cosa- no!" protestò, scuotendo la testa. "Dicevo solo che- quello che intendevo era che-"

Non poté finire di parlare, perché la cameriera arrivò al loro tavolo con le loro ordinazioni. Storse il naso in direzione di Nick, senza nascondergli il suo odio perfettamente ricambiato, e fece per dargli il gelato quando Niall prese improvvisamente parola.

"No" obiettò, arrossendo lievemente. Guardò per un istante gli occhi di Nick, prima di parlare di nuovo.

"Quello è per me."

*****

Harry strinse forte Johannah, quasi incapace di lasciarla andare; non avrebbe mai smesso di esserle grato per aver dato la vita a Louis, averlo cresciuto e avergli voluto bene, anche nonostante tutti i brutti avvenimenti che erano accaduti nel corso degli anni.

Batté goffamente il pugno su quello di Charlotte, al che la ragazza si limitò ad alzare gli occhi al cielo e abbracciarlo. Félicité invece tentò di baciarlo sulla bocca, ma Louis lo tirò via in tempo e lei gli si attaccò addosso alla ricerca dell'abbraccio più lungo e romantico di sempre -che ovviamente per Harry non fu tale.

Le gemelle non ne volevano sapere di staccarsi da Louis, ma quando finalmente lo lasciarono andare stamparono entrambe un bacino sulle guance di Harry. Quando il ragazzo si voltò ad osservare Louis, lo scoprì stretto nell'abbraccio delle altre sue sorelle, subito raggiunte dalle gemelle.

Scoppiò a ridere; Louis era stato quasi immobilizzato. "Non mi fate respirare, così!" scherzò, accarezzando però contemporaneamente la schiena di Lottie e i capelli di Fizzy. Phoebe tirò su col naso, la gemella la vide e, giusto per essere ancora di più il suo riflesso, fece lo stesso.

"Ci mancherai" singhiozzò Daisy, "Boo Bear" completò Phoebe. Louis ridacchiò, abbassandosi alla loro altezza per stringerle in un altro abbraccio.

"Smettetela di parlare così, siete inquietanti per chi non è abituato" scherzò, sentendo la sua maglietta inzupparsi di lacrime. "Ehi, basta piangere!" le incitò affettuosamente.

"Ma passeranno altri mesi prima che tornerai" protestarono le due. Louis lanciò uno sguardo ad Harry, cercando la conferma di quanto stava per dire nei suoi occhi, poi rispose al suo sorriso conciliante e tornò a rivolgersi a loro.

"No, affatto! Io e Harry torneremo spesso, davvero" le rassicurò.

Harry si perse la scena del saluto fra madre e figlio, perché fu Mark a distrarlo. Gli si avvicinò e gli rivolse solo l'accenno di un sorriso, prima di porgergli una mano che Harry strinse timidamente.

"È stato un piacere conoscerti, Harry" disse, e gli sembrò sincero. Quindi il ragazzo sorrise e "anche per me, signor Tomlinson" replicò, lasciando la sua mano, osservandolo dirigersi dal figlio.

Johannah aveva appena sciolto l'abbraccio con Louis, aveva gli occhi già umidi di lacrime ma un sorriso sulle labbra per la notizia che stavolta non sarebbe scomparso, ma sarebbe tornato. Louis indugiò qualche secondo davanti alla figura di suo padre, cercando nel suo sguardo un qualsiasi suggerimento del modo in cui avrebbe dovuto salutarlo; alla fine gli porse una mano, esitante, e Harry sentì il proprio cuore spezzarsi. Non era giusto che Mark lo salutasse al pari di come aveva salutato lui; era suo figlio, non un estraneo.

E Mark stupì tutti; guardò la mano tesa di Louis, accennò una risata mentre scuoteva la testa e scompigliò i capelli di Louis come quando era bambino, durante un allenamento di calcio. Stavolta non erano umidi come nei pomeriggi autunnali, erano meno lunghi e odoravano dello shampoo alle mandorle di Harry, ma Louis tornò ugualmente indietro nel tempo; senza pensarci si avvicinò al padre e posò la fronte contro la sua spalla, e l'uomo gli batté affettuosamente il palmo della mano sulla schiena con un sorriso sulle labbra. Lo stesso sorriso che, pochi istanti dopo, rivolse anche ad Harry.

Il ragazzo arrossì, incapace di trattenersi dal farlo, e sorrise a sua volta.

Capì che, sul serio, tutto sarebbe andato bene.

*****

Zayn stava apparecchiando, mentre Liam scolava la pasta e, subito dopo, preparava le porzioni.

"Sicuro che stiano arrivando, Zaynie?" domandò, mentre Buffy seguiva attentamente tutte le sue azioni, sperando in qualcosa da mangiare. "Sicurissimo, Leeyum" rispose Zayn, sistemando l'ultimo tovagliolo sulla tavola, "vedrai che saranno qui tra poco."

Liam annuì. "Dai i croccantini a Buffy, per favore" cambiò argomento, "è tutto il giorno che mi gira attorno."

Zayn rise e aprì l'anta di un mobiletto, da cui estrasse un pacco di croccantini. Buffy drizzò le orecchie, riconoscendo la scatola.

"Eccoli, eccoli" ridacchiò il ragazzo, abbassandosi per versarne un po' nella sua ciotola. Buffy iniziò a mangiare, ma fu subito interrotta dallo squillo del campanello.

"Sono arrivate" sorrise Zayn, dirigendosi alla porta. La aprì, e subito una testolina nera fece capolino sul suo petto, mentre due braccia esili si incrociavano attorno alla sua vita.

"Safaa!" la accolse lui, ricambiando l'abbraccio, guardando anche alle spalle della bambina per sorridere a Walihya e Doniya; Safaa sciolse l'abbraccio e si gettò invece tra le braccia di Liam, che la sollevò senza sforzo e si lasciò cingere le braccia intorno al collo, accarezzandole la testa.

Zayn non poté fare a meno di sentirsi sciogliere nell'assistere a quella scena, a pensare che Liam sembrasse proprio coccolare una loro figlia.

"Fai paura con questo sguardo imbambolato" lo prese in giro Walihya, schioccandogli un bacio su una guancia, seguendo la sorella maggiore che l'aveva già salutato dentro casa. "Mh, che buon profumo" commentò, "decisamente non sei stato tu a cucinare, Zee."

Zayn alzò gli occhi al cielo, fece per rispondere ma Doniya lo precedette. "È odore di pasta" sorrise, entrando in cucina per spiare.

"Una ricetta italiana, sì" conciliò Liam, mostrando loro un quaderno, "ho trovato questo in un armadio e ho deciso di usarlo."

Doniya annuì, gli occhi appena lucidi di commozione. "Me lo ricordo" mormorò dolcemente, "era di mamma."

Safaa sgranò gli occhi, raggiungendoli. "Posso vederlo?" domandò. Ricordava poco e niente della madre, ma vi era legata come se l'avesse persa solo il giorno prima.

"Questa era la scrittura della mamma?" chiese, colpita. "È bellissima" osservò, "anche io voglio scrivere così."

"Ci sono altri quaderni come questo, di sopra" le sorrise Liam, "che ne dici di prenderne uno?"

Safaa annuì con veemenza. "Oh, sì! Assolutamente sì!" replicò, con un sorriso enorme ed emozionato sul viso.

Zayn le accarezzò con affetto i capelli nerissimi. "Adesso andate a sedervi a tavola" suggerì, "vi porto i piatti."

Quando tornò in salotto, portando l'ultimo piatto destinato a se stesso, Zayn scoprì che le sue sorelle avevano cominciato per l'ennesima volta a raccontare a Liam alcuni suoi imbarazzanti segreti. Alzò gli occhi al cielo, convinto che prima o poi li avrebbe scoperti comunque, e si limitò a mangiare fingendosi offeso.

"...per questo motivo lo chiamiamo 'l'uomo capace di addormentarsi ovunque', perché sul serio, si addormenta in qualsiasi situazione! Walihya mi ha detto che, quando dovevo nascere, si era addormentato nella sala d'attesa dell'ospedale!" raccontò Safaa con enfasi. Zayn si affogò.

"Questo non è vero!" protestò. "È verissimo, Zayn" lo corresse Doniya con uno sguardo eloquente, facendo scoppiare a ridere Liam.

"Lo sai che Zay ha una cicatrice sopra il sedere?" domandò ancora Safaa, loquace come non mai, "se l'è fatta quando è caduto sulle scale."

"Sì, l'ho vista" rise Liam, prima di rendersi conto di ciò che quella frase implicava. Sia lui che Zayn arrossirono istantaneamente, mentre Walihya sogghignava e Doniya mascherava una risata con un colpo di tosse.

"Quindi avete fatto la doccia insieme" esclamò la bambina, con la bocca e gli occhi spalancati. Il silenzio calò per un secondo, poi scrollò le spalle e "oh, anche a me va sempre lo shampoo negli occhi e chiedo a qualcuno di venire ad aiutarmi" disse fra sé e sé, tranquillizzandosi.

Doniya stavolta non si curò di fingere ed esplose in una risata. "Uhm, qual è il secondo?" provò ad articolare non appena riuscì a calmarsi, mentre Safaa la fissava confusa.

Buffy saltò improvvisamente sul tavolo, e Walihya cominciò a strillare senza sapere cosa fare. Zayn si precipitò ad afferrarla e a metterla giù, mentre Safaa correva fuori dal salotto per inseguire la gatta e Doniya rideva, rideva, Liam non l'aveva mai vista così spensierata.

Nel sorriso di suo fratello, trovò la stessa gioia.

*****

"Quindi: Anna, Jenna, Robert e Jack."

"No" Harry cercò di trattenersi dal ridere, "ma stavolta c'eri quasi, amore. Anne, Gemma, Robin e Jake."

Louis annuì, serissimo. "Però non ti concentrare troppo" ridacchiò Harry, "altrimenti faremo qualche incidente."

"Manca solo un'ora" sospirò Louis, ignorandolo, "e io ancora non mi ricordo i nomi dei tuoi."

Voltò il viso verso di lui con aria disperata. "Perché tu invece quelli dei miei li hai imparati in un secondo?"

Harry provò seriamente a dargli una risposta intelligente. "Non lo so, Lou" fece infine, confuso, "penso sia una cosa innata."

Louis prese un respiro profondo. "Hannah, Jessica, Josie e John."

"Cosa? No!" scoppiò a ridere Harry, stavolta senza riuscire a frenarsi. "Louis, ti prego, dimmi che lo stai facendo apposta. Prova di nuovo, dai: ultimo tentativo!"

"Anne" Louis scandì ogni lettera, "Gemma" Harry sgranò gli occhi, "Robin" mancava poco così, "...e Jacob."

"No!" protestò Harry, sconsolato. "Jake, Louis, si chiama Jake. Però gli altri tre li hai afferrati!"

Louis sorrise leggermente, confortato. "Jake, ok. Me lo ricorderò."

"Io ho fiducia in te" gli sorrise Harry, segretamente scettico, ma sempre disposto a sperare nei miracoli.

Per l'ora seguente parlarono di altro, telefonarono a Liam per sapere come andassero le cose, Harry costrinse Louis a cancellare il numero di Stan dalla rubrica del telefono, giocarono a passatempi stupidi e, infine, arrivarono a Holmes Chapel.

La casa di Louis, comparata a quella di Harry, sembrava un castello. Non che quella di Harry fosse poi così minuscola, era una villetta ad un solo piano, c'era un piccolo orto sul fianco e delle altalene sull'altro.

"AnneGemmaRobinJake" ripeté velocemente Louis, come un mantra. Harry alzò gli occhi al cielo mentre il suo ragazzo parcheggiava.

"Sicuro che le piacerò?" domandò questi, bloccandolo prima che aprisse lo sportello. Stranamente, teneva in considerazione soltanto l'opinione di sua madre. "Se poi pensa che ti ho portato sulla cattiva strada e scopre che abbiamo fatto le peggiori cose e-"

"Lou, non accennare alle cosacce, per carità di Dio!" lo interruppe Harry, arrossendo furiosamente. "Ascolta" disse in fretta, assumendo un colorito sempre meno normale, "i miei sono convinti sostenitori della verginità fino al matrimonio."

All'interno dell'auto cadde un silenzio tombale.

"Dimmi che stai scherzando" disse poi Louis, indeciso se ridere o piangere.

"Sono serissimo" mormorò Harry, mordendosi il labbro inferiore.

Louis impiegò qualche istante a ricevere il colpo. "Oh" fece soltanto, poco dopo, "quindi questo vuol dire..."

"Questo vuol dire camere separate, sì" lo precedette Harry, annuendo.

Louis si pressò pollice e indice alla base del naso. "Che significa niente sesso" concluse.

Harry si imbronciò. "Se la metti così..."

Non fece in tempo a borbottare qualcos'altro che Louis gli prese il mento, voltando il suo viso verso il proprio e catturando le sue labbra. Lo baciò con foga, chiedendo quasi subito accesso alla sua bocca, intrappolando il suo labbro inferiore tra i denti e passando la lingua sui suoi, intrecciando le dita ai suoi capelli per spingere di più il suo volto verso il proprio, accarezzandogli il palato e la lingua.

"Ora possiamo andare" fece soddisfatto dopo qualche minuto, schioccandogli un ultimo bacio tenero sulle labbra.

Harry era completamente rosso in viso. "Mi hai baciato con la lingua davanti casa mia" commentò, imbarazzato.

"E quindi?" ribatté Louis piegando la testa, interdetto. "Non è mica la prima volta che ti bacio così."

"Ma è la prima volta che qualcuno mi bacia davanti casa" replicò Harry, "dove ci sono i miei genitori", continuò, "che mi vogliono vergine e-"

"Oh, Harry, guarda che è colpa loro se ti hanno fatto così bello. Non possono pensare che nessuno ti tocchi mai fino al matrimonio, dai" scherzò Louis, avvicinando di nuovo il suo viso al proprio per baciarlo un'altra volta. "E adesso andiamo" concluse, rabbuiandosi all'improvviso. "Altrimenti mi scorderò i nomi."

Harry scoppiò a ridere e fece per uscire dall'abitacolo, ma Louis lo fermò di nuovo.

"Quindi le piacerò?" chiese ancora conferma, nervoso. "So che al telefono andavamo d'accordo, ma-"

"Le piacerai tantissimo" lo rassicurò Harry, posandogli un ultimo bacio veloce sulla bocca e uscendo, una volta per tutte, dall'auto.

Suonarono al campanello con le mani intrecciate; Louis aveva il cuore in gola, Harry un sorriso enorme sulle labbra.

Una donna bellissima andò ad aprire; Louis avrebbe giurato che avrebbe potuto diventare etero solo per lei, perché nonostante non fosse più giovane era davvero bella. Nei suoi occhi Louis vide gli stessi di Harry, e si sentì quasi mancare.

"Harry!" esclamò la donna, sorridendo, sporgendosi per abbracciare il figlio. Sciolse l'abbraccio, guardò il più grande, e "Louis" sorrise gentilmente, prima di abbracciare anche lui.

Louis ricambiò l'abbraccio, confuso; non si aspettava che fosse già così affettuosa con lui, come se lo vedesse già come un altro figlio.

"Ehi, Anne" Harry ringraziò mentalmente tutti i santi che si fosse ricordato il suo nome, "come va?"

Anne rivolse ad entrambi un sorriso caloroso, facendosi da parte per entrare. "Benissimo. E voi? È andato bene il viaggio?"

"Abbiamo trovato un po' di coda a metà strada" scrollò le spalle Louis con aria disinvolta, anche se in realtà era agitato, "per il resto tutto ok."

Stava per aggiungere qualcosa, quando si irrigidì nel vedere l'esatta fotocopia di Harry in versione femminile.

Aveva i capelli raccolti e il viso senza trucco, per cui la somiglianza era accentuata; uscì da una stanza mentre finiva di sistemarsi la coda in cui aveva raccolto i capelli, e non appena terminò lo abbracciò anche lei.

"Sono felice di conoscerti!" trillò, entusiasta, poi si voltò verso il fratello e lo strinse in un abbraccio soffocante.

"Bentornato, fratellino" sogghignò, stritolandolo, "ovviamente poi mi racconterai tutto."

"Sarete stanchi" sorrise Anne, "andate a sistemarvi. Louis, ho pensato di farti stare nella stanza di Harry, mentre-"

"Mentre Harry starà con me a fare quattro chiacchiere tra sorelle" cinguettò Gemma, stampando sulla guancia del ragazzo un bacio appiccicoso.

"Gem, non prendere in giro tuo fratello" ordinò Anne, divenendo severa tutt'a un tratto, prima di scoppiare a ridere lei stessa. "Ci penserà Harry a farti vedere le stanze della casa, Louis" tornò a rivolgersi a lui, premurosa, "e se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarci. Anzi, in teoria non lo puoi sapere, in effetti, però mi trovi in salotto" rise, mentre Gemma alzava gli occhi al cielo.

"Andiamo a fare vedere a Louis la sua stanza, coraggio" commentò Gemma, con ancora un braccio intorno alle spalle del fratello, portandolo ovunque lei volesse. "Ci segui, Louis?" gli chiese, voltandosi. Louis le lanciò un'occhiata a metà tra il divertito e l'interdetto, pensando che in un certo senso questa ragazza sembrava avere il suo stesso carattere espansivo.

Camminarono fino all'ultima stanza in fondo al corridoio, con grandissimo sconcerto di Louis, che aveva già memorizzato la stanza di Gemma dall'altra parte della casa. Provò a non emettere un verso di frustrazione davanti a lei e, straordinariamente, ci riuscì.

"Dormivate insieme, a Londra?" indagò la ragazza, con un sorriso furbo sul volto. Harry arrossì completamente.

"No, no, certo che no, lui stava- volevo dire, sta sul divano, io nel letto e-"

"Non mi mentire, scricciolo" Gemma gli pizzicò una guancia e la tirò verso di sé, guadagnandosi un lamento di dolore da parte del fratello, "non ci credo che un bel ragazzo come lui non ti ha fatto nessun effetto!"

Con il massimo stupore di Louis, Gemma abbassò la mano e strizzò leggermente il cavallo dei pantaloni di Harry. "Sono sicura che lui non era d'accordo con i tuoi principi morali!" scoppiò a ridere, e Louis tentò davvero di non unirsi a lei, ma non ce la fece e esplose in una risata fragorosa.

"Smettetela" piagnucolò Harry, "vi conoscete da soli due minuti e siete già complici contro di me."

"Giusto" la ragazza si voltò verso Louis, "io sono Gemma."

"Lo sapevo" replicò orgoglioso il ragazzo, facendo per stringere la sua mano. Lei la spostò all'ultimo secondo e gli fece l'occhiolino, scoppiando di nuovo a ridere prima di prendere sottobraccio suo fratello e portarlo all'altro estremo del corridoio, ignorando le sue lamentele.

Louis non riuscì a smettere di sorridere, la famiglia Styles era assolutamente perfetta.

*****

Il resto del pomeriggio era trascorso in fretta; ormai si era fatta sera, era ora di cena quando Nick riaccompagnò Niall a casa in moto.

Parcheggiò davanti al suo palazzo, lo accompagnò fino al portone. Niall estrasse le chiavi dalla tasca e gli sorrise, addirittura timidamente; dopo essere usciti dal bar non avevano più parlato della scommessa, ma Niall sapeva fin troppo bene che Nick le prendeva molto seriamente, per quanto amasse giocare sulle parole e fingere di fare tutto per scherzo. "Allora, uhm, ciao e buona cena" cercò di defilarsi, ma Nick fu più veloce di lui e, senza lasciargli aprire il portone, lo prese per un braccio.

"Dove vai?" commentò, con un sorrisetto. "Se non sbaglio, ora mi spetta un bacio."

Niall sentì il cuore arrivargli nello stomaco. "Era un gioco" protestò, la voce che tremava appena: cosa gli stava succedendo?

"Oh, avanti, le promesse devono essere rispettate" fece Nick, avvicinandosi maggiormente a lui. "Hai preso il gelato, io ho vinto" proseguì il ragazzo, fin quando l'altro indietreggiando non si ritrovò con la schiena contro il portone.

"Mi stai facendo sentire una ragazza incapace di difendersi" sbottò il più giovane, tentando di spingerlo indietro, "levati oppure ti tiro uno di quei cazzotti che..."

Si interruppe da sé, sospirò nervosamente, puntò gli occhi nei suoi e poi li riabbassò con incertezza. "Okay" si arrese, "sii veloce."

Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e sollevò il viso, dischiudendo le labbra -era abbastanza sicuro che Nick non si sarebbe accontentato di un semplice, casto bacio a stampo. Lo sentì avvicinarsi, strinse i pugni e sentì tutto il corpo essere percorso da un brivido di...impazienza? No, doveva essere fastidio, di sicuro.

Riuscì a percepire il respiro di Nick sulle labbra, serrò le palpebre con più forza e...e poi sentì le labbra di Nick posargli un bacio su una guancia, anziché sulla bocca.

Aprì gli occhi, confuso, specchiandosi subito nei suoi. Nick gli sorrise, quasi intenerito da tanta agitazione.

Gli scompigliò i capelli e "ciao, Irlandese" gli sorrise, accarezzandogli leggermente il labbro inferiore con il pollice, "ci vediamo domani."

Niall lo osservò voltargli le spalle, confuso e sorpreso. "Scommessa cancellata" specificò Nick, voltandosi un'ultima volta verso di lui, sorridendogli.

Il ragazzo lo osservò risalire sul suo motorino e allontanarsi, subito dopo avere indossato il casco.

Niall, per un solo secondo, si sentì deluso.

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