Trentaduesimo capitolo

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Zayn inciampava nei propri piedi. Erano improvvisamente diventati più piccoli dei propri, mentre correva su per le scale con il fiatone, cercando di scappare.

Provenienti dal piano di sotto, sentiva le urla di Doniya arrivare agghiaccianti alle sue orecchie. Non era la prima volta che le sentiva. Non sarebbe stata nemmeno l'ultima.

Il suo turno era vicino, mentre le grida di sua sorella diventavano più rare e i singhiozzi ne prendevano il posto. Correndo, Zayn passò accanto alla stanza di Walihya e Safaa. La più grande cullava delicatamente la più piccola, gli occhi lontani e vuoti, nella calma quasi spettrale di quella camera, opposta al loro reale stato interiore.

E poi, come sempre, accadde. Doniya nemmeno piangeva più, Walihya chiudeva la porta e cantava sottovoce una ninna nanna a Safaa, mentre Zayn veniva colpito e gettato a terra.

Era impossibile non piangere. Non aveva nemmeno la forza di urlare; le mani di quell'uomo erano ovunque, insaziabili, egoiste.

Non importava quanto si dimenasse, quanto cercasse di scappare, anche dai propri pensieri. Per quanto provasse a soffermarsi su qualche immagine piacevole del proprio passato, tentando di ignorare ciò che quell'uomo gli stava facendo, era impossibile; non sapeva più chi fosse, quella persona senza cuore.

Si era ripromesso di non gridare, di trattenere le urla di dolore per non spaventare le sue sorelle, ma non ci riuscì. Le lacrime cominciarono copiose a bagnargli le guance, mentre sentiva il controllo di sé stesso scivolare via lentamente, allo stesso modo, dal proprio corpo. I suoi polsi erano inchiodati a terra, i suoi fianchi intrappolati fra le sue ginocchia, i suoi occhi chiusi davanti a quelle immagini che non voleva vedere, che rifiutava di osservare.

Era un sogno, vero? Soltanto un sogno. Anzi, un incubo. Presto si sarebbe svegliato, sua madre l'avrebbe abbracciato, gli avrebbe detto di stare tranquillo. E anche suo padre gli avrebbe sorriso, l'avrebbe rassicurato.

Non ti ricordi di me, papà?

Chiunque fosse quell'uomo, ne era terrorizzato. Puzzava di alcool, i suoi movimenti erano sconnessi ma ugualmente dolorosi, la sua coscienza offuscata -o almeno così Zayn sperava, perché non poteva credere che qualcuno fosse capace di ridurlo in quello stato da cosciente.

Non aveva più nemmeno la forza di opporsi, riusciva solo a piangere, piangere, piangere. Tentava senza risultato di chiudere le gambe, di sfuggire alla presa dolorosa delle sue mani sui propri polsi, di fare qualcosa; qualsiasi cosa. Avrebbe preferito morire istantaneamente, piuttosto che rimanere lì, come una bambola incapace di salvarsi.

Mamma, ti prego, aiutami.

Ho bisogno di aiuto.

Non posso vivere così.

Mamma.

Mamma.

Mamma.

Safaa si era svegliata. Cominciò a piangere.

Liam.

*****

Louis accarezzava distrattamente i capelli di Harry, che si era addormentato mentre guardavano un film insieme.

Si trovavano nella sua stanza, sul suo grande letto matrimoniale. Avevano entrambi addosso il pigiama, e in realtà era ancora presto, ma Harry era stato cullato dai suoni della televisione e aveva preso sonno velocemente.

Louis, quella sera, non aveva voglia di fare l'amore. Non riusciva a non pensare a Zayn, a come si sentisse. Era certo che avrebbe avuto degli incubi, come accadeva tutte le volte in cui suo padre, per un motivo o per un altro, occupava insistentemente la sua mente.

"Scusa se non ti ho detto nulla, piccolo" sussurrò ad Harry, sapendo benissimo che non lo avrebbe ascoltato. "Non voglio che tu sappia di questa realtà. Voglio proteggerti dal conoscerla."

Fece scivolare la mano sulla sua guancia, tirando un leggerissimo sorriso. "Sei troppo buono, ti si spezzerebbe il cuore, non reggeresti una notizia così. So che non sei un bambino" disse piano, "ma sei pur sempre il mio amore."

Chiuse la televisione e la luce, si stese sotto le coperte e lo abbracciò stretto.

******

Zayn si svegliò di soprassalto, con le lacrime che scorrevano sulle sue guance e un terribile senso di paura, di impotenza, che assediava la sua anima senza lasciargli scampo.

Riprese fiato, guardando per istinto alla sua destra, trovando Liam ancora addormentato. Avrebbe voluto, davvero, non piangere e tornare a dormire, sollevato di non averlo svegliato; ma non ci sarebbe mai riuscito. Nascose la bocca e i singhiozzi con il palmo di una mano, alzandosi dal letto, quando improvvisamente Liam lo prese delicatamente da un braccio e lo riportò seduto sul materasso.

"Ehi" mormorò, la voce addormentata e i capelli scompigliati. "Cosa...che succede?"

Zayn non resistette un secondo di più, e scoppiò a piangere nascondendo il viso nelle mani. Liam intuì subito che avesse fatto un brutto sogno, e lo accolse tra le sue braccia accarezzandogli dolcemente la schiena, tentando di calmarlo.

"Shh, Zaynie, shh" gli disse con voce morbida, appena più roca del solito. "Va tutto bene. Era solo un incubo."

Zayn singhiozzò più forte. "Solo un ricordo" aggiunse Liam, baciandogli i capelli morbidi. "Non succederà mai più."

Le spalle di Zayn tremavano, come tutto il suo corpo, scosso dai continui singhiozzi. "Sei al sicuro" lo rassicurò ancora Liam, "lui non può raggiungerti, qui. Non può più farti del male. Sei salvo, Zaynie. Sei salvo."

Zayn si appigliò maggiormente alla sua maglietta, ora bagnata di lacrime, ma sotto alla quale si celava il petto caldo e accogliente di Liam. Zayn riusciva a sentirne il calore anche attraverso le proprie lacrime fredde, e non poteva che ringraziare con tutto se stesso chiunque avesse voluto Liam al suo fianco.

"È tutto a posto, Zaynie. Va tutto bene. È finita."

Non lo era, non lo sarebbe mai stata. Ma la voce di Liam sembrava così sicura, così dolce, così desiderosa di farlo sorridere.

"Sei al sicuro, tesoro. Ti tengo al sicuro."

*****

Anche dopo un sonno agitato e poco tranquillo, ricco di sensi di colpa e preoccupazione, almeno il risveglio di Louis fu bellissimo.

Harry era steso al suo fianco, e i suoi occhi verdi erano già puntati nei suoi come se non avessero aspettato altro che si svegliasse. Sulle sue labbra spuntò un sorriso felice, sorpreso, che fece apparire le dolcissime fossette ai lati della sua bocca rossa e carnosa.

"Scusa" fece, senza motivo, abbassando gli occhi con aria timida. "È che sei bellissimo, quando dormi."

Louis non poté trattenersi dal sorridere, allungando un braccio per tirarselo più vicino e riempirlo di baci già di prima mattina. Harry rise di quell'improvviso, inaspettato entusiasmo, e decise che quella sarebbe stata decisamente una delle sue giornate preferite.

Qualche ora dopo, passeggiando nella serra, Louis era tornato tranquillo -giusto un po' di più. Quando pensieri troppo difficili occupavano la sua mente, Harry se ne accorgeva subito e riusciva immediatamente a sostituirli con nuovi, piacevoli, felici.

Due giorni dopo sarebbero partiti per Holmes Chapel, e Louis voleva essere il più calmo e concentrato possibile nel momento in cui avrebbe conosciuto i genitori di Harry. Ci teneva davvero, a fare bella figura; sul fatto che Harry avrebbe conquistato la simpatia di sua madre e delle sue sorelle non aveva dubbi, mentre su di sé era piuttosto insicuro.

Riteneva assurdo, inoltre, che Harry fosse stato capace di convincerlo a dare a suo padre una nuova possibilità. Fortunatamente l'argomento dell'incendio doloso al suo negozio non era mai venuto fuori, e Louis aveva pensato di essere stato talmente bravo a non farsi scoprire da non avere nemmeno attirato sospetti su di sé.

Ma c'era ancora quel ricordo, fastidioso, pesante, del pomeriggio passato nel giardino della sua vecchia casa...

******

"Forse è meglio così."

Zayn sembrava più calmo, come se si fosse rassegnato. Che lui lo volesse o meno, suo padre era morto, e niente avrebbe potuto riportarlo in vita.

"Mh mh." assentì soltanto Liam, con Safaa in braccio che si asciugava gli occhioni. Avevano appena comunicato la notizia alle più piccole, e l'avevano presa davvero bene.

"Non 'forse', Zay" borbottò Walihya. "Io lo odiavo."

Erano seduti in cerchio sul tappeto del salotto. Safaa stava bene tra le braccia di Liam, la faceva sentire protetta, e le sembrava una persona così forte e responsabile. Se avesse saputo a quale figura paragonare quella di Liam, di certo avrebbe risposto quella paterna.

"Ma era papà" protestò con un filo di voce.

"Non era papà, piccola" scosse la testa Doniya. "Non era più la persona che conoscevamo."

Aprì le braccia, e Safaa lasciò andare Liam per rifugiarsi nel petto della sorella. Al suo posto, fu subito Zayn a lasciarsi accogliere tra le braccia del suo ragazzo, posando la testa su una delle sue clavicole mentre Liam gli avvolgeva le spalle con un braccio.

Erano lui e Safaa, a sentire un peso sul cuore; Walihya e Doniya non mostravano il minimo dolore.

In realtà, Liam era abbastanza sicuro che Safaa piangesse solo perché vedeva suo fratello a pezzi. L'aveva sempre visto come il suo eroe, e vederlo crollare in quel modo doveva essere davvero difficile da capire per una bambina.

"Forza, è tutto a posto" sorrise appena Liam, sfregando il palmo della mano sul braccio di Zayn, per dargli coraggio. Erano stati giorni difficili per tutti, ma non poteva non sentirsi sollevato dalla morte di quell'uomo.

"Io posso capire perché papà è diventato in quel modo" prese parola Zayn, ignorandolo. "Amava tantissimo mamma. Il dolore deve averlo distrutto."

A Liam non fu difficile intuire che Zayn stesse dicendo ciò proprio perché lui stesso era diventato un bullo, per quella precisa ragione. "E lui non ha avuto nessuno che lo salvasse da se stesso."

Zayn lasciò andare un sospiro, pensando che invece per lui era stato diverso. Lui aveva Liam.

"Zay, è inutile che tu ci rifletta così tanto sopra" fece pazientemente Doniya. "È andato. Non serve a niente torturarsi in questo modo."

Safaa tirò su col naso. "Io non ho nemmeno un ricordo felice con papà" sussurrò pianissimo.

"Oh, piccola" mormorò Doniya, dispiaciuta. Walihya era terrorizzata all'idea che potesse avere una crisi respiratoria, e cercava di mostrarsi il più tranquilla possibile, ma in realtà un po' dispiaceva anche a lei.

Solo un po': perché non era più una ragazzina, aveva capito quanto male suo padre faceva a Zayn e a Doniya. Lo aveva capito quando, infilandosi nel letto di Zayn a causa di un brutto sogno, aveva scoperto le coperte sporche di sangue. E tutte le volte che, sopratutto qualche anno prima, sentiva Doniya urlare.

"Era un mostro!" esclamò, in un impeto d'ira. "Sono felice che sia morto!"

Si alzò dal tappeto e, con gli occhi umidi di rabbia, corse verso la sua stanza. Zayn fece per alzarsi istantaneamente, ancora abituato al suo ruolo, ma Liam lo trattenne con una presa dolce sul braccio.

"Lascia che si sfoghi" gli suggerì. Doniya annuì.

"Sì, è meglio" conciliò. Safaa si soffiò il naso.

"E adesso?" chiese, con quel suo tono ingenuo da bambina. La casa era tranquilla, nessun senso di quiete prima della tempesta aleggiava nelle stanze vuote, nessuna paura occupava le pareti.

"E adesso siamo liberi."

*****

Louis aveva portato Harry nel cortile dietro casa; non era curato quanto la serra o il resto della villa, anzi, sembrava abbandonato a sé stesso. L'erba non veniva tagliata da un po', e ai due estremi del giardino c'erano due porte da calcio.

"Mark mi portava qui, quando ero piccolo" raccontò Louis, tenendo Harry stretto per mano, come a sentire fisicamente la sua presenza e ad essere certo che fosse lì a sostenerlo.

"Mi insegnava a giocare a calcio, mi faceva stare in porta o attaccare. Non sai quante volte sono scoppiato a piangere come una femmina in questo giardino" ridacchiò, con aria quasi nostalgica.

"Andavate d'accordo?" azzardò Harry. Louis annuì.

"Sì, beh, Lottie e Fizzy erano piccole e io ero ancora il suo preferito" rispose, abbozzando un sorriso. "Ci volevamo bene, credo."

Harry sorrise, incitandolo silenziosamente a continuare. "Passavamo qui delle ore, davvero. Non so come facesse a non annoiarsi, visto che mi lamentavo sempre e non avevo nessuna voglia di giocare. Non mi piaceva, perché mi sporcavo i vestiti e mi sbucciavo le ginocchia o i palmi delle mani" Harry ridacchiò, e Louis sorrise, "ma lui voleva a tutti i costi che diventassi bravo. Sembrava così orgoglioso di me, quando segnavo."

Harry accarezzò il dorso della sua mano con il pollice. Voleva porgli quella domanda, quella importante, ma aveva un'irrimediabile paura.

"...vuoi giocare?" riuscì infine a proporre. Louis lo guardò come se gli avesse chiesto di gettarsi da un balcone.

"Cosa?" replicò, sgranando gli occhi.

"Ti ho chiesto se vuoi giocare" ripeté Harry, incerto. "Se vuoi giocare a calcio con me."

"Oh" fece Louis, intento a realizzare la domanda. "Vuoi dire...ora?"

A Harry quasi venne da ridere, perché sembrava così combattuto, spaventato e sbalordito insieme. "Sì, ora."

Louis si morse il labbro inferiore. "Sai giocare?" domandò, sperando che Harry lasciasse perdere.

"No" ridacchiò il ragazzo, lasciando poi la sua mano per dirigersi a prendere un pallone mezzo sgonfio da sotto un cespuglio. Non appena non sentì più la sua mano nella sua, Louis sentì tutto il proprio coraggio venire a mancare.

"Hazza, non..." provò a protestare, improvvisamente vulnerabile, insicuro come un bambino. Harry gli schioccò un bacio sulle labbra, gli posò il pallone tra le mani e gli sorrise rassicurante.

"Okay" acconsentì allora Louis in un soffio, come a corto di fiato. Harry si allontanò, per lasciargli lo spazio necessario a tirare. Louis gli rivolse un'occhiata incerta per l'ultima volta, poi posò il pallone a terra e fissò Harry, in difesa della porta, preparandosi a dare un calcio alla palla.

"Ma non ha senso, così!" tentò ancora di obiettare.

"Sì che ce l'ha!" rise Harry. "Dai, tira!"

Louis smise di pensare. Tirò un calcio al pallone, e segnò al primo colpo.

Sul suo viso comparve subito un sorriso felice. Sentiva già scorrere nelle vene quel desiderio di vincere che aveva da bambino, quando appassionatosi finalmente al calcio cercava di battere suo padre.

"Okay, ora facciamo sul serio" fece Harry, lanciandogli indietro la palla. Si posizionò per difendere la rete al meglio. "Vai, sono pronto."

In quel momento, qualcuno si affacciò alla finestra e rimase a guardarli.

*****

Buffy si dimenava come se la stessero uccidendo, nel momento in cui Liam cercava di farle il bagno.

"Su, micia, fai la brava" la stava pregando Liam, con i suoi artigli conficcati nella pelle delle braccia. "Oh, merda" imprecò poi a bassa voce. E, stranamente, sentì Zayn ridere.

Si voltò verso di lui, sorpreso, e Buffy approfittò della sua distrazione per fuggire via. "Zaynie!" esclamò il ragazzo. "Perché...?" chiese, interdetto ma felice.

"Sono mesi che ti conosco, Lee" ridacchiò Zayn, "ma questa è la prima volta che ti sento imprecare."

Liam rise con lui, solo perché era dannatamente felice che Zayn ridesse dopo giorni. "Vado a recuperare Buffy" fece Zayn subito dopo, e Liam poté giurare che fosse solo un pretesto per non farsi vedere mentre arrossiva.

Tornò nel bagno un secondo dopo, con Buffy appigliata alla maglietta mentre le canticchiava una sorta di canzoncina per calmarla. La posò tra le braccia di Liam, che riuscì finalmente a farla bagnare.

"Calma, calma!" le intimò. Il livello dell'acqua era bassissimo, nella vasca da bagno.

"Sono sicuro che non la lavano mai" borbottò, facendo ridacchiare di nuovo Zayn. E Dio, quanto gli era mancato quel suono!

"Magari usano questo?" gli fece notare il ragazzo, divertito, mostrandogli uno shampoo a secco per gatti. Liam sgranò gli occhi, perché non se n'era accorto; ma Buffy cercò di nuovo di scappare e si dovette concentrare ancora su di lei. "Buona" cercò di tranquillizzarla, mentre quella miagolava disperata. "Buffy, sta' buo-"

In un momento, apparentemente senza alcuna spiegazione logica, Liam era finito nella vasca da bagno. Stavolta Zayn scoppiò a ridere, senza freni, senza nessun fondo di tristezza nella voce. Buffy saltò sul pavimento, correndo fuori dal bagno e sporcando tutto, lasciando impronte sui tappeti, sul pavimento, ovunque. Liam era mezzo bagnato e anche un po' alterato, ma se non altro stava comodo e Zayn rideva tantissimo.

"Non ridere, aiutami!" rise anche Liam, sebbene sembrasse dire l'esatto opposto: non fare niente, continua a ridere. Zayn gli porse una mano per aiutarlo a rialzarsi, ma al contrario fu Liam a tirarlo giù e a ritrovarselo steso addosso.

Zayn riuscì finalmente a calmare le risate, prese il suo viso nelle mani e posò sulle sue labbra uno, due, tre, dieci baci. La tensione che aveva occupato quei giorni stava lentamente scivolando via.

E cosa importava, che si stessero bagnando entrambi e che Buffy corresse libera per casa? Liam era tutto ciò di cui Zayn necessitava per essere felice.

Buffy saltò nella vasca da bagno, curiosa e non più spaventata, facendosi il bagno da sola. Liam e Zayn continuarono a baciarsi, irraggiungibili.

*****

Louis, esausto, si era lasciato cadere sull'erba. L'aria era fresca e lui era sudato, di certo gli sarebbe venuto un accidenti, ma non gli importava. Si sentiva terribilmente contento, in pace con sé stesso.

Avevano giocato tutto il pomeriggio, e il sole era tramontato da un po'. Harry gli si avvicinò a passo tranquillo, sedendosi, alzandogli dolcemente il capo per posarlo sulle proprie cosce.

"Sei bravissimo" gli sorrise, accarezzandogli i capelli umidi. "Sono davvero orgoglioso di te."

Le stesse parole di suo padre; Louis sorrise, guardandolo negli occhi anche se alla storta, chiudendo poi i propri. Harry ne approfittò per abbassarsi sul suo volto e baciarlo al contrario, sorridendo nel bacio.

"Andiamo dentro? Ci ammaleremo." propose il più piccolo, facendo per alzarsi. Louis assentì e si alzarono insieme, ma non appena furono in piedi Louis lo baciò di nuovo e ancora una volta.

"Sei speciale" sussurrò sulle sue labbra.

La luce nella stanza che affacciava sul giardino si spense.

*****

"Abbracciami."

Era mezzanotte passata, si erano appena coricati, quando Zayn si avvicinò a Liam chiedendogli di stringerlo tra le sue braccia. Liam sorrise e lo avvolse dolcemente, ma Zayn pressò ancora di più il corpo contro il suo.

"No, forte. Non come se fossi fragile. Sto bene."

"Ma tu hai ancora-"

"Non importa."

Zayn respirò agitato sulle sue labbra, avvicinando il viso al suo. "Ho bisogno di te..." sussurrò.

"Sono qui vicino, Zaynie" ridacchiò Liam. Poi, improvvisamente, si rese conto di qualcosa che premeva contro la sua coscia.

"Intendo più vicino, Lee."

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