Trentacinquesimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
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Appena tornato a casa, Louis non fece altro che baciare Harry e riempirlo di dolcezza. Era impressionante il fatto che, per quanto avessero trascorso lontani solo qualche ora, Louis avesse sentito la sua mancanza; e immaginava che Harry gli avrebbe tenuto il broncio, ma invece lo scoprì distratto da altro.
"Ho adorato il modo in cui hai risposto a Stan" gli stava appunto dicendo, con il suo viso fra le mani e la schiena poggiata contro il tronco di un albero, nella serra. "Gli hai tenuto testa e Dio, ero così fiero di te!"
Harry arrossì, sentendo le mani calde di Louis sulle sue guance e trovandosi davanti il suo sorriso bellissimo ed entusiasta.
"Era perché ti dava fastidio, piccolo? Dai, dimmi la verità, non ti fare pregare" la sua voce era assolutamente adorante, e Harry si sentiva arrossire fino ai capelli.
"Non riesco a parlare" provò a dire Harry, mentre Louis gli tirava le guance. Louis riuscì miracolosamente a comprenderlo, e gli lasciò il viso ridacchiando.
"Ascoltami" sospirò allora Harry, cambiando discorso "ho parlato con tuo padre."
Il sorriso di Louis sparì subito dalle sue labbra. "Oh."
"Non è stata una brutta conversazione" si affrettò a spiegargli, "ha detto che potremmo andare d'accordo."
Louis alzò un sopracciglio. "Dici sul serio?"
"Sì, certo che sì."
Il maggiore tacque per qualche secondo. "È una tua trovata per farci riappacificare o...?"
Harry sospirò. "Lou, non scherzerei su questo!"
"Okay, hai ragione" annuì Louis. "E adesso cosa dovrei fare?" domandò, incerto. Posò la nuca contro il tronco dell'albero, alzando il viso e allontanandolo così da quello di Harry, con aria pensierosa.
Harry s'imbronciò appena per quel cambiamento di posizione, si sollevò appena sulle punte e lo tranquillizzò con un bacio.
"Sono sicuro che ci penserà lui."
******
La madre di Liam lo stava fissando preoccupata da qualche minuto, mettendogli addosso ansia.
"Mamma, sul serio, mi inquieti" provò a ricordarle il ragazzo, mentre sistemava dei vestiti in valigia.
"Non capisco perché non mi dici dove stai andando" insistette la donna, e Liam sollevò gli occhi al cielo.
"Te l'ho detto almeno tre volte, ma tu non mi senti! Vado in vacanza con Zayn, sto da lui per due settimane."
Karen incrociò le braccia al petto. "Sì, ma chi è Zayn?"
Liam si fermò per qualche secondo; aveva quasi dimenticato di non avergliene mai parlato. Anche durante quei giorni che aveva trascorso a casa Malik, per non preoccuparla le aveva detto di stare da Harry; come spiegarle, adesso, quello che lui e Zayn...erano diventati?
"Liam?" lo richiamò sua madre. Liam si voltò verso di lei, ragionando in fretta.
Non voleva mentirle, ma non voleva nemmeno scioccarla. Sperò che avrebbe capito.
"Mamma" esordì, prendendo tempo. "Devo dirti una cosa."
Karen annuì cautamente. "Allora" espirò Liam, cercando le parole giuste, "Zayn è un ragazzo che frequenta il mio liceo, papà si ricorda sicuramente di lui, perché ha vinto un concorso artistico" raccontò, sperando che Zayn non fosse mai finito in presidenza se non per quella nota di merito. "Ha la mia età, ma non abbiamo lo stesso orario e le stesse lezioni. Ci siamo conosciuti perché è il migliore amico del ragazzo di Harry."
A pronunciare quelle parole, Liam si sentì appena più tranquillo; sua madre aveva sempre saputo della sessualità di Harry -o perlomeno, da quando Nicola aveva affermato che il suo gay radar non si sbagliava mai-, e non aveva mai avuto problemi nell'esserne a conoscenza. L'aveva accettato senza fare una piega, annuendo soltanto e stringendosi nelle spalle. Liam pregò affinché anche stavolta non sarebbe stato diverso.
"Insomma...siamo diventati amici anche noi, è venuto anche qualche volta qui a casa. Non te lo ricordi, mamma? Il ragazzo con i capelli neri e gli occhi dorati."
Karen sembrò subito presa dal ricordo. "Oh, certo che me lo ricordo! Se avessi qualche anno in meno..."
Liam fu tentato di sbattersi una mano sulla fronte per disperazione, ma preferì ignorarla. "Ecco, proprio lui. Ci siamo conosciuti sempre meglio, e-"
"Perché mi racconti tutto dall'inizio, come se fosse una storia d'amore?" lo interrogò la donna, interrompendolo.
Liam sospirò: ora o mai più. "Perché, ehm...la nostra è una storia d'amore, mamma."
Karen svenne direttamente.
*****
"E se non si sveglia?"
"Cazzo, Lee, certo che si sveglia!"
Karen aprì con difficoltà gli occhi, incontrando subito una faccia conosciuta e un'altra sconosciuta. "Ho sentito una parolaccia..." mormorò a fatica.
"Mi scusi, signora, sono stato io" ammise la faccia sconosciuta, vale a dire un ragazzo con gli occhi color ambra. Karen sentì quasi risuonare nella sua testa il tin tin! tin tin! che Nicola strillava vedendo un ragazzo gay.
Gesù santo benedetto!
Si alzò a sedere di getto, spaventando Liam a morte. "Ti senti bene, mamma?" domandò, preoccupato, prendendole la mano come se stesse per morire.
"Tu sei il ragazzo di mio figlio?" lo ignorò completamente, indicando il nuovo arrivato.
Zayn sembrò arrossire appena, ma sorrise tranquillo. "In persona. Sono Zayn Malik."
In effetti, ora che ci faceva caso, l'aveva visto distrattamente entrare o uscire da casa sua, ma non ci aveva mai parlato. "Piacere di conoscerla!" aggiunse innocentemente, porgendole una mano.
Karen ignorò anche quella. Sospirò. "Da quanto state insieme?"
Liam e Zayn si lanciarono uno sguardo veloce. Risposero due date diverse e poi scoppiarono a ridere.
"È peggio di quando Louis ha fatto finta di stare con Eleanor" rise Zayn, e anche se Karen non sapeva a chi si stesse riferendo, sorrise intenerita. Suo figlio sembrava felice e divertito, e in fondo era questo che contava, no?
Non le importava granché che nessuno dei due ricordasse esattamente la data di quando si erano fidanzati, ma decise che la cosa le piaceva. Doveva essere bello stare così bene insieme da dimenticare i giorni, i mesi, da scordarsi come mettere un numero dopo l'altro e perdere il conto.
Le piaceva il modo in cui Zayn guardava Liam, e viceversa. Non c'era solo affetto, nei loro occhi, lo avrebbe capito anche qualcuno che non li conosceva. E adesso, solo adesso riusciva a ricollegare tutto; la distrazione improvvisa di Liam, il suo disordine incredibile, la sua aria sempre allegra.
Se c'era qualcuno capace di rendere suo figlio così felice, e se suo figlio lo amava, allora a lei sarebbe andato bene. Si schiarì la voce, richiamando l'attenzione su di sé.
"Che m'importa di cosa avete nelle mutande?" esclamò, facendogli l'occhiolino. "I sorrisi sulle vostre labbra mi piacciono di più!"
Sorrisi che crebbero, crebbero e crebbero ancora. A dismisura.
*****
Harry e Louis stavano uscendo dalla serra, quando Daisy e Phoebe apparvero dal nulla e iniziarono a piagnucolare affinché Harry giocasse con loro.
"Ti prego, vieni a stare con noi! Ci manca una principessa!" fecero, saltellando una alla volta per dare maggiore enfasi ai loro capricci.
Louis rise, divertito. "Facciamo che io sono il principe?" propose, divertito.
"Era scontato!" protestò Daisy -o Phoebe, Harry non era ancora molto convinto. "Avanti, venite!" lo incitò l'altra gemella, trascinandoli per mano.
Louis stava quasi per dire a Harry che sembrava una trappola, quando invece un pallone gli arrivò addosso e mancò di poco il suo ragazzo.
Dopo avergli colpito un braccio, cadde a terra e Louis lo raccolse, cercando con gli occhi il colpevole. Trovò quelli di Lottie, che gli fece segno di dirigersi dietro casa.
"Papà ti sta aspettando" gli annunciò, "vuole giocare a calcio con te."
Louis si irrigidì immediatamente, e anche Phoebe e Daisy si fermarono all'istante. Harry fu l'unico a sorridere, entusiasta.
"Non- non voglio andarci" protestò debolmente Louis, confuso.
"Devi, amore!" esclamò Harry, senza riuscire di nuovo, come la prima volta, a trattenere il vezzeggiativo: quando si lasciava prendere dall'impulso, era difficile controllarsi. "È una cosa bellissima!"
Louis si morse il labbro inferiore, nervoso. "Ma..."
"Niente 'ma'" lo zittì Harry, dimenticandosi delle sorelle di Louis e posandogli un bacio sulla bocca, "vai da lui subito."
Evidentemente anche Louis si scordò delle bambine, perché lo attirò nuovamente a sé non appena si allontanò e lo baciò con foga, cercando in lui il coraggio che gli mancava. Lottie tossì e ordinò alle piccole di non guardare, ma lei non distolse lo sguardo e ghignò fra sé e sé.
"Quando hai finito di mangiargli la faccia, puoi raggiungerlo nel vecchio giardino" si liquidò, allontanandosi dopo qualche secondo. Louis lasciò lentamente andare Harry, separando quasi con riluttanza le loro labbra e respirando appena, nervoso, sulla sua bocca.
Sorrise nel guardare le sue labbra, sempre più rosse e piene dopo un bacio appassionato. "Lo faccio solo per te" sussurrò guardandolo negli occhi. Harry annuì, lo baciò piano un'ultima volta e poi, con una leggerissima spinta, gli sorrise allontanandolo di poco da sé.
Louis ricambiò il sorriso, più convinto. Fissò gli occhi in quelli di Harry, e seppe che sarebbe andato tutto bene.
*****
Niall si svegliò in un letto non suo, con la testa che gli girava terribilmente e sentendo tutti i muscoli indolenziti.
Provò a tirarsi su a sedere, ma non appena ci provò un capogiro lo colse alla sprovvista e tornò con la testa sul cuscino. Imprecò rumorosamente, passandosi una mano sugli occhi, e quando la spostò vide una faccia conosciuta entrare nel suo spazio visivo.
"Ti sei svegliato, Irlandese!"
Niall sgranò gli occhi.
Nick.
Nick Grimshaw.
Dimenticandosi del mal di testa, si rizzò a sedere e ignorò anche il nuovo capogiro. "Maniaco!" strillò. "Che mi hai fatto?!" esclamò, alterato.
"Ti ho salvato dal restare sulla strada" rispose Nick, con una leggera risata e alzando un sopracciglio. "Stavi malissimo; avevi anche detto di essere un barbone." lo informò, serio.
"Perché non mi hai portato a casa mia, se davvero non hai approfittato di me?" indagò Niall, senza perdere l'aria sospettosa e diffidente.
"Mi hai detto l'indirizzo di un posto che non si trova a Londra. Vuoi sapere a cosa corrispondeva?"
Niall iniziò a pregare, ma non fece in tempo a mettere le frasi insieme perché Nick ghignò.
"Casa di Justin Bieber."
Il più giovane sospirò, sconfitto. "Me lo aspettavo" borbottò.
"Quindi, per farla breve" riprese Nick, senza smettere di ridere, "altro che approfittare di te! Ti ho salvato la vita, bello."
Niall lo guardò scettico, e Nick si parò le mani davanti, stendendo le braccia come a difendersi. "Okay, non esattamente" precisò, "ma siamo lì."
Riuscì a farlo ridere, anche se il ragazzo si sforzò di cambiare subito espressione. "Cosa mi dice che tu non mi abbia fatto nulla?"
"Non hai fatto altro che vomitare tutto il tempo, prima di addormentarti" arricciò il naso Nick. "Fidati, se anche avessi voluto farti qualcosa, sarebbe stato impossibile."
Ci pensò su qualche secondo. "Già, assolutamente" confermò, serio.
"Va bene, per stavolta mi fido" fece Niall, abbassando la guardia. "Ora però accompagnami a casa."
"E mi presenterai Justin?"
Niall lo guardò confuso. "Justin chi?"
"Justin Bieber, chi altri?" rise Nick, prendendolo in giro. "Hai detto di vivere con lui!"
Niall strinse i pugni e, alzandosi in piedi, cominciò a borbottare insulti tra sé e sé.
****
"Mi raccomando, Doniya" raccomandò Zayn, serio, a sua sorella, "guarda che mi fido."
Doniya sospirò, prima di scoppiare a ridere e infilare una mano tra i capelli del fratello, scompigliandoli con affetto. "Zaynie! Guarda che sono io la maggiore, qui, non te lo scordare!"
Zayn sorrise per il nome -Liam aveva presto contagiato anche le sue sorelle nel chiamarlo in quel modo- e, senza esitare, si lanciò tra le sue braccia per ricevere un abbraccio caloroso e felice. Liam sorrise, intenerito da quel momento, ma fu distratto da Safaa che richiamò la sua attenzione con voce piccola.
"Tornate presto" mormorò la bambina, tirando su col naso. Il sorriso di Liam si allargò, mentre la prendeva in braccio e le dava un bacio su una guancia.
"Ma certo, tesoro!" la tranquillizzò. La posò nuovamente giù dopo che lei strinse le braccia attorno al suo collo, per abbracciare invece Walihya e lasciarla andare dal fratello, per stringerlo ancora più forte.
Buffy, nella sua gabbietta, si lamentò per il poco spazio con un lungo miagolio.
"Direi che è ora di andare" ridacchiò Doniya, alzando poi gli occhi su Liam. Il ragazzo non si aspettava che lo abbracciasse anche lei, sapendo che il contatto fisico non le piaceva, ma invece dopo solo un attimo di esitazione pure lei si avvicinò per stringerlo.
"Fate buon viaggio" augurò, separandosi da lui pochi istanti dopo. Liam, stupito, si riscosse e le sorrise, annuendo.
"Ci vediamo fra una settimana, piccole" ridacchiò Zayn, aprendo la porta di casa. Doniya alzò gli occhi al cielo, ma sorrise anche lei.
Liam uscì subito dopo di lui, e Walihya chiuse la porta alle sue spalle. Buffy miagolò di nuovo, Zayn rise leggermente e poi si diressero nel garage di casa Malik.
Entrarono nell'auto di Liam dopo aver caricato le valigie nel portabagagli, poi Liam si sedette al posto di guida mentre Zayn si posizionò accanto a lui, con la gabietta di Buffy sulle cosce e un sorriso enorme sul volto.
"Pronto ad andare?" sorrise calorosamente Liam, entusiasta quanto lui.
"Certo che sì" confermò Zayn, con la lingua tra i denti e il cuore che scoppiava di felicità. Liam mise in moto, ed entrambi non riuscirono a smettere di sorridere.
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