Settimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
*****
Harry Styles era sicuramente una persona ingenua, ma non stupida; e aveva capito, sin dal primo istante della mattina prima in cui si era trovato davanti Louis che lo fissava con un sorrisetto strano mentre si sciacquava il viso, che quel ragazzo era totalmente folle.
Eppure, quando la sveglia suonò insistente e Louis entrò nella sua stanza esclamando alcune imprecazioni, non poté fare a meno di stupirsi.
Louis afferrò la sveglia, la apostrofò in vari modi poco carini, e poi davanti al viso incredulo di Harry spalancò la finestra e la lanciò fuori.
"L-Louis", boccheggiò Harry, ancora nel letto ma seduto, fissandolo sorpreso.
"Mi stava spaccando i timpani!", urlò Louis, infastidito più che mai. "Cosa diavolo ti salta in mente di puntare la sveglia alle sei?"
"La metropolitana..." provò a spiegare il ragazzo, ma Louis lo anticipò.
"Ti avevo detto che ti avrei portato io a scuola", sbraitò.
Harry lo fissò per qualche secondo, e la sua mente ragionò in fretta.
Aveva bisogno di un diversivo.
Un qualunque diversivo.
Prese il suo cuscino e glielo lanciò addosso; quando vide l'espressione di Louis più stupita che arrabbiata, si morse forte le labbra per non ridere. Allora Louis raccolse il cuscino da terra e saltò sul letto, un sorriso divertito e furbo sul volto; Harry non poteva crederci, sul serio Louis sembrava essere in procinto di...giocare con lui, ma in senso buono? Perché, ecco, sospettava un pochino che Louis fosse uno di quei pazzi anche maniaci sessuali.
Ma, ovviamente, no; infatti si ritrovò subito il cuscino in faccia e Louis pareva avere tutta l'intenzione di soffocarlo.
Non riusciva a parlare, a respirare; prima che perdesse del tutto le speranze e smettesse di dimenarsi, Louis levò il cuscino dal suo viso ridendo a crepapelle.
"Dovresti vedere la tua faccia, Harry!", esclamò, quasi piegandosi per le risate. "Sei terrorizzato, eh?"
Il ragazzo arrossì, strinse i denti perché era vero ma non voleva ammetterlo. Louis si alzò e gli lasciò una carezza un po' rude fra i capelli.
"Non volevo ucciderti, giuro", rise ancora, "avevo solo voglia di vedere la tua faccia spaventata!"
Harry si chiese che diavolo di divertimento fosse, ma per vendicarsi lo spinse indietro sul materasso e si pentì immediatamente della sua azione. Lo sguardo divertito e interessato che Louis gli lanciò, infatti, gli parve davvero poco rassicurante.
"Vuoi ancora giocare, ricciolino?" chiese Louis con tono stranamente morbido, rimettendosi seduto e avvicinandosi pericolosamente a lui. "Potresti dirmi quali sono i tuoi giochi preferiti", soffiò, prima che Harry arrossisse a dismisura, perdesse ogni capacità di parola e boccheggiando qualche mezza scusa fuggisse in bagno.
Louis rise ancora più forte, prima di urlargli di vestirsi con calma perché, ribadì, a scuola l'avrebbe accompagnato lui.
******
"Ma quanto ci metti?" sbuffò Louis, già pronto davanti alla porta, guardando il suo orologio da polso. Harry lo raggiunse in un batter d'occhio, con lo zaino in spalla, e si sentì leggermente nervoso quando Louis chiuse la porta al posto suo prima di dirigersi fuori dal palazzo.
Il fatto che avesse le chiavi di casa sua non lo rendeva ancora particolarmente tranquillo...
Lo seguì fino a entrare nella sua auto, indossare la cintura di sicurezza e constatare che non sarebbe arrivato in anticipo a scuola; non era più abituato ad arrivare in orario, gli sembrò strano. E, quel che era ancora più strano, Louis Tomlinson -il bullo, il ragazzo dagli occhi gelidi, il più desiderato della scuola, proprio quel Louis Tomlinson- era seduto accanto a lui e lo stava accompagnando al liceo. Inoltre, pur essendogli stato vicino per tutto quel tempo, non solo non l'aveva picchiato; gli era anche apparso quasi felice e rilassato.
In quel momento una nuova preoccupazione lo costrinse a mordersi il labbro inferiore.
"Louis...", lo chiamò, incerto, "oggi mi picchierai, a scuola?"
"Lo dici come se fosse una mia abitudine", ridacchiò Louis, ma Harry non rispose. Beh, in effetti, quasi lo era.
L'espressione del ragazzo si indurì. "Io e te non siamo amici, Harry."
Harry abbassò lo sguardo, ma si sforzò di sorridere e annuire. "Sì, lo so", mormorò tristemente, prima che l'auto di Louis si fermasse nel piazzale davanti scuola. "Però..."
Stava per parlare, quando Zayn fermò la sua moto a un centimetro da lui quasi investendolo, facendolo sobbalzare.
"Ciao, frocetto!", esclamò allegramente. "Che ci fai qui con Louis, eh?"
Harry ammutolì, ma Louis parlò al suo posto.
"Va' a rompere le scatole a qualcun altro, Zayn", sbottò.
"Siamo passati da 'coglioni' a 'scatole', un bel cambiamento", sghignazzò Zayn, per poi rivolgersi a Harry, "complimenti ragazzino! Questa è opera tua, non è vero?"
"I-io...", mormorò Harry, mordendosi un labbro, "dovrei proprio andare in classe adesso."
"Già, dovresti", lo prese ancora in giro Zayn, "la campanella è suonata da quasi un minuto!"
Harry non rispose alla provocazione, lanciò un ultimo sguardo insicuro a Louis e poi, sistemandosi lo zaino in spalla, si diresse verso l'edificio.
Una volta soli Louis fece immediatamente per parlare, ma Zayn lo precedette con un sonoro sbuffo mentre gli portava una mano davanti al viso.
"Non parlare, Boobear", sospirò, e Louis fissò irritato il palmo aperto rivolto al suo viso per zittirlo, "so già tutto. Non hai raggiunto i tuoi scopi e adesso Harry si fida di te, perciò approfitterai della sua fiducia per fotterlo in maniera peggiore e inaspettata in un futuro molto vicino, spezzandogli definitivamente il cuore dopo che lui si innamora di te ancora di più."
Louis ci pensò su un secondo, poi si rese conto che quella era un'ipotesi accettabile e annuì con convinzione; del resto, era sempre stato un buon attore.
Zayn scoppiò a ridere, ma non insistette. "E adesso perché l'hai accompagnato a scuola?"
"Oh...", Louis esitò prima di rispondere, "ho deciso che...insomma, ho dormito da lui la scorsa notte."
Zayn lo fissò in attesa. "E...?"
"E anche questa", sbuffò Louis. L'amico si prese qualche secondo di silenzio per analizzare le sue parole.
"Mi stai dicendo", esordì poi cautamente, "che adesso vivi da Harry?"
"Non ci vivo", ribatté l'altro storcendo il naso, incamminandosi verso scuola, "ho intenzione di stare lì solo per qualche giorno!"
"Perché?", indagò Zayn. "I suoi non gli hanno fatto domande? Oppure..." il suo volto s'illuminò, "ti sta nascondendo?". Trasse subito le sue conclusioni, esaltato dall'idea. "Ti sta nascondendo!"
Zayn faceva molti viaggi mentali, Louis ne era consapevole e non si scompose nel zittirlo. "Zayn, Harry vive da solo. Nessun genitore o sorella rompicoglioni. Hai capito perché, adesso?"
Zayn lo guardò un secondo, poi abbozzò un sorriso pensieroso. "Harry sembra la persona perfetta, Lou."
Louis lo fissò in attesa prima che ricominciasse a parlare. "La persona perfetta per cosa?", domandò, visto che l'amico non si decideva a riprendere parola.
"Per darti la pace che cerchi, Tommo", rispose con un piccolo sorriso sghembo.
Louis borbottò un insulto in risposta e poi prese posto al suo banco.
******
Harry sospirò quando, arrivato nel piazzale, non vide l'auto di Louis ad aspettarlo.
Non c'era da stupirsi, d'altronde; l'aveva detto anche lui, non erano amici, non ci sperava nemmeno. Ma qualcosa dentro di sé aveva davvero sperato che Louis fosse lì ad attenderlo, a proporgli di tornare a casa insieme...era davvero uno stupido.
Sospirò, incamminandosi verso la stazione della metro. Aveva gli auricolari nelle orecchie, così non si accorse di una voce che lo chiamava finché una mano non gli afferrò il braccio.
"Niall!", esclamò voltandosi, in quello che gli sembrò un déjà-vu e gli ricordò la festa di qualche sera prima.
"Harry, accidenti", rifiatò Niall, lasciando la presa, "non dovresti camminare con gli auricolari, lo sai? Pensa se passasse una macchina e ti investisse!"
Harry ridacchiò, perché quel discorso gli sembrava molto da Liam. Si morse la lingua; già, Liam. Non l'aveva ancora avvisato di quel che era successo fra Louis e lui...e c'era davvero molto da raccontare.
"Ehi, Haz? Sei vivo? Sto parlando con te!" Niall gli sventolò una mano davanti al viso, e Harry tornò sulla terra.
"Mi dispiace", ridacchiò, "che ci fai qui?"
"Mio fratello non può passare a prendermi oggi, perciò...mi sono ricordato che tu prendessi la metropolitana per tornare a casa, e ho pensato di venire con te!"
Harry gli sorrise, felice di non essere solo. "Perfetto!"
Parlarono del più e del meno mentre la metropolitana partiva e durante tutto il tragitto fino a casa di Niall. Si salutarono, e Harry indossò di nuovo gli auricolari prima di raggiungere casa sua.
Non si sorprese nel vedere che Louis non c'era.
In ogni caso, preparò il pranzo per due; se Louis fosse scomparso nel nulla, perlomeno Buffy avrebbe mangiato degli ottimi spaghetti al posto suo.
"Ti piace Louis?", le domandò guardandola, mentre metteva la pasta in pentola. Buffy rispose con un miagolio, forse d'assenso, e Harry sorrise leggermente.
Si sedette al tavolo poco dopo per pranzare, ma invece di accendere la televisione come al solito compose un numero sul suo telefono. Salutò allegramente Liam dall'altro lato della cornetta, mentre Buffy saltava sulla sedia accanto a lui.
"Non ti fai sentire per giorni e chiami all'ora di pranzo", sospirò Liam a mo' di saluto, "dev'essere successo qualcosa di grave."
"Louis si è stabilito a casa mia", disse in una volta sola Harry mordendosi il labbro inferiore, senza troppi giri di parole.
Non poteva vedere la sua espressione in quel momento, ma fu certo che Liam stesse strabuzzando gli occhi. "Co...cosa?"
"Buffy, giù! Sta' giù -scusa, Buffy cercava di salire sul tavolo", fece Harry, allontanando il piatto di spaghetti dalla sua gatta golosa. Questa si leccò il musetto con aria affamata prima che il suo padrone ricominciasse a parlare. "Esattamente quello che ho detto, Li", ripeté ostentando un'aria tranquilla, "Louis, adesso, vive da me."
Siccome l'altro non accennava a svegliarsi dal suo evidente stato di trance, proseguì deglutendo. "Momentaneamente, comunque. Non è una cosa...continua, insomma. Solo per un paio di giorni."
Sentì Liam inspirare e espirare lentamente dall'altro lato della cornetta, come a calmarsi. "E tu, in pratica, hai lasciato che un bullo portasse a casa tua la sua roba e decidesse di vivere da te di sua spontanea iniziativa", concluse con un tono estremamente calmo, e estremamente preoccupante.
Harry esitò prima di rispondere. "I-io non l'ho e-esattamente lasciato f-fare", balbettò.
"Harry", lo chiamò Liam basito, "non vorrai dire che..."
"Ha una copia delle chiavi di casa", concluse il ragazzo, pronto a ricevere una completa sfuriata.
"Harold, devi fare qualcosa! Prendigliele mentre dorme, chiama la polizia, annegalo nel lavandino, ma non lasciare che quel pazzo abbia il completo controllo di casa tua!"
"Non mi ha fatto niente, Li", provò a tranquillizzarlo Harry. "Anzi, è stato...come dire? Diverso? Mi ha sorriso, era quasi normale."
Liam scosse vigorosamente la testa, nonostante Harry non potesse vederlo. "Harry, davvero, chiamo la polizia."
"No!", ribatté l'amico, di getto. "Non ce n'è bisogno, è tutto sotto controllo!"
"Ma..."
"Non è successo niente, sul serio", lo rassicurò ancora il più piccolo, spaventato all'idea di perdere quel minimo di rapporto fra lui e Louis, "non devi preoccuparti. Non mi ha picchiato, né a casa né a scuola...voglio dire, questa sarebbe una bella opportunità per..."
"Non si fa amicizia con i bulli, Haz", lo interruppe Liam, per poi sorridere appena del silenzio dall'altra parte della cornetta. "Ma, già, non è all'amicizia che tu punti..."
Harry arrossì, e fu grato del fatto che Liam non potesse vederlo.
"Beh, d'accordo", proseguì l'amico, con un sospiro, "se dici che va bene, va bene. Mi fido di te. Però se succede qualcosa avvisami, okay?"
Harry annuì. "Sì", aggiunse. Poi sentì un rumore proveniente dalla porta. "Li, credo che...penso sia tornato."
"Buona fortuna", sospirò Liam, per poi terminare la telefonata. Louis entrò in casa proprio in quel momento, e osservò il telefono che aveva in mano.
"Con chi parlavi?", domandò incuriosito, senza nemmeno salutarlo. Harry lo seguì con lo sguardo mentre si levava la giacca, prima di nominare l'amico.
"Ah, già, il tuo fidanzato", lo schernì Louis. Harry non rispose alla provocazione, preferendo continuare a concentrarsi sul suo piatto di spaghetti.
"Harry", lo chiamò Louis con aria stizzita, "ti ho già detto ieri che non mi piace essere ignora-"
"Ho preparato anche per te", lo interruppe repentinamente il ragazzo, ricordando ciò che era successo il giorno prima con un certo imbarazzo, "è...nella pentola."
Louis lo guardò piegando appena il viso, assottigliando gli occhi. "Mi hai interrotto", lo gelò, ma non sembrava davvero arrabbiato. Infatti, un secondo dopo era già intento a mangiare.
"Cucini bene, ricciolino", gli disse, e Harry non era sicuro di poterlo interpretare come complimento, perciò fece solo un lieve cenno di assenso per ringraziare.
Buffy miagolò per reclamare la sua attenzione; Harry si alzò dalla sedia, sciacquò il suo piatto per poi metterlo nella lavastoviglie e infine versò dei croccantini nella sua ciotola e le cambiò l'acqua. Louis lo seguì con lo sguardo, con eccessiva attenzione.
"Se ti chiedessi con chi sei stato finora...", ostentò Harry sentendo il suo sguardo addosso, senza guardarlo e pieno di incertezza, "me lo diresti?"
Louis decise di accontentarlo. "Con Josh. Josh Devine."
"Oh...", mormorò Harry, pensieroso, "suo fratello mi ha detto che sta organizzando qualcosa" alzò timoroso lo sguardo su di lui, facendo una pausa, "con persone poco raccomandabili."
"Alias me e Zayn", scoppiò a ridere Louis. Harry abbassò di nuovo gli occhi, ma in realtà era sollevato che non fosse arrabbiato.
"Cosa...state preparando?", domandò esitante. Louis incrociò le braccia al petto.
"Non credo sia affar tuo, frocetto" sorrise, assottigliando gli occhi, "non ti piacerebbe essere coinvolto in qualcosa di molto più grande di te."
"Non lo direi a nessuno", mormorò il più piccolo, ignorando il nomignolo. Desiderava davvero, in quel momento, che Louis si fidasse di lui.
Il ragazzo gli si avvicinò, sollevando appena le sopracciglia e posandogli una mano sul petto, facendolo sobbalzare.
"E dimmi, Harry...", sussurrò sensuale, mentre la sua mano scendeva dai pettorali più giù, "non diresti niente a nessuno nemmeno se adesso non mi fermassi?"
Harry s'impose di restare lucido; probabilmente se ne sarebbe andato velocemente, come l'altra volta sul divano. Ma, quando realizzò che la sua mano andava ormai coprendo la patta dei suoi pantaloni, e che aveva appena voltato il polso per stringere leggermente, si lasciò sfuggire un gemito di dolore e si morse un labbro. "N-non lo voglio sapere", si rimangiò subito tutto, comprendendo qual era il prezzo da pagare per quell'informazione.
Louis strinse di più, ma ben attento a non fargli troppo male. "Eppure ti piacerebbe, ricciolino", pronunciò con voce morbida.
Harry trovò la forza di poggiare una mano sul suo petto e allontanarlo leggermente; Louis avrebbe tranquillamente potuto opporsi ma non fece resistenza, ritirò la mano e sogghignò.
"Sei ancora un cucciolo, Harry", rise sprezzante. Harry abbassò lo sguardo, imbarazzato per i jeans che si erano fatti appena più stretti, mentre un rosso tenue gli colorava le guance.
Rialzò gli occhi solo per guardarlo timidamente, sussurrando preoccupato: "non ti mettere nei guai, Louis."
"Ne ho passate tante, sai", rispose il ragazzo sorridendogli, confuso da quell'aria premurosa ma furbo, "non mi beccheranno nemmeno stavolta."
"Si tratta di droga, vero?", chiese l'altro, timoroso. Louis esitò qualche istante prima di annuire.
"Tu...ti droghi, Louis?"
Louis alzò le spalle con indifferenza. "Solo se mi va, e solo con Zayn."
"È il tuo migliore amico?"
"Una specie", rispose lui, per poi pensarci su qualche secondo prima di dare una risposta definitiva. "Ci insultiamo a vicenda dalla mattina alla sera, ma credo di sì, penso che sia il mio migliore amico."
"E Josh?". Harry aveva intenzione di approfittare il più possibile di quel momento, visto che Louis si stava leggermente aprendo nei suoi confronti.
"Nah, lui combina solo casini con noi e ci fornisce le armi, tutto qui."
Harry sobbalzò. "Armi?" fece, strabuzzando gli occhi. "Non...non credevo che..."
"Rilassati, riccio", lo tranquillizzò Louis, interrompendolo, "facciamo solo pratica con la mira. Non si sa mai quando può tornare utile" e Harry comprese che c'era qualcosa di più dietro a quelle parole.
"E i tuoi genitori, Louis?"
Harry comprese anche di aver fatto la domanda sbagliata, quando Louis si irrigidì e la sua aria rilassata scomparve nel nulla.
"Non c'è niente da dire sulla mia famiglia", rispose astioso, stringendo i pugni. "Argomento chiuso."
"O-okay", balbettò Harry, osservando la sua figura allontanarsi.
Si chiese se aveva sbagliato tutto mentre si sedeva sul divano e Buffy lo raggiungeva per fargli le fusa, sospirò frustrato domandandosi del perché Louis non volesse parlare della sua famiglia. Accarezzò nervosamente Buffy, che rispose alle sue coccole con un miagolio soddisfatto, ma la mente del suo padrone era altrove.
Louis tornò in salotto poco dopo, indossando altri vestiti e con tutta l'aria di avere intenzione di uscire; infatti indossò la giacca e aprì la porta, fece per uscire, ma Harry lo chiamò prima che varcasse la soglia.
"Dove vai?", domandò incerto. Era terrorizzato dall'idea che se ne stesse andando definitivamente, magari arrabbiato con lui.
"Da Josh", rispose l'altro, ancora stizzito dalla conversazione precedente. Harry annuì, ma sperava davvero che lo rassicurasse in qualche modo.
"Non preparare la cena anche per me" aggiunse Louis, e il ragazzo poté quasi sentire il suo cuore spezzarsi.
"Louis!", lo chiamò ancora, fermandolo un'altra volta. Louis lo fissò in attesa, leggermente infastidito, e Harry deglutì insicuro.
"Louis...torni?", domandò in un sussurro. Louis sembrò pensarci su per istanti che al più piccolo parvero secoli, infine annuì.
"Sì", pronunciò in un sospiro per poi chiudersi la porta alle spalle, e Harry giurò di non aver mai sentito una parola più bella.
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