Sedicesimo capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
*****
Quando Harry aveva proposto, quasi involontariamente, di fare insieme a Louis qualcosa, di passare del tempo assieme, di frequentarsi -il senso era quello, in fondo- , Louis aveva sorriso. Aveva sorriso con lo stesso, identico sorriso che gli aveva rivolto quella mattina all'entrata di scuola, prendendo la sua mano all'improvviso, con delicatezza. Se voleva fargli prendere qualche attacco di cuore, ci stava riuscendo benissimo.
E Harry poteva sentirli, tutti gli sguardi degli altri studenti su di loro, poteva vederle, le espressioni scioccate delle ragazze mentre camminavano nel corridoio, poteva accorgersene, delle lievi risatine furbe dei ragazzi.
Abbassò leggermente lo sguardo, imbarazzato, ma Louis strinse la sua mano per indurlo ad alzarlo. Perciò Harry sollevò gli occhi, incontrò quelli di Louis, e lesse nel suo sguardo ciò che lui non gli avrebbe mai detto a parole: sei il primo che tengo per mano, non vergognarti, sorridi.
E Harry lo fece. Imbarazzato, sorrise.
Louis sembrò entusiasta di quel cambiamento d'espressione, e si fermò davanti all'aula di Harry lasciando la sua mano.
"Ciao" lo salutò. Un istante dopo gli posò un bacio leggero sulle labbra, per poi sorridergli mentre si allontanava nel corridoio.
Harry sorrise con un'aria probabilmente ridicola, lasciando andare la schiena contro il muro.
C'era una volta un ragazzo che incontrò il suo sogno.
*****
Safaa piangeva. Safaa piangeva a dirotto. Safaa quasi non respirava, tanto singhiozzava.
E se adesso muore?
"Safaa, tesoro, respira" mormorò Zayn, più terrorizzato di lei. La bambina non gli diede ascolto, continuò a riprodurre quei suoni spezzati e terrificanti, le corde vocali che grattavano contro la gola alla ricerca di aria.
"Calmati, piccola" la pregò, non sapendo cosa fare. Era una cosa seria, stavolta. "Safaa, ascoltami. Ti prego" supplicò. "Fai come me, respira, butta giù, respira, butta giù."
Mio Dio, sta morendo.
Waliyha, dietro di loro, raggomitolata sul letto, piangeva anche lei osservando la sorellina.
"Safaa, respira! Cazzo!" imprecò Zayn, spaventato.
"Non parlare come papà" singhiozzò la ragazza, sgridandolo.
"Tua sorella deve respirare" scandì Zayn, lasciando che la rabbia venisse fuori, "solo respirare, dannazione. Non è così difficile!"
Il cuore di Safaa batteva così furiosamente che Zayn quasi poteva sentirlo. Poteva ascoltare ogni battito, ogni capriola; ma batteva così forte perché quello era l'attacco di panico più grande che Safaa avesse mai avuto. E, di questo passo, anche quello che l'avrebbe portata via.
"Non reggerà stavolta" mormorò Waliyha, debolmente.
"Ce la farà" replicò Zayn stringendo i denti, guardando la sorellina negli occhi. "Safaa, ti prego. Respira."
"Se muore è meglio" disse l'altra, rabbiosamente. "Almeno non sarà picchiata ancora da quello stronzo."
"Waliyha!" urlò Zayn, al culmine della sopportazione. "Esci da qui, cazzo!"
Waliyha singhiozzò ancora più forte, coprendosi il viso con le mani. "Mi dispiace" mormorò debolmente.
A Zayn si spezzò il cuore a vederla così, ma non poté distogliere l'attenzione da Safaa. Le accarezzò dolcemente i capelli, il viso, le braccia, tentando di calmarla nonostante lui stesso stesse andando nel panico. "Safaa, ti supplico. Non hai così tanta aria, capisci? Un respiro, ti prego. Uno solo. Per me?"
La bambina respirò con fatica. Zayn sentì una piccola fiamma di speranza riaccendersi nel suo cuore.
"Brava Safaa, bravissima! Un respiro per Waliyha, per favore? Ti prego!"
Safaa ci provò, non riuscì, ci provò di nuovo. Ebbe successo. Zayn sorrise entusiasta.
"Un altro? Dai, Safaa, ce la puoi fare!", la incitò. Lei cacciò indietro le lacrime che le riempivano la gola, impedendole di respirare, e eseguì con difficoltà.
"Sei da dieci e lode" sorrise suo fratello, gli occhi lucidi e quasi commossi. "Un altro, avanti. Per Doniya, stavolta. Così quando torna a casa, sarà felice."
La bambina respirò. E respirò ancora. E di nuovo.
"Sei fantastica, Safaa" mormorò Zayn, gli occhi ormai pieni di lacrime. Lacrime di paura, di sollievo. "Sei la bambina migliore del mondo."
Walihya si lasciò andare a un ultimo singhiozzo spezzato, pieno di sorpresa. Poi li raggiunse sul pavimento, saltando giù dal letto e dalla coperta piena di lacrime, gettandosi fra le braccia del fratello e singhiozzando sul suo petto mentre anche la più piccola si univa all'abbraccio.
"Grazie, Zay" mormorò fra le lacrime, stringendo la sua maglietta nel pugno. "Io- io non so come faremmo, senza di- di te."
Zayn le posò un bacio sulla fronte umida. "Va tutto bene, Wali."
Strinse la presa intorno alla schiena di entrambe, chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime. "Siete al sicuro."
Era una bugia, ma sembrò loro la più bella di tutte.
*****
"Ehi, Haz" quel giorno Niall, salutandolo, sembrava un po' strano.
"Ciao, Nialler" lo salutò di rimando Harry, mentre prendeva un vassoio e intanto si guardava intorno alla ricerca di un tavolo libero. "Pranziamo insieme? Lì c'è-"
Niall non lo lasciò finire, scosse con veemenza la testa e fece una piccola risata. "Se non vuoi essere tu a essere mangiato vivo, è meglio che cambi idea."
Harry alzò un sopracciglio. "Mangiamo fuori" aggiunse Niall, "ti spiegherò lì."
Il tempo di riempire i vassoi, di ignorare un'occhiata assassina di Louis e qualche sguardo puntato dritto su Harry, fra risolini e parole dette a bassa voce che il ragazzo non riuscì a comprendere, e i due arrivarono nel giardino fuori dall'edificio. Harry si guardò un secondo intorno in cerca di Liam, ma da quando il ragazzo si era fidanzato con Danielle pranzava sempre in mensa.
"Okay, Harry" Niall prese ad ingozzarsi di cibo, mentre invece l'amico mangiava tranquillamente, "quindi è vero."
Harry gli lanciò uno sguardo curioso. "Cosa?"
"Che tu e Tomlinson scopate" rispose Niall con naturalezza, e Harry si strozzò con il pezzo di pizza che stava ingoiando.
"Cosa- come- perché-" tossì, sconvolto.
"Taylor l'ha detto alla sua migliore amica, che l'ha detto al suo ragazzo, che l'ha detto a suo cugino, che l'ha detto al suo amico, che-"
"Non mi interessa chi te l'ha detto!" sibilò Harry, così rosso in viso da somigliare alla mela che Niall stava divorando. "Voglio sapere cosa sai!"
"Mh, che Tomlinson ti ha fatto una sega al compleanno della Swift?" rispose Niall. Harry, se possibile, arrossì ancora di più e sgranò gli occhi.
"Oddio" mormorò, ormai le sue guance avevano assunto un colorito quasi viola. Niall lo osservò senza parlare, e grazie a Dio non disse nulla, altrimenti tutta l'insalata che aveva in bocca avrebbe disgustato chiunque.
"Wow, se anche io avevo quella faccia quando ho scoperto che voi due vivete assieme, ora capisco perché ti eri preoccupato per me" parlò, avverando l'oscura profezia. Harry non gli vomitò in faccia solo perché era troppo angosciato.
"È una cosa terribile. Dannazione! E chi lo sa?" chiese, terrorizzato.
"Fammi pensare..." Niall bevve in un sorso l'intero contenuto della sua bottiglietta d'acqua, "...tutti."
Harry abbassò gli occhi, al limite dell'imbarazzo. Niall guardò il suo vassoio ancora pieno.
"Non mangi?" domandò. Harry scosse la testa mordendosi il labbro inferiore e Niall si lanciò sul suo pranzo.
"Avanti, non stare così in ansia" lo spronò, continuando ad ingozzarsi. "Voglio dire, capita a tutti. Solo che, non so, è come se...nessuno se lo aspettava, capito? Sembri così...hai una faccia così pulita."
Harry gli lanciò un'occhiataccia e Niall rise con la bocca piena: fu uno spettacolo davvero orribile. "È la verità, prenditela con le tue fossette o con quegli occhioni grandi."
Okay, e qui stava il fatto. Anche Niall era tenero e coccoloso, ma era un chiacchierone di prima categoria e sapeva i fatti di chiunque, quindi non rientrava nel genere. E Harry si sentiva morire di imbarazzo.
"Ehi, ma siete solo amici con benefici o c'è qualcosa fra di voi?" chiese Niall, curioso. Harry lo fissò a lungo prima di rispondere.
"Non ne ho idea" sospirò infine, ignorando la sua definizione di lui e Louis. "Oggi..."
"Oggi camminavate in corridoio come la coppia perfetta, lo so" lo precedette Niall. "Quindi non ne avete ancora parlato?"
Harry scosse la testa.
"Dovreste" annuì Niall, come d'accordo con sé stesso. "Perché, sai, c'è chi crede che tu sia solo l'ennesimo giocattolo di Tomlinson."
Harry tacque.
*****
Si ricordava di Nick Grimshaw, lui. Ricordava il suo aspetto, la sua voce, ma sopratutto ricordava il litigio durante il quale aveva avuto la meglio su Louis; e ricordava come poi lui stesso avesse medicato Louis, come Louis lo aveva baciato dopo quella scazzottata. Erano ricordi piacevoli, almeno quelli, ma non poteva perdonargli il sangue sulla pelle del ragazzo.
Perciò, quando gli passò davanti, Harry si limitò ad ignorarlo. Ma fu allora, che sentì la sua risata e il suo ghigno sicuramente diretto a lui.
"Alcune persone dovrebbero tenere le gambe chiuse" commentò ad alta voce, stando ben attento che Harry lo sentisse. "Specialmente quando hanno uno stronzo davanti a spalancargliele!"
Il ragazzo si voltò verso di lui lentamente, scioccato. Ma come si permetteva?! Quelli erano affari riguardanti lui e Louis, e basta!
"Cosa-" mormorò, per poi alzare appena la voce, "non sono fatti tuoi, Grimshaw, tu-"
"Io non mi faccio toccare da un coglione, a una festa, e davanti ad altre persone, stronzetto" replicò Nick, velenoso.
"Io non-"
"Tu avevi fiducia in Tomlinson, scommetto! Ma sì, certo. E invece lui si è approfittato di quel ragazzo carino e ingenuo, hai presente? Quello stupido che gli va dietro da, tipo, tutta la vita?"
Si finse sorpreso. "Oh, già, lo conosci! Si chiama Harry Styles!"
Per Harry fu il colpo di grazia. Sentì subito gli occhi inumidirsi e le lacrime pizzicargli agli angoli, strinse i pugni e tirò su col naso nello sforzo di non piangere, e proprio mentre le risate di Nick e del suo gruppo di teppisti stavano davvero per farlo crollare, un pugno inaspettato arrivò sulla faccia del ragazzo.
Harry si voltò sorpreso, e incontrò gli occhi di Louis pieni di rabbia.
"Chi non muore si rivede" ringhiò, arrabbiato come Harry non l'aveva mai visto.
"Tomlinson, che piacere" fece Nick, massaggiandosi la mascella. "Stavamo giusto parlando di te ed Harry alla festa di Teasdale."
Louis serrò i pugni, già pronto a combattere. "Lascia stare Harry" sibilò.
"Potrei dirti la stessa cosa" sogghignò Nick. "Harry è un ragazzo carino e sai benissimo che in tanti gli hanno messo gli occhi addosso, no? Beh, sicuramente tu non te lo meriti. Io non ho mai fatto soffrire nessuno, e renderei felice Harry molto più di quanto tu possa solo immaginare."
Si rivolse al ragazzo con aria scettica. "Andiamo, Harry" commentò, "davvero vuoi stare con uno come lui? Io ti consiglierei di lasciar perdere. Puoi sempre farti mettere le mani nelle mutande da qualcun'altro."
Il viso di Harry andò a fuoco, ma ci pensò Louis a rispondere al posto suo. "Harry non è la mia puttana" chiarì, in maniera minacciosa.
"Davvero?", chiese Nick, improvvisamente sicuro di sé e con un'espressione ancora più cattiva. Louis comprese dove voleva andare a parare, strinse i pugni e Harry notò subito il suo inaspettato nervosismo. "Sai com'è...credevo avessi preso da tuo padre!" continuò il ragazzo, con un'aria già soddisfatta.
Louis si irrigidì all'istante. "Non osare-"
"Povero LouLou, abbandonato dal padre per delle prostitute" rise Nick. "Ti sei sentito solo?"
Tutto il suo gruppo rise alle loro spalle. "E, pensa tu, ho come il presentimento che le cose siano andate in modo anche peggiore. Fammi indovinare...magari lui e tua madre si sono lasciati? E poi lei si è risposata, forse con un uomo a cui non è mai importato nulla di te?"
Le mani di Louis tremavano. "Oh, e scommetto che lui e tua madre abbiano fatto nascere altre quattro figlie! Sicuramente belle, viziate, l'orgoglio dei tuoi genitori. E il tuo vero padre? Lo sai, che ho sentito dire che anche lui ha avuto una figlia, e che le vuole un bene sconfinato? Sembra proprio che del piccolo LouLou non importi niente a nessuno, valga meno di zero." Harry non si accorse del mondo in cui Louis aveva serrato i denti, troppo stupito nel conoscere tutti quei dettagli sulla vita di Louis che il ragazzo non gli aveva mai raccontato.
"Beh" concluse Nick, con un sorriso malevolo e divertito, "evidentemente non sei abbastanza per nessuno dei due."
Stavolta, non fu Louis a gettare il pugno che arrivò dritto in faccia a Nick.
*****
Harry piangeva a dirotto da almeno dieci minuti buoni, nascosto dietro all'edificio, al sicuro dagli sguardi curiosi dei loro compagni di liceo.
Louis era lì davanti a lui, in silenzio. Non aveva ben capito perché piangesse, magari per aver tirato un pugno a Nick -anche molto forte, a dirla tutta- o, più probabilmente, per delusione nei suoi confronti. Era terrorizzato all'idea di quest'ultima ipotesi, perciò continuò a tacere finché non fu Harry a parlare.
"È stato così ingiusto con te, Lou" riuscì a mormorare, scosso dai singulti. "Tuo padre, Grimshaw, il destino. Non è affatto giusto. È così fottutamente ingiusto!"
Assurdamente, fu Louis a stringere Harry in un abbraccio per consolarlo, e non viceversa. "Mi dispiace" singhiozzò Harry, piangendo come non aveva mai fatto in vita sua e stringendo Louis di rimando, come se potesse scappargli via da un momento all'altro, "mi dispiace così tanto!"
Louis gli accarezzò la schiena per calmarlo, con un'espressione triste in volto e senza dire una parola.
"Non ne sapevo nulla" proseguì il ragazzo, "se solo me l'avessi detto, io-"
"Tu cosa?" lo interruppe Louis, con un piccolo sorriso triste e una mano fra i suoi capelli, ad accarezzarglieli con delicatezza. "Non si può cambiare il passato, Harry. È andata così. Non piangere."
Attese pazientemente che si calmasse, poi sciolse l'abbraccio e gli sorrise asciugandogli il viso con una carezza. "Okay, hai pianto abbastanza per entrambi" rise, posandogli poi un piccolo bacio sulle labbra.
Harry alzò su di lui gli occhi lucidi e arrossati. "Perché tu non piangi?" domandò, tirando su col naso.
"Ci sono abituato" scrollò le spalle Louis, e anche se c'era del dolore nella sua voce, sembrava sincero. "E poi" aggiunse, "tu sei ancora qui e...non te ne sei andato."
Harry gli rivolse uno sguardo che, per la prima volta, era accusatorio. "Io non me ne andrò mai." giurò serio, come se avesse appena detto un'eresia.
Louis abbozzò un sorriso. "Lo so."
Harry sorrise a sua volta, asciugandosi gli occhi subito dopo. Louis lo prese per mano, e si diresse con lui verso la sua auto.
"Ora andiamo a casa e-"
"Lou" lo chiamò Harry, interrompendolo e fermandosi per guardarlo negli occhi. "Tu...mi dirai qualcos'altro di te? Quando ne hai voglia? Me lo prometti?"
Trascorse un lunghissimo silenzio, e Louis decise. Decise che poteva, doveva fidarsi.
"Te lo prometto."
*****
Quando il cellulare di suo fratello squillò, Safaa gli si avvicinò con esitazione.
Sapeva che fosse maleducato rispondere a chiamate che non erano dirette a lei: ma era così spaventata. Era sola in casa, suo padre e suo fratello erano usciti da poco dopo un litigio, e le sue sorelle erano ancora a scuola per dei corsi pomeridiani. Perciò premette il tasto verde, accettò la chiamata e si portò il telefono all'orecchio.
"Ehi, Zayn! È la terza volta che ti chiamo, era ora che ti degnassi a rispondere!" era una voce simpatica, che lo ammoniva senza sgridarlo sul serio. La bambina rimase in silenzio.
"Zayn? Mi senti?" Safaa non parlò ancora. "Ehi, Zayn! Mi rispondi?"
"Non può" rispose lei, finalmente. "Zay non c'è ora."
Il ragazzo tacque per un momento, poi parlò. "Chi sei?"
"Sono Safaa" fece la bambina. "Sono sua sorella minore."
"Oh, ciao, Safaa" ne era sicura, lui stava di certo sorridendo. "Io mi chiamo Liam."
Attese una risposta, che non arrivò. "Hai detto che tuo fratello non è in casa?"
"No" mormorò, "è uscito con papà prima."
"Sai quando posso trovarlo?"
"Non credo tu possa parlargli quando torna" disse a bassa voce. Tirò su col naso al pensiero già certo di numerosi lividi sul suo corpo, e il suo solito sorriso triste quando andava ad abbracciarla.
"Safaa" la chiamò il ragazzo, "stai...stai piangendo?"
"No!" esclamò. "Sto bene!"
Liam, dall'altra parte della cornetta, si irrigidì. "C'è qualcosa che non va, Safaa? Quanti anni hai?"
"Ciao" si limitò a dire lei, prima di terminare la telefonata.
E Liam rimase sorpreso, il cellulare ancora in mano, e mille dubbi in testa.
******
Louis entrò in salotto, stiracchiandosi mentre usciva dalla cucina; aveva appena finito di studiare per una verifica dell'indomani, aveva sistemato i libri che aveva poggiato sul tavolo della cucina per prepararsi, e ora andava alla ricerca di qualcosa di divertente da fare.
Cercò Harry in camera sua, giusto per imbarazzarlo un po'; non lo trovò, e quando passò di nuovo davanti al salotto chiedendosi se fosse uscito, scoprì di non essersi accorto di lui sul divano.
Stava dormendo, con Buffy accoccolata sul suo stomaco e un'aria pacifica in volto. Louis si sedette sul bracciolo, a pochi centimetri dalla sua testa, e osservò per qualche secondo Buffy.
La gatta, forse sentendosi osservata, aprì un occhio e lo fissò con quello che a Louis sembrò evidente astio. Il ragazzo ricambiò lo sguardo, deciso a spuntarla, ma lei decise che non ne valeva la pena e richiuse gli occhi cominciando a fare le fusa.
Il viso di Louis assunse un'espressione infastidita e incredula: quel maledetto gatto non solo prima lo sfidava, si permetteva pure di fare le fusa all'ignaro Harry.
Pensò distrattamente che, a fare due conti, Harry non era più poi così ignaro, almeno non della sua vita. Sospirò, allungando una mano per accarezzargli i capelli; quel ragazzo l'aveva cambiato, decisamente. E, che lui lo accettasse o meno, l'aveva fatto in meglio.
Si sentiva così...felice. Harry non era solo il ragazzino ingenuo e pudico che gli piaceva imbarazzare, infastidire senza cattiveria, fare arrossire, era anche quello a cui, lentamente, si stava affezionando. Quando Taylor gli aveva messo gli occhi addosso, quando Nick aveva provato a tirarlo dalla sua parte, si era sentito irritato nel profondo. Harry era diventato importante. Louis voleva proteggerlo.
E gli avrebbe detto tutto, sì. Perché solo lui, soltanto lui era capace di farlo sentire speciale.
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