Quattordicesimo capitolo

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

"Louis..." mormorò Harry, palesemente a disagio, "è proprio necessario?"

Louis scoppiò a ridere; del resto, Harry sembrava davvero fuori posto davanti a quel sacco da boxe.

Però...quei guantoni che indossava, insieme a un paio di pantaloncini neri e a una canottiera bianca, gli davano un'aria davvero diversa. Louis lo stava squadrando da almeno un quarto d'ora, decidendo se gli piaceva o meno quella versione di Harry.

"Ho detto, Harry" scandì, incrociando le braccia al petto, "tira un pugno al sacco. Altrimenti te lo tiro io."

Harry sbuffò nervosamente, tentando ancora di prendere tempo. "Non mi piace, non voglio."

Era la prima volta che Harry si opponeva a qualcosa, e Louis alzò un sopracciglio con aria interessata. "Devi, Harry. Non sai difenderti, giusto? Beh, dovresti."

Il più giovane sospirò, mordendosi il labbro inferiore. Alla fine sembrò decidersi, fece per sferrare il primo colpo e Louis stava per concentrarsi sulla sua forza; quando invece si fermò a un centimetro dal colpo.

"Non voglio" sbottò di nuovo, tornando a lasciare le braccia lungo i fianchi.

Stavolta fu Louis a sospirare, iniziando a massaggiarsi le tempie. "Harry" chiamò serio. "Tira. Un. Pugno. A. Quel. Sacco."

Lo guardò negli occhi. "Ora" specificò.

A quel punto Harry, riluttante, fece di nuovo per sferrare un pugno; ma la voce di Zayn, assieme al suo proprietario, spuntò dal nulla fermandolo.

"Louis! Styles! Che ci fate qui?" sorrise, incuriosito. Louis gli lanciò subito un'occhiataccia.

"Zayn" sibilò questi, "sto cercando di convincere Harry a tirare un pugno a questo maledettissimo sacco e l'avevo convinto. Lo sai cosa sarebbe successo, se tu non fossi entrato in questo momento?!"

"Ciao anche a te, Lou" rispose l'amico, sarcastico. "Avanti, lascialo in pace. Se non vuole, non vuole."

Louis lo fissò per qualche secondo con uno sguardo indecifrabile, poi alzò gli occhi al cielo. "Solo perché sei cotto di Payne" fece, astioso ma sconfitto, "non vuol dire che devi sempre prendere le sue difese."

"Ehi, ma li hai visti i suoi ricci?" ribattè Zayn, prendendo in mano uno dei ricci di Harry. "Potrebbero rovinarsi! E tu li adori, Louis, quindi fossi in te li terrei al sicuro da qualsiasi scossone."

"Molla i ricci di Harry, Zayn" lo gelò Louis. Harry non poté fare a meno di arrossire; al nominare il suo migliore amico e nel conoscere la nuova notizia -Malik cotto di Liam?- si era distratto un secondo, ma adesso sentire Louis che in qualche modo si dimostrava geloso aveva irrimediabilmente catturato la sua attenzione.

Zayn lasciò i suoi ricci, non prima di essersi guadagnato un'altra occhiata truce dall'amico.

"Bene, Louis" si portò le mani sui fianchi, "domani sera."

Louis alzò un sopracciglio di fronte all'affermazione apparentemente senza senso del ragazzo.

"Domani sera" proseguì questi, ridendo dell'espressione dell'amico, "Teasdale da una festa. Quindi ci andremo."

"Ooh no, non se ne parla" chiarì subito Louis. "Harry fa la doccia di mercoledì, e io devo spiarlo."

Harry sobbalzò. "Louis!" esclamò imbarazzato, mentre Zayn esplodeva nella risata più rumorosa di sempre.

"Potreste andarci dopo, no? Avanti, ci divertiremo. Inoltre..." guardò Harry, ancora rosso in viso, "la Swift ha messo gli occhi su di te, Styles."

Stavolta fu Louis a ridere. "Zayn, non so se te ne sai accorto. Altra squadra, nel caso non l'avessi capito."

"Io ho capito benissimo" sogghignò il ragazzo, "ma vallo a spiegare a lei."

Taylor era famosa per ottenere sempre ciò che voleva; bionda, occhi azzurri, fisico da urlo. Nessuno poteva resisterle; poco importava il loro orientamento.

Louis alzò un sopracciglio con aria scettica. "È una sfida?"

Zayn sfoggiò la sua stessa espressione.

"Potrebbe."

******

Harry ebbe modo di scoprire da solo che le parole di Zayn erano vere; era da tutto il giorno che Taylor gli ammiccava, lanciandogli occhialini continui e attorcigliandosi le ciocche biondissime attorno agli indici, sfoggiandogli sorrisi accecanti. Harry distolse lo sguardo al suo ennesimo tentativo di catturare i suoi occhi, arrossendo e raggiungendo con passi veloci la macchina di Louis.

"Perché sembra che tu stia scappando, Harry?" lo accolse subito il ragazzo, a mo' di benvenuto nell'abitacolo. Il più giovane arrossì ancora di più.

"Taylor", mormorò. "Mi sta letteralmente pedinando da stamattina."

Con una smorfia infastidita, Louis si accorse che era vero; Taylor era proprio lì davanti, poggiata alla sua automobile bianchissima e altrettanto costosa. Fissava Harry mentre chiacchierava con le amiche, intente probabilmente a parlare dell'ultimo lucidalabbra uscito sul mercato o quella fantastica borsa che portava al braccio, distogliendo solo a volte lo sguardo.

"Harry" fece Louis, irritato, "ti da fastidio, vero?"

Harry analizzò la sua espressione, sentendo aria di guai, ma rispose sinceramente. "Sì."

Prima che potesse accorgersene, le labbra di Louis premevano contro le sue sotto lo sguardo sorpreso di Taylor.

Harry tentò di opporsi, non gli sembrava giusto baciarsi in quel modo davanti a qualcuno a cui piaceva; ma durò solo un secondo, perché l'attimo dopo si era già arreso al bacio che Louis stava approfondendo.

La lingua del ragazzo scivolò nella sua bocca quasi senza che se ne accorgesse, mentre si sporgeva verso di lui ad azzerare ogni distanza. E se solo avesse avuto la capacità di riconnettere mentre Louis lo baciava, Harry avrebbe potuto sentire la voce di Taylor che diceva: "fa niente, è mio lo stesso."

Louis pose fine a quel contatto con una strana dolcezza, come a sottolineare a Taylor che c'era qualcosa che lei non poteva ottenere nemmeno se lo avesse voluto. Louis possedeva il cuore di Harry; quello non poteva appartenere a nessun altro.

Lo stesso cuore che, in quel momento, batteva all'impazzata.

******

Nella cucina aleggiava un ottimo profumo; già consapevole del piatto che Harry stava preparando -ormai aveva imparato a riconoscere tutte le ricette che il ragazzo conosceva- , Louis gli si avvicinò scacciando Buffy con un leggero calcio."Ho intenzione di andare alla festa" annunciò, "e tu verrai con me."

Harry distolse un secondo gli occhi dalla padella, mordendosi il labbro inferiore subito dopo. "No, Lou. Non mi va proprio, sai che non mi piacciono le feste..."

Louis posò una mano sulla sua schiena e l'accarezzò, sicuro che con quel gesto avrebbe fatto saltare a Harry qualche circuito mentale. "Avanti" lo incitò, "devo vendicarmi di Taylor."

Harry lo guardò sorpreso. "Cosa ti ha fatto?", chiese confuso. Non ricordava che Louis e Taylor avessero avuto una litigata, o meglio, si erano sempre e solo lanciati sguardi truci e mezzi insulti da lontano. Niente di così importante, insomma.

"Semplice: ti fissa troppo" commentò Louis, come se fosse scontato. "Ti consuma, capisci? E tu sei mio!" aggiunse, schioccandogli un bacio sulla guancia. Harry arrossì, ma sorrise. Se questo era ciò che succedeva quando qualcuno lo guardava troppo, allora a lui sarebbe andato bene essere fissato per tutta la vita.

"A che ora è la festa?" domandò, con aria indifferente.

Louis gli rispose con un sorriso soddisfatto e un bacio rubato sulle labbra.

*****

Ok, beh, non che la festa fosse proprio fantastica, ma tutto sommato era...passabile.

Niente che avesse a che fare con la musica da discoteca al massimo volume in tutte le stanze, o la massa di adolescenti ubriachi e divertiti che ballavano nel mezzo delle camere, o l'odore di vomito misto a birra a dir poco nauseante, o le occhiate ammiccanti che aveva già ricevuto da troppe persone; la cosa importante, l'unica, in quel momento, era che Louis non aveva smesso un attimo di circondargli il busto con un braccio, posando delicatamente una mano sul suo fianco per assicurarsi di non perderlo fra la folla. Aveva bevuto solo un bicchiere di birra, nient'altro; doveva essere sobrio per lanciare occhiate truci a chiunque fissasse Harry, dopotutto. Aveva evitato Zayn e la sua aria beata mentre gli porgeva un bicchiere colmo di qualcosa, aveva ignorato alcuni teppistelli per non finire a fare a botte con loro e aveva mantenuto persino un'aria tranquilla e quasi allegra, giusto per rassicurare Harry con una carezza accennata sul fianco quando lo sentiva sbuffare nervosamente.

Davvero, Harry odiava le feste. Ma, stranamente, stavolta si sentiva al sicuro; Louis sembrava fermamente deciso a non bere e a non lasciarlo solo. Inoltre, anche se Harry avesse voluto allontanarsi da lui, a quanto pare la cosa sarebbe stata ugualmente impossibile. Aveva provato a salutare Niall che chiacchierava con Lou, e Louis aveva protestato con un borbottio e una presa più salda sul suo fianco, a tirarlo delicatamente indietro dopo un saluto veloce.

Niente in confronto a quello che era successo subito dopo.

Un paio di ragazzi gli avevano rivolto dei sguardi colmi di interesse, e in un secondo gli si erano avvicinati sfidandolo a bere il drink che gli stavano porgendo. Louis aveva fatto subito per replicare e difenderlo, ma Harry gli aveva lanciato un silenzioso sguardo che sperava sapesse interpretare; voleva farcela da solo. Riuscì a rispondere per le rime e poi, stranamente sicuro di sé, prese il bicchiere e mandò giù tutto il suo contenuto.

Il resto divenne improvvisamente sfocato.

Louis, alcune parolacce, le risate degli altri ragazzi e poi sangue sui loro visi, Louis irritato ma tranquillo che lanciava loro un'ultima occhiata truce mentre se ne andavano imprecando e di nuovo la sua mano sul suo fianco. La testa gli girava da impazzire. Il tono di voce di Louis era improvvisamente più morbido.

"Lo sapevo, ricciolino" gli disse, con un sospiro. "Chissà cosa ti hanno dato. Stai bene?"

Harry scosse la testa. "No" rispose, troppo dolorante per evitare di essere sincero.

"Andiamo via" disse Louis, ma Harry protestò. Louis lo guardò con un sopracciglio alzato.

"L'ho lasciato di là" disse Harry, senza specificare cosa. Louis si chiese se avesse effettivamente lasciato qualcosa di là come diceva, ma decise di assecondarlo. "Okay, andiamo a prend-"

"Vado da solo" scosse la testa Harry, e in un secondo si era liberato dalla presa di Louis sul suo fianco e si era confuso fra la folla, impedendo a Louis di trovarlo in mezzo a tutta quella gente.

"Ehi!" una voce lo chiamò, ed era femminile. "Tu sei Harry, vero?"

Harry si voltò, riuscì con difficoltà a mettere a fuoco una ragazza dai capelli biondi e un bel sorriso. Annuì dopo qualche secondo.

"Sono Taylor" sorrise la ragazza. "Sei davvero un bel ragazzo, Harry."

Grazie a un briciolo di coscienza in fondo alla sua mente annebbiata, Harry riuscì a ricordarsi che era la ragazza che stava antipatica a Louis, quella che...oh, quella che gli aveva lanciato occhiatine sexy da lontano durante i giorni precedenti. Scosse la testa. "Taylor" la chiamò dopo un attimo, cercando di formare una frase di senso compiuto. "Mi dispiace, ma a me non piacciono le ragazze."

"Chi ha detto che ti debbano piacere?" fece lei divertita, "L'importante è che ti piaccia io."

Harry provò di nuovo a protestare, ma in un secondo si trovava in una camera da letto. Era seduto su un materasso, e le labbra di Taylor erano sulle sue come se le volesse divorare. La spinse via, tentando di contenere la sua forza con scarsi risultati.

"Ho detto" ripeté, irritato, "non voglio stare con te."

"Non hai mai detto questo" lo corresse Taylor.

"Qual è il tuo problema?" sbottò Harry, seriamente infastidito. "Sei bella. Perché invece di stare con chiunque respiri, non ti fai una storia tranquilla e piacevole con una sola persona? Sarebbe meglio, e tu saresti più felice."

L'espressione di Taylor non conosceva aggettivi. Davvero, si sarebbe aspettata di tutto; insulti, parolacce, rabbia...non un ragazzo che le suggeriva cosa fare come un fratello maggiore. Ma la sua sorpresa durò solo pochi secondi, perché subito Harry riconobbe una risata alle sue spalle.

Louis.

"Beh, direi che sa difendersi da solo" rise il ragazzo, ammirato. "Taylor, è stato molto, molto chiaro. Anche più gentile di quanto avrebbe dovuto."

"Sta' zitto, Tomlinson" sibilò lei. "Questo non cambia niente."

"Davvero?" Harry avrebbe saputo dire, solo dal tono della voce, che Louis aveva un sorrisetto poco rassicurante sul volto che sicuramente aveva fatto venire dei dubbi a Taylor su sé stessa.

"Vedi, Taylor" disse tranquillo, e Harry sentì la sua mano scorrere delicata sulla sua schiena. Si rilassò immediatamente. "Harry non ha interesse per una puttanella come te, o per chiunque altro. Non si lascerebbe toccare da nessuno" aspetta, dove stava andando quella mano? "...tranne me."

E, okay, adesso aveva perso definitivamente qualsiasi volontà.

La mano di Louis stava scendendo fra le sue gambe, sotto i pantaloni, e accarezzava gentilmente la pelle nascosta dai boxer. Se solo fosse stato sobrio, Harry sarebbe arrossito e si sarebbe spostato immediatamente. Ma in quel momento riuscì solo a mormorare qualcosa di incomprensibile, mentre Taylor diventava rossa dalla rabbia e Louis la fissava con un sorrisetto perfido.

Harry sospirò quando la mano di Louis s'intrufolò sotto la stoffa dei suoi boxer, prendendo a frizionare la pelle già tesa con movimenti lenti ma decisi. Taylor sbottò qualcosa; non sembrava irritata, ma terribilmente sorpresa.

La coscienza di Harry era completamente scomparsa, invasa dall'alcool e da quel piacere inaspettato che andava tutto a concentrarsi tra le sue cosce. Iniziò ad ansimare quando le carezze di Louis si fecero più veloci e marcate, chiudendo gli occhi e gemendo senza controllo. Taylor lo fissò scioccata, perché non aveva mai visto niente di più eccitante.

"Lui è mio, Taylor, lo sai?" la sfidò Louis, parlando quasi a bassa voce per non coprire quei suoni così deliziosi. Sapeva che, qualsiasi cosa ci fosse stata in quel drink, l'aveva sicuramente reso più sensibile. "Fa così solo per me."

Taylor strinse i denti, ma non riuscì a guardarlo. Era impossibile distogliere lo sguardo da Harry; nonostante fosse ancora completamente vestito e non si riuscisse a intravedere nulla dalla mano di Louis nascosta sotto ai suoi jeans, il suo volto contratto dal piacere era già una visione puramente erotica. Louis passò un paio di volte il pollice sulla punta del suo membro eretto, e Harry gettò indietro la testa con un ultimo gemito incontrollato ad alta voce, rovesciandosi nel pugno di Louis con caldi e lunghi fiotti.

Il ragazzo estrasse la mano dai suoi pantaloni e, senza smettere nemmeno un secondo di fissare Taylor negli occhi con un atteggiamento di sfida, se la portò alla bocca ripulendola. Taylor arrossì come mai in vita sua di fronte al suo sorriso beffardo, e fuggì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e masticando un'imprecazione fra i denti, eccitata e umiliata come mai in vita sua.

Il rumore della porta che sbatteva fu l'ultima cosa che Harry ricordò di sentire.

*****

Sotto la doccia, i ricordi scorrevano veloci e freddi come l'acqua.

Harry si era svegliato da poco, e per fortuna Louis non era in casa; esatto, per fortuna. Harry non credeva che avrebbe mai pensato una cosa del genere, e invece era proprio così.

Il fatto era che aveva un mal di testa pazzesco e delle immagini confuse nella mente, che sperava con tutto sé stesso fossero solo frutto di un brutto sogno e non la realtà che credeva.

Eppure, erano così dannatamente chiare. Non i ricordi, o le immagini, o il volto di quei ragazzi e di Louis e di Taylor, ma le sue emozioni. Ricordava ogni singola emozione che aveva provato la notte prima. Il fastidio, la voglia di difendersi da solo resa più forte dalla presenza di Louis accanto a lui, la confusione subito dopo aver mandato giù quel drink e l'irritazione dovuta a Taylor, la sensazione di morbido sotto di lui quand'era sopra il materasso, il leggero dispiacere nello spingere giù Taylor, la curiosità nel sentire la risata di Louis, il piacere. Harry era sicuro di esserne stato travolto. Ma ricordava poco e niente, e in quell'insieme di insignificanti elementi non c'erano gli occhi di Louis, ma solo quelli di Taylor. Louis rideva e la prendeva in giro mentre toccava lui. Louis lo stava facendo per vendetta. Era la prima volta che fra di loro succedeva qualcosa di simile, e non solo era ubriaco; Louis non l'aveva nemmeno guardato.

Harry si rese conto che quelle sulle sue guance non erano gocce d'acqua, ma lacrime.

Si sentiva così solo e tradito. Così stupido. Si era fidato di lui, aveva accettato la sfida di quei teppisti sapendo che era al suo fianco e che ci avrebbe pensato lui a prendersi cura di lui dopo, e invece questo era ciò che era accaduto dopo aver sistemato quei ragazzi.

Frenò un ultimo singhiozzo quando sentì la porta dell'ingresso aprirsi, e intuì che Louis era tornato a casa. Prese un respiro profondo, uscì dalla doccia e si vestì dopo essersi asciugato i capelli, poi si diresse in camera sua con la sua migliore espressione di indifferenza. Fece una smorfia quando si rese conto di aver scelto la stanza sbagliata; Louis era già lì, stava conservando una maglietta nell'armadio, probabilmente si era appena cambiato. Lo notò subito e fece per avvicinarglisi, ma quando lo vide arretrare con un'espressione infastidita sul viso comprese subito che qualcosa non andava.

"Harry?" lo chiamò, serio. "Che succede?"

Harry si limitò ad ignorarlo, chiudendo le finestre da cui entrava aria fredda.

"Ehi" fece ancora Louis, prendendogli delicatamente il braccio. Anche se Harry li abbassò subito, notò che i suoi occhi erano rossi. "Tu hai pianto" mormorò. Si irrigidì immediatamente: Harry ebbe la certezza che avesse capito, e la sua espressione preoccupata subito dopo glielo confermò. "Oh, Harry! Tu..."

"Io ricordo" sbottò Harry, facendo finalmente esplodere la sua rabbia. "Pensavi che siccome ero ubriaco, forse drogato, non mi sarei ricordato di quello che hai fatto?" sentì di nuovo gli occhi lucidi, ma non aveva la minima intenzione di piangere davanti a lui. "Non so come hai potuto farmi una cosa simile! Dare una lezione a Taylor in questo modo!" esclamò. "Davanti a lei! Io...io..."

Scoppiò definitivamente a piangere, notò Louis farsi più vicino e per allontanarsi ancora arretrò, con l'unico risultato di scontrarsi con il lato del materasso e finire sul letto. Vide fra le lacrime l'espressione dispiaciuta di Louis, e la sua mano che andò ad accarezzargli delicatamente i capelli. "Non mi toccare" mormorò, con quel pizzico di forza e rabbia che gli restava, "vai via!"

Louis non si lasciò convincere, continuò ad accarezzarlo delicatamente aspettando che si sfogasse ancora. "Fa così male" singhiozzò Harry. "Tu mi hai fatto del male per anni, ma mai così tanto. È la cosa più dolorosa che abbia mai sentito e voglio che te ne vada e non voglio mai più vederti e voglio che te ne vada adesso" continuò confusionariamente e ingoiando qualche parola insieme con i singhiozzi, la mano di Louis che ancora massaggiava dolcemente i suoi ricci. "Vattene" mormorò ancora Harry, mentre il suo corpo veniva scosso da un singulto. "Ti prego" supplicò, ormai troppo ferito e debole per provare a insistere o a sembrare minaccioso.

"Harry, mi dispiace" disse piano Louis, sinceramente dispiaciuto. Harry scosse la testa con forza.

"No, non è vero che ti dispiace" disse serio tra i singhiozzi. "Era la prima volta che qualcuno mi toccava! Era la prima volta che tu mi toccavi! Non doveva andare così! Non doveva essere così la prima volta!" esclamò, senza riuscire a controllarsi. Sentiva le sue spalle tremare con la stessa intensità in cui il suo cuore minacciava di smettere di battere, troppo ferito e sanguinante per continuare. Ma, dopo aver detto cosa realmente lo torturava, quale pensiero sembrava intenzionato a distruggere quel poco che ne era rimasto della sua anima, si sentì appena più sollevato. Per Louis fu l'esatto contrario; pensò che fargli qualcosa di simile era stato uno dei suoi piani quando aveva iniziato ad avvicinarsi a lui i primi giorni, ed era stato intenzionato a farlo proprio durante una festa, la festa in seguito alla quale era andato a vivere da lui. Ricordava di averlo portato in braccio, e che gli era sembrato così dolce e indifeso, come un cucciolo; niente a che vedere con questo. Adesso era molto diverso. Louis sapeva quanto Harry fosse in realtà forte, e vederlo piangere davanti a lui perché gli aveva rubato un momento così prezioso faceva a pezzi il suo cuore. Il suo cuore. Fino a qualche mese prima, avrebbe persino dubitato di averne uno. E invece ora, grazie a quel ragazzo così speciale, aveva riconosciuto di averne uno, quello stesso cuore che batteva appena più forte ad ogni suo sorriso; Louis ringraziò chiunque ci fosse lassù per avergli impedito di fare qualsiasi altra cosa. Se reagiva così per questo, non osava immaginare per altro. Ringraziò che i suoi piani non fossero andati a buon fine durante quella prima festa. Ringraziò che Harry fosse stato così perfetto da perdonarlo dopo che gli aveva spezzato il cuore più e più volte. Ringraziò che l'avesse voluto con sé anche dopo che l'aveva picchiato e che aveva ottenuto, perso e in seguito ritrovato la sua fiducia. E, infine, pregò che l'avrebbe voluto con sé persino dopo quella sua ultima azione.

"Hai ragione" mormorò, facendo scendere la mano che era fra i suoi capelli sulla sua guancia, a catturare qualche lacrima. "Mi dispiace davvero, Harry. Puoi perdonarmi? So che non me lo merito, ma sarebbe davvero bellissimo e incredibile se tu lo facessi..."

Harry non rispose. Non avrebbe potuto nemmeno se avesse voluto, scosso dai singhiozzi com'era.

"Sono stato un idiota a comportarmi in quel modo, ma ero così geloso. Mi dava talmente fastidio che quell'oca ti mangiasse con gli occhi anche vedendo che con te c'ero io, che mi sono dimenticato di tutto. Tu sei così bello...e non potevo permettere che una stronza come lei ti mettesse le mani addosso, ma ho sbagliato perché ho finito col farlo io stesso. Volevo solo farle capire che tu sei...mio" soffiò Louis, improvvisamente insicuro. "Ma io...io non so se adesso...se adesso lo sei ancora."

A Harry ci volle qualche secondo per riuscire a trovare un po' di fiato fra le lacrime. Riuscì a calmarsi quel tanto che bastava per tirare su col naso, prendere un respiro profondo e passarsi la manica della felpa sugli occhi, e finalmente riaprirli per puntarli in quelli di Louis.

"Non avrebbe senso se ti perdonassi ancora" disse deciso. E Louis poté giurare di sentire il suo cuore fare crack.

"Perché a te non importa nulla di me" continuò il ragazzo, sottovoce. "Non ti importa se sto male, se continuo a pensare che tu sia ancora speciale anche dopo tutte le volte che mi fai piangere. Come adesso, ti importa? Non credo" sussurrò. Le sue parole provocavano ad entrambi lo stesso dolore. "Louis" continuò dopo una piccola, pesante pausa, sollevando di nuovo gli immensi occhi verdi su di lui, e Louis nonostante tutto non poté non pensare che fossero bellissimi. Certo, erano arrossati dal pianto, ma erano più verdi e brillanti che mai. Avrebbero potuto essere esposti in un museo, quegli occhi così belli, come il più grande dei tesori. "Louis, io ti amo" singhiozzò il ragazzo, con voce rotta. Il cuore di Louis prese a battere furiosamente. "Perché devi farmi sempre così male?" concluse, nascondendo subito dopo il viso nel cuscino sotto al suo volto.

A Louis servì qualche secondo per metabolizzare quel discorso. Ti amo. Harry gli aveva appena detto di amarlo. E Louis aveva sentito tante voci di tante persone, tante frasi senza senso e senza amore in intervalli veloci di notti prive di importanza, ma ti amo non gliel'aveva mai detto nessuno. Era così bello ripetersi quella frase, ti amo, quegli occhi verdi così puri e sinceri, ti amo, quella sua voce, ti amo. Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.

Era più di una frase. Era l'universo. Harry glielo aveva appena donato, gli aveva appena regalato l'universo, un universo enorme e sconfinato e splendente e pieno di amore, un universo che non si meritava. Ma lui gliel'aveva donato lo stesso, senza un briciolo di esitazione. E lui l'aveva distrutto in un secondo, spazzato via con un solo, insignificante soffio dopo intere tempeste, ma così importante da far crollare tutto.

Si stese accanto a Harry e lo avvicinò delicatamente a sé, fino a sentire il ragazzo rifugiarsi quasi involontariamente contro di lui in cerca di protezione, affondando il viso nel suo petto e bagnando di lacrime la sua maglietta. Prese ad accarezzare la sua schiena con lentezza e dolcezza, dandogli tutto il tempo che gli serviva per calmarsi mentre posava baci delicati fra i suoi capelli e gli offriva tutto il calore che il suo corpo potesse emanare. E, nonostante tutto, non poté non realizzare la bellezza del sentirlo così vicino a sé, di sentire ogni suo respiro contro il suo petto, di averlo fra le braccia per difenderlo mentre era così debole e vulnerabile. Si sentì come se stesse abbracciando la sua anima. E promise di proteggerla da qualsiasi cosa.

"Basta piangere, Harry" mormorò, appena sentì il suo respiro farsi regolare e le sue spalle smettere di tremare. "Avanti, piccolo, qui."

Gli porse una mano, mettendosi seduto, e Harry la prese dopo un secondo sedendosi anche lui. Tirò su col naso e prese un fazzoletto da sopra il comodino, asciugandosi il viso. Louis attese mentre si soffiava il naso, accarezzando delicatamente le sue gambe.

"Va meglio?" domandò, appena lo vide più tranquillo. Harry annuì piano, bevendo un sorso d'acqua dalla sua bottiglietta.

"Bravo, piccolo" disse dolcemente appena la posò di nuovo sul comodino, avvicinandosi per accarezzargli i capelli. "Su, coraggio. Puoi sfogarti un po', che ne dici?"

"No, non voglio" mormorò Harry. Lo guardò di nuovo, e Louis mancò un battito. "Lou, per favore, vattene."

Louis non poté evitare di pensare che, se possibile, fosse ancora più bello. Aveva il viso asciutto e i capelli più in ordine rispetto a pochi minuti prima, ma gli occhi ancora di quel verde brillante e le labbra gonfie dal pianto, le guance arrossate in contrasto alla pelle pallida, come una perfetta e bellissima bambola di porcellana. Louis non riuscì a trattenersi dall'avvicinarsi ancora, facendolo stendere di nuovo e sovrastandolo con delicatezza. "No" sussurrò, e zittì qualsiasi protesta di Harry con un bacio morbido sulle sue labbra.

La sua mano scivolò di nuovo sotto ai suoi pantaloni, ma era completamente diverso dalla sera prima. Louis stava già accarezzando con lentezza e dolcezza la pelle calda nascosta dai boxer, mentre posava altri piccoli e delicati baci sul viso del ragazzo. Harry non protestò; era così...piacevole, e privo di qualsiasi rabbia o soddisfazione o cattiveria o tristezza. Solo desiderio di farlo stare bene, di farsi perdonare, di sostituire i brutti ricordi grigi, confusi e spenti con degli altri migliori e pieni di luce.

La mano di Louis, adesso, era chiusa a pugno intorno alla pelle nuda e tesa di Harry. Il ragazzo non riuscì a frenare un sospiro che gli scappò dalle labbra, e un altro attutito da quelle di Louis sulle sue.

Era tutto diverso. Era tutto come avrebbe voluto che fosse. La mano libera di Louis era intrecciata ai suoi capelli, ad avvicinare delicatamente a sé il suo viso per baciarlo, l'altra impegnata a stimolare la sua erezione e ad accarezzarla in modo marcato e veloce, ma allo stesso tempo dolce e incentrato tutto sul suo piacere. Louis si soffermava sulle zone più sensibili, premendo maggiormente sulle vene sporgenti che solo sfiorate rubavano un gemito ad Harry, accarezzando con gesti decisi la punta e senza smettere di baciarlo neppure per un secondo. Con un bacio più intenso e una carezza più marcata, Harry sentì tutto il suo piacere accumularsi e scoppiare e venne nel pugno di Louis.

Riaprendo gli occhi mentre affannava, incontrò subito quelli di Louis. Di Louis, finalmente, non di una ragazza viziata e bella che, fino alla sera prima, aveva avuto chiunque avesse guardato anche solo per un secondo. Louis. Gli occhi di Louis erano gli occhi più belli del mondo.

"Mi dispiace per tutte le volte che ti ho fatto del male" mormorò Louis contro le sue labbra. "Non posso dirti che smetterò, perché non so se sono capace di rendere qualcuno veramente felice. Ma..."

Posò un altro bacio sulla sua bocca rossa e morbida, "...posso giurarti che non voglio ferirti mai più. Per me sei importante, lo sai? E io spero davvero, con tutto me stesso, di non vederti mai più piangere. Voglio stare con te e renderti felice, perché te lo meriti...e sei la persona più meravigliosa che io potessi mai sperare di incontrare." Abbassò un secondo gli occhi azzurri, ma poi li puntò in quelli verdi di Harry. Per la prima volta, erano sinceri e...e c'era amore, constatò Harry con sorpresa. "Non credo di meritarmelo" concluse, insicuro, "ma spero che tu mi conceda la possibilità di renderti felice."

Harry lo fissò per qualche secondo, cercando nei suoi occhi una anche minuscola traccia di indecisione o di scherzo, di cattiveria o di presa in giro, di divertimento o di fastidio. Non ne trovò.

Sfiorò con incertezza le labbra di Louis con le proprie, prima di posare un bacio timido e delicato sulla sua bocca.

Bastò come risposta.

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