Quarto capitolo
Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!
*****
Zayn si diresse a casa Tomlinson, suonò il campanello e sorrise sghembo a Daisy che era arrivata ad aprirgli la porta.
"Ciao, biondina" le disse in un tono misto fra presa in giro e dolcezza. La bambina si fece da parte per lasciarlo passare, rivolgendogli un sorriso timido e leggermente impaurito. Chissà perché, quel ragazzo le dava una strana sensazione.
"Il principe nero è tornato", le sussurrò l'inseparabile Phoebe all'orecchio, attraverso la cascata di capelli chiari. Zayn salì le scale che portavano alla stanza di Louis senza fare troppe cerimonie, e aprì la porta con altrettanta indifferenza.
"Quanto ci hai messo?", sbottò Louis, a mo' di saluto. Zayn estrasse dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e glielo porse, prendendone una a sua volta e avvicinando poi l'accendino alle labbra per accenderla.
"Da' qua", disse Louis sgarbato, prendendogli l'accendino dalle mani e imitandolo.
"Non c'era nemmeno un tabacchino aperto, non ho potuto fare più veloce di così", spiegò Zayn, per poi lasciare che il fumo gli arrivasse fino ai polmoni. "La prossima volta le compri tu, le sigarette."
"Oppure la smettiamo di fumare e passiamo a cose più serie", borbottò Louis, buttando fuori il fumo con la stessa rabbia che aveva usato nel parlare. Zayn lo fissò, poi sorrise divertito.
"Ti conosco, Boobear. Sei nervoso."
Louis gli lanciò uno sguardo truce, l'amico proseguì. "E quando sei nervoso, è sempre perché ti senti distratto."
Il ragazzo, per tutta risposta, finse indifferenza e fece un altro tiro; Zayn rise sguaiato.
"È il frocetto, vero? Tutta colpa sua, è inutile che fai finta che ci sia altro."
Soffiò fuori il fumo e osservò l'aria tingersi di grigio, fino a sparire. "Non ti preoccupare, Tommo. Ti fa quest'effetto solo perché ha un bel culo. Aspetta di spaccarglielo e la sua immagine smetterà di perseguitarti."
A quest'affermazione seguì una risata divertita, cattiva, che comunque anche in tutta la sua crudeltà non avrebbe retto il confronto con quella di Louis; ma Louis non rideva. Beh, che il ricciolino avesse un bel di dietro non c'era ombra di dubbio, ma aveva anche un paio di occhi verdi grandi e dolci, ingenui e innocenti, così puri e smaliziati che Louis avrebbe voluto strappargli tutta quella purezza stomachevole dallo sguardo. Ma erano anche bellissimi, e quando lo guardavano con timore risvegliavano in lui una strana tenerezza assopita, per la quale non riusciva a muovere un muscolo. In quegli anni che aveva trascorso a picchiarlo aveva sempre e solo guardato le sue labbra piene che spesso aveva fatto sanguinare, la pelle bianca che aveva coperto di lividi, i capelli ricci che si agitavano quando si muoveva di scatto nel piegarsi dopo un colpo violento. Non si era mai fermato più di un paio di volte, distrattamente, a guardare quegli occhi. E, quando lo aveva fatto, aveva sentito un inquietante rimescolio nello stomaco e una sensazione mai provata prima.
"Scherzi?", sbottò infastidito. "Non ho voglia di fottere un bambino come lui, sarebbe troppo semplice."
"Ma ti toglieresti uno sfizio non da poco", commentò Zayn, per poi inspirare a fondo l'aria pregna di fumo. "Anche a me non dispiacerebbe, sai..."
Lo sguardo truce che Louis gli lanciò involontariamente lo fece subito tornare sui suoi passi e ridere ancora più forte. "Wow, il frocetto ti ha proprio stregato! Allora facciamo così. Se non credi che ci sia gusto a farlo con lui, creati almeno l'occasione per far sì che sia lui a smaniarti", consigliò ghignando. "Fra qualche giorno c'è la festa di Josh, no? Invitalo, non ti dirà mai di no. Fallo ubriacare e vedi che succede."
Louis seguì attentamente il discorso, che non faceva una piega. Era quasi sicuro che, se fosse stato ubriaco, gli occhi di Harry non gli avrebbero più fatto quell'effetto e la sua vita avrebbe ripreso a scorrere normalmente.
"Mmh, ci penserò", disse, buttando la sigaretta. Zayn fece un altro tiro alla propria, più profondo dei precedenti.
"È da un po' che non lo picchiamo", osservò, distrattamente. "Se anche il suo viso è un problema, questo possiamo risolverlo facilmente."
Louis ghignò in risposta.
*****
Harry e Liam camminavano nei corridoi quasi vuoti, dirigendosi nella caffetteria per pranzare a mensa; Liam teneva in mano un contenitore con dentro della pasta, il cibo lì non gli era mai piaciuto e preferiva di gran lunga cucinare lui stesso al mattino pur di non mangiare quella roba. Harry rideva e lo prendeva scherzosamente in giro, mentre parlavano di Niall e del pomeriggio che il ragazzo più giovane aveva trascorso il giorno prima con lui.
"Ti giuro, stavo per morire", ridacchiò questi, raccontando, "pensavo che avesse scoperto tutto."
"Credo che lo accetterebbe senza fare troppi problemi, sembra un tipo a posto."
"Sì, ma..." Harry s'imbronciò leggermente, "non voglio che tutta la scuola lo sappia!"
"È già abbastanza evidente, non preoccuparti!", rise Liam, facendolo arrossire, per poi cambiare repentinamente espressione. "A proposito...e Louis?"
Harry s'incupì nel sentire il suo nome. "Non ho novità riguardo a lui. Ieri sembrava così infastidito..."
Liam sospirò, poi si arrestò improvvisamente mentre camminava. "Ho dimenticato la tovaglietta in classe", fece storcendo il naso, come irritato dal suo stesso gesto, "vado a prenderla e torno. Mi aspetti in mensa?"
Harry rise e annuì, poi aspettò che si allontanasse per riprendere a camminare finché una mano fredda lo afferrò per un polso, facendolo sobbalzare.
"Liam, sei già..." fece per dire, ma quando invece si ritrovò davanti gli occhi gelidi di Louis le parole gli morirono in gola.
"Ehi, frocetto!", c'era anche Zayn, che si rimboccò le maniche della camicia che indossava. "Come mai sei solo? Pensavo avessi la protezione del tuo amichetto!"
"Che c'entra Liam?", disse con voce bassa, e la risata sprezzante di Louis gli risuonò nelle orecchie.
"C'entra, c'entra", ghignò avvicinandosi pericolosamente al suo viso, "non sarà mica il tuo ragazzo, vero?"
Harry arrossì di colpo, un po' per rabbia, un po' per imbarazzo. Liam era sempre stato un fratello, anzi un padre per lui, come avrebbe mai potuto immaginarlo nelle vesti del suo...fidanzato? Scosse vigorosamente la testa, muovendo i ricci come se possedessero vita propria.
"No, no!", esclamò. "Ma a voi cosa interessa?"
Louis scivolò dietro di lui, gli afferrò le braccia e gliele bloccò dietro la schiena. Harry osservò terrorizzato Zayn che avanzava ghignando verso di lui, sapeva già che avrebbe approfittato della sua immobilità mentre Louis lo spronava a tirare il primo pugno.
"Beh, in questo caso peggio per te", disse cattivo, "perché non potrà proteggerti."
Harry ricevette il primo pugno, in pieno volto. Si sforzò di rimanere immobile e non lasciare che Louis ridesse del suo dolore, ma la sua intenzione svanì non appena Zayn lo colpì nello stomaco e, nonostante l'istinto di piegarsi, l'altro rafforzò la presa sulle sue braccia e non lo lasciò muovere, sottoponendolo a nuovi colpi sempre più forti.
Zayn gli gettò un pugno violento sul viso, e lo zigomo del ragazzo prese a sanguinare. Harry sentì la propria testa girare impazzita, e se non ci fosse stato Louis che ancora stringeva la morsa sulle sue braccia, probabilmente sarebbe persino caduto. Il ragazzo se ne rese conto e si avvicinò al suo orecchio, mentre l'amico continuava a picchiarlo senza pietà.
"Fa male, eh, Styles?", gli soffiò, sentendo l'odore forte del sangue che colava dallo zigomo e bagnava la sua guancia. Eppure non piangeva, non urlava, non provava nemmeno a ribellarsi. E non rispose.
"Basta così, Zayn", disse Louis fermando l'amico, il quale gli rivolse una smorfia infastidita: aveva ancora voglia di picchiarlo. "Sto per lasciarti, ricciolino" ridacchiò poi rivolto a Harry, come ad avvisarlo, lasciandogli le braccia dopo pochi secondi. Il ragazzo osservò Zayn allontanarsi, ma la visuale gli fu coperta subito da una mano che gli accarezzò i ricci fino ad abbassarglieli sulla fronte; si sentiva davvero umiliato. Louis poteva ferirlo e poi accarezzarlo, ammazzarlo di botte e ridere di lui, ma nonostante ciò non avrebbe mai potuto smettere di amarlo.
Alzò lo sguardo pieno di lacrime represse, e quando si rese conto che quella mano era davvero di Louis e che lui si allontanava lasciandolo ancora una volta con il suo cuore martoriato in mano, desiderò solo liberarle fino a prosciugarle.
*****
Louis si muoveva scoordinato sulla sedia, come se non riuscisse a trovare una posizione comoda, segno evidente del suo nervosismo. Quando incontrò l'occhiata perplessa che Zayn gli rivolgeva, spiegò.
"Voglio vedere il viso di Styles, vedere come l'abbiamo combinato", disse in fretta, osservando il piatto ancora quasi pieno che aveva davanti.
"Che seccatura, Tommo", sbuffò Zayn, "cosa vuoi che ti dica? Vai e smettila di pensarci. Invitalo a quella cazzo di festa e non parliamone più."
Louis sembrò per qualche secondo riflettere, poi cambiò la posizione appena trovata sulla sedia in quello che all'amico parve uno scatto nervoso. "No", ribatté con troppa foga, "non ho intenzione di farlo. Styles mi sta gettando in una marea di casini."
"Lou, che palle" alzò gli occhi al cielo l'altro, "sembri una donna con il ciclo! Alza il culo e vai a parlargli. Prima concludi, meglio è."
L'amico gli lanciò un'occhiataccia. "Non ci senti, Zayn? Ho detto no."
"Senti, fa' come vuoi", sbottò Zayn, "ma ti perderai la prima volta del frocetto. Ne sei cosciente?"
Louis drizzò le orecchie. "Che cosa?"
"Ma sì, potresti essere il primo se ti sbrighi in tempo! Non crederai mica che quel ragazzino non attiri gli sguardi...e mi riferisco anche a quelli dei maschi, in particolare di un biondino con gli occhi azzurri", ghignò Zayn, osservando l'espressione di Louis colmarsi di curiosità.
"Sguardi? Ma che dici", borbottò.
"Capelli ricci, occhi verdi e labbra piene" sghignazzò ancora l'amico, "avanti, quel ragazzo è un'attrazione sessuale vivente. E se non ti sbrighi, qualcuno verrà a rubartelo."
"Come se me ne importasse qualcosa", ringhiò Louis.
"Ma io so che ti importa, Boobear", commentò Zayn, "perciò vai e spaccagli il culo. Il prima possibile."
Louis arricciò il naso; era solo colpa sua, solo ed esclusivamente colpa di quel ragazzino che adesso doveva addirittura curarsi di come e quando agire. Soltanto colpa di quella sua bellezza inconsapevole e stravolgente. Era unicamente colpa sua, se ora non riusciva a concentrarsi nemmeno sul suo piatto di pasta.
Zayn gli lesse nel pensiero. "Vuoi vendicarti, Lou?"
"E ho già trovato il modo", sogghignò il ragazzo. "Lo porto a quella stramaledetta festa, e quando è ubriaco lo fotto."
L'amico lo guardò confuso. "Che razza di vendetta è?". Louis gli rivolse uno sguardo pieno di crudeltà e furbizia.
"Se è ubriaco non ricorderà nulla. Ergo, la sua prima volta sarà totalmente gettata in aria", seguì una risata sadica a quell'affermazione, che provocò un sorriso sorpreso a Zayn.
"Porca puttana, Lou. È un'idea geniale. Mi dispiace che dopo aver incontrato Harry tu abbia smesso di pensare a questo tipo di cose", commentò, "ci divertiremmo un sacco se tornassimo a passare il tempo come prima..."
Sapeva di star parlando a vuoto, perciò sospirò e lasciò perdere. "Ne parliamo un'altra volta", tagliò corto, interrompendo Louis che aveva dischiuso le labbra per replicare, "adesso va' da Harry, che non se ne può più."
Louis mandò finalmente giù un boccone, ignorando le parole dell'amico. Adesso che aveva deciso cosa fare, e che aveva la quasi certezza di liberarsi di Styles in modo semplice e indolore, si sentiva già decisamente più tranquillo.
******
Quando Harry uscì dalla scuola, posando i piedi sui gradini dell'ingresso e pensando a cosa cucinare per cena quella sera, non si accorse affatto di essere andato a sbattere contro qualcuno e cadde in modo piuttosto goffo.
"Scusa, colpa mia", mormorò alzando il viso, "non mi ero accorto che..."
Le parole gli si fermarono in gola nel vedersi riflesso negli occhi di Louis, che adesso lo fissavano appena divertiti.
"Sta' tranquillo, Styles" gli disse porgendogli una mano per rialzarsi, "io sono a posto. Sei tu che hai sbattuto il culo a terra, quindi non c'è problema."
Harry si trattenne dal lanciargli un'occhiataccia, afferrando cauto la mano che lui gli porgeva e alzandosi in piedi.
"Sei qui per picchiarmi?", domandò sistemandosi lo zaino in spalla, così diretto e rassegnato da provocare una smorfia di irritazione sul viso del ragazzo.
"No, sono venuto per invitarti a una festa."
Louis osservò il suo viso; le labbra erano gonfie e gli sembravano ancora più invitanti, lo zigomo era coperto da un livido e si vedeva ancora il sangue raggrumato sulla ferita, la curva perfetta del naso era arrossata ed era certo che avesse perso sangue anche da lì. Vide i suoi occhi grandi spalancarsi per la sorpresa, passare dallo stupore alla preoccupazione e dal timore all'incertezza, e osservò le sue labbra dischiudersi prima che parlasse.
"Una festa?", ripeté. "Sì, quella di Devine", spiegò Louis, "Josh. Il gemello è in classe tua, no?"
Josh e Ben avevano caratteri completamente diversi, il suo gemello era una persona molto più solare e simpatica dell'altro e con lui aveva un buon rapporto di amicizia, l'aveva invitato tempo prima, ma non si aspettava che Josh avesse invitato anche Louis. "Sì, sì, sì", balbettò qualche volta di troppo, "ma non pensavo...non avevo intenzione di andarci."
"Oh", la voce di Louis divenne subito canzonatoria e sulle sue labbra di si disegnò un sorriso di scherno, "tua mamma non può aspettarti sveglia a casa fino a tardi?"
"Vivo da solo", ribatté Harry atono. Louis comprese al volo che stava riflettendo, e Harry dette immediatamente voce ai suoi pensieri.
"Louis, meno di qualche ora fa tu e Malik mi avete picchiato in corridoio", mormorò debolmente, "cosa hai in mente? Sono sicuro che vuoi giocarmi qualche brutto tiro..."
Abbassò subito gli occhi mordendosi un labbro, preparandosi a ricevere l'ennesimo pugno e l'ennesima risata sprezzante. E invece, tutto ciò che arrivò fu il tono freddo di Louis.
"Beh, ti stavo offrendo una tregua e tu l'hai rifiutata", commentò, certo di colpire il bersaglio e raggiungere il suo scopo con quella voce e quella frase, "evidentemente ti piace essere picchiato ogni giorno. Come vuoi, frocetto, ci vediamo!"
Non aggiunse altro e fece per andarsene, ma un ghigno era già dipinto sulle sue labbra sottili quando sentì la voce insicura e allarmata di Harry chiamarlo.
"Verrò, va bene", mormorò ad occhi bassi, e Louis ringraziò mentalmente che lo fossero perché non era sicuro che sarebbe stato capace di controllare ancora la situazione, con quei due occhi verdi puntati addosso.
"Dove abiti?", domandò Louis insistente, fingendosi ancora irritato. Harry ingoiò la saliva e la aggiunse al groppo in gola che sentì nel dire il suo indirizzo di casa a Louis.
"Bene, allora ci vediamo stasera, passerò a prenderti verso le dieci e inizierà la nostra tregua."
Si avvicinò al suo volto e parlò a pochi centimetri dalle sue labbra, Harry poteva quasi sentire il suo respiro tanto erano vicini. "Comportati bene", soffiò Louis, "e potrebbe persino diventare una pace perpetua."
Gli prese il cellulare dalla tasca mentre ancora doveva realizzare quanto gli aveva detto, si inviò un messaggio e in questo modo ottenne il suo numero. Lo fissò negli occhi ancora increduli con un sorrisetto furbo e malizioso, dandogli poi le spalle e allontanandosi com'era sempre solito fare.
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