Quarantunesimo capitolo

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Zayn e Liam accompagnarono le ragazze Malik alla porta; Safaa teneva in braccio Buffy, le parlava come se fosse la sua bambina e la coccolava con amore.

"Quindi non posso portarla con me?" domandò per l'ennesima volta, imbronciata. Liam scosse la testa; "vorrei davvero dirti di sì, piccola" rispose, dispiaciuto, "ma un gattino richiede tante attenzioni e non è facile prendersene cura."

Zayn annuì, serissimo: "sopratutto quando vomita sul tappeto."

Walihya fece una smorfia schifata. "Grazie per l'informazione, Zee, oggi non mangerò a cena" commentò, irritata. Zayn rise e le scompigliò i capelli, mentre Doniya ridacchiava tra sé e sé.

"Non ti sembra di stare dimenticando qualcosa?" chiese alla sorella più piccola, accennando all'interno della casa. Safaa sgranò gli occhi: "il quaderno della mamma!" esclamò, ricordandosene, tornando di corsa dentro per cercarlo. Liam la seguì, quando la sentì strillare che non riusciva a trovarlo.

Rimasti soli, Zayn si lasciò andare ad un sorriso intenerito e tranquillo e Doniya non se lo lasciò sfuggire.

"Sembri davvero felice" commentò, mentre Walihya si riordinava i capelli. "Lo sono" confermò Zayn, posando la schiena contro lo stipite della porta.

Parve destarsi improvvisamente dalla pace, e chiese interrogativo: "a voi piace Liam, no?"

"Perché, il contrario sarebbe possibile?" scherzò Walihya, per poi darsi delle arie. "Se solo fosse etero, e io avessi qualche anno in più..." cinguettò.

Zayn scoppiò a ridere e, con una leggera spinta, la fece arretrare. "Finiscila" rise, divertito, insieme a Doniya.

Liam e Safaa riapparsero sulla soglia pochi istanti dopo, Safaa stavolta stringeva tra le braccia il quaderno di ricette e Buffy si era raggomitolata già sul divano. "Allora ciao" salutò la bambina, agitando la mano tenuta al caldo dal guanto rosa, "ci vedremo la settimana prossima, vero?"

"Liam festeggierà il Natale con i suoi, immagino" rispose Zayn, ripensando alla diversa religione che professavano.

"Già, proprio così" annuì il ragazzo, accarezzandole il capo, "per cui ci vedremo qualche giorno dopo."

Walihya rabbrividì. "Sto gelando, entriamo in macchina?" propose, stringendosi nella sua giacca. Doniya annuì, prendendo dalla tasca del proprio giubbino le chiavi dell'auto che apparteneva a suo padre, e dopo i saluti partì con le sorelle.

Zayn e Liam aspettarono di vederle sparire oltre la strada di negozi lì vicino, ma rimasero sulla soglia ancora per qualche minuto; Zayn posò la testa sulla spalla di Liam e chiuse gli occhi, ispirando l'aria invernale senza pensare a nulla. Liam gli circondò i fianchi con un braccio, sorridendo fra sé e sé.

E non c'era bisogno di fare nient'altro.

*****

A Niall sembrò che fossero passate ore.

Nick aveva ancora la mano sulla sua spalla, a fermarlo dall'andarsene; come quella prima volta in cui si erano seduti lì, sugli spalti, davanti ad un campo da calcio invecchiato e in disordine, ma ora senza spettatori né frasi riprese da Titanic. Solo, stavolta, gli occhi di Nick dentro i suoi occhi.

"Che devi dirmi?" lo spronò, solo per rompere quel silenzio, visto che invece non riusciva a fare lo stesso con il contatto visivo. Aveva bisogno di vedere ciò che realmente Nick percepiva, sentiva, provava, per essere sicuro di non venire preso in giro di nuovo.

"Non sei il mio giocattolo", esordì Nick, "non lo sei mai stato. Sai che mi piaci, è inutile che te lo dica, giusto? Quindi-"

"No" sussurrò Niall, e la sua presa di parola sorprese anche se stesso. "Non è...inutile."

Nick socchiuse appena le labbra, stupito, ma riprese il suo cipiglio serio subito dopo. "Vuoi che te lo dica, Niall?" chiese, e non aveva nessuna aria di scherno, nessuna malizia.

"Non lo so" mormorò il ragazzo. "Cosa succede se me lo dici?"

"Beh, dipende dalla tua risposta". Nick sfoggiò un sorriso intenerito, ma anche stranamente incerto.

"E che succede se ti dico che invece tu a me non piaci?" indagò Niall, mordicchiandosi il labbro inferiore. L'altro si schiarì la voce, e "in quel caso ti chiedo scusa e torno sui miei passi."

"Se invece" Niall arrossì, e non fu per colpa del freddo, "ti dico che mi piaci anche tu?"

Il maggiore sorrise, felice solo all'idea. "Allora ti bacio fino a toglierti il respiro."

Niall deglutì, una scarica di paura e di emozione insieme gli attraversò tutto il corpo. "Ma- io non me la sento. A me piacciono le ragazze, Nick."

"Ti piacciono..." suggerì il ragazzo, "o è solo quello di cui ti convinci?"

L'altro non rispose, cercò negli occhi dell'amico quella risposta che conosceva solo lui. La sua mano era ancora lì, a contatto con la sua spalla; era posata sopra alla giacca, c'erano almeno altri due strati di vestiti prima della sua pelle, a causa del gelo invernale di Londra, ma Niall si sentì ugualmente riscaldato da quel tocco gentile e affettuoso; gli bastava a non sentire il freddo, a far diminuire la paura.

"Perché non mi hai baciato, sotto casa mia?" chiese, cambiando argomento, dando voce a quei pensieri che per tanto tempo aveva rifiutato di ascoltare, e che si trasformarono in parole e uscirono spontaneamente dalla sua bocca. Nick alzò l'altro braccio, posò la mano libera sulla sua guancia -anche quella era gelata, ma Niall ne sentì il calore lo stesso- e gliela accarezzò delicatamente, con uno sguardo intenerito negli occhi.

"Perché tu volevi che ti baciassi, ma non te ne rendevi conto. Mi avresti detto che eri arrabbiato e avresti voluto smettere di vedermi. Non volevo che accadesse, non voglio che accada nemmeno ora."

"Come fai a sapere quello che voglio?" lo sfidò Niall, ma usò un tono di voce molto più insicuro di quanto pensasse. "Tu non sei me, tu non-"

"Ma sono come te" ridacchiò Nick, interrompendolo, accarezzandogli ancora la guancia. "O meglio, ero."

Niall lo guardò sopreso, in attesa di maggiori dettagli; "anche io ero preoccupato, sai...per la mia sessualità e per tutto ciò che questa implicava. Pensa, ho avuto la mia prima volta con una ragazza, in gita scolastica" fece una smorfia schifata e Niall scoppiò a ridere, sciogliendo un po' di tensione. "E poi?" lo incitò, curioso.

"E poi ho capito che non ne valeva la pena" scrollò le spalle lui. "Meglio stare con chi ti piace che con chi dovrebbe piacerti, no?" sorrise, ed era contento.

Niall rimase in silenzio per quelli che a Nick sembrarono minuti interi. "Niall?" lo richiamò, ricordandosi di come avesse dato in escandescenze la volta precedente. "Se ho detto qualcosa di sbagliato, non intendevo-"

"Voglio che tu lo dica" lo interruppe il più giovane, con gli occhi nei suoi occhi.

Nick respirò profondamente prima di aprire bocca. Per qualche assurda ragione, quella gli sembrava la cosa più giusta e insieme più pericolosa che avesse mai fatto.

"Mi piaci, Niall". Lo disse piano, con uno strano tono di voce, che mosse il cuore di Niall come se fosse stato travolto dalle onde. "E tu?" lo spronò, aspettando la risposta che avrebbe cambiato tutto -in meglio oppure in peggio, ancora non poteva saperlo.

Niall rimase di nuovo in silenzio, ma poi annuì impercettibilmente. "Sì" sussurrò.

"Sì cosa?" rise Nick, in realtà scoppiando di gioia, ma desideroso di alleggerirgli la tensione. Niall sbuffò una risata, e "sì, anche tu...anche tu mi piaci, penso" specificò, pianissimo.

"E adesso che succede, Niall?" sorrise Nick, aspettando l'ultima mossa.

"Succede che mi baci fino a togliermi il fiato" arrossì Niall, con un sorriso leggero e timido sulle labbra.

"Agli ordini" scherzò Nick, prima di baciare via quel sorriso.

*****

Louis uscì in fretta e in furia dalla doccia; grandioso, era quasi ora di pranzo e lui si era svegliato tardissimo, sarebbe di certo arrivato in ritardo al suo primo pranzo con la famiglia Styles al completo -più il futuro sposo di Gemma, a quanto gli aveva accennato Harry svegliandolo.

Lo trovò subito al di fuori del bagno, quando uscì con la maglia infilata al contrario e i capelli in disordine; Harry sembrava star passando di lì casualmente, aveva in mano dei bicchieri, ma lanciò una veloce occhiata al suo ragazzo e posò gli oggetti sul ripiano del lavandino del bagno, riportando dentro anche Louis.

"Te lo sei messo al contrario" gli fece notare, parlando a bassa voce, picchiettando l'indice sulla targhetta del suo maglione. Lo aiutò a toglierlo, alzandone i lembi e sorridendo intenerito.

"Ora va meglio" ridacchiò, osservando che stavolta era indossato nel verso giusto. Gli passò una mano tra i capelli, disordinati per aver usato il phon in tutta fretta, sistemandoli sui lati e sulla fronte, e Louis chiuse gli occhi; scoprì che quelle carezze gli piacevano, lo rilassavano.

Harry fece scendere una mano sulla sua guancia, allungando poi rapito il pollice sul suo labbro inferiore, per accarezzarlo delicatamente. Alzò gli occhi in quelli di Louis, e solo a vedere quel verde bellissimo risplendere nelle sue iridi il ragazzo non esitò ad azzerare la distanza fra le loro bocche.

Harry posò i polsi ai lati del suo collo, intrecciando le dita alla base dei suoi capelli, rovinando l'ordine che aveva appena creato. Louis fu travolto dal momento e avanzò, facendolo arretrare e scontrare con la parete; Harry non se ne curò e, anzi, in un impeto di coraggio fece scivolare un ginocchio tra le sue gambe e dischiuse le labbra, permettendo a Louis l'accesso alla sua bocca.

Fu un colpo di tosse a farli fermare; Harry e Louis si voltarono spaventati verso la porta, pregando di non essere stati scoperti da Anne o da Robin, ma per fortuna si trattava solo di Gemma.

"Ti ricatterò per sempre, fratellino" annunciò la ragazza con un sorriso innocente, prima di scoppiare a ridere e defilarsi.

Harry lasciò andare la testa contro il muro, insieme al respiro che aveva trattenuto. "Grazie a Dio" espirò, liberandosi dell'ansia che aveva provato.

"Questo vuol dire che ora possiamo continuare, no?" ridacchiò Louis, sporgendosi già per ottenere un altro bacio. Harry alzò un sopracciglio e lo spinse indietro per gioco.

"Meglio andare di là" rise, "Gemma non è brava a mantenere i segreti."

*****

Louis si sedette a tavola, davanti ad Harry e accanto a Gemma, seduta a sua volta di fronte al suo ragazzo; fortunatamente Anne portò il primo in tavola solo in quel momento.

"Ti sei fatto aspettare" scherzò Robin, tutt'altro che irritato, anzi divertito. "Il viaggio mi aveva stancato, mi dispiace" si giustificò Louis con un sorriso, prendendo posto.

Puntò gli occhi nel ragazzo sconosciuto accanto a Harry,e si sporse per tendergli educatamente una mano. "Oh, piacere di conoscerti" sorrise, "tu devi essere John!"

Tutti si immobilizzarono per un tempo che parve infinito; Harry desiderò scomparire, tentato all'idea di passarsi una mano sul volto e fuggire sotto al tavolo.

Ma poi, "che ragazzo simpatico!" esplose a ridere Jake, "piacere di conoscerti anche per me, Louis."

Louis improvvisò una risata, affermando che anche lui aveva senso dell'umorismo, salvandosi. Chiunque ci fosse lassù, doveva proprio volergli bene.

Cercò lo sguardo di Harry, lo trovò e incatenò i loro occhi. Harry scosse impercettibilmente la testa, divertito, allungando le gambe sotto il tavolo per incontrare le sue. Stava crescendo sempre più in fretta, e Louis temeva seriamente che avrebbe finito per diventare più alto di lui.

Gemma diede a Harry una gomitata, interrompendo per la seconda volta i loro momenti di intimità -perché il modo in cui si guardavano era, assolutamente, intimo e personale, capace di far dimenticare loro la realtà. Harry distolse gli occhi dai suoi e lanciò un'occhiataccia alla sorella, che ridacchiò tra sé e sé e gli sussurrò qualcosa nell'orecchio.

Louis lo osservò arrossire fino alla punta dei capelli, girarsi repentinamente verso Gemma e rivolgerle un'espressione scioccata; il ragazzo rise per riflesso, tentando di mascherare la sua risata con un colpo di tosse.

Anne si accorse ugualmente di lui, e sorrise; sembrava felice del fatto che fosse lì, e in qualche modo Louis ricominciò a sentirsi a casa.

Scoprì di andare d'accordo anche con Jake, e si sforzò di chiamarlo sempre con il nome giusto. Harry, di nuovo, non smise un attimo di sorridere -naturalmente solo dopo essersi ripreso dalla battuta, probabilmente sconcia, che Gemma gli aveva fatto.

"Harry, oggi pomeriggio dovremmo andare a comprare il vestito per il matrimonio" ricordò Anne poco dopo, e Louis annuì e parlò senza pensarci due volte. "Se tu sei impegnata con i preparativi possiamo andare anche da soli" commentò, "tanto anche io devo comprarne uno."

"Infatti, mamma" aggiunse Gemma, maliziosa, "lascia loro un po' di intimità."

Lei e Jake si scambiarono un'occhiata di intesa e Louis rise sotto i baffi; quei due si comportavano peggio di lui e Harry, sicuramente. Quasi gli dispiaceva per Anne e per le sue buone intenzioni.

"Beh, del resto sarebbe meglio" ragionò la donna, pensierosa, "dovremmo andare a parlare con il proprietario del ristorante e controllare che sia tutto chiaro" disse, rivolta a Gemma.

"Allora ve ne occuperete voi" tagliò corto Robin. A Louis piaceva la sua personalità; non era invadente, ma nemmeno indifferente. Si limitava a stare al suo posto, lasciava Anne a prendere le decisioni e non era affatto antipatico, aveva un buon senso dell'umorismo e sembrava un uomo attento sia al lavoro che alla famiglia.

Jake gli lanciò uno sguardo preoccupato. "Louis, sei ancora con noi?" lo richiamò, dopo avergli evidentemente posto una domanda.

"Pensava ai camerini" bisbigliò Gemma maliziosa, rovinando tutti i suoi pensieri puliti e tranquilli sulla famiglia Styles. Harry arrossì nuovamente, e Louis scoppiò ancora a ridere.

*****

Buffy miagolava disperata, grattando le unghie sulla porta della camera da letto, desiderosa di coccole e attenzioni; Zayn rise contro la bocca di Liam, divertito.

"Poverina, l'hai chiusa fuori" commentò, fra un bacio e un altro.

"Non è colpa mia, era l'unico modo" rise Liam, facendo scorrere le mani sulla sua schiena. All'inizio lo lasciava sempre dominare, facendosi sovrastare senza problemi, per dargli l'assoluto controllo.

"L'unico modo per...?" lo incitò Zayn, in realtà più che consapevole. Liam alzò gli occhi al cielo, senza smettere di sorridere.

"Come se non lo sapessi. Mi è mancato fare l'amore con te...mi stavo abituando a poterlo fare quando volevamo, sai."

Zayn rise di nuovo contro le sue labbra, in quel modo silenzioso ma malizioso che bastava a fare eccitare Liam ancora di più. "Anche io" ammise, "ma con le mie sorelle in casa non era possibile."

"Nemmeno con Buffy che cerca coccole nei momenti meno opportuni" scherzò l'altro, afferrando i lembi della sua maglietta per portarla verso l'alto e sporgliarlo. Zayn assecondò i suoi movimenti, iniziando a spingere leggermente con il bacino contro il suo, mozzando il respiro a entrambi.

Si spogliarono velocemente l'un l'altro, smaniosi di osservarsi a vicenda, fino a rimanere soltanto in boxer; Zayn si abbassò per poter raggiungere le labbra di Liam, sedendosi a cavalcioni su di lui e prendendo il suo viso tra le mani, l'altro lasciò andare la testa sul cuscino ed espose la gola al ragazzo, che non esitò a posarvi sopra scie di baci umidi. Contemporaneamente Liam scese con le mani fino al suo sedere, stringendo tra le dita il tessuto dei suoi boxer e tirandolo leggermente come per spogliarlo, lasciandolo poi tornare al suo posto per premere i palmi aperti sui suoi glutei sodi; non gli fu difficile trovarne il solco anche attraverso la stoffa, intrufolando leggermente la punta delle dita in mezzo alle sue natiche.

Zayn sospirò, già al limite dell'eccitazione, incapace di aspettare oltre. Con un'ultima spinta esigente del bacino portò Liam alla sua stessa condizone; si sollevò lievemente dal suo corpo per levarsi i boxer, e il ragazzo spostò così la mano intenta a prepararlo, che aveva nascosto sotto la stoffa e con cui aveva cominciato a fare spazio dentro di lui. Lo spogliò a sua volta, affannando per l'eccitazione, e quando liberò la sua erezione non esitò a calarsi su essa.

Gli si fermò il respiro in gola, ma insieme al dolore arrivò la sensazione di completezza; come bere un bicchiere d'acqua dopo essere stato assetato per mesi. Si mosse leggermente, mordendosi il labbro per evitare di urlare, stando attento a non farsi male in quella posizione dolorosa; ma Liam fu più prudente, e con un colpo di reni invertì le posizioni, facendolo scendere con la schiena sul materasso e sovrastandolo lui. Zayn non sembrò curarsi della propria testa che sporgeva oltre il limite del letto, anzi la lasciò andare piacevolmente all'indietro, nel vuoto, quando Liam cominciò a spingere dentro di lui; Liam accolse l'invito che il suo collo gli offriva, posando baci affammati sulla sua pelle scura e bellissima.

Zayn sollevò la testa solo per incontrare le sue labbra, respirando pesantemente contro la sua bocca e mantenendo le gambe strette intorno ai suoi fianchi, intrecciando adesso anche le braccia al suo collo. Si scambiarono un bacio passionale mentre il piacere travolgeva entrambi, saziando il bisogno che avevano l'uno dell'altro.

"Però" ridacchiò Zayn, ancora con il fiatone, "forse dovremmo stare lontani più spesso."

Buffy tornò a miagolare, ormai oltre la soglia della disperazione, ma entrambi continuarono ad ignorarla.

"Secondo round?" propose Liam, sorridendo complice.

A Zayn nemmeno servì rispondere.

*****

"Louis, per l'ennesima volta: no, non puoi regalarmi il vestito per la cerimonia."

Harry si voltò repentinamente verso il ragazzo che ridacchiava di nascosto, e aggiunse con un'occhiataccia: "sopratutto se è un vestito da sposa."

Louis esibì un'espressione innocente. "Non puoi nemmeno provarlo?"

"No" sbuffò Harry. "Tu, piuttosto" tagliò corto, frugando tra tutti i vestiti appesi alle grucce, "hai trovato qualcosa per te?"

"Ci sto pensando" scrollò le spalle Louis.

"Ma se non stai nemmeno cercando" borbottò Harry.

"Indosserò quello che a te va grande" rise il ragazzo. Harry alzò gli occhi al cielo, ma poi sorrise.

"Guarda che ormai sono alto quanto te" gli fece notare, orgoglioso.

Louis conservò le braccia al petto e alzò un sopracciglio. "Macché, manca ancora qualche centimetro."

Harry sorrise ancora con più convinzione, si voltò verso di lui e tracciò una linea immaginaria tra le loro fronti per vedere quanto distassero; "solo qualche centimetro" lo corresse, entusiasta.

"Tanto avrò sempre due anni più di te" ribatté Louis, piccato. Harry fece ancora per ribattere, ma il suo ragazzo fu più veloce e gli posò la punta delle dita sulla bocca.

"Sto morendo dalla voglia di scoparti" affermò dal nulla, mordendosi il labbro inferiore.

Harry arrossì violentemente. "Lou, come sei volgare!" bisbigliò, con il viso che andava a fuoco.

"Ti da tanto fastidio?" lo provocò il maggiore, divertito. "Dovremmo fare un po' di dirty talking ogni tanto, così almeno-"

"Vado a provare questi!" sibilò Harry imbarazzato, sfuggendo alle sue parole e rifugiandosi in un camerino. Louis scoppiò a ridere; avrebbe potuto giurare che il suo ragazzo non sarebbe cambiato mai.

Sorrise fra sé e sé, e cominciò anche lui a dare un'occhiata.

*****

Niall continuava a sfuggire dalla presa di Nick; e lui non la smetteva di riprenderlo ogni volta per mano.

"Dai, lasciami" piagnucolò il più giovane, tentando ancora di liberarsi. Stavolta Nick allacciò le sue dita a quelle del ragazzo con più forza, e a Niall divenne impossibile sciogliere la presa.

"Ho la mano sudata!" protestò, arrossendo. Nick scoppiò a ridere.

"Perché sei nervoso" spiegò, "e in effetti me ne sono accorto, hai il palmo scivoloso."

Niall sbottò un'imprecazione. "Non c'era bisogno di dirlo" borbottò irritato. "Nick, lasciami!" tornò a ripetere, sibilando. "Ci sono un sacco di persone che conosco qui, se poi scoprono che-"

Nemmeno a dirlo, l'ex migliore amico di Niall -Ed, con cui comunque era ancora in buonissimi rapporti- spuntò dal nulla e lo salutò da lontano. Solo dopo spostò lo sguardo sulle loro mani intrecciate, e la sua espressione divenne sorpresa.

"Non preoccuparti, Ed" Niall si agitò ancora di più, tentando di liberarsi con più forza, "lui è un maniaco ma è tutto sotto controllo, sta' tranquil-"

E non fece in tempo a finire la frase perché Nick gli prese il mento, voltò il suo viso verso il proprio e gli stampò un bacio sulla bocca. Niall emise un suono allarmato e infantile, assolutamente ridicolo, che fece scoppiare a ridere Ed.

"L'amore è genere neutrale!" esclamò divertito, salutandoli a bacio finito e continuando per la sua strada.

"Sei pazzo" strillò Niall, completamente rosso in viso, "la mia vita è finita per sempre, non avrò più amici, i professori mi odieranno, mia mamma mi caccerà di casa, anche il mio cane non mi vorrà più bene" elencò il ragazzo, sbiancando.

"C'è una donna laggiù che ti somiglia, Ni" fece distrattamente Nick, "magari è proprio tua madre."

Niall divenne completamente bianco in viso, si liberò della sua presa in un attimo e fuggì verso i giardini lì vicino, guadagnandosi qualche occhiata preoccupata dalle persone intorno.

Nick scoppiò a ridere come solo poche altre volte aveva fatto in vita sua, piegandosi con un braccio intorno alla vita. "Stavo scherzando!" urlò, per farsi sentire, e da lontano Niall gli rivolse il dito medio.

Nick lo raggiunse in poche falcate; era talmente alto che Niall si sentiva un bambino, a confronto. Mise su il broncio e non gli rivolse più la parola, ma non gli impedì di sederglisi accanto.

"Ti adoro" commentò il ragazzo, sorridendo in un modo che fece arrossire Niall ancora di più. Gli circondò i fianchi con un braccio, e lo trasse a sé senza nessuno sforzo, ignorando le sue proteste.

"Tu mi fai sentire così strano..." mormorò l'altro, posando controvoglia la testa sulla sua spalla, tenendo le braccia conserte.

"Sì?" scherzò Nick, coccolandolo. Niall sospirò.

"Mi fai comportare come se fossi una ragazza."

"Lo avevi già detto" ridacchiò il maggiore.

"È la verità" sbottò l'altro, "mi fai arrabbiare e poi mi fai ridere come se avessi le mestruazioni."

"O un disturbo bipolare" aggiunse Nick, ridendo. "È più plausibile, no?"

Quasi a riprova delle parole dette, Niall scoppiò a ridere a sua volta. "Finiscila" disse scuotendo la testa, tirandogli un lieve pugno sulla spalla dalla quale aveva sollevato la testa.

"Mi devo abituare all'idea" riprese poco dopo. Il ragazzo gli lanciò uno sguardo interrogativo.

"Di me e te come coppia, intendo" spiegò lui, arrossendo leggermente. "Mi sembra ancora strano."

Nick si alzò dal muretto, Niall lo seguì con lo sguardo, perplesso. Il ragazzo allungò il braccio verso di lui, porgendogli una mano perché la stringesse.

"Iniziamo ad abituarci da adesso?" propose, con un sorriso. "Senza paura, però."

Niall lo guardò negli occhi per un lunghissimo istante; poi accennò un sorriso anche lui, intrecciando spontaneamente la sua mano a quella del ragazzo.

"Sei ancora sudato" osservò lui, ridendo.

"Taci" sbottò Niall, "e baciami."

*****

Louis passò ad Anne un altro piatto, mentre li sistemavano insieme nella lavastoviglie; Anne chiacchierava del più e del meno a proposito di Gemma, senza sosta, e in realtà Louis non la stava nemmeno ascoltando con molta attenzione.

"Per cui mi ha telefonato e mi ha detto che resta a casa di Jake, stanotte" il ragazzo non si lasciò però sfuggire quella parte del discorso, "perché lì piove molto forte e sarebbe pericoloso prendere la macchina. Comunque è strano, Jake abita solo a venti minuti da qui ma in questa zona il tempo è bello..."

Louis si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, ed evitò di ridacchiare. "I climi possono variare di luogo in luogo, Anne" spiegò serio, reggendo il gioco ai due futuri sposi. Anne annuì e si passò una mano sulla fronte, sospirando.

"Sei stanca?" le chiese Louis, fermandosi dal passarle un altro piatto. Lei gli sorrise dolcemente, scuotendo appena la testa.

"No" dissentì. Louis alzò un sopracciglio, sorridendo lievemente a sua volta.

"Conosco quell'espressione, Anne" rise, "tu e Harry siete identici."

Anne soffiò una risata a sua volta, colta nel fatto; "giusto. Sì, sono un po' stanca" ammise, "per i preparativi del matrimonio e tutto il resto, penso."

Sistemò l'ultimo piatto nella lavastoviglie e la richiuse. "Mi piacerebbe riposarmi un po'" ridacchiò, "ma al momento è impossibile. Il matrimonio è alle porte! E la mia bambina se ne andrà definitivamente di casa..."

Sulle sue labbra si disegnò un sorriso malinconico, un attimo prima che la donna alzasse gli occhi in quelli di Louis. "Sai, mi sono sempre domandata se quella di aver lasciato andare Harry sia stata una buona idea. Ha ancora sedici anni, e già vive da solo...mi chiedo sempre se stia bene, evito di chiamarlo troppo spesso perché non voglio che pensi che non ho fiducia in lui, ma sto davvero in pensiero. Se gli succede qualcosa, chi lo aiuta? Chi controlla che stia bene, che mangi, che faccia i compiti e che non frequenti cattive amicizie?"

Scosse la testa fra sé e sé, lasciando andare una risata stanca e leggera, abbassando gli occhi e rimanendo in silenzio per qualche secondo. Poi rialzò lo sguardo, incontrando di nuovo quello di Louis, e "però adesso so che ci sei tu, con lui" disse con dolcezza. "Sei più grande, hai anche l'aria di essere un bravo ragazzo. Sono felice che te ne prendi cura, che lo tieni d'occhio al posto mio."

Louis si sentì, stranamente, arrossire. "Non ce ne sarebbe bisogno, comunque" sorrise, imbarazzato, "Harry se la cava benissimo anche da solo."

Il ragazzo si fece vivo proprio in quel momento, come chiamato in causa: "state parlando di me?" chiese entrando nella cucina, con i capelli ancora umidi dalla doccia appena fatta.

Anne, presa ancora dal momento di nostalgia, abbracciò il figlio coccolandolo come se fosse tornato ad avere cinque anni. "Il mio bambino" ridacchiò tra sé e sé, ignorando le sue proteste, accarezzandogli i capelli e cambiando poi espressione: "non li hai asciugati bene, tesoro, ti verrà la febbre."

Harry lanciò a Louis un'occhiata preoccupata. "Di che avete parlato, voi due?" indagò.

Anne gli sistemò con aria intenerita la maglietta del pigiama, tirandola leggermente verso il dietro perché fosse più accollata. Sembrò non ascoltarlo neanche, perché cambiò argomento e scoppiò a ridere.

"Ti ricordi quando eri piccolo e volevi che ti facessimo le foto mentre eri nella vasca da bagno?" esclamò divertita, facendo arrossire visibilmente il figlio e ridere Louis.

"Avresti dovuto vederlo, Louis" Anne si rivolse a lui, senza riuscire a frenare le risate, "si comportava davvero da modello. Dovremmo ancora avere le foto, da qualche par-"

"Mamma!" piagnucolò Harry, fermandola repentinamente. "Non è il caso" borbottò, in imbarazzo.

"Avevi solo quattro anni, Harold" sbuffò Anne, "e c'era schiuma dappertutto."

"Non stavamo aspettando il matrimonio?" ribatté il ragazzo, in imbarazzo. Anne sgranò gli occhi.

"Tu dici che sarebbe un'infrazione alla regola?"

"Assolutamente."

"Oh" Anne annuì seria, "allora mi spiace, Louis, dovrai aspettare ancora un bel po'."

Louis dovette ricorrere a tutte le sue forze per non scoppiare a ridere; "sì, Harry me ne aveva parlato" affermò convinto, mentre Harry sfuggiva in ogni modo possibile al contatto visivo con entrambi.

"Beh" Anne gli sfiorò la punta del naso con l'indice, dolcemente, "è ora di andare a nanna."

Harry le posò un bacio su una guancia. "Buonanotte, mamma" le augurò, sciogliendo l'abbraccio.

"Buonanotte, Anne" gli fece eco Louis; Anne gli si avvicinò e gli sorrise, augurandogli lo stesso. Davvero, Louis adorava quella donna.

"Tua madre è la persona più dolce di questa terra" disse infatti un momento dopo, quando si lasciarono alle spalle la cucina, "dopo di te."

Harry sorrise, intenerito. "Sì, lo so" rise, senza aggiungere altro. Si fermò sulla soglia della stanza di Gemma, osservando in lontananza la sua vecchia camera, dove Louis avrebbe dormito anche quella notte; "ci vediamo domani?" domandò, intristito.

Louis annuì a malincuore, gli accarezzò una guancia con una mano e si avvicinò al suo volto, per baciarlo delicatamente sulle labbra. "A domani, piccolo" gli sorrise, "stavolta svegliami in tempo."

"E tu punta una sveglia, piuttosto" replicò Harry, ridacchiando mentre osservava il suo ragazzo allontanarsi.

Harry stava già dormendo, due ore dopo, come anche il resto della sua famiglia, ma il suo cellulare iniziò a vibrare sul comodino e il suono lo svegliò. Mise a fuoco lo schermo troppo luminoso del telefono, riuscendo a leggere l'avviso di chiamata in arrivo da Louis; pigiò il tasto verde dopo qualche secondo di perplessità, avvicinando poi all'orecchio il cellulare.

"Lou?" domandò, poco convinto.

"Non riesco a dormire" lo informò Louis, "e non faccio altro che pensare a te."

Harry si sistemò sotto le coperte con un sospiro, già rassegnato all'idea di dover parlare con il suo ragazzo finché quello non sarebbe stato soddisfatto. "Vuoi chiacchierare?" chiese sottovoce, soffocando uno sbadiglio.

"Harry" ribatté lui, senza dire nient'altro. "Mh, mh?" rispose il più giovane, con gli occhi già chiusi.

"Mi sto toccando, Harry."

Il ragazzo sollevò le palpebre di colpo, sopreso. "Cosa? Ho sentito bene o-"

"Hai sentito benissimo" assicurò Louis, il respiro che tremava appena per l'eccitazione.

"Pensavo- pensavo che scherzassi, l'altra sera" mormorò il piccolo, tentato all'idea di fare lo stesso.

"No, dicevo sul serio" rise Louis, sottovoce, "tu hai resistito?"

Harry si impose di non perdere la lucidità, ma qualcuno lì sotto stava già facendo di testa propria. "Lou, Gemma ha dormito sempre qui, e se i miei genitori lo sapessero..." lasciò in sospeso la frase, troppo distratto nell'ascoltare i lievissimi ansiti di Louis.

La sua mano si fece strada sui suoi pantaloni, ma Harry si sforzò di premere solo il palmo contro la sua erezione, giusto per darsi un po' di sollievo. "Questo non succederà, Louis" lo avvisò, suonando poco convinto anche alle proprie orecchie.

"Sta già succedendo, Haz" rise Louis, con quel tono di voce sensuale e scherzoso che bastava sempre a mandare in tilt Harry.

"Avanti, amore" i vezzeggiativi erano sempre stati il suo punto debole, "toccati anche tu. Per favore..."

Harry non riuscì, dopo averlo sentito, a trattenersi oltre. Insinuò la mano sotto al tessuto dei pantaloni, ma la voce di Louis lo fermò prima che oltrepassasse anche l'intimo.

"No; fermo lì. Voglio che ti accarezzi da sopra i boxer." ordinò Louis, come se fosse in grado di vederlo. Ad Harry non restò altro che obbedire, disposto come sempre ad assecondare il suo ragazzo.

"Sai, non riesco a non pensare ai tuoi ricci tra le mie dita" affannò il ragazzo, "alla tua bocca morbida" Harry lasciò andare un sospiro a sua volta, "ai tuoi occhi liquidi quando facciamo l'amore..."

Il più giovane non poté fare a meno di scendere con la mano sotto ai boxer, incapace di frenarsi dal farlo.

"Io adoro quando mi baci sul collo" ansimò il ragazzo, mantenendo con difficoltà il tono di voce basso. "E la sola vista dei tuoi pettorali o delle ossa sporgenti del tuo bacino mi fa impazzire" mormorò, chiudendo gli occhi per riportare alla mente quelle immagini, gemendo sottovoce un attimo dopo.

"Se io fossi lì, ti starei baciando ovunque" sussurrò Louis, allungando la testa all'indietro sul cuscino.

"Se tu fossi qui" lo corresse Harry, toccandosi con più decisione, "saresti già dentro di me."

Gemette più forte, il solo suono attraverso il telefono fece tremare Louis di eccitazione. "Riesco quasi a sentirti dalla mia stanza, babe" ridacchiò tra gli ansiti, "fai un po' di silenzio."

"Lou" Harry lo ignorò, affannando, "sto per venire."

Louis non riuscì a rispondere "anch'io" che lo stavano già facendo entrambi; attenti a non sporcare nulla, ma irrefrenabili. Tutti e due si ripresero dal culmine lentamente, riprendendo il respiro senza interrompere la telefonata.

"Non posso credere di averlo fatto" bisbigliò Harry, "ora sono tutto sporco e appiccicoso e- e sono nel letto dove di solito dormono le amiche di Gemma!" fece, imbarazzato.

"Pensa a me" lo stuzzicò Louis, sensuale, "che sono nel tuo, di letto."

Harry frenò sul nascere un nuovo brivido di eccitazione che stava per corrergli sulla schiena. "Ho ancora la tua felpa addosso, come pigiama" disse sottovoce, arrossendo, "era come...sentivo il tuo odore, e sembrava che fossi davvero qui con me."

"Vorrei accarezzarti i capelli e i fianchi finché non ti addormenti, come al solito" replicò Louis, con un sorriso. "Sei sempre stanco come un cucciolo, quando finiamo."

Harry arrossì per la tenerezza di quel nomignolo. "Mi hai svegliato, prima" lo informò, borbottando appena, "stavo dormendo."

Louis si stese su un fianco, divertito. "E cosa sognavi?"

"Non lo so, non me lo ricordo" anche Harry si mise più comodo, preparandosi a dormire di nuovo. "Però era un bel sogno, di questo ne sono sicuro."

"C'ero anche io?" domandò Louis, scherzando. Ma invece aveva ragione; "sì" confermò Harry, chiudendo gli occhi, "penso che fossimo a casa nostra. Forse stavamo cucinando insieme."

Il maggiore sentiva già la sua voce farsi più assonnata e lontana, così decise di lasciarlo tornare a dormire. "Allora continua a sognare, piccolo" sorrise, "ci vediamo domattina."

"Ciao, amore" anche Harry, in quel momento fra il sonno e la veglia, si lasciò scappare un vezzeggiativo. "Fai un bel sogno anche tu."

"Te lo racconterò" rise Louis, dolcemente, prima di spegnere il telefono.

*****

Da: Maniaco

Buonanotte, Irish boy. ♥ -Grimmy.

Niall continuò a rigirarsi nel proprio letto e a fissare quel messaggio tutta la notte, senza riuscire ad addormentarsi.

E senza riuscire, sopratutto, a smettere di sorridere.

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