3- Occhi-color-tempesta



Funziona sempre così: al buio e sotto le luci intermittenti del locale il mondo ti sembra più bello e colorato.

Ti senti invincibile, aiutato dal ritmo della musica e dall'alcool che ti scorre nel sangue.

Ma appena la serata finisce, hai l'opportunità di vedere il tutto sotto un'altra luce. Quella della verità nuda e cruda.

La ragazza che ti sembrava tanto simpatica e pazza, in realtà non lo è, era la vodka a parlare per lei...

Il ragazzo che ti sembrava il tuo principe azzurro? Bhè, scordatelo. È solo un coglione e tu eri troppo ubriaca e euforica per accorgertene...

Mi ero sentita una stupida dal momento in cui i miei occhi avevano incontrato quelli del giocatore di football. Come avevo fatto a non accorgermene? Non avevo prestato attenzione, ecco perché, ero troppo occupata a baciarlo per vederlo realmente.

Ero caduta in quello che Annie chiamava Dicksand (sapete no? quicksand, dicksand...). In poche parole il tuo cervello si blocca perché hai davanti un bel ragazzo e non capisci più niente, se poi aggiungi il fatto che ti senti incredibilmente sola e sembra che lui possa battersi contro il mondo per volerti... SBAM. Quella è la combinazione perfetta per finire nella dicksand.

Per tutta la lezione cercai di concentrarmi sulle parole della professoressa, ma sentivo lo sguardo del ragazzo trafiggermi la schiena. Era come se lui sapesse che io sapevo.

Bhé, ovviamente lo sapeva, mi aveva beccato a fissarlo, e quello sicuramente non lasciava troppo spazio all'immaginazione, ma comunque...

Quando suonò la campanella raccolsi tutte le mie cose e dissi veloce «Annie, ci vediamo più tardi ok?»

«Ma dove vai così di fretta?» chiese lei con stupore.

Già, dove andavo? Scappo dal ragazzo seduto in ultima fila prima che tu scopra che è QUEL ragazzo, quello con cui ti ho fatto uscire pazza fino a due secondi fa.

No, decisamente non potevo dirle una cosa del genere.

«Il preside mi vuole parlare, per alcuni documenti che devo portare penso!» brava Kat, stai migliorando nel mentire.

«Ok! A dopo allora!» mi disse lei completamente convinta.

Corsi quasi fuori dalla classe, dovevo cercare di evitarlo in tutti i modi.

Andai al mio armadietto, posai i libri, presi la borsa di educazione fisica e mi diressi verso la palestra, sarei arrivata decisamente prima del previsto, ma non era importante, la priorità era togliersi da lì il più in fretta possibile.

Una voce però mi fece gelare sul posto, non consentendomi di continuare oltre.

«L'ufficio del preside è da quella parte.»

Mi voltai, occhi-color-tempesta era proprio davanti a me, e aveva un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia che gli formava di nuovo quella fossetta sulla guancia sinistra.

Con una mano mi indicò esattamente la direzione opposta rispetto a quella in cui stavo andando

«Sì, lo so.» lo sorpassai dirigendomi nella direzione da lui indicata, avrei fatto il giro più lungo per la palestra, tanto avevo tempo.

Il mio piano però andò nuovamente in fumo quando lui iniziò a camminarmi accanto.

«Cosa stai facendo?» sussurrai, cercando di mettere spazio tra di noi. Se qualcuno degli Scorpions mi avesse visto sarebbe stata la fine. Mio padre mi avrebbe rimandato in Inghilterra a calci in culo.

«Ti accompagno dal preside.» disse come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

«Non mi serve un baby-sitter. So cavarmela da sola.»

«Non mi hai dato questa impressione sabato sera.» mi guardò con evidente divertimento negli occhi.

Avrei voluto sotterrarmi, doveva per forza tirare fuori la cosa? Qui a scuola? Mi fermai davanti all'ufficio del preside e lui fece lo stesso.

«Ascoltami bene» dissi puntandogli un dito contro «Sabato sera è stato uno sbaglio enorme.»

«Non dovrei essere io a fare questo tipo di discorso?» chiese lui alzando un sopracciglio

«Vattene.» cercai di passargli accanto, ma lui mi afferrò il polso e mi attirò un po' più vicino a lui.

«Non sai nemmeno il mio nome...» disse lui sussurrando

«Mi basta sapere che fai parte dei Riots.» dissi liberandomi dalla sua presa.

«Cosa cazzo le stai facendo?!» qualcuno urlò venendo verso di me e dando uno spintone al ragazzo.

Alex si mise davanti a me «Muovi il culo Stark, se ti vedo parlare con una dei miei ancora una volta giuro che ti ammazzo.»

«Perché non adesso?» disse lui sorridendo, e poi sembrò pensarci un attimo e aggiunse «Ah giusto. Non hai le palle di batterti da solo eh? Che cazzo di leader sei se non hai nemmeno il coraggio di batterti per la tua famiglia?»

«Ripetilo se hai coraggio testa di cazzo!» disse Alex scaldandosi e facendo un passo avanti.

Gli misi una mano sulla spalla e cercai di calmarlo, ma lui se la scrollò di dosso con aggressività e fece ancora un passo avanti sfidando il membro dei Riots.

Una piccola folla si era già raccolta intorno a noi, la cosa si stava rapidamente evolvendo.

«Sei un vile codardo Alex, devi sempre avere qualcuno che si batte per te, perché da solo non riesci.» ripeté il ragazzo serio.

Accadde poi tutto in un attimo, Alex gli saltò addosso e cercò di colpirlo, ma l'altro era decisamente preparato a parare i suoi colpi e a tirarne a sua volta.

Primo giorno di scuola e già c'era una rissa, davanti all'ufficio del preside per di più.

Dovevo cercare di fermare Alex se non voleva finire nei casini! Da quanto Annie mi aveva detto una convocazione in più e sarebbe potuto essere espulso.

«Alex!» urlai, ma lui sembrò non sentirmi. Non so cosa mi prese in quel momento, ma mi buttai in mezzo

«ALEX!» cercai di tirarlo verso di me, ma sembrava che niente potesse fermare la sua ira. Era come scatenato, e più il membro dei Riots schivava i suoi colpi più lui si arrabbiava.

«Alex! Basta!» lo tirai di nuovo per la spalla, questa volta però lui per liberarsi alzò di colpò il gomito, colpendomi sul labbro e facendomi cadere a terra.

Vidi occhi-color-tempesta fermarsi all'improvviso, Alex riuscì a colpirlo e la folla attorno a noi gridò d'eccitazione.

«Cosa sta succedendo qui?!» gridò il preside uscendo dal suo ufficio.

Alex si aprì un varco tra la folla e corse via, lasciando me con il labbro sanguinante a terra e occhi-color-tempesta che si teneva una mano sopra l'occhio.

Inutile dire che al preside bastò poco per fare due più due «Stark, nel mio ufficio ora! Rolland, alzati e seguimi anche tu!»

Avrei voluto protestare, dire che non era stata colpa mia. Che io avevo solo cercato di fermarli... Ma sarebbe stato completamente inutile.

I miei mi avrebbero ammazzato, sicuro.

Mi alzai in piedi e seguii occhi-color-tempesta dentro l'ufficio del preside. Mi sedetti su una delle sedie, frugai nella borsa in cerca di un fazzoletto e quando lo trovai me lo premetti sul lato destro del labbro.

«Non so più cosa fare con voi...» incominciò Mr. Roterby sedendosi di fronte a noi «Vi avevo avvertito, questa eterna battaglia tra Riots e Scorpions deve finire...»

Ci guardò entrambi con severità «Avete qualcosa da dire?»

Io abbassai lo sguardo e rimasi in silenzio, occhi-color-tempesta fece lo stesso.

«Stark, nemmeno tu? Non ti vergogni di aver picchiato una ragazza?!»

Lui fece un sorrisetto «Parità dei sessi, immagino.» si toccò il punto sopra l'occhio dove Alex lo aveva colpito «Me la sono cercata.»

Perché non stava dicendo al preside la verità? Perché voleva davvero fargli credere che mi avesse picchiato? Stava proteggendo Alex?

«Vedo che trova la cosa divertente Stark.»

«Mia madre diceva sempre che un giorno senza sorriso è un giorno perso.»

Alzai gli occhi al cielo. Ma si stava sentendo? Era così arrogante e pieno di sé.

Io volevo solo uscirmene da lì e affrontare le conseguenze una volta arrivata a casa.

Ah sì, e volevo anche staccare la testa ad Alex, ma quello era un altro discorso.

«Visto che sembra che il qui presente Stark non prenda la situazione abbastanza seriamente, per le prossime tre settimane passerete i pomeriggi in detenzione.»

«COSA?» gridai

«Mi ha sentito benissimo signorina Rolland.»

«Io non posso! I miei-»

«Se i suoi genitori avranno dei problemi possono venire da me a lamentarsi direttamente. E adesso andate in infermeria a farvi mettere qualcosa su quelle ferite. E ringraziate che non vi abbia espulso.»

Raccolsi lo zaino e uscì dalla stanza con rabbia, potevo sentire i passi del ragazzo dietro di me, ma ebbe la decenza di non dire niente e di farmi sbollire la rabbia per conto mio.

Entrammo in infermeria e una signora con un cartellino con scritto Bianca sopra ci venne incontro «Cosa avete combinato voi due?»

Mi fece sedere su un lettino e occhi-color-tempesta si sedette su uno di fronte al mio. Lo guardai con odio, perché non poteva pensare prima di fare il figo della situazione davanti al preside?! Adesso eravamo bloccati tutti e due con la detenzione fino alla fine del mese.

Lui mi sorrise sfacciato, il che mi fece ancora più voglia di rompergli la faccia.

«Non vi hanno mai detto di fare l'amore e non la guerra?!» chiese Bianca iniziando a pulire il taglio del ragazzo.

Lui le sorrise «Non lo dire a me Bianca... È a lei che piace farlo violento.» e mi fece l'occhiolino. Alzai di nuovo gli occhi al cielo. Le ore di detenzione si prospettavano lunghe e interminabili.

Bianca gli puntò un dito contro «Non fare il furbo signorino. E poi cosa ti avevo detto? Non ti volevo più vedere in infermeria!»

«Vengo solo per te! Lo sai che ho un debole...»

Bianca venne verso di me «Spero che non sia stato lui a farti questo cara...»

«No, non è stato lui...» dissi sorridendole, si vedeva che lei gli voleva bene, in un'altra occasione avrei mentito tranquillamente, ma avrei potuto ferire lei in questo momento, quindi decisi di giocare pulito.

«Non è poi così male quando lo si conosce meglio!» mi verso del disinfettante sulla ferita.

Digrignai i denti per il dolore. Bianca mi diede poi una garza e mi disse di tenerla premuta sul labbro

«Devo uscire un secondo per prendere altre garze, potreste farmi il favore di non ammazzarvi mentre sono via?» non aspettò la risposta e uscì dall'infermeria.

Scesi dal lettino e andai davanti allo specchio, volevo vedere se sarei riuscita a far finta di nulla con i miei, ma appena vidi la mia immagine riflessa capii che non sarei mai riuscita a far passare la cosa inosservata.

«Gran bella famiglia gli Scorpions eh?»

«Sta' zitto, non sai nulla.» dissi con rabbia, adesso veniva pure a sputarmi sentenze addosso.

«È vero, non so nulla di voi, ma mi basta quello che ho visto per giudicare. Quella merda non solo ti ha colpito, ma poi è pure scappato, facendo ricadere la colpa su di te.»

«E dove erano i Riots mentre tu venivi picchiato allora?» anche i suoi amici non erano poi stati così diversi.

«Dove dovevano essere. Io ho sfidato Alex e io combatto le mie battaglie da solo, senza coinvolgere altri e mettendoli nei casini. Non sono un codardo come il vostro leader.»

In realtà non sapevo bene cosa dire per difendere Alex, la verità è che aveva lasciato me nella merda e adesso ero io quella che doveva andare in detenzione. D'altra parte, se si fosse cacciato lui nei casini, sarebbe stato espulso immediatamente quindi...

«E allora perché non hai detto che era stato Alex? Perché hai fatto credere al preside che eri stato tu a colpirmi?»

«Perché tu non saresti finita in detenzione con me se avessi detto la verità» mi fece l'occhiolino «Sai, tra te e Alex preferisco ancora passare i miei pomeriggi con una bella ragazza.»

Cosa mi era preso quel sabato sera? Come avevo fatto a perdere la testa per un ragazzo del genere?!

Sospirai, non dissi nulla e tornai a sedermi sul lettino.

Da quel momento in poi non gli avrei più rivolto la parola, avrei passato i miei pomeriggi in totale silenzio con lui.

Lui mi si avvicinò lentamente e si posizionò davanti a me. Alzai lo sguardo e lo fissai... Sarà stato anche un Riot fastidioso e arrogante, ma dovevo ammettere a me stessa che era davvero bello. Aveva quel genere di bellezza che intimoriva quasi: mascella decisa, occhi profondi e labbra perfette...

Te le ricordi particolarmente bene le labbra, vero Kat?

Scossi la testa per liberarmi da quel pensiero e mi morsi il labbro inferiore.

«Non ti mordere il labbro.» lo disse con voce roca e bassa, quasi sussurrando.

«Perché?» chiesi smettendo immediatamente

«Tu non lo fare.» tese poi una mano davanti a sé «E visto che passeremo parecchio tempo insieme... Hunter Stark.»

E così occhi-color-tempesta aveva un nome dopo tutto. Hunter. Devo dire che ci azzeccava parecchio con la sua persona. Non ci sarebbe potuto essere nome più giusto per lui.

Guardai la sua mano per alcuni secondi e poi decisi di stringerla.

«Katharine Rolland.» dissi e per un attimo vidi i suoi occhi farsi più scuri e pericolosi.

«Lo so.»

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EIlààà a tutti :D

Eccovi il nuovo capitolo della storia! Yuhuu Fatemi sapere cosa ne pensate con voti e commenti! Che più vi sento più mi viene voglia di aggiornare super-mega-in fretta hahahah

Grazie a tutti quelli che leggono comunque, abbiamo raggiunto i 140 e lo so che non è poi così tanto in confronto ad altri, ma per me è un gran risultato!

Raumalainen

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