HUNTER's POV
Quando mi mandarono a chiamare ero seduto nello studio di mio padre nel covo.
Uno dei suoi mi era venuto a prendere nel pomeriggio a casa mia, dopo che io avevo ostinatamente rifiutato tutte le sue chiamate.
Quando Kat era uscita in fretta e furia non avevo fatto nulla per fermarla. Non solo avevo completamente mandato all'aria la mia relazione di amicizia/qualcosa di più con lei, ma avevo anche mandato a puttane il piano di vendetta di mio padre...
Strano no? Fino a mesi fa avrei detto il piano di vendetta mio e di mio padre.
Adesso non più.
Niente avrebbe riportato mio fratello in vita, nemmeno vendicarsi contro la famiglia Rolland. Eppure più ci pensavo più la rabbia mi assaliva.
Volevo fare qualcosa.
Qualcosa che avrebbe ricordato a tutti quanti che non si può mai fare un torto agli Stark. Nonostante questo però c'era una piccola parte di me che continuava a pensare di non appartenere alla vendetta di mio padre. Di non appartenere al suo mondo.
Di non appartenere a lui.
«Tuo padre vuole vederti.» mi disse l'uomo non appena aprì la porta. Lo guardai per qualche secondo in silenzio.
Non mossi un muscolo.
Lui continuò a guardarmi fisso e poi aggiunse «Ora.»
Lo si poteva capire dal modo in cui parlava e dalla luce nei suoi occhi che era appena entrato nelle grazie di mio padre. Chissà che cosa aveva fatto per meritarsi un "onore" simile... Quante persone aveva ucciso? Quante informazioni aveva carpito? Quante persone tradito?
Mi alzai lentamente e mi passai una mano tra i capelli.
Meglio non far aspettare lo Stark Senior. Non era mai stato un uomo particolarmente paziente.
Precedetti l'uomo e mi incamminai lungo il corridoio. Non avevo la più pallida idea di quello che volesse da me. Forse aveva scoperto del mio fallimento, oppure voleva solo fare una cordiale chiacchierata padre e figlio.
Ne dubitavo.
«Da che parte?» chiesi senza girarmi.
«Ultima porta in fondo a sinistra.»
Continuai dritto fino a raggiungere la porta che mi era stata detta. Non appena l'aprii capii immediatamente il motivo per cui ero stato chiamato.
Merda.
Avrei voluto correre via. Avrei voluto sparire in quell'istante.
Avrei voluto non essere mai nato in quella famiglia che portava solo discordia e sangue. Eppure eccomi lì, come un figlio leale e devoto.
«Katharine ti presento mio figlio Hunter... Anche se immagino che vi conosciate già.»
Misi su la maschera che ormai avevo imparato a far uso quando mio padre mi ronzava attorno ed entrai nel campo di vista di Kat.
Non appena la vidi il mio cuore fu stretto da una morsa, ma continuai a rimanere senza alcuna emozione sul viso. Di fianco a me c'era Lowe, il nostro informatore e talpa all'interno degli Scorpions.
Lei era legata ad una sedia, un labbro spaccato e i vestiti sporchi di sangue. Lo stupore misto a dolore nei suoi occhi era tale che quasi non riuscivo a guardarla.
"Suo fratello ha ucciso tuo fratello" mi sussurrò una vocina nell'orecchio. Strinsi i pugni.
Dovevano pagare per quello che avevano fatto.
«Io mi fidavo. Mi son sempre fidata.» la sua voce era carica di dolore
«L'ho sempre detto che non dovresti fidarti così tanto delle persone.» mi sentii dire, ed era vero. Quale stupida ragazza avrebbe mai potuto fidarsi di uno come me? Sapendo poi chi era la mia famiglia e tutto il cattivo sangue che scorreva tra le nostre gang?
Solo Lei.
Sentii mio padre ridere di cuore.
«Questa tua grande fiducia nelle persone ti ha portato solo guai, ragazzina.»
Lei non rispose nulla. Continuava a guardarmi con odio, in cerca di una qualche emozione o segno di vita sul mio viso probabilmente. Ma non l'avrebbe trovato.
Non qui. Non con mio padre.
«Adesso che siamo tutti qui...» disse mio padre sfregandosi le mani «Non ci resta che reclamare vendetta.»
Vidi gli occhi di Kat lasciare il mio viso e concentrarsi su quello di mio padre «Stai innescando solo un cerchio di sangue.» disse con voce ferma «Mio fratello verrà a cercarvi.»
«E noi lo aspetteremo pazienti.» ghignò lui.
Fece un passo avanti e si avvicinò a Kat, afferrandole il mento tra le dita e alzandole la testa con violenza.
«Non capisci?» le sussurrò «Voglio sterminare la tua famiglia. Voglio che i Rolland spariscano dalla faccia della terra. E puoi star certa che non mi darò pace finché non sarà successo.» sorrise a labbra strette
Strinsi i pugni e mi morsi la lingua. Non dovevo assolutamente dire e fare nulla.
«Se tu provi anche solo a toccare la mia famiglia io-»
«Tu cosa?» mio padre la lasciò andare ridendo «In questo momento sei immobilizzata ad una sedia e per quando inizierò a far fuori la tua famiglia tu sarai già morta da un po'...» si portò una mano in tasca «Sai... La vendetta è una cosa lenta... Bisogna prepararla al meglio e gustarsela.»
Si portò la mano dietro la schiena e tirò fuori una pistola. Strinsi la mascella e lo guardai, cercando di capire quale fosse il suo piano... Non eravamo mai arrivati a parlare di questo momento.
Voleva davvero spararle così davanti a tutti?
Poi allungò la mano verso di me passandomi l'arma «Penso non ci sia persona migliore per finire questa storia.»
Lo guardai negli occhi e strinsi la pistola tra le dita.Non voleva spararle davanti a tutti... Voleva che le sparassi io.
In quel momento sembrò che tutto ciò che stava accadendo attorno a me si fermasse.
Che tutte le persone scomparissero.
C'eravamo solo più io, Kat e una pistola con il colpo in canna, pronto a distruggere.
C'era mio fratello, morto troppo giovane.
C'era mio padre, consumato dall'odio e dalla vendetta.
C'era Lowe, consumato dalla sete di potere.
E poi c'erano tutti gli altri, consumati dagli ordini e dalle faide tra gangs.
Ma in quel momento nessuno di loro contava.
In quel momento, tutto ciò che riuscivo a vedere era Kat, legata ad una sedia, ferita e tradita.
La mia mente iniziò a girare e a lavorare veloce, alla velocità della luce.
Cosa fare?
Feci un passo avanti e prima ancora di rendermene conto puntai la pistola. Non dovevo avere ripensamenti e nemmeno tentennamenti. Dovevo essere deciso e veloce.
La mano era ferma, e non c'era traccia di dubbio o indecisione sul mio viso, ne ero certo.
Puntai la pistola contro la fronte di Kat e posai il dito sul grilletto.
Ero pronto.
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