Aprii gli occhi e per un attimo mi chiesi seriamente dove fossi.
Quella non era la mia stanza. E nemmeno il mio letto.
Mi misi a sedere confusa e un dolore lancinante mi colpì il fianco, facendomi ritornare in mente tutto ciò che era successo nelle ore precedenti: la festa, la sparatoria, Hunter che mi veniva a prendere, io e Hunter...
Lui non era più accanto a me, ma potevo sentire la sua voce nella stanza di fianco, stava parlando al telefono con qualcuno.
Guardai l'ora sulla radio-sveglia sul comodino, erano le 9:27. Sarei dovuta andare a casa, altrimenti i miei sarebbero usciti di testa se non mi avessero trovato.
Buttai le gambe fuori dal letto e mi alzai. Raccattai i miei vestiti, mi cambiai e poi uscii dalla camera da letto.
Hunter mi dava le spalle, era seduto su uno sgabello del bancone della cucina e stava parlando al telefono animatamente.
«Non mi interessa quello che pensi tu... No!» batté un pugno sul bancone e si alzò in piedi «Le cose se le faccio, le faccio bene. E le faccio a modo mio... Continui a togliermi giorni e io- Non ti azzardare a farlo, questa è la mia missione.» si girò verso di me e i nostri sguardi si incrociarono, un lampo di panico passò nei suoi occhi «Ascolta, ti chiamo dopo ok?» non aspettò alcuna risposta dall'altro capo del telefono e chiuse la telefonata.
Mi avvicinai a lui, avrei voluto chiedergli della telefonata, ma sapevo che non erano fatti miei, ma lui fu il primo a tirare fuori l'argomento.
«Stavo chiedendo...» si grattò la nuca «Sai, quello che è successo ieri. Volevo delle spiegazioni.»
«Ok.» cercai di sfiorarlo, ma lui si scostò quasi infastidito, feci finta di niente «Ti prego però non metterti nei guai.» gli dissi preoccupata per lui.
«Stai tranquilla.» era stranamente freddo quella mattina, ma continuai a non farci caso...
«Devo andare a casa... I miei si staranno preoccupando.»
Lui non disse nulla, annuì semplicemente, prese la mia giacca dal divano e me la porse «Non sono riuscito a lavartela in tempo.»
«Non fa niente... Non sarebbe comunque toccato a te farlo.» mi sporsi verso di lui per baciarlo, ma lui mi evitò facendo un passo indietro.
Perché faceva così? Cosa c'era che non andava?
«Tutto bene?» gli chiesi con preoccupazione allungando una mano verso il suo braccio. Lui si divincolò ancora una volta «Sto bene. È meglio che tu vada ora.»
«Ma cosa-?» poi capii: la sera prima aveva ottenuto ciò che voleva, e adesso non gli servivo più.
Semplice e banale.
Sarà stato tutto una scommessa con i suoi stupidi amici della squadra di football. Avevo sentito delle ragazze parlare di un quaderno dove ad ogni ragazza corrispondevano dei punti, una specie di "toto-tipe". Chissà quanti punti si sarà conquistato con me.
Certo, non poteva che essere così.
Afferrai la borsa con rabbia «Fottiti Hunter.» probabilmente non si aspettava quella reazione da parte mia perché fu sorpreso.
«E adesso cosa avrei fatto?!» urlò prendendomi per il braccio e strattonandomi
«Quanti punti ti son valsa eh?» gli gridai di rimando
«Di cosa stai parlando?»
«Mi fai schifo.» stavo per piangere, me lo sentivo, ma non volevo che lui mi vedesse. Si permetteva persino di fare il finto tonto.
Cercai di liberare il braccio dalla sua presa, ma lui non ne voleva sapere di lasciarlo andare. Così girai la faccia e gli sputai addosso.
«Che cazzo-!?»
Colsi il momento per fiondarmi fuori dal suo appartamento. Corsi giù dalle scale e una volta arrivata in strada mi sbracciai per fermare un taxi.
Quando l'auto gialla si fermò davanti a me, alzai ancora una volta lo sguardo verso quella che doveva essere la finestra di casa sua. Mi sembrò di vedere un movimento dietro il vetro, ma il sole rifletteva e non si riusciva a vedere bene.
Salii sul taxi e dopo avergli detto l'indirizzo di casa mia, mi lasciai cadere contro il sedile e iniziai a piangere silenziosamente.
Hunter si era rilevato per quello che era, alla fine.
***
La prima persona che mi venne incontro non appena misi piede in casa fu Josh. E lasciatemi dire che non fu decisamente un incontro piacevole.
«Eri con lui!» mi afferrò per la spalla e mi fece sbattere contro il muro.
«Josh lasciami!»
«Come cazzo ti è venuto in mente di andare con quel figlio di puttana?!»
Il panico si impossessò di me, stava parlando di Hunter? Oppure di qualcun altro? Forse se facevo finta di non riuscire a capire, lui si sarebbe calmato e mi avrebbe spiegato tutto.
«Di chi stai parlando Josh? Che cosa stai dicendo?!» ebbi il tempo di finire la frase che un colpo secco mi fece voltare la testa di lato e mi lasciò completamente senza fiato.
Josh mi aveva appena tirato uno schiaffo.
«Stark. Hunter Stark, ecco di chi parlo.»
Mi portai la mano al labbro e cercai di pulire via il sangue che stava iniziando ad uscire per via del colpo. Non bastava tutto quello che mi era successo nelle ultime 24 ore, adesso anche Josh ci si metteva.
Cercai di andarmene in camera mia, ma lui mi bloccò di nuovo la strada spingendomi contro il muro «Tu non vai da nessuna parte! Non fino a quando non mi avrai dato una spiegazione, cazzo!»
«Non sei mio padre! Non ti devo proprio nulla.» un altro schiaffo raggiunse la mia guancia.
«Ringrazia! Perché se papà dovesse venirlo a sapere ti ucciderebbe, nel vero senso della parola!!»
Scoppiai a piangere per la rabbia, e iniziai a spintonarlo e a gridargli contro «DOVEVATE LASCIARMI IN INGHILTERRA!» cercai di colpirlo, ma lui mi bloccò i polsi «Perché mi avete fatto tornare se sono un così grande problema per voi?!»
«Sei tu che hai tradito tutti quanti andando con uno dei Riots! E non uno a caso!! L'hai fatto per ripicca?» mi scosse con violenza «Volevi farla pagare a me? Volevi farla pagare a papà?»
Io scossi la testa in lacrime, mi sentivo così debole e impotente. Come avevo fatto a mettermi in un casino del genere?
«Allora? RISPONDIMI CAZZO.»
«Io-» presi un profondo sospiro «Io penso di amarlo, Josh.»
Il rovescio che ricevetti subito dopo mi fece cadere sopra un tavolino di vetro, facendolo andare in frantumi.
Mi mancò il fiato per qualche secondo.
Quando riuscii a mettere a fuoco di nuovo la stanza, spostai lo sguardo sulle mie mani. Avevo dei pezzi di vetro conficcati in entrambi i palmi, e il sangue scorreva lungo le mie braccia.
Mi alzai con fatica, e cercai di ripulirmi dai pezzi più grossi. Prima di salire le scale per andare in camera mia però, dovevo ancora chiedere una cosa a mio fratello.
«Come hai fatto a scoprirlo?» chiesi quasi con un sussurro
«Annie. Ti ha visto salire sulla sua moto del bastardo.»
Annie.
La mia migliore amica. Era stata lei a dirlo a mio fratello. Mi sentii tradita un'altra volta, da una delle persone a me più vicine e care. Avrebbe potuto prima parlarne con me, e invece aveva deciso di parlarne subito con mio fratello, scatenando così una catena di eventi che nemmeno Gesù in persona sarebbe riuscito a fermare.
Salii le scale e mi chiusi in camera. Tirai fuori dalla borsa il mio cellulare e composi il numero dell'unica persona rimasta e di cui mi potevo fidare in quel momento.
Rispose al secondo squillo «Pronto?»
«Lowe, sono Kat. Mi devi fare un favore.»
«Dimmi.»
«Portami in ospedale.»
«Arrivo.»
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Holaaa Gente! Eccovi il nuovo capitolo tutto per voi! Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate e votate votate :) So che non sono riuscita a tenere un giorno fisso alla settimana per aggiornare, ma capitemi, sono più piena dei pieni in questo periodo hahahaha <3
Love y'all come sempre!
(e ovviamente ringrazio tutti tuttissimi! Quelli che leggono, che commentano e che votano <3)
Ci si vede al prossimo capitolo (;
Raumalainen!
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