13- Non ti farei mai del male

Sentii il rumore di una moto in lontananza, continuai a rimanere nascosta alla vista, non potevo essere sicura che fosse lui. La moto accostò ad un centinaio di metri da me, chiunque la stesse guidando scese e si tolse il casco gridando il mio nome «Kat??»

Mi misi a correre verso di lui e mi buttai tra le sue braccia scoppiando a piangere «Cosa è successo Kat?» mi fece staccare da lui e mi guardò i vestiti sporchi di sangue «Sei ferita?» mi chiese preoccupato.

«Io-»

Vedemmo i fanali di un'auto al fondo della strada venire verso di noi, Hunter mi diede il suo casco, mi aiutò a salire e mise in moto «Nella fretta mi sono scordato di portare il secondo.» mi disse stringendo le mie mani che si intrecciavano sulla sua pancia.

Fece inversione e ci dirigemmo verso la strada principale il più in fretta possibile. Non avevo idea di dove mi stesse portando, ma qualsiasi posto era meglio che il covo in quel momento.

Erano Riots quelli che avevano iniziato a sparare, ne ero sicura perché avevo riconosciuto il tatuaggio sul braccio di uno di loro. Avevo visto persone cadere a terra ferite o magari persino morte, mio fratello era sparito, mi aveva detto di rimanere a terra e poi era corso via con la pistola in mano. Speravo solo che stesse bene.

Potevo ancora sentire l'adrenalina scorrermi nelle vene.

Hunter entrò in un parcheggio sotterraneo e parcheggiò la moto in un posto segnato a suo nome.

«Vieni.» mi coprì con la sua giacca di pelle, in modo da nascondere le macchie di sangue sul mio vestito, poi mi circondò con il braccio la vita e mi fece strada fino all'ascensore. Premette il pulsante più in alto e poi aspettò che le porte si chiudessero.

Nessuno dei due aprì bocca. Fissavamo le porte dell'ascensore, io stavo ancora tremando, non so bene se per il freddo che sembrava più intenso e pungente in quell'ascensore oppure se per tutto quello che era successo prima.

Quando le porte si aprirono ci ritrovammo in un corridoio lungo con ai lati diverse porte con numeri e lettere scritti sopra.

«Dove siamo?» chiesi, ma Hunter sembrò far finta di non sentirmi. Tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi e si diresse verso una porta bianca con il numero 2107 placcato sopra. Girò la chiave nella toppa e mi fece entrare.

Mi trovavo in un attico. Davanti a me un'enorme parete vetrata lasciava vedere l'intera città. Hunter mi aiutò a sfilarmi la sua giacca e la mia e le buttò entrambe sul pavimento «Dopo le lavo.» disse prima di sparire in una stanza.

Continuai a guardarmi attorno con aria meravigliata. Così quella era casa sua? Abitava da solo? E se invece c'era qualcun altro con lui? Come avrebbe reagito alla mia presenza lì?

Quando il ragazzo rientrò nella stanza aveva in mano un asciugamano blu e una maglietta a maniche corte, che posò sul divano.

«Dobbiamo controllare il tuo fianco.»

«Il mio fianco?» in quel momento, e solo in quel momento, subito dopo che lui me l'aveva fatto notare iniziai a sentire il dolore. Non era impossibile da sopportare, ma era comunque abbastanza intenso da farmi digrignare i denti.

«Io non capisco...» mi toccai il fianco con la mano «Non me ne sono-»

«Non è grave. Era l'adrenalina che non ti faceva sentire il dolore...» sembrava un esperto, chissà in quante situazioni del genere si era trovato prima. Posò quello che aveva in mano sul divano e poi venne verso di me. Mi fece alzare il braccio e mi guardò la ferita.

«Penso che la pallottola ti abbia solo sfiorata.» incrociò lo sguardo con il mio «Sei stata fortunata.»

Non riuscivo a capire come potesse essere così calmo e controllato. Tirò fuori dalla tasca dei jeans un coltellino e lo fece scattare. Feci automaticamente un passo indietro.

«Tranquilla.» mi prese la mano e intrecciò le dita tra le mie «Ti devo tagliare il vestito per poterti medicare, sfilandolo potrebbe appiccicarsi alla ferita e fare il doppio del male.»

Annuii, non sicura di quello che stava per succedere. Hunter con estrema lentezza fece passare la lama tra il tessuto del vestito e la mia pelle, facendo attenzione a non toccare nulla e poi con un colpo secco tirò verso l'alto, tagliando la stoffa. Subito dopo si aiutò con le mani e distrusse completamente il vestito che mia madre mi aveva regalato tempo prima, facendomi rimanere in biancheria. Mi fece sedere su una sedia e poi andò a prendere del disinfettante.

Quando tornò si inginocchiò davanti a me «Brucerà un po'.» non aspettò una risposta da parte mia e mi versò il contenuto della bottiglietta sulla ferita. Strinsi le labbra ed emisi un gemito di dolore. Con delicatezza Hunter mi pulì la ferita «Prima fatti una doccia e poi ti metto delle bende.» mi diede l'asciugamano e la maglietta e mi indicò il bagno.

Di nuovo non riuscii a rispondere, annuii semplicemente ed entrai in bagno chiudendomi la porta alle spalle.

Mi presi tutto il tempo necessario sotto la doccia, lavai via ogni residuo di sangue dal mio corpo, e cercai di lavare via anche le immagini della sparatoria dalla mia testa. Quando uscii dalla doccia mi sentivo un pochino meglio. Mi vestii e poi uscii di nuovo in salotto.

Hunter si era cambiato, aveva dei pantaloni della tuta grigi al ginocchio ed era a torso nudo. Mi stava aspettando seduto sul divano, con la testa tra le mani, fissando il vuoto.

«Mi aiuti con la benda?»

«Certo.» si riprese, si alzò in piedi e si avvicinò. Mi alzò la maglietta sfiorandomi la pelle sulla pancia e facendomi rabbrividire. Versò dell'altro disinfettante su una garza che poi assicurò sulla ferita con la benda.

«Grazie...» abbassai la maglietta nascondendo il mio corpo alla sua vista.

I suoi occhi vagarono sulle mie gambe nude e risalirono su lentamente, fino a raggiungere il mio viso. Sentii le guance andarmi a fuoco.

«Stai bene?» mi chiese avvicinando le sue labbra alle mie.

«Penso di sì...»

«Dovresti scrivere un messaggio a tuo fratello... Si starà preoccupando.» mi disse porgendomi il cellulare.

Dove l'aveva trovato? Aveva frugato nella mia borsa?

Decisi di non fare domande, non volevo sapere, non quella sera.

Josh stai bene? Io sono in un posto sicuro, non dire niente a mamma e papà, ci vediamo presto.

Premetti inviò e poi poggiai il cellulare sul tavolino di vetro.

«Cosa è successo?»

«I Riots hanno iniziato a sparare.» non volevo accusare lui per quello che era successo, ma non potevo fare a meno di pensare che magari era stato uno dei suoi amici a ferirmi.

«Ne sei sicura?»

«Ho visto il tatuaggio... Era uguale a quello che hai tu.»

Lo vidi stringere la mascella «Lo sai che io non-»

«Lo so. Non eri lì.»

«Io non-» lo vidi deglutire quasi come se fosse in difficoltà. Si stava per mettere a piangere? «Io non ti farei mai del male.»

Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con trasporto, affondando le sue labbra nelle mie. Quando ci staccammo, guardai nei suoi occhi color tempesta, quasi vedendomici riflessa.

«Lo so.»


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Hola Gente!

Miseria, scusatemi davvero tantissimo! Ho completamente ciccato lo scorso sabato! Ma ho avuto una settimana super intensa e non sono riuscita a concludere nulla! Mi dispiace!

Aggiorno adesso quindi, con anni luce di ritardo!

Fatemi sapere che cosa ne pensate! Buona giornata <3 <3


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