77.
«Cameron, quante volte ti devo dire che non è così che ci si comporta alle feste?» domanda mia madre a Cameron quando torniamo a casa.
«Non ci si comporta così? Finirai in un riformatorio, per quanto sei stupido» interviene anche papà tirandogli anche una pacca sulla testa.
Alla fine Cameron e Austin hanno fatto una rissa in casa, mettendo a rischio tutte le persone che erano presenti, compresa me stessa che sono caduta per terra due volte perché ho cercato di raggiungere Cameron... Le persone mi hanno spintonata via per vedere meglio la scena. La prima tra tutte Lexy, che ha fatto una shooting fotografico per il giornalino scolastico.
«Ho sbagliato» ammette Cameron.
«Lo dici sempre e poi torni di nuovo a casa in queste condizioni» lo riprende papà.
«Sam dì qualcosa» mi supplica mio fratello.
Che cosa posso dire? Mamma e papà avete ragione, mio fratello è un imbecille?
«Austin l'ha provocato» provo a giocarmi la carta della provocazione.
«La provocazione non è una scusa, dovevi andartene via e basta» riprende papà continuando a parlare a Cameron.
Decido di spostarmi dalla loro discussione per andare in camera mia e continuare a fare le mie cose senza essere più inclusa. Alla fine Cameron ha fatto una scelta sbagliata, gli costerà una serata di litigi con mamma e papà, ma se ci sarà bisogno tirerà un altro pungo ad Austin senza farsi troppi problemi. Non gliene importa molto.
Prendo in mano il cellulare per metterlo in carica, mi si è spento nel bel mezzo della festa. Quando si accende, comincia a vibrare senza freni a causa delle notifiche che mi arrivano... Alcune di Lexy che non si è fatta problemi a dare anticipazioni sulla festa a chi non c'è stato, altre da Nash.
Ha provato a chiamarmi un paio di volte.
Accidenti.
Quasi cado dal letto nell'alzarmi per guardarmi allo specchio e cercare di darmi una sistemata veloce. É stata una serata così lunga che ho il tutto leggermente sbavato... Non che mi importi, non voglio che Nash pensi che sia successo chissà cosa a quella festa.
«Nash» forzo il sorriso più innaturale della storia dei sorrisi.
«C'è qualcosa che devi dirmi?» mi chiede.
É steso a letto, l'unica luce è quella che ha sullo schermo del cellulare, ma nonostante il buio i suoi occhi azzurri riescono a farsi spazio attraverso lo schermo dritto fino al mio cuore. Nonostante il passare del tempo, il mio sentimento per Nash cresce e cresce ancora di più. Come diavolo farò se mai le cose tra di noi dovessero non funzionare?
«Che cosa devo dirti?» faccio finta di niente.
«Sam non sono stupido e non lo sei nemmeno tu... Hai visto il messaggio che inviato Lexy? E sono ore che non mi rispondi al cellulare»
«Oh com'è andata la cena a casa degli Evans?» cerco di cambiare argomento.
«E sei pure pessima nel cercare di cambiare argomento» risponde innervosito.
«Non è successo niente, sai com'è fatta Lexy»
«Eri insieme a Mahone»
«Per una buona causa, ho trovato una foto di Carly sul suo letto. Penso che abbia litigato con Camila per quella foto, ho deciso che voglio farla diventare mia amica... Magari sa qualche informazione in più per mettere fine a questa storia» invento al momento, anche se il piano non sembra per niente stupido.
«Questo non spiega il perché fossi con lui nella sua stanza» ma è geloso? Si passa una mano tra i capelli dal nervoso.
«Avevo bisogno di andare al bagno» rispondo sinceramente.
«Certo, al bagno» sembra scettico.
Trattieniti Sam, non sorridere Sam, ma non riesco a frenare il sorriso che mi cresce sulle labbra la pensiero che Nash sia geloso della foto che ho con Austin. Allora, sotto sotto, anche se ultimamente me lo mostra di meno, ci tiene a me?
«Non hai sentito del mio piano?» provoco.
«Che cazzo me ne frega di quel piano? A me interessa sapere che cosa ci facessi con Mahone» ripete di nuovo.
«E se fosse successo qualcosa?» continuo a provocare.
«Non farmi dire che cosa gli farei perché prenderesti paura» spiega, nervoso al pensiero:«E ti lascerei ovviamente »
«E faresti bene» ridacchio:« Ma stavo veramente cercando il bagno, quindi puoi stare tranquillo»
«Perché io e te non siamo insieme in questo momento?» chiede.
«Ah non lo so, forse perché abbiamo deciso di mantenere le distanze?» e sono anche giorni che mi ignori, che non mi rivolgi parola, e via dicendo penso tra me e me.
«Dobbiamo rivedere questa nostra decisione»
«Com'è andata dagli Evans?»
«Tutto bene» taglia corto.
«E con i tuoi genitori?» si incupisce subito.
«Bene» di nuovo.
«Puoi parlarmene Nash, lo sai che ci sono se vuoi ascoltarmi» gli dico, mantenendo la massima calma mentre mi tremano le mani per una sua possibile reazione.
«Quindi una foto di Carly?» riprende il discorso di prima.
«Possiamo parlare dei tuoi genitori? Sono giorni che ti comporti in modo strano» insisto.
«No e se insisti chiudo la chiamata»
Non ce la faccio più a reggere la situazione. Questo suo continuare a tenermi nascosta ogni singola cosa che succede nella sua vita privata mi fa innervosire e, per quanto io lo ami, non ho intenzione di starmene zitta.
«Bene» e chiudo la chiamata. Come lo ha chiesto lui stesso.
Continuo a guardare lo schermo del cellulare nella speranza che mi richiami, ma dopo mezz'ora non arriva nessuna chiamata da parte di Nash. Grido per qualche secondo e lancio il mio cellulare addosso alla porta... In quello stesso istante la porta si apre e il cellulare va dritto a colpire le parti basse di... Cameron.
«ODDIO» grido.
«CAZZO» risponde lui portandosi le mani là.
«Scusami tantissimo, non volevo davvero, non pensavo che la porta si aprisse» salto giù dal letto e corro verso di lui per dargli una mano a stare in piedi e non crogiolarsi a terra dal dolore.
«Perché?» domanda con la voce dolorante.
«Ero arrabbiata»
Continua a tossicchiare:«No, perché cazzo l'hai lanciato a quella velocità»
Effettivamente il colpo deve essere stato molto forte perché non mi sono limitata a trattenermi. Ragiono per qualche secondo su come possa essere successo, non sarei riuscita ad avere una mira di questo tipo nemmeno se mi fossi impegnata, concentrata e Cameron fosse rimasto fermo immobile.
Lo accompagno fino al mio letto per farlo sedere.
«Ero venuto per chiederti che tutto stesse andando bene, ti ho sentita gridare, ma mi segno che forse è meglio lasciarti da sola in queste situazioni» risponde con la voce ancora roca.
«Non va bene, ma perché non ne faccio una giusta» rispondo.
«Domani come pensi di andare alla festa di Nash»
«La festa di Nash? É già domani?» chiedo.
«Te ne sei dimenticata?»
«No, è che non penso di andarci»
«Non sei una vera Dallas se dici di no alle feste» risponde.
«Ho litigato con Nash» confido.
Cameron non reagisce molto, resta fermo con le mani ancora lì, come se stesse ragionando su cosa dire.
«Devo davvero chiederti il perché?» chiede.
«Non ti obbligherei mai» rido.
«Grazie, perché mi farebbe impressione sentire cose su te e Nash, ci sto ancora facendo l'abitudine» confessa.
Nonostante tutto, l'unica nota positiva è il comportamento che Cameron ha nei miei confronti. Anche se è difficile cambiare atteggiamento all'improvviso, ci sta provando in tutti i modi possibili.
«Cam...» accenno.
«Sì?»
«Tu mi vedi veramente come tua sorella? O lo fai solo per pena?» trovo in coraggio di chiedere.
«Di che cosa stai parlando?» sembra turbato.
«Nel senso che apprezzo molto il tuo atteggiamento nei miei confronti, ma voglio capire se sei così con me solo perché hai paura che ricominci a farmi del male o perché stai cominciando a volermi veramente bene...»
É un discorso intricato. Un discorso che probabilmente non avrà mai voglia di affrontare con me. Ma in una serata come questa, ho bisogno di uno spiraglio di luce, nonostante io sappia che da Cameron potrebbe non arrivare.
Lui non ha il coraggio di guardarmi negli occhi, sembra perso nei suoi pensieri.
«La verità è che sto imparando a volerti bene. Sì, ho paura che tu ti faccia ancora del male. Non sopporto l'idea che una persona soffra fino a questo punto a causa mia. Non è giusto. E allo stesso tempo sto cominciando a vedere te, così come sei. Non è facile, ogni tanto ammetto che ho qualche pensiero cattivo dato dalla mia abitudine di avere un atteggiamento ostile per te... Soprattutto quando vedo che tu continui a essere la figlia perfetta e io lo stronzo che non fa respirare per due secondi i nostri genitori. Ma sono sincero con te, ogni cosa che faccio, è per il fatto che comincio a vederti come Sam, mia sorella» confessa con le guance arrossate dall'imbarazzo:«Ma non sono perfetto, sbaglierò ancora, solo non prenderla troppo sul personale»
«A me basta questo, non voglio sentire altro» ho i brividi al pensiero che Cameron mi voglia bene:«Non importa se sbaglierai, a me basta non tornare come prima»
«Non succederà» promette.
Ci sorridiamo a vicenda, nel silenzio della stanza. In tutto il casino che si è creato con Nash, sono felice che la situazione con Cameron stia andando a gonfie vede. Se la Sam di dieci anni potesse vederci in questo momento, sarebbe orgogliosa di me per dove soon arrivata. E tutto questo grazie a Cris.
«Bene, ora vado in camera che ho delle cose da fare» si alza in piedi ma tira un altro gridolino.
«Mi dispiace tanto»
«Spero per te che io in futuro possa avere dei figli e che questa non sia stata la botta di vita finale del mio...»
«Come li vorresti i figli?» cambio subito argomento. Non mi interessa sentirlo parlare del suo...
«Non lo so, mi basterebbe che la prima sia una bambina con i capelli biondi e boccolosi» risponde.
«Tipo un angelo?»
«Tipo un angelo» conferma lui.
«Devi trovarti una fidanzata bionda»
«Beh Susan non è bionda?»
«Che schifo, con tutte tranne che Susan» lui scoppia a ridere, stava scherzando, anche se so che sotto sotto non gli dispiacerebbe. Ma c'è sempre il problema che se lei si rivelasse l'assassina di Carly... Beh, in quel caso so di per certo che Cameron non la vorrebbe rivedere mai più.
«Lo sapevo»
«Sai chi altro è bionda?» provoco io questa volta.
«Chi?»
«Cris»
Lui sembra confuso o pensieroso... Non saprei dirlo, ma non mi risponde, cosa che mi fa pensare non poco.
«Qualsiasi cosa sia successa con Nash, domani ti voglio alla festa» chiude così la conversazione.
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