73.
Busso o non busso? Questa è la domanda che continua a frullarmi per la testa mentre sono qua, davanti alla sua porta. Non sento più la voce di nessuno, solo qualche rumore di cassetti che si aprono a chiudono. Che cosa stava facendo Nash? E con chi stava parlando?
Bussa, bussa, bussa, continuo a ripetere tra me e me. Poi il mio cellulare comincia a squillare, mi ero dimenticata di metterlo in silenzioso e, in preda al panico, comincio a frugare nella tasca della mia felpa per cercare di zittito, ma non faccio in tempo: la porta davanti a me si apre e Nash mi guarda parecchio confuso.
«Ehi» lo saluto cercando di sembrare più indifferente possibile.
«Sam? Cosa ci fai qui?» mi chiede.
Prendo il cellulare in mano e quando guardo lo schermo, leggo il nome di Taylor. Maledetto Taylor e la sua capacità di mettersi mezzo nei momenti peggiori, perché mi ha chiamata? Non lo fa mai, solitamente si limita a qualche messaggio.
«Stavo... Stavo passando di qua... » è la prima cosa che mi viene in mente, ma mi rendo conto da sola che non regge come scusa. Nash continua a guardarmi curioso e confuso dal mio comportamento.
«Stavi passando di qua?» non mi ha creduta, bene.
«Sì, perché volevo venire a parlarti... Cioè, non parlarti, sapere come stessi visto che questa mattina non ti sei presentato a lezione e visto che non ci siamo più visti dopo l'ultima sera» spiego balbettando e continuando a guardarmi attorno pur di non incrociare il suo sguardo.
«Sì, avevo delle cose da fare questa mattina» ma sembra davvero di pessimo umore. Anzi, sembra stanco.
«Scusami, non volevo disturbarti» rispondo silenziosamente.
Non voglio stargli attaccata e mi sembra di essere tornata a qualche settimana fa, quando ci eravamo detti di mantenere le distanze. Non mi aspettavo questo comportamento freddo da parte sua, sinceramente, ma non posso nemmeno oppormi visto che sembra avere tutt'altro per la testa e non voglio essere un peso.
«Non mi disturbi Sam, potevi scrivermi»
« L'ho fatto, ma non mi hai risposto...»
Si volta per tornare dentro la stanza e prendere in mano il cellulare. Sono certa che i miei messaggi siano lì e se ne rende conto anche lui.
« Avevo il telefono in silenzioso, scusami, non ti stavo ignorando»
«Non ti preoccupare, va tutto bene» mento:«Torno a lezione adesso, non vorrei mi beccassero qua dentro»
Faccio un passo per andarmene via, quasi delusa da qualsiasi cosa sia successa a Nash. Ma, fortunatamente, mi ferma afferrandomi il braccio e mi abbraccia forte, stretta, a lui. Non mi muovo, resto immobile nella speranza che non passi più.
«Non ti fai nemmeno dare un abbraccio?»mi chiede, sussurrando all'orecchio.
No perché pensavo non mi volesse tra i piedi. Tutto qui.
«Non volevo disturbarti» gli rispondo.
«Non mi disturbi mai Sam, non ho idea del perché ti passino queste cose in testa » si allontana da me e mi prende il volto tra le mani.
Vorrei dirgli che è una mia abitudine, non posso controllarla. Avere la costante paura di essere indesiderata o di troppo, causata soprattutto da quello che era il rapporto con mio fratello fino a qualche mese fa. Non so se riuscirò mai a mettermi in testa il contrario.
«Perché ho sentito che stavi parlando con qualcuno... E per questo non volevo fosse qualcosa di importante e interrompere» rivelo.
«Hai sentito tutto?» domanda quasi rassegnato.
« No no... No... Ho sentito solo che stavi salutando qualcuno, non ho sentito nulla» non voglio che pensi che lo stessi spiando.
Non mi dice altro. Il suo sguardo sembra essersi svuotato di qualsiasi colore, è come se in questo momento non ci fossi io davanti a lui, ma tutte le preoccupazioni che ha in mente. Ma di che cosa dovrebbe mai preoccuparsi? Cosa sta succedendo nella sua vita?
«Era qualcosa di importante?» domando, nella speranza che riesca a dirmi qualcosa di più.
«No, ho solo avuto una chiacchierata con i miei genitori... Comunque stavo pensando alla festa di Natale che voglio dare qua, nella mia stanza. Pensavo di chiedere anche a Josh e Nathan, in modo da avere più appartamenti liberi e fare le cose in grade» cambia completamente argomento.
Si sposta da me e mi fa cenno di seguirlo nella stanza. Non mi piace. Non mi piace che abbia cambiato argomento in questo modo, è successo qualcosa ne sono certa. Ma perché non me ne vuole parlare? Non si fida di me?
« Nash, tu ti fidi di me?» gli chiedo, ignorando ogni cosa che ha detto tre secondi fa.
Lui sembra non avermi sentita , continua a guardarsi attorno. Si avvicina alla scrivania e mi dice:«Qui secondo me ci starebbe mettere i bicchieri con qualche caraffa di cose da bere e poi spostare il letto in stanza di Nathan. Voglio avere più spazio possibile»
Come posso fargli capire che non me ne frega niente della sua festa e di come l'organizzerà? Ha sempre fatto le cose in grande, non dubito minimamente delle sue capacità. Sta solo trovando scuse su scuse per non parlarmi di ciò che è veramente importante.
« Nash, ti ho fatto una domanda» ripeto.
« Ah sì, hai ragione... Che stupido che sono...» si mette la mano sul volto e, nel momento in cui penso che possa aver capito tutto, spara l'ennesimo diversivo:«...É meglio dividere il tutto. Una sarà la stanza delle bevande e questa la stanza del ballo, ci staranno tante di quelle persone che non avrai idea, sarà divertente»
« Nash... Puoi ascoltarmi per qualche istante?»comincio a innervosirmi.
«Manca poco e devo organizzarmi, per oggi penso che salterò le lezioni... Ci pensi tu ad avvisare i professori? » mi spinge con il braccio attorno alle spalle verso l'uscita della stanza:«Ci vediamo dopo»
Mi chiude la porta in faccia.
Avvicinandomi silenziosamente sento il rumore di una chiamata e lui risponde in velocità. Questa volta sono certa che siano i suoi genitori, li riconosco dalla voce.
Prendo un respiro profondo per trattenere la rabbia che rischia di prendere il sopravvento su di me e me ne vado via. Non ho idea del perché Nash si stia comportando in questo modo, ma ho la certezza che una persona in particolare potrebbe aiutarmi: mio fratello. Mentre mi affretto a raggiungere l'aula per la lezione successiva, digito rapidamente il suo nome e faccio partire la chiamata.
Con la scusa della sospensione da scuola probabilmente mi risponderà.
«Ti manco di già? Ci siamo incrociati questa mattina a colazione» mi risponde.
«Vorrai dire mentre io ero di fretta e tu continuavi a spostarmi le cose per farmi fare tardi?» gli chiedo.
«Te l'ho detto, si spostano da sole» lo sento mangiucchiare qualcosa.
« Non importa... Sai per caso cos'ha Nash?»
Cameron sta zitto per qualche secondo, ma sono certa che non sia dato dal fatto che non vuole rispondermi. Probabilmente ci sta ragionando su. Nel frattempo che aspetto una sua risposta, corro con velocità verso l'aula, andando addosso a qualche persona e facendomi mandare a quel paese da altre.
«Ha la febbre?» domanda.
« Non in quel senso...» ultimamente non capisce niente:«... Ho come la sensazione che stia succedendo qualcosa, mi sta nascondendo qualcosa?»
«E perché mai dovrei dirtelo se sono il suo migliore amico?»
«Perché forse sono tua sorella e voglio che le cose tra me e lui vadano per il meglio?»
«Non ho idea di che cosa stia succedendo, non mi ha raccontato nulla ultimamente se non di quanto sia schifosamente impazzito per te»
«Ma non ti sei reso conto anche tu che è strano?» è impossibile che non abbia notato qualcosa di strano, sono migliore amici da anni.
«No, è lo stesso Nash di sempre solo più rincoglionito» Cameron non mi è per nulla d'aiuto.
Chiudo la chiamata e vado dritta a lezione, ma quando arrivo davanti all'aula la porta ormai è chiusa. Busso per entrare e vado a sedermi al posto sotto lo sguardo di tutti che mi fissano confusi, non fa parte di me fare tardi ma può capitare no?
Nel corso della lezione non riesco a stare attenta, la mia attenzione continua a spostarsi su Nash senza nemmeno volerlo. L'unica cosa che mi viene in mente è il fatto che magari ci sia qualche problema con i suoi genitori, forse stanno divorziando? O non va più d'accordo con loro? O stanno pensando di trovargli un appartamento da qualche parte? Probabilmente se non ne ha parlato con Cameron non deve essere nulla di grave.
Gli confida sempre tutto.
Non si confida mai con me, però penso tra me e me e cerco di allontanare questo pensiero. Non mi fa stare bene vivere con questa consapevolezza, sapere di non essere abbastanza per lui. Ma aveva questa confidenza con Betty, la sua ex fidanzata? Parlava di tutto con lei, o aveva paura come con me?
I dubbi cominciano a tormentarmi, non riuscirò mai a vivermi la nostra relazione con questi pensieri per la testa.
« Va tutto bene?» mi chiede una persona a fine lezione.
« Sì, più o meno» rispondo a Cris.
«Ti ho vista parecchio distante prima a lezione... »
« Ho la testa piena di pensieri, tutto qua»
«Cuore spezzato?» mi chiede.
« Già...»
«Beh, siamo amiche per un motivo no? Abbiamo tante cose in comune, persino questa, pensa te» cerca di scherzarci su, ma la lezione prima l'ho vista distrutta dalla situazione con Matthew:«Cos'è successo?»
«Nash mi sta nascondendo qualcosa, me lo sento. Ma non capisco perché, non ha ancora trovato il modo di fidarsi di me e di dirmi sinceramente come stanno le cose. É la mia prima relazione e voglio che vada per il meglio, ma non ci riesco, è più forte di me» le spiego brevemente.
Cris sembra pensarci su, lei ha già avuto esperienza in fatto di relazioni, sono certa che in qualche modo saprà dirmi cosa fare.
«Se fossi al tuo posto mi prenderei una serata con il mio fidanzato e gli farei un bel discorsetto per spiegargli che non ci devono essere segreti»
«Lo faresti anche se la persona in questione è testarda tipo Cameron?» per quanto i due fossero diversi, avevano lo stesso modo di gestire le relazioni: tenendo le cose nascoste e risolvendole da soli.
« Ehm no, con Cameron mi comporterei diversamente ma solo perché lui è particolare, più o meno... Ma Nash è innamorato di te, è un ragazzo intelligente e sono sicura che se gli parlassi con il cuore in mano non ti farebbe mai del male»
Il punto è che ci ho già provato, più di una volta, eppure sembra non aver capito.
«Ci proverò»
Poi alzando lo sguardo, noto che una persona entra in classe. Nash si va a sedere al suo posto come se nulla fosse, mi aveva detto che non ci sarebbe stato a lezione. Cris sembra notare il fatto che sia distante da me, non mi ha nemmeno salutata. Sarà più dura del previsto.
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