6.
<< Ma sai qual è la cosa che mi stupisce? Il fatto che Turner si regga ancora il piedi dopo quella volta che a una delle sue solite feste è finito a bersi mezza bottiglia di vodka liscia>> ridacchio con Nash che mi segue.
Sono fiera di me stessa per molte cose: per il fatto di riuscire ad essere forte con un fratello che mi odia ogni giorno per il fatto di essere nata; per essere in grado di sopportare in casa persone come Susan, che si comporta come se fosse a casa sua; per riuscire a sopportare gli sguardi delle persone che a scuola mi considerano come un'aliena; una tra le tante, è diventata anche quella di essere fiera di me stessa per aver avuto il coraggio di invitare in casa mia Nash Grier.
Ho messo da parte la timidezza e gli ho chiesto di farmi compagnia, e no potevo farlo in un momento migliore di questo. Stiamo passando un pomeriggio a parlare, azione molto semplice ma che non abbiamo mai avuto occasione di fare proprio perché mio fratello non me l'ha mai permesso.
<< Assurdo, ma sai da chi è partita l'idea?>>
<< Non me lo dire>> non voglio nemmeno crederci, ma dallo sguardo fiero di Nash capisco che sì, ciò che sto pensando è esattamente quello che sta succedendo.
<< Eh già, l'idea è stata del sottoscritto>> ammette fiero di sé.
Per sentito dire, avevo capito che Nash alle feste tendeva ad essere parecchio esaltato dopo qualche bicchiere di birra, ma non pensavo che potesse arrivare a fare persino certe proposte indecenti.
<< Sono senza parole>> ridacchio.
Era un po' di tempo che avevo bisogno di passare un po' di tempo a semplicemente parlare con qualcuno. Ridere, scherzare, senza farmi nemmeno troppi problemi nell'esprimere la mia opinione riguardo a situazioni e persone.
<< Sai, ho avuto occasione di parlarti molte volte perché sai, Cameron non è esattamente la persona che lascia che io mi avvicini a te, però sei diversa da come ti immaginavo>> se ne esce fuori Nash, sentendosi leggermente in imbarazzo a dire una cosa del genere e mostrando questo suo imbarazzo spostandosi in avanti sul divano e irrigidendosi.
<< Sai, non sei la prima persona che me lo dice>> ammetto.
Sono state poche le persone che hanno avuto davvero modo di conoscermi per come sono io realmente, tutti tendono spesso a farsi la solita impressione della ragazza sfigatella che ha paura di relazionarsi con il mondo.
<< Non so perché, ma mi sono sempre immaginato una Sam chiusa in sé e, ammetto, anche chiusa solo in casa perché ha paura del mondo che c'è la fuori>> spiega.
<< Anche questo me lo sono già sentito dire>> cerco di alleggerire l'atmosfera sorridendo e ridendo alla cosa che ho appena detto.
<< Invece no, sei diversa>> dice, rendendosi subito conto del fatto di quanto la sua frase possa essere fraintendibile:<< In senso positivo ovviamente, sei diversa da come ti immaginavo in senso positivo>> mi fa sentire davvero bene vedere per la prima volta Nash Grier che si imbarazza per un qualcosa che ha detto.
Il pallido colore delle sue guance comincia ad essere sostituito da un tenero rossore che si diffonde lentamente su tutto il volto, mentre Nash sposta gli occhi azzurri da un mobile all'altro non sapendo che cosa guardare e si passa la mano tra i capelli che evidenzia il suo nervoso.
Non faccio nemmeno in tempo ad aprire bocca che in casa entra Cameron facendo una delle sue entrate plateali, ovvero sbattendo forte la porta d'ingresso. Arrabbiato. Ovvio.
<< Porca puttana in questa casa nemmeno le porte ormai si aprono come si devono>> entra in salotto gridando, ma si immobilizza non appena vede me e Nash nella stessa stanza:<< Che diamine ci fate voi due qui dentro?>>
<< L'ho invitato io a stare dentro ad aspettarti, non potevo lasciarlo da solo fuori in giardino>> prendo parola prima di Nash in modo tale che Cameron non se la prenda con lui per aver accettato una cosa che ho proposto io.
<< Sì, ora puoi anche andare>> mi dice, e io senza aggiungere altro mi alzo dal divano e, dopo aver guardato per l'ultima volta Nash, salgo le scale e corro in camera mia, pronta a passare uno dei miei soliti pomeriggi monotoni.
Pomeriggio tipico di Samantha Dallas: stendersi sul proprio letto, leggere per almeno dieci volte la frase 'dai a ogni giornata la possibilità di essere la più bella della tua vita', cercare di trovare qualcosa che mi potesse occupare un po' di tempo, alzarmi dal letto, andare davanti alla mia libreria e cercare un libro da rileggere, non ne ho di nuovi, e poi cominciare a studiare in modo da finire la giornata giusto post cena e poi poter passare il tempo a guardare una serie tv.
Niente uscite, niente amici, niente social, niente di niente. Non sono cose che fanno parte di me.
Prendo quindi uno dei miei libri e ricomincio da capo la storia, pronta a rivivere tutto quello che i miei amici hanno vissuto per mille volte nella mia testa. Ma non faccio nemmeno in tempo ad aprire la prima pagina che al piano di sotto sento la porta sbattersi per la seconda volta, seguito da una voce acuta che dice:<< Ciao amoree>>
Quella voce mi stordisce così tanto che perdo il controllo delle mie mani e il libro mi cade in faccia. La voce di Susan è così forte e fastidiosa che è in grado di arrivare fino al piano di sopra, nella mia stanza con la porta chiusa. Sono sicura che tutto il quartiere l'abbia sentita.
Sposto il libro dalla mia faccia e cerco di entrarci dentro con la testa, nella speranza di non sentire altre voci, ma è impossibile. Ogni tanto la voce di quella strega diventa talmente alta e acuta che sarebbe in grado di mettere in pericolo i timpani delle persone nel raggio di dieci metri da lei.
Decido quindi di scendere al piano di sotto e andare in cucina per preparami qualcosa da mangiare, penso che mettendo qualcosa nello stomaco e prendendo i tappi per le orecchie che ci sono nel bagno vicino al salotto, potrò passare un pomeriggio un po' più tranquillo.
Perciò esco dalla stanza e faccio ciò che mi sono posta di fare. Cosa più importante di questa mia missione, riuscire a non farmi notare da nessuno. Solitamente mi riesce sempre, tranne che con Susan. Non si sa perché, lei mi vede sempre.
Per mia grandissima sfortuna i ragazzi sono tutti e tre in salotto che stanno parlando, però passo accanto a loro senza che nessuno mi noti. Preparo la mia tazza di latte e cereali, prendo un vasetto di yogurt e prendo un respiro profondo prima di uscire di nuovo.
<< ... Esatto, una vita sociale, vero Samantha? Tu sai cos'è una vita sociale?>> dice Susan mentre mi vede passare dietro al divano.
<< Sì, Susan, so cos'è>> rispondo scocciata.
<< Non sembrerebbe. Di nuovo chiusa in camera tua a leggere uno di quei tuoi stupidi libri?>> domanda, pensando di far ridere e di fare la simpaticona.
<< Eh già, sai com'è. Leggere ti arricchisce qui>> dico indicando con l'indice la mia testa, volendole far capire che leggere arricchisce la propria cultura e il proprio cervello:<< Ma tu non sai nemmeno che cosa voglia dire, perciò discorsi inutili>>
La cosa più divertente? Vedere Susan che viene completamente zittita con cose che lei non sa altrettanto zittire. Una caratteristica di quella ragazza è il riuscire a insultare, ma il non riuscire a ribattere.
<< COSA?>> alza la voce e io mi tappo un timpano per evitare che mi esploda. Mi ricordo anche di essermi dimenticata i tappi per le orecchie.
Cameron le afferra le braccia e la tiene indietro mentre lei si dimena neanche fosse stata appena insultata pesantemente. Semplicemente, a Susan piace fare scena.
<< Appunto, ripeto, non puoi capire>> ogni tanto piace anche a me trovare divertente il fatto di controbattere a quello che dice.
<< Torna a rinchiuderti nel tuo mondo Samantha, nella vita reale si sta così bene senza di te>> insinua Susan.
Vorrei tanto essere in grado di far finta che quello che ha appena detto per me significhi nulla, ma in realtà fa davvero male.
<< Dici sempre le stesse cose, Susan. Sai che i libri aiutano a migliorare il vocabolario e a mettere in moto un po' di immaginazione>> rispondo con la voce che trema a causa del dolore che sento per quello che ha detto prima.
Nash lo capisce e mi guarda per controllare che io stia bene, ma cerco di non dare segno di niente. Mi muovo solo ad uscire da quella stanza.
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