44.
Quando arrivo a casa, riesco a vedere le luci del salotto e della camera di mio fratello ancora accese. Ho paura? Sì, ho paura di mettere piede in quella casa perché sono sicura che in un qualche modo dovrò parlare con Cameron. Cosa posso dirgli? Guarda, sono uscita con il tuo migliore amico e ho passato una bellissima serata, penso sia il ragazzo perfetto per me.
Mi vengono i brividi solo alla reazione che potrebbe avere nel sentire quelle parole uscire dalla mia bocca, potrebbe finire peggio di quella volta che ho quasi fatto amicizia con Carly e Susan... Mi ha detto su così tante cose brutte che ho fatto il possibile per allontanarle, ma questa è decisamente una storia che non mi va di ricordare.
Apro la porta dell'ingresso e la chiudo lentamente dietro di me. Per fortuna, il salotto è occupato da mia madre che sta leggendo un libro. Lei sapeva che sarei uscita, solo non con chi. L'ho tenuto segreto. Sa da anni della mia cotta per Nash, è stata la prima a dirmi di mettere da parte le mie paure e di lasciarmi trasportare dai miei sentimenti. Anche se questo potesse scatenare l'ira funesta di mio fratello.
« Com'è andata?» mi chiede lei, abbassando gli occhiali da vista e sorridendomi.
Lei sa. Ha capito molto bene.
« Bene » sorrido, senza nemmeno rendermene conto. É stato spontaneo.
« Si è comportato bene?»
«Sì, è davvero un bravo ragazzo » mi mordo il labbro al pensiero.
« Immagino Nash » risponde qualcuno che sta scendendo le scale, quel qualcuno ovviamente è mio fratello. Avrà sentito la moto di Nash, fa parecchio casino, o ci avrà visti dalla finestra. Lo sa solo lui:« Hai visto mamma? Samantha ha talmente poca vita sociale che deve venire a disturbare la mia uscendo con il mio migliore amico »
Cameron, come suo solito, non si astiene dai soliti commenti in mio sfavore. Non sa proprio controllare le sue emozioni, in particolare modo non dà nemmeno importanza a come quelle parole possano ferire gli altri.
« E cosa ci sarebbe di male in questo?» chiede mia madre a Cam.
« Cosa ci sarebbe di male? Con tutte le persone che ci sono in quella scuola, doveva uscire con il mio migliore amico. Sai quanto ci tengo alla mia amicizia con lui. Sai quanto non voglio che Samantha continui a far parte della mia vita. Non voglio che mi porti via le poche persone alle quali tengo per davvero » spiega.
« Non ti sto portando via nessuno. Nash non ti lascerà da solo »
« Ah no? Lo conosci così bene da poter dirlo con certezza? Sei Samantha, Cristo, solo lui sa... Ah, lasciamo stare che mi sto già rovinando la serata » alza la voce.
« Calmati Cam, stai ingigantendo una situazione che di per sé non ha nulla di grave. É bello che il tuo migliore amico voglia bene a Samantha. Dovresti essere il primo ad accertarti che si comporti bene con lei » dice mia madre.
« Non me ne frega niente di come si comporta con lei, mi importa che lei non mi metta contro il mio migliore amico con le sue stronza della favola del fratello che la odia e che la tratta male» risponde lui.
« Ah, sarebbe una favola? E come ti stai comportando con me, Cameron? Bene? Hai passato almeno un secondo della tua vita a pensare a come ti stai comportando con me, per poter dire che sto dicendo stronzate?» chiedo.
« Sì, Samantha, e ciò che sto facendo è solo tenerti lontana dalla mia fottuttissima vita. Non mi importa di altro. Fuori. F. U. O. R. I. » scandisce.
Più andiamo avanti con questa conversazione più sento il peso sullo stomaco che mi sto tenendo da anni appesantirsi ancora di più. Come si fa? Come si fa a non avere consapevolezza di sé stessi? Come si fa a odiare così tanto una sorella? Come faccio a non odiarmi io per ciò che sta dicendo?
« E come lo stai facendo, Cameron? Che comportamento stai avendo con me, anche in questo momento? Come mi stai facendo capire le cose?»
« Parlandoti, Samatha »
« Da sedici anni, non fai altro che dirmi solo su. C'è mai stata una sola volta in cui la mattina sei venuto a salutarmi e dirmi "buongiorno Sam"? O mi hai mai chiamata sorella? O mi hai mai detto, in una vita intera, che mi vuoi bene? Hai mai anche solo avuto l'interesse di sapere come stesse andando la mia vita? Mai. Quello che hai solo saputo fare ce l'hai esattamente davanti a te: gridarmi addosso. Dirmi che non va bene niente di me. E allora, come pretendi che io possa fingere che la nostra relazione sia una favola, quando non fai altro che rendermi la vita un incubo da quando sono nata?» Sì, sto piangendo a dirotto.
Sono parole e pensieri che mi sono tenuta dentro per tanto tempo. Non volevo che venissero fuori in questo modo, non adesso quando ho bisogno che Cameron stia buono per non cercare di mandare continuamente a quel paese la mia relazione con Nash, ma non ce l'ho fatta... Sono esplosa.
« E ti sei mai chiesta perché non ti ho mai rivolto tutte queste attenzioni? » dice facendo un passo verso di me:« Perché se la mia famiglia è andata a rotoli, è solo colpa tua»
« Cameron, vai subito in camera tua » lo rimprovera mia madre, alzandosi in piedi dal divano.
« Non è così, mamma?»
« Sono anni che ti ripeto sempre le stesse cose Cameron. Vai avanti e smettila di incolpare tua sorella, quando non ha sbagliato in niente nella sua vita soprattutto non nei tuoi confronti » gli dice chiaro e tondo.
« Ci mancherebbe altro che mia madre non tenesse la parte a Samantha » borbotta lui, andandosene via.
« Lo sai che ho ragione » insiste lei.
« Tanto sai quanto le importa di come mi comporto nei suoi confronti? Zero. É tutta scena» dice lui e poi girandosi verso di me:« Mi raccomando, adesso vai in camera tua. Fai la scenetta delle lacrime per cinque minuti, dormi e domani ricomincia la tua vita: facendo finta che non sia successo nulla e uscendo con il mio migliore amico » se ne va.
Mia madre mi abbraccia forte e mi stringe a sé:« Lo sai, tesoro, che non ha detto nulla di vero? Che sei stato uno dei doni più belli che io abbia ricevuto? Metterà la testa a posto, credimi, e se non lo farci penserò io»
« Non importa » mi asciugo le lacrime e mi vado a chiudere in camera mia.
Sono stanca di sentirmi dire su di tutto. Sono stanca di tutto. Voglio chiudermi nell'angolo della mia stanza, seduta per terra a piangermi addosso perché sì, è questo quello che faccio. Piango. Piango. Poi però mi rialzo.
Quando mi alzo la mattina, ho la testa che mi sta distruggendo. Sono andata a letto tardi e mi sono pure addormentata per terra, non proprio il massimo. Ma nonostante questo, indosso una delle mie felpe ed esco lo stesso di casa, con l'intenzione di andare a scuola e parlare con Nash.
Non mi sono preparata un discorso. Non so nemmeno che cosa gli dirò nel momento in cui lo vedrò. Non so se voglio chiudere definitivamente tutto con lui. Non so se voglio, invece, andare avanti perché so che Cameron proverebbe in tutti i modi a rendermi la vita impossibile sia a casa sia a scuola.
« Sam » mi saluta quando arrivo davanti al suo dormitorio. Gli ho chiesto di scendere giù qualche minuto prima del solito. Ha gli occhi ancora assonnati, vorrei tanto stringermi forte a lui e non lasciarlo più andare via.
« Nash » non riesco a trattenermi e sorrido.
« Va tutto bene? Che cos'hai?» mi chiede, sfiorando il mio volto con le dita:« Hai chiuso occhio questa notte? No aspetta... Non mi dire che Cameron...»
« Già» dico, facendo un passo indietro per allontanarmi dal suo tocco, non vorrei mai essere condizionata.
« Cosa ti ha detto?» chiede preoccupato.
« Senti Nash» comincio:« Anche se ho un rapporto inesistente con mio fratello e anche se so di per certo che se la situazione fosse invertita questa cosa non la farebbe mai nei miei confronti, non voglio in alcun modo che la vostra amicizia venga rovinata a causa mia. Vi conoscete da anni. E lui è convinto al cento per cento che se mai io e te dovessi decidere di avere una relazione, tu cominceresti a essere assente nei suoi confronti e credimi, se c'è una persona di cui ha davvero bisogno nella sua vita, sei tu » spiego.
« Sam adesso ascoltami tu. Lo sai che questo suo atteggiamento è egoista? Che si sta comportando in questo modo solo perché sei tu? Ci tiene a me, come io ci tengo a lui. Ma non per questo può impedirmi di uscire con sua sorella. É una decisione mia, non sua. Io, Nash Grier, voglio uscire con Samatha Dallas, sua sorella. Ti ho rincorso io questa volta, sono stato io a chiederti di uscire. E credimi che prima si metterà in testa che questa è una situazione che non può cambiare solo perché lo vuole lui, prima se la metterà via e si abituerà all'idea di noi due assieme. Lo conosco da anni, con lui o ti imponi o ti imponi, non ottieni niente arrendendoti alle sue idee. Non so se hai visto Cris? Non gliene lascia passare una, motivo per il quale lui la rispetta e, soprattutto, le dà ascolto. Devi farlo anche tu » mi dice lui, afferrandomi la mano e stringendola forte alla sua:« Non gli permetterò di portarti via da me, anche se è il mio migliore amico, perché non stiamo facendo niente di male. Non lo sto trascurando, non lo sto trattando male. Sono lo stesso Nash di sempre con lui »
Nash con il suo discorso è riuscito ad essere così convincente... E se la chiave per parlare con mio fratello fosse proprio quella di imporsi? Di non farmi mai mettere i piedi in testa? Non l'ho mai fatto in vita mia. Mi sono sempre lasciata dire tutto da lui e sono sempre stata zitta, non ho mai reagito... Reagire, reagire, reagire... L'unica parola che comincio a sentire nella mia testa. Forse Nash ha ragione.
« E ora vieni qui, smetti di fare la dura, e fatti di dare un bacio perché con il viso assonnato sei anche più bella del solito » mi afferra i fianchi e mi lascio un bacio sulle labbra.
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