34 | L'arrivo di palla di pelo
Sono passati due giorni dal mio compleanno. Due giorni che chiamo Kim, ma lei continua a non rispondermi. Due giorni che vorrei incontrarla, chiederle scusa, spiegarle come mi sento e dirle che mi manca da impazzire. Mi sarei messa anche in ginocchio, se fosse stato necessario.
Lillie è dell'idea che devo lasciarla sbollire per qualche giorno, dice che prima o poi sarà lei a cercare me, ma io ne dubito. Questa volta l'ho combinata grossa, non mi perdonerà tanto facilmente.
Affondo il viso nel cuscino e trattengo il respiro, sperando che arrivi presto una fine rapida e indolore.
La porta della mia camera si apre con un tonfo, facendomi sussultare. Non faccio in tempo ad alzare il viso che due corpi maschili si tuffano nel letto, ai lati del mio corpo.
«Piccola Dì» dicono all'unisono i miei fratelli, con fin troppa gioia nella voce.
«Lasciatemi in pace» brontolo, probabilmente in modo incomprensibile, perché torno ad immergere il viso nell'oggetto soffice che ho tra le mani.
Una dei due mi scosta i capelli, posizionandoli dietro l'orecchio sinistro. Il tocco è così delicato che non può trattarsi di Josh, così lo associo senza ombra di dubbio a Nate.
«C'è una sorpresa che ti aspetta» sussurra al mio orecchio, il mio gemello.
Le antenne immaginarie della curiosità si attivano, risvegliando in me una stato di allegria. Mi drizzo con la schiena e mi siedo al centro del letto, in modo da poter guardare entrambi.
Josh prova a trattenersi, ma so quanto lo diverte la mia curiosità. Assottiglio gli occhi per infuocarlo con lo sguardo e aspetto che si sciolga sotto la mia vista.
«Non mi guardare così, non ho fatto niente» borbotta poco dopo, incrociando le braccia al petto per fingersi offeso.
«Smettila di prendermi in giro» l'indice che gli sto puntando contro rafforza la mia minaccia.
«Quando la smettete, giù da basso c'è il tuo regalo di compleanno» ribadisce Nathan, accompagnando la frase con un'alzata degli occhi verso il soffitto.
Mi volto verso di lui che ha nuovamente attirato la mia attenzione.
«Da parte di chi?»
«Norah e zio Finn»
«E il tuo regalo dov'è?»
La curiosità mi sta divorando le viscere, ma piuttosto che scendere al piano di sotto per scoprire di cosa si tratta, preferisco torturare il mio adorato gemello con almeno tremila domande di base, poi possiamo aggiungerne altre cinquecento bonus.
«Ne avevi più bisogno tu»
«E questo cosa significa?» aggrotto la fronte, perplessa.
«Basta, Dì!» si solleva dal letto con uno slancio, «Quante domande! Ti basta scendere le scale per scoprirlo»
Josh rimane steso sul letto, dopo averlo sgridato è rimasto in disparte, assentandosi completamente con la mente. La parte peggiore arriva quando restiamo da soli, il suo viso si rabbuia ancora di più e posso notare come le sue iridi, solitamente di un verde brillante, si opacizzano.
Il suo atteggiamento mi mette in allerta, risvegliando sensazioni in grado di scombussolarmi lo stomaco.
«Che succede?» chiedo con un filo di voce, ma temo di conoscere già la risposta.
«Ho litigato con Ethan» dopo aver pronunciato quel nome è il silenzio ad avere la meglio, ma so che a breve sgancerà una bomba, «per te».
Ecco, appunto...
«E per quale motivo?» chiedo sulla difensiva, utilizzando un tono fin troppo tagliente per non avere colpe.
Mi sollevo dal letto e cerco con gli occhi una qualsiasi distrazione per non guardarlo in faccia. Così, mi ritrovo a sistemare i cuscini in modo compulsivo.
«Non voglio che lui faccia parte della tua vita» non avrei voluto nemmeno io, ma non si può comandare ai sentimenti...
Questa è la risposta che avrei voluto dargli, ma affondo gli incisivi nel labbro inferiore per trattenermi. Continuo nella mia missione di sistemare lo stesso cuscino più e più volte, ma il suo sguardo mi brucia ogni centimetro di pelle dove si posa, come a voler ribadire la sua posizione.
«È una persona pericolosa, ti metterà in pericolo e...»
Afferro lo stesso cuscino che sto sistemando da un quarto d'ora, lo stringo così forte da vedere le nocche scolorirsi.
La rabbia mi monta nel petto come panna montata, la sento camminare nelle mie viscere e fondersi con esse.
«E cosa, Josh?» sbraito, lanciando il cuscino dall'altra parte della stanza, «Vuoi dire che tu non mi metti in pericolo? Vi siete circondati delle stesse persone, causate gli stessi danni e siete perseguitati dagli stessi demoni!»
Mi volto a guardarlo per la prima volta da quando ha iniziato a parlare di Ethan. I suoi occhi sono sgranati, le sopracciglia sollevate e la fronte increspata dalla confusione.
Al contrario di lui ho le fiamme al posto delle iridi, bruciano ogni mia emozione e sono pronte a scoppiare in una bomba da un momento all'altro.
«Di cosa stai parlando?» scende a sua volta dal letto per raggiungermi.
«Non facevi parte anche tu della banda di Aaron?» ecco il mio attacco che lo fa barcollare per un piccolo attimo, ma subito dopo torna in sé.
«Io non ho fatto i suoi errori, non è la stessa cosa!» adesso urla anche lui.
Può strillare fino all'infinito, io non avrei rinunciato a Ethan. Ormai ho perso tutto ciò a cui tengo, mettermi contro mio fratello è l'ultimo dei miei problemi.
Prima o poi avrebbe capito, perché si tratta del mio Josh, il mio fratellone buono e protettivo. Lo stesso che mi coccola, ma al tempo stesso cerca di mettermi sulla giusta strada.
E so che questo suo comportamento è dettato dall'amore che nutre nei miei confronti, ma io non sono più una bambina e lui non può decidere con chi devo stare.
Nate spalanca la porta della mia camera, probabilmente non vedendoci arrivare o, peggio ancora, sentendo le urla.
Sento i suoi occhi addosso, ma io e Josh siamo troppo impegnati a fissarci in cagnesco per prestargli attenzione.
«Tutto bene?» chiede di punto in bianco.
«Sì» rispondiamo all'unisono io e Josh.
«Allora muoviti, Dì!»
Josh è il primo ad arrendersi, ma non abbassa lo sguardo, non lo fai mai. Vedo i suoi movimenti al rallentatore, come se fossi dentro ad un video da poter modificare a mio piacimento. Si volta e se ne va.
Tornerei volentieri indietro, riavvolgerei il nastro e cancellerei questa discussione che ha cambiato i nostri umori.
Appena resto da sola ne approfitto per vestirmi e cercare di non pensare a quanto appena successo con Josh.
È difficile, perchè gli voglio bene più di quanto ne voglia a me stessa e sapere che siamo in lite non mi fa stare bene. Le sue parole continuano a ripetersi all'infinito nella mia testa, anche mentre strattono il jeans per far sbucare il piede dall'estremità.
Decido di abbinarci una maglietta dell'Hard Rock Roma. L'ho comprata in Italia con la compagnia di Diego, il mio amico Italiano. Non lo sento da un po', l'ultima volta che ci siamo visti mi aveva promesso che sarebbe venuto trovarmi appena possibile, ma non si è ancora fatto vivo. Così, mi riprometto di scrivergli nel pomeriggio.
Scendo al piano di sotto con ancora la mente in subbuglio e lo stomaco sottosopra, i pensieri che si sono creati sono così densi da incastrarsi in ogni angolo.
Quando ho deciso di mettermi con Ethan ero a conoscenza di tutti i rischi che stavo correndo, ma le emozioni non si possono mettere a tacere.
Tutto ciò che è legato a quegli occhi blu cobalto è stravolgente, potente ed io non riesco ad immaginare di vivere nemmeno un giorno senza di lui. Solo il pensiero mi fa male al cuore, è un'opzione che non posso prendere in considerazione.
Tutti questi pensieri, tutte le liti dell'ultimo periodo, vengono rase al suolo appena i miei occhi si incrociano con quello che penso sia il mio regalo.
La mia bocca si spalanca in una grande O, mentre avverto gli occhi pizzicarmi, diventando subito lucidi. Sbatto le palpebre svariate volte, per cercare di mettere a fuoco l'immagine davanti a me, ma sono così felice che non riesco a realizzare.
«È...» provo a dire, ma non riesco a formulare una frase logica a causa dell'emozione.
«È tuo» zio Finn conclude la frase al mio posto e, al tempo stesso, mi dà la conferma che stavo aspettando.
Dentro di me sto saltellando come una bambina il giorno di natale, ma fuori sono bloccata come una pietra. Nate mi spinge con delicatezza, spronandomi ad avvicinarmi. Quel piccolo movimento ricollega il cervello al corpo, così avanzo lentamente, finché non sono abbastanza vicina.
Mi inginocchio e aspetto che sia lui a fare il primo passo nei miei confronti, non voglio in alcun modo spaventarlo. Ho letto su qualche rivista che il primo incontro è molto importante, può determinare il rapporto futuro.
Una piccola palla di pelo dal manto dorato, la coda sfreccia da una parte all'altra con tutta l'intenzione di far capire quanto sia contento. Il tutto è arricchito dalla sua espressione dolce, dai suoi occhioni marroni e dalle orecchie che solo a guardarle ti danno la sensazione di essere morbide come due nuvole.
Ci stiamo osservando attentamente e, quando meno me lo aspetto, zampetta in modo buffo nella mia direzione. Non noto nemmeno un piccolo cenno di paura, o di esitazione, un po' come se mi stesse aspettando.
Lo prendo in braccio con dolcezza e chiudo gli occhi per assaporare quell'attimo di serenità che mi è stata concessa.
Norah si è avvicinata, me ne accorgo solamente perché appoggia la mano sulla mia spalla per richiamare la mia attenzione.
«Sai, quando ho perso una persona cara, il mio amico a quattro zampe mi ha aiutata molto» dice con voce melodica, dolce, «Sono convinta che lui aiuterà te»
Le sorrido dolcemente, come a ringraziarla per le parole velate che ha utilizzato nei confronti dei miei genitori.
Dopo aver ricambiato il mio sorriso, indietreggia per ripristinare la giusta distanza di cui ho bisogno. La seguo con lo sguardo ed osservando con attenzione il modo in cui zio Finn la cinge per la vita con un braccio.
«È stata un'idea di Norah, spero tu sia felice.»
Appoggio delicatamente a terra il cucciolo di Golden Retriever, per poi correre da mio zio e affondare il viso tra le pieghe della sua maglietta.
«Potremmo stare a parlare fino a domani mattina,» sussurro piano, alzando lentamente il viso per incrociare i suoi occhi verde smeraldo, «ma non basterebbe per ringraziarti, per tutto quello che hai fatto e stai facendo per tutti noi»
Il sorriso dolce gli incornicia il viso, è un mix di tenerezza e commozione allo stato puro, come se non si aspettasse quelle parole da parte mia. Appoggia una mano sulla mia testa e con un braccio mi circonda il corpo, in una morsa dolce chiamata abbraccio.
«Oh, piccola Dì.» mormora piano.
Norah ci osserva in disparte per tutto il tempo, a parte quel piccolo gesto che ha fatto nei miei confronti, non si è mai intromessa.
La ringrazio per questo, perché nonostante io sia molto espansiva nel dimostrare il mio affetto, ho ancora bisogno di tempo per aprirmi con lei.
Dopo la morte dei miei genitori ho capito quanto la vita sia un filo sottile in cui siamo appesi, si può spezzare da un momento all'altro e farti cadere nel buio totale.
Ho realizzato che le persone non ci sono per sempre, le puoi perdere da un momento all'altro senza che tu possa fare nulla per impedirlo.
L'unica cosa che siamo costretti a fare è quella di affidarci completamente al destino. È per questo che sono ancora un po' distante nei suoi confronti, tutta colpa della fiducia che ho perso nella vita.
«Posso uscire a farlo vedere ai miei amici?» chiedo a zio Finn, unendo le mani a mo' di preghiera davanti al suo viso, «Ti preeeego»
Lui scoppia a ridere di gusto, divertito da come esce fuori la bambina che vive da sempre dentro di me.
«Come se mi chiedessi qualche volta il permesso»
«Lo prendo come un sì!» dico, voltandomi velocemente e, prima che possa cambiare idea, prendo tra le braccia il mio cagnolino.
«Diana,» la voce di zio Finn si fa seria.
Mi giro verso di lui come un robot e, sono sicura, di avere un punto di domanda disegnato sulla fronte.
«Questa sera abbiamo una cena di beneficenza a cui dobbiamo partecipare. Tutti.» marca con decisione l'ultima parola e indica i miei fratelli posti ai lati della porta, rimasti a spiarci per tutto il tempo.
«Ma queste cose non fanno per me!» mi lamento, curvando le spalle con fare sconsolato.
Mi immagino già con uno di quei vestitini super eleganti e la mia finezza simile ad un elefante in calore.
«Io ho da fare» interviene subito Josh.
«Se non vengono loro, non vengo neanche io» si unisce Nate, con un'alzata di spalle.
«Lo studio legale di famiglia è uno degli sponsor, i vostri genitori ne hanno sempre fatto parte, quindi pretendo che ci siate tutti» conclude zio Finn, con un tono che non ammette.
Dopo un attimo di silenzio, ci ritroviamo ad annuire in un modo del tutto meccanico, nessuno osa contraddirlo. Quando zio Finn indossa la sua maschera da "uomodifamigliasevero", non c'è modo di fargli cambiare idea. Lo so io, lo sa Josh e lo sa anche Nathan.
«Posso andare?» chiedo con un filo di voce.
Lo sguardo dello zio si addolcisce subito, probabilmente rendendosi conto di essere stato troppo duro. Dietro di lui, Norah, non muove un muscolo, si limita ad ascoltare.
Quando si accorge che la sto fissando, mi fa un occhiolino complice, come a voler alleggerire l'aria.
«Sì, Dì, ma per le otto di questa sera vi voglio tutti pronti.» ribadisce ancora una volta, ma questa volta conclude la frase con un sorriso.
Annuisco ancora una volta, prima di tornare a rivolgere il mio sguardo alla porta. I miei fratelli sono già spariti chissà dove.
«Adesso, palla di pelo, ti porto nel mio posto preferito, magari riesco a trovarti un bel nome» gli accarezzo la piccola testolina, affondando le dita tra i peli morbidi del suo corpo.
Non so dire se mi ha capito, ma i suoi occhietti mostrano una gioia immensa. A darmi la conferma è la sua lingua che si è catapultata sulla mia guancia, umidificandola in dimostrazione del suo affetto. Scoppio a ridere di gusto e lo stringo contro il mio corpo con tutto l'amore di cui sono in possesso.
Solitamente raggiungo la spiaggia con lo skate, ma questa volta dovrò accontentarmi delle mie gambe.
Nonostante sia un cucciolo il suo peso a lungo andare si fa sentire ed inizio ad avvertire le braccia indolenzirsi.
In genere, la prima cosa che faccio, quando raggiungo la spiaggia, è quella di togliermi le scarpe e le calze per entrare in pieno contatto con l'oceano.
Invece oggi mi limito a lasciare libero la piccola palla di pelo che scodinzola felice ad ogni passo, osservando ogni suo movimento. A furia di annusare in giro, distratto dai mille odori nuovi che lo circondano, si riempie il musino di tanti piccoli granelli di sabbia.
Mi avvicino per pulirlo, ma non ho calcolato che si tratta pur sempre di un cucciolo e interpreta il mio gesto come un gioco. Così, negli attimi a seguire, ci ritroviamo a correre. O meglio, io sto inseguendo lui con la speranza di acciuffarlo.
È così piccolo che fatico a credere di quanto sia in grado di andare veloce, le sue zampette si muovono sincronizzate e sicure.
«Palla di pelo!» urlo con tutta la voce che ho in corpo, cercando di apparire abbastanza autoritaria, «vieni subito qui!»
Nel rincorrerlo sollevo molta sabbia alle mie spalle, qualche bagnante mi urla dietro e, sono sicura, mi stiano anche maledicendo. Mi scuso imbarazzata con un cenno della mano, non posso fermarmi per farlo come si deve, devo recuperare ad ogni costo la mia bestiolina.
Il sole del mattino picchia forte, ad ogni passo che faccio il calore mi riempie le guance. Sono così accaldata che a breve sarei svenuta davanti a tutti.
Poi, finalmente, palla di pelo si ferma tra le gambe accovacciate di un ragazzo. Quest'ultimo non sembra per nulla infastidito, anzi, accoglie l'affetto che è in grado di dimostrare una bestiolina così piccola.
«Ethan, ma cosa stai facendo?» urla un altro ragazzo alle sue spalle.
Sono cosi sollevata che si sia fermato che solo quando sento quel nome i miei occhi si catapultano sulla persona stessa.
Tatuato, muscoloso, capelli accuratamente rasati ai lati e il ciuffo lungo che gli ricade sul viso, coprendone la maggior parte. La barba corta gli incornicia il viso dai tratti angelici e l'anellino sul naso fa un piccolo scintillio causato dai raggi del sole.
È il mio Ethan...
Dentro il mio cuore scoppiettano scintille di felicità che si sciolgono sulle sue pareti, mentre uno sciame di farfalle si prende in prestito il mio stomaco.
L'ultima volta che ci siamo visti, al mio compleanno, non siamo riusciti a vivere a pieno le sensazione che ci hanno stravolto la vita.
Ero a pezzi, distrutta dal continuo pensiero che mi ricordava di aver perso una delle persone più importanti della mia vita. Ma ora sono pronta. Pronta a rivelare al mondo intero che Ethan Miles ha reso luminoso il momento più buio della mia vita.
Faccio un passo in avanti, pregustando l'abbraccio che sogno di ricevere da diversi giorni, ma vengo bloccata da uno sguardo glaciale. E non parlo del colore delle sue iridi, facilmente scambiate per due cubetti di ghiaccio. Bensì, del modo gelido in cui i suoi occhi si posano su di me, congelando ogni battito d'ali presente nello stomaco.
Sono così brutta oggi?
È questo che mi domando, quando il suo sorriso rivolto al cagnolino viene spento dalla mia visione. Rimango con un piede in avanti affondato nella sabbia e uno indietro, con la confusione a far da padrona nel mio cervello.
Jared non si è ancora accorto di me, ma si è avvicinato abbastanza al suo amico da scoprire cosa lo tiene così occupato. Il ragazzo che mi stravolto la vita si solleva con movimenti fluidi e, con un semplice gesto del capo, sposta i capelli, scoprendo le sue bellissime iridi blu cobalto.
Anche da qualche metro di distanza riesco a vederne i dettagli, piccole sfumature di vari azzurri si intrecciano, brillando sotto la luce dei raggi solari.
«Ma è bellissimo! Dove lo hai trovato?» sento dire da Jared, ma non ha bisogno di ottenere una risposta, perché gli basta seguire lo sguardo di Ethan per trovarmi.
«Ciao piccola Dì» la voce squillante di Jared mi fa risvegliare dallo stato di torpore in cui mi trovo, ne approfitto per spostare il mio sguardo su di lui, «è tuo?»
Annuisco con meno convinzione di quanto vorrei, la reazione di Ethan nei miei confronti mi ha destabilizzato così tanto da non riuscire a controllare il mio corpo.
«Scusatemi, palla di pelo deve ancora capire i comandi» allungo le braccia per riprendermi il mio amico a quattro zampe.
«L'hai davvero chiamato palla di pelo?» Jar cerca di intavolare una conversazione, a differenza mia che non vedo l'ora di allontanarmi. Sta cercando di trattenere una risata, ma gli si legge in faccia che sta ridendo sotto i baffi.
«È solo un nome provvisorio, devo ancora sceglierlo» rispondo, mettendo una ciocca di capelli dietro l'orecchio per camuffare l'imbarazzo.
«Noi stavamo andando a bere qualcosa al chiosco sulla spiaggia, vuoi venire?» mi invita Jared, finendo la frase con un sorriso amichevole.
«Beh..» provo a dire, ma Ethan mi interrompe, lasciandomi completamente di stucco.
«No, stava andando.» senza nemmeno guardarmi, afferra gli occhiali da sole che sono incastrati sullo scollo della maglietta e li indossa.
Sguardo gelido, tono di voce stizzito, mascella rigida e sorriso spento. Questo è quello che mi riserva Ethan Miles dopo essermi aperta a lui, come non avevo mai fatto con nessuno.
«Grazie per l'invito Jar, sei stato gentile» dico, cercando di nascondere la delusione che lotta per uscire, «magari quando avrai degli amici meno stronzi»
Non perdo nemmeno tempo a dare ulteriori spiegazioni, li supero e proseguo la mia camminata sulla spiaggia. Quando mi allontano sento dire un "Ma che ti è preso?!" da Jared, ma il rumore del mio cuore che si spessa fa troppo casino per prestare attenzione alla risposta.
• Angolo Hopeless •
Ciao a tutti ❤️
Come amante dei cani non potevo non aggiungerlo in questa storia.
Riescono a donarti un amore immenso, aiutandoti a superare qualsiasi dolore. Lo so per esperienza... e sono convinta che aiuterà la nostra Diana!
Come lo chiamerà?
Spero non palla di pelo 😂
Coooomunque, volevo inoltre comunicarvi che domani parto per circa una settimana, quindi è probabile che per il prossimo capitolo ci vorranno un po' paio di settimane.
Spero di riuscire a pubblicare prima💕
Buon fine anno a tutti voi, spero con tutto il cuore che il nuovo anno vi regali tante sorprese stupende!❤️
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