31 | Appartenenza (parte 1)
Diana
Esco dal mio bagno privato con ancora l'asciugamano addosso e i capelli zuppi d'acqua, così tanto da creare una strada di gocce alle mie spalle.
Proprio quando sto per indossare la mia solita maglia larga per la notte, un rumore sul balcone cattura la mia attenzione.
Mi pietrifico e trattengo il respiro, incatenandolo nei miei polmoni, come se questo bastasse a placare la mia ansia. Un susseguirsi di battiti accelerati e bruciore dei polmoni che richiedono ossigeno in modo disperato.
La maniglia si muove e soffoco un urlo, in preda al panico.
Solo quando vedo la sua chioma bionda sbucare dalla partafienstra che il mio corpo si rilassa, portandomi a sospirare.
«Lo sai che esistono le porte?» domando a voce bassa, sperando che nessuno mi senta.
«Troppo banale» replica lui, con lo stesso sorrisino malizioso che mi ha fatto perdere la testa.
Non perdo altro tempo, corro verso di lui e gli afferro il viso tra le mani, prima di premere le labbra contro le sue.
Siamo stati così distanti nell'ultimo periodo che il bisogno del suo calore è l'unica cosa di cui ho bisogno. La cosa strana è che il mio corpo lo riconosce subito, sembra quasi non sia passato nemmeno un minuto dall'ultima volta che le nostre bocche si sono incrociate.
Nel mio stomaco avverto fin da subito le farfalle svolazzare, creano scintille ad ogni battito d'ali che mi fa tremare le gambe.
Ho letto tanti romanzi nel corso della mia vita, ma non mi sarei mai immaginata di provare le stesse sensazioni che provavano le protagoniste in quelle pagine.
Eppure, una chioma bionda, un corpo tatuato e due occhi blu cobalto sono in grado di farmi salire sulle nuvole.
I suoi polpastrelli premono contro la mia schiena, fino ad arrivare ai miei glutei che afferra per sollevarmi terra.
Sono nuda, sotto l'asciugamano non indosso nemmeno l'intimo, ma non mi interessa.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea senza nemmeno parlarmi?» sussurra contro le mie labbra.
Si stacca giusto il tempo per farmi la domanda, ma non ho nemmeno il tempo di rispondere che la sua lingua torna ad insinuarsi nella mia bocca.
«Ho visto Kim in spiaggia, una ragazza della nostra scuola ti segue per darle informazioni» gli do un altro piccolo bacio a stampo prima di continuare, «e ho capito di aver frainteso. Mi dispiace tanto»
Una sua mano mi accarezza il viso dolcemente, mentre le nostre iridi si legano, senza nemmeno rendercene conto ci abbandoniamo al nostro destino.
«Dispiace a me, avrei dovuto spiegarti tutto subito» con un piccolo movimento mi fa tornare con i piedi a terra, «però adesso vestiti, mi faccio perdonare»
Quando mi ha detto di vestirmi immaginavo che mi avrebbe portata nel suo posto preferito, ormai nostro.
Non abbiamo avuto bisogno di spiegarci quello che era accaduto alla gara, in un modo o nell'altro mi fidavo di lui. Volevo credere alle mie sensazioni, ancora una volta.
«Dai Dì, buttati» dice esasperato, mentre gesticola con le mani per incitarmi a lanciarmi nel vuoto.
«Facile parlare quando sei già con i piedi sulla sabbia» mi lamento, sbattendo un piede sulla roccia in cui mi trovo, proprio come farebbe una bambina.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dall'aria umida di San Diego e, come ogni volta, le sue mani sono pronte ad afferrarmi.
«Te l'ho già detto» il suo respiro caldo mi solletica il collo, «non ti farò cadere, mai.»
I miei occhi si immergono nello spettacolo che mai mi sarei sognata di vedere.
Un telo enorme è poggiato sulla sabbia, a pochi metri dalle onde dell'oceano. Su di esso è presente un secchiello con uno champagne e, vicino al secchiello, dei flûte.
Intorno al telo sono state poste delle lucine che, in piena notte, sembrano tante piccole stelle.
Mi avvicino lentamente, al contrario del mio cuore che sembra stia facendo una maratona.
«Ethan...» so che si trova alle mie spalle e, appena mi giro, lo trovo a spostarsi continuamente il ciuffo biondo in un gesto di nervosismo, «non ti facevo un tipo romantico»
«Non lo sono, infatti» non perde tempo a puntualizzare, come se lo avessi appena insultato.
Le mie sopracciglia si inarcano in modo automatico, sorpresa.
Ad un tratto, mi sorpassa per sedersi sul telo, posizionato in un modo così preciso da confermare la sua mania di perfezionismo.
Mi posizioni accanto a lui. Siamo circondati da una nube di silenzio carica di parole che non abbiamo bisogno di pronunciare, un po' come se le nostre menti fossero collegate e stesso già facendo un discorso tutto loro.
So quanto sia costato ad un tipo come lui fare un gesto del genere ed è la cosa che più me lo fa apprezzare.
Afferra la bottiglia di champagne e aspetta qualche secondo che le gocce d'acqua finiscano di cadere nel secchiello, pieno zeppo di ghiaccio.
«Tre, due...» Guarda l'orologio che tiene al polso, non capisco cosa stia facendo, «Auguri, piccola Dì!»
Il rumore del tappo vibra intorno a noi. È proprio in quel preciso istante che mi rendo conto che ci sono emozioni che possiamo cercare di evitare, utilizziamo tutte le armi in nostro possesso per sfuggirgli, solo per paura.
Esse, però, non si arrendono e si fanno più insistenti. Alla fine, in un modo o nell'altro, siamo costretti ad arrenderci, permettendogli di invadere completamente ogni cellula del nostro corpo.
E le mie cellule sono invase completamente dalle emozioni che mi trasmette Ethan Miles, come mai nessuno prima d'ora.
«Come lo sai?»
«Ho i miei informatori» mi fa un occhiolino, facendo tremare quel che resta del mio cuore.
Versa lo champagne nei flute, li riempie così tanto che alla fine la schiuma trabocca dall'orlo e si ritrova con le mani bagnate. Entrambi ridiamo, forse come non ci siamo mai concessi di fare.
Passiamo l'ora successiva a bere champagne, a ridere e scherzare. Sono felice, spensierata. Questa volta mi oppongo contro i sensi di colpa, non li lascio vincere.
Anzi, mi godo ogni attimo di quel momento. Tatuo nella mia mente il suo sorriso, il suo sguardo penetrante e le sue carezze dolci, come se avessi paura che tutto sarebbe potuto finire da un momento all'altro. Ancora una volta.
È strano come può diventare quasi scontata la fine di una storia che in realtà non ha una fine. Sempre circondati da persone che non vedono l'ora di metterci i bastoni tra le ruote, provano ad ingolfare i meccanismi del nostro cuore.
Sono certa, però, che finché lotteremo con le unghie e con i denti avremo sempre una possibilità.
Mi appoggio con la schiena contro il suo petto, mentre fissiamo incantati lo spettacolo che ci dona l'oceano.
«Con Kim è davvero finita quella sera, alla casa sul lago intendo»
«Non importa, Ethan... non ne voglio parlare» la mia voce esce dalle labbra come un flebile sussurro, ho paura che questa conversazione rovini il momento perfetto che si è creato.
«Ho bisogno che tu mi ascolti, invece» replica con sicurezza, mentre il suo braccio mi circonda la vita per stringermi di più contro il suo corpo, «Facevo parte della banda di Aaron, insieme a tuo fratello Josh, a Jared e ad Alec, da sempre uno dei miei migliori amici, finché non ha deciso di voltarmi le spalle»
Avevo capito che tra lui e Alec ci fosse un trascorso, ma non avrei mai immaginato che avessero un legame così forte.
«Cos'è successo?» chiedo con la voce tremante, perché la paura della risposta mi sommerge fino alla fronte.
«Ho commesso degli errori e Josh e Jared hanno preso le mie parti, decidendo insieme di uscire dalla banda senza il consenso di Aaron. Sapevamo che quel consenso non sarebbe mai arrivato, perché una volta che entri in quel giro non ne puoi più uscire» si blocca un attimo per poter fare un respiro profondo, capisco che quella confessione gli richiede più energia di quanto pensasse, «ho conosciuto Kim a una festa mentre voi tre fratelli Lewis eravate in Italia. Sapevo già chi fosse e l'ho usata per sopravvivere»
«In che senso?»
«Ti ho già detto che Aaron mi vuole morto» mi ricorda, come se fosse una cosa del tutto normale, «Lei è la nipote, finché fossi stato con lei, avrei avuto la certezza di farla franca. Aaron tiene troppo a Kimberly per spezzarle il cuore in questo modo. Quando mi hai visto accarezzarle il viso alla gara, in realtà, per lei è stato uno schiaffo dolce. Le stavo dicendo che non mi importava più di chi fosse e di cosa potesse causarmi»
Mi fa voltare nella sua direzione e, quando i nostri occhi si incrociato, mi rendo conto del perché di quel cambiamento di posizione, ha bisogno che i nostri occhi entrino in contatto.
«Il mio piano stava procedendo a gonfie e vele» le sue parole mi accarezzano l'anima, proprio come le sue mani accarezzano il mio corpo, «finché non sei arrivata tu»
Deglutisco, prima di porre la domanda che ha iniziato ad infestare la mia mente.
«Cos'è cambiato?»
«Tutto» dice inizialmente, osservandomi attentamente con quei diamanti blu che si ritrova al posto degli occhi, «Ho cercato in tutti i modi di starti lontano... ma la tua risposta tagliente era sempre pronta a trafiggermi, il tuo lato dominante che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno è la cosa che più mi attrae di te, il tuo sorriso sincero che sfocia sulle tue labbra raramente e... Dio, Diana, io non ho mai sentito il mio cuore battere così forte per qualcuno. Non sapevo nemmeno di averlo un cuore, prima di conoscerti... sei stata tu a dargli vita»
«Ethan...» le lacrime mi offuscano la vista, le emozioni sono così intense che non riesco a trattenermi.
Infila la mano in un sacchettino accanto a lui, non mi ero nemmeno resa conto che ci fosse fino a quel momento.
Estrae una rosa lilla stabilizzata, appoggiata sulla sabbia e circondata da una piccola teca che le fa da protezione.
«Questo è un piccolo pensierino per il tuo compleanno e per ricordarti di questo momento»
«È bellissima» dico con la voce rotta dall'emozione.
«Il colore lilla simboleggia il colpo di fulmine, proprio quello che tu sei stata per me»
A questo punto, ormai, le lacrime mi rigano il viso, una dietro l'altra, senza sosta. Sono così felice da non riuscire a fermarmi.
Un po' per tutte le dimostrazioni che mi ha dato Ethan questa sera, un po' perché finalmente si è aperto con me, concedendomi una parte di verità.
Ho il cuore leggero, quasi come se stesse fluttuando tra le nuvole.
Mi protendo verso di lui e premo le labbra contro le sue, lasciando che sia lui a guidarmi in un bacio più intenso. Un bacio che racchiude tutto quello che abbiamo vissuto, tutte le sensazioni che ci hanno travolto, senza che noi lo abbiamo chiesto. Un bacio che ci lega, proprio come i fili del destino che da sempre sono i padroni della nostra storia.
Mi sollevo di scatto e resto qualche secondo a fissarlo con aria di sfida, prima di voltarmi e iniziare a correre lungo la riva. L'acqua fredda mi colpisce i piedi, rendendo tutto ciò più reale.
«Ma dove vai?» mi urla Ethan, nel tono della sua voce riconosco un pizzico di confusione.
«Prova a prendermi!»
Lo sento correre dietro di me, ad ogni passo che faccio mi rendo conto che è sempre più vicino. Aumento la velocità al massimo delle mie capacità, ma le sue gambe lunghe mi raggiungono in poco tempo.
Mi sento afferrare dalla vita e mi sfugge un gridolino sorpreso, mentre il vuoto che avverto sotto i piedi mi danno la conferma di essere stata sconfitta.
«Ma non è giusto!» mi lamento, ciondolando con i piedi nel tentativo vano di svincolarmi dalla sua presa.
«Non avresti dovuto allontanarti da me senza il mio permesso» il suo ha tutta l'aria di essere un rimprovero, ma la dolcezza che si mescola alla sua voce lo tradisce in pieno.
Si avvicina con decisione all'acqua dell'oceano e ci metto qualche secondo a captare le sue intenzioni.
«Ma sei pazzo? L'acqua è gelida!»
«Scalderò ogni centimetro del tuo corpo, non ti preoccupare» le sue parole mi fanno incendiare le guance, perché fanno nascere dentro di me immagini proibite ai minori.
Alla fine mi arrendo, quanto Ethan si mette in testa qualcosa è difficile fermarlo. Accolgo l'acqua che mi accarezza i piedi, nonostante mi colpisca come tanti piccoli aghi che si infilzano della carne.
La parte peggiore arriva quando Ethan si lascia cadere e veniamo completamente inghiottiti dal blu dell'oceano. Ho così freddo che mi manca il respiro, un po' come se l'acqua mi opprimesse la gabbia toracica e mi impedisse di respirare.
Riemergo dall'acqua con la bocca spalancata in una ricerca disperata di ossigeno.
«Sei pazzo!» urlo con tutta la voce che ho in gola.
«Hai ragione» i nostri occhi entrano in collisione, portandomi in un mondo parallelo tutto nostro, «Sono fottutamente pazzo di te»
Mi circonda il viso con le sue mani grandi, trascinandomi con decisione verso di sé. Le nostre bocche si cercano, si trovano e si uniscono alla perfezione.
Non ho più bisogno di ossigeno ora, perché lui è tutto ciò che più si avvicina ad esso. Mi lascio travolgere dallo tsunami di quelle sensazioni, le accolgo come se non potessi più farne a meno. Ed in parte è così, perché per una volta riesco a non pensare a tutto il dolore che ho dovuto affrontare. Per una volta sono felice, felice davvero.
Mi spinge con delicatezza verso la riva, ma perdo l'equilibrio e cado all'indietro, con il suo corpo sul mio. La sabbia si incastra tra i miei capelli, mi solletica il corpo, ma l'unica cosa su cui riesco a concentrarmi è quello che sta avvenendo dentro di me.
Il mio corpo esplode di calore, formato dall'unico desiderio che possiedo.
«Voglio tutto di te, Ethan» sussurrò a fior di labbra, appena ne ho l'occasione.
I nostri sguardi si legano, proprio come i fili dei nostri destini che si fanno mano a mano più forti, Indistruttibili.
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