16 | Marchio indelebile

Diana

«Non vede l'ora di vedere Ethan» la prende in giro Lillie, beccandosi uno sguardo di fuoco da parte di Kim.

Prendo Lillie sotto braccio, proteggendola dall'ira di Kim, mentre la raggiungiamo. Riprendiamo a camminare lungo il percorso formato dalle lanterne, circondate dall'incantesimo del bosco.

Kim ha un vestito aderente che le arriva a malapena a metà coscia, disegnandole il fisico mozzafiato. Nemmeno quello riesce a fermare la sua camminata lesta, è costretta ogni due per tre ad abbassare la stoffa sulle gambe, ma riesce ad apparire elegante anche in questo caso.

Io e Lillie non riusciamo a starle dietro e, in breve tempo, torniamo ad essere distanti. Il percorso che stiamo seguendo sembra non terminare mai, ma più ci addentriamo nel bosco, più l'aria di festa inizia a farsi sentire. Manca ormai poco all'entrata del piazzale, riesco a scorgerlo tra gli alberi fitti che ci accerchiano.

La musica aumenta ad ogni passo che facciamo e la voce dei ragazzi risuona tra il bubolare dei gufi; mimetizzati perfettamente tra le cavità degli alberi grazie al loro piumaggio.

Lillie mi sta raccontando di come sta procedendo la frequentazione con Nathan. Normalmente, con le persone che non conosce o con cui non ha confidenza, è timida e dice a fatica due parole. Invece con me e Kim riesce a diventare logorroica, scaraventandomi addosso un milione di parole a cui non riesco a stare dietro.

Cerco di non perdermi nemmeno un dettaglio e sono cosi concentrata da non rendermi conto di quello che mi circonda, o meglio, di chi. Una mano mi afferra per il polso, con un semplice strattone mi fa finire contro il suo corpo.

Ethan...
È nascosto dietro ad un albero, con la schiena appoggiata ad un tronco. Il mio corpo preme contro il suo, a causa del suo braccio che mi circonda la vita e non mi lascia via di fuga. Il mio cuore perde un battito, forse anche due, ma in poco tempo recupera tutte le pulsazioni di questa vita e della prossima.

Le nostre iridi si incatenano, come ogni volta che i nostri sguardi si incrociano. Il mio petto si alza e si abbassa freneticamente, sfregando contro il suo, provocando dentro di me una sensazione velenosa che mi avrebbe sicuramente uccisa. Si affretta a posizionare una mano sulle mie labbra, premendo su di esse in un modo delicato che non gli appartiene.

Il mio sguardo corrucciato denota tutta la stizza che provo nei suoi confronti, ma dal ghigno divertito che gli ricopre il volto capisco che non è minimamente risentito. Più le nostri iridi si legano, più fatico a mantenere sotto controllo la tachicardia. Ogni pezzo del puzzle prende il suo posto, rendendo questo incontro tremendamente giusto. Ma non lo è. È sbagliato da far schifo.

Rompe il discorso che i nostri occhi stanno avendo, lasciando volteggiare parole non dette nell'aria, solo per girarsi verso Lillie. Sento le guance prendere fuoco e le gambe sciogliersi come burro. Un po' perché sono stata beccata in flagrante da Lillie, un po' perché vorrei sparire nel nulla, come cenere al vento.

Sono così imbarazzata da avere la sensazione che ogni muscolo sia atrofizzato, così decido di restare immobile a fissare i suoi movimenti. Le labbra carnose si schiudono, lasciando uscire un flebile "shhh" per incitare la mia amica dai capelli ramati e voluminosi a non farsi scoprire.

Immagino l'espressione accigliata di Lillie, le domande che le iniziano ad infestare la mente e che sicuramente mi avrebbe posto una volta sole.

«Dov'è Diana?» la voce squillante di Kim fa tremare qualsiasi convinzione di non essere scoperta.

Come faccio a trovarmi sempre in situazioni come questa senza nemmeno volerlo?

«Ehm...» Lillie ha la bocca impastata, ancora sconcertata dalla visione con cui i suoi occhi verdi si sono scontrati. Il rumore delle foglie che si muovono mi fanno intuire che Kim si sta avvicinando ed inizio a temere che il mio cuore non è in grado di reggere simili emozioni. Gli occhi di Ethan tornano a puntare i miei, regalandomi una serenità che non dovrei provare, che non merito.

«Deve fare pipì, ha detto che ci raggiunge» si affretta a dire Lillie.
«Nel bosco?» domanda Kim, dal tono della sua voce capisco quanto sia allibita.

La immagino mentre solleva il sopracciglio scuro e la fronte leggermente corrucciata per esporre tutta la sua perplessità.
«Dai, iniziamo ad andare che il tuo Ethan ti sta aspettando!»

Con la coda dell'occhio vedo la massa ramata di Lillie volteggiare nell'aria, spingendo Kim giusto in tempo per non farci scoprire. Il suono delle loro voci si allontana e riesco a rilassare i nervi, ma dura poco: la causa dei miei mali mi tiene stretta tra le braccia.

«Non ti è bastato far venire i dubbi a Leon, adesso anche a Lillie?!» sputo fuori, non appena la pressione della sua mano sulle mie labbra si affievolisce, «Chi sarà la prossima, Kim?»

«Cosa ci fai a una delle mie feste?»
Non perde tempo a giustificare il suo comportamento. Non gli importa dei problemi che causa agli altri o di quanto le sue azioni mettano a rischio le relazioni delle altre persone. A lui importa solo ed unicamente di sé stesso.

«Forse perché hai invitato Kim, razza di idiota?!»
La rabbia investe il mio autocontrollo, invade ogni mia cellula e mi fa perdere quella piccola sfumatura di razionalità che mi appartiene. Non riesco comunque a staccarmi dal suo corpo, la sensazione contrastante che mi circonda, mi incita a godermi quel pizzico di calore.

«Non eri costretta a venire» dice con voce roca, inarcando entrambe le sopracciglia, «Inizio a pensare che ti piaccio sul serio»

Quelle parole mi donano la giusta forza che mi serve per allontanarmi da lui con uno scatto. Assottiglio gli occhi in due piccole fessure e lo osservo attentamente, prima di puntargli l'indice contro.
«Stammi lontano, Ethan. Non te lo dirò una seconda volta»

Senza dargli il tempo di replicare, torno nel percorso segnalato sui tronchi per arrivare alla festa, ormai a pochi passi di distanza. Il bosco, come location, scelta da mio fratello e i suoi amici, è davvero incantevole. La quiete della notte circonda il luogo, alcuni spicchi di luce della luna attraversano gli alberi e rendono l'atmosfera magica. Forse è per questo che hanno deciso di non aggiungere altre luci artificiali, ma solamente un falò al centro del piazzale naturale.

Nell'angolo a destra c'è un piccolo bar improvvisato e mi da l'idea di essere ben fornito a livello di quantità, ma non di scelta. Infatti, ha un cartello appeso che segnala i tre cocktail a disposizione per la serata. Il piazzale è pieno di ragazzi, l'età media è quella di mio fratello Josh. Sono tutti intenti a ballare, a bere e a chiacchierare.

«Che diavolo significa quello che ho visto?» la voce di Lillie, che normalmente è dolce e melodica, mi assale. Mi afferra per un braccio e mi obbliga a girarmi nella sua direzione.
«Dov'è Kim?»
«È andata a prendere da bere» nei suoi occhi si manifesta un cipiglio increspato, un mix di disgusto e sorpresa, «Quindi?»

«Non ora, Lillie. Non qui» mi passo una mano tra i capelli, guardandomi intorno per paura che qualcuno possa sentirci, «prometto che domani ti racconterò tutto»

È sul punto di controbattere, ne sono sicura, ma alla fine cede alla mia supplica e incurva le spalle, sconsolata.

«Ragazze! Ho preso un gin tonic anche per voi!» strilla Kim, avvicinandosi a noi con tre bicchieri colmi fino all'orlo, «ho fatto mettere più gin, ovviamente»

Scrollo di dosso i pensieri e afferro il bicchiere che mi sta porgendo Kim con un sorriso tirato a disegnarmi le labbra. Mi lascio trasportare tra le note di una canzone, mentre sorseggio il drink offerto dalla mia amica. Per quanto gli alcolici non mi facciano impazzire, perché detesto non avere il controllo delle mie azioni, questa è la serata delle trasgressioni.

Ho voglia di avere la testa leggera, di non avere la capacità di giudicarmi e incolparmi in continuazione. Voglio solamente essere una ragazza liceale, spensierata, che si gusta una stupida festa con le sue amiche. Niente di più.

È con questo pensiero che ingurgito anche il secondo gin tonic. E il terzo. Non mi serve una quantità industriale di alcol per ottenere l'effetto desiderato, anche se, a dir la verità, il barista dietro il bancone ha fin da subito allungato la quantità di gin.

Tra il secondo e il terzo cocktail ho già perso di vista Kim, ma la mia mente, seppur annebbiata dall'alcol, è a conoscenza di dove potrebbe trovarsi in questo momento. Non ho il diritto di innervosirmi, eppure succede. Basta una piccola immagine nella mia testa, della mia migliore amica avvinghiata al corpo di Ethan, che il mio cervello va in cortocircuito.

Chiudo gli occhi e ondeggio i fianchi a ritmo di musica, grazie all'alcol ho quasi la sensazione di riuscire a modulare la frequenza cardiaca e di riuscire a rilassarmi attraverso la melodia. Lillie non mi molla un secondo, resta al mio fianco e controlla ogni mia mossa, senza mostrarmi rancore o delusione.

Non insiste per avere delle spiegazioni, non fa nulla per farmi pesare quello che ha visto, anzi, mi lascia il tempo che mi serve. Sono fortunata ad avere nella mia vita una persona buona, comprensiva e dolce come lei.

Se al posto suo ci fosse stata Kim sarebbe successo un putiferio. Come prima cosa, mi avrebbe sicuramente urlato addosso, aumentando il mio senso di colpa. Si sarebbbe placata solo dopo essere stata sicura di aver infilato la lama fino infondo, pretendendo successivamente delle spiegazioni immediate.

Mentre sono persa tra i pensieri che si incastrano nella mia mente, delle mani maschili mi circondano la vita dolcemente e mi ritrovo a sbarrare gli occhi per la sorpresa. Sbatto le ciglia un paio di volte prima di rendermi conto di cosa sta succedendo.

Lo sento abbassarsi con il busto, in modo da trovarsi con le labbra vicine al mio orecchio. Il suo respiro mi smuove i capelli, provocandomi dei brividi incontrollabili.

«Ti ricordi che hai un debito con me, Diana Lewis?» il ragazzo dagli occhi neri come la pece.
Non so per quale ragione non mi infastidisca il suo atteggiamento, generalmente odio il contatto fisico con persone che non conosco e riesco a rendermi davvero antipatica con chiunque ci provi. Invece, la sua vicinanza mi crea uno scudo di difesa contro il mondo e, in un attimo, ho la sensazione di essere protetta.

Curvo le labbra all'insù, girando leggermente il viso verso sinistra per incontrare il suo sguardo.
Possiede gli occhi più scuri che io abbia mai visto, stento a riconoscere il confine tra la pupilla e l'iride, ma sono così ricchi di emozioni da poterli definire letteralmente "lo specchio dell'anima".

«Non credi che dovresti prima dirmi il tuo nome?» Nasce un mezzo sorriso sul suo volto, mostrando una fossetta a pungergli la guancia destra, vicino all'angolo della bocca.
«Alec. Alec O'Brien»

«Bene, Alec O'Brien» dico con sicurezza, osservando con attenzione il profilo disegnato del suo viso a pochi centimetri dal mio, «Cosa posso fare per estinguere il mio debito?»

La curiosità mi pizzica la lingua, così mi mordo il labbro inferiore con insistenza per evitare di porre qualsiasi domanda scomoda. I piccoli nei gli disegnano il viso in vari punti, un dettaglio che avevo già notato dal nostro primo incontro. Ne ero rimasta incantata. Sul suo viso non risulta minimamente come un difetto, piuttosto come un pregio.

«Quello che devi fare» ammicca, facendo scivolare le sue mani sui miei fianchi, «è ballare con me»
Percepisco la pressione delle sue dita sul tessuto del vestito, ma non riesce a smuovere dentro di me nemmeno una scintilla delle sensazioni che mi fa provare Ethan. I miei fianchi si muovono, seguendo il movimento che le sue mani dettano.

«Tutto qui?» domando curiosa, soffocando una risata che preme per uscire e mi punge il palato.
«E dovrai perdonarmi per le parole che dirò contro di te, sappi che non le penso minimamente» sussurra contro il mio orecchio.

A quel punto, una piccola spia si accende dentro di me, disintegrando qualsiasi sensazione di protezione che provavo fino a pochi secondi prima.
«Di cosa stai parlando?» mi acciglio, pietrificandomi sul posto e piantando i piedi contro il terriccio.

«Sei incredibilmente bella, Diana» si lecca le labbra, lucidandole con la saliva, «Ci sono molte cose che non sai, alcune di queste ti riguardano persino. E vorrei non doverti tirare in mezzo, ma non ho altra scelta»

Il cuore inizia a martellarmi nella gabbia toracica, il pensiero di essere finita tra le grinfie di una persona sbagliata si insinua nella mia mente.

«Tirarmi in mezzo a cosa?» Josh, dove sei?
«Questa sera non sono venuto per divertirmi. Ho un compito» confessa, tirandosi su con la schiena e permettendomi di assumere più ossigeno possibile nei polmoni.

Il mio sguardo si scaglia contro la folla di ragazzi, passa da una persona all'altra, alla ricerca di un volto familiare.
«Quale compito?»
«Avvertire una persona che conosci» replica svelto, «Vedrai che non ci vorrà molto per attirarla qui e ti prometto che non ti succederà niente, ok?»

Annuisco flebilmente, le parole mi muovono in gola e il cuore non mi da tregua. La marmaglia di gente su cui ho puntato i miei occhi inizia a muoversi in modo strano. I ragazzi iniziano a spingersi, sui loro volti è presente solo la confusione di quello che sta accadendo, finché lentamente non si dividono per creare una piccola via tra la folla. In un attimo capisco il perché: lasciano passare colui che mi sta disintegrando la vita, Ethan.

Mi è capitato di vederlo nervoso, un po' arrabbiato, ma mai in quelle condizioni. Ha le braccia tese lungo il corpo e stringe le dita a pugno così forte che, anche da questa distanza, riesco a vedere le nocche farsi bianche. I miei occhi scivolano sul suo corpo e il mio cuore perde un battito, mentre la sua camminata sicura squarcia il suolo.

Dal suo volto si può leggere tutta la collera che sta provando in questo momento, la punta delle dita iniziano a pizzicarmi perché vorrei protendermi verso di lui e accarezzare, addolcire, ogni suo muscolo facciale.

Le sue palpebre sono tese e i suoi occhi fissano duramente la persona alle mie spalle, mentre le sopracciglia sono ravvicinate così tanto agli occhi da far fuoriuscire la vena giugulare interna, proprio al centro della fronte. Le sue narici sono dilatate, come un cavallo impazzito, ed io mi rendo ben presto contro di trovarmi tra due fuochi.

Il ragazzo dagli occhi neri come la pece, Alec, è rilassato e tranquillo, come se vedere Ethan in quello stato fosse il suo obbiettivo e lo avesse appena raggiunto.

«Che ti avevo detto?» mormora alle mie spalle, facendo rabbrividire ogni singolo muscolo.
«Allontanati immediatamente da lei» la sua voce è tagliente, solo con il movimento delle labbra è capace di lanciare lame contro il suo nemico. Posso sentire l'odore del suo sangue tramutarsi in paura, ma non lo da a vedere. Stringe la presa sui miei fianchi e mi spinge contro il suo corpo, mentre io resto paralizzata con lo sguardo fermo su Ethan.

«Ehi amico, ci stiamo solo divertendo» lo provoca Alec, senza mai far trasparire le sue vere sensazioni.
«Non siamo amici» Ethan ora è abbastanza vicino, la musica si è arrestata e posso sentire chiaramente il rumore del suo respiro, «e ti ho detto di starle lontano»

La risata di Alec volteggia nell'aria, insieme al brusio delle chiacchiere dei ragazzi che, piano piano, si sono radunati intorno a noi. Poco dopo, mi libera dalla sua presa e solleva la mani in segno di resa, dando modo ad Ethan ti afferrarmi per un braccio e trascinarmi dalla sua parte.

Lo guardo con ostilità, solo per non dargli la soddisfazione di avermi salvata, ma il suo viso arcigno non mi degna di attenzione, troppo concentrato a tenere gli occhi fissi su Alec.

«Cosa ci fai qui, Alec?» sibila a denti stretti.
Dopo avermi coperta con il suo corpo in segno di protezione, i suoi muscoli sembrano più rilassati e le sue mani non sono più chiuse a pugno lungo i fianchi.
«Non ti agitare, Ethan» replica Alec, con un'espressione del volto beffarda, «Aaron voleva che ti ricordassi della prossima settimana, ma la biondina mi ha distratto»

Il ragazzo dagli occhi neri come la pece, solleva le spalle, dimostrando con un solo gesto l'indifferenza che prova verso Ethan. Gli basta quello, solo un lieve movimento da parte del suo nemico, per farlo scattare. Qualcosa mi dice che non si tratta solo di questa sera, ma dietro c'è una lunga storia ricca di avvenimenti e lotte di cui non sono a conoscenza.

Ethan è il primo a scagliarsi contro di lui, piantandogli un pugno in pieno viso e facendo barcollare Alec di qualche passo. Gli occhi di quest'ultimo cambiano e se prima erano calmi e rilassati, ora sono intrisi di rabbia e odio. Si pulisce con il dorso della mano un rivolo di sangue all'angolo della bocca.

In un attimo, tutto precipita. Il corpo di Alec sovrasta quello di Ethan, poi il contrario e così via, fino a rotolarsi per terra a suon di pugni e calci. Non mi sono mai sentita così persa. La mia mente si isola da tutto quello che sta accadendo intorno a me, intrufolandosi negli angoli più nascosti del mio cervello. I suoni sono ovattati, distanti e non ho più il controllo del mio corpo. Sto avendo un attacco di panico.

Qualcuno mi spinge e perdo definitivamente l'equilibrio, precipitando contro il terriccio umido. L'odore di terra bagnata mi riempie le narici e mi provoca un senso di nausea. Faccio leva sulle braccia per tirarmi su, almeno con il dorso, e le unghie si riempiono di terra.

«Ethan! Calmati, cazzo!» la voce di mio fratello Josh è l'unico punto fermo su cui riesco a concentrarmi per non sprofondare del tutto.
Sbatto varie volte le palpebre, ma sembra che qualsiasi mia intenzione di sollevarmi da terra sia inutile. Poi, alla fine, qualcuno mi afferra il corpo e mi solleva con una semplice mossa.

«Piccola Dì, stai bene?» Jared, grazie a Dio.
Mi afferra il viso con una mano per scrutarmi attentamente, l'altra è impegnata a tenermi sollevata.
«Respira insieme a me» mi incita con sicurezza, «Uno, due... così, brava! Josh, cazzo, falli smettere subito!»

Deglutisco un groppo di saliva che mi si è formato in gola, mentre una folata di vento fresca mi invade la pelle, facendomi sentire meglio.
«Sto bene, Jar»

Mi giro verso la colluttazione e trovo una nuova scena davanti ai miei occhi. Josh sta tenendo Ethan e lo prova a trascinare il più lontano possibile da Alec, ma lui cerca di divincolarsi in tutti i modi.

«Sparisci!» inveisce Ethan, con il volto rosso dalla rabbia, «Perché se mi libero, giuro su Dio, che non te ne andrai sulle tue stesse gambe!»

Josh spinge il suo amico, allontanandolo definitivamente dal suo avversario e, subito dopo, gli occhi di mio fratello si scontrano con i miei.

«Ethan, porta Diana a casa. Qui ci penso io» tuona Josh con un tono che non ammette repliche.

La mascella serrata di Ethan mi fa intuire che non è molto d'accordo, persino da questa distanza riesco ad avvertire la nube negativa dei suoi pensieri. Si arrende, cede difronte alla fermezza di mio fratello e si volta versa di me con uno sguardo vitreo, privo di tutte le sensazioni che lo contraddistinguono e che mi fanno tremare il cuore ogni singola volta.

Una volta vicino a me, mi afferra per un braccio e mi trascina con sé, senza nemmeno essersi reso conto che a causa sua ho avuto un attacco di panico. Provo a divincolarmi, incoraggiata da tutta la rabbia che provo.

«Hai già fatto abbastanza danni» ringhia ad un soffio dal mio viso, «non farmi incazzare ulteriormente»

Ma come si permette?!

Egoista, arrogante, stronzo, egocentrico e chi più ne ha, più ne metta. Si merita tutti gli aggettivi negativi presenti nel vocabolario e, se è possibile, anche di più.

Nonostante il veleno, dettato dalla collera e dall'alcol, che mi scorre nelle vene in questo preciso instate, non riesco a divincolarmi dalla sua presa possente. Mi ritrovo nel parcheggio iniziale contro la mia volontà.

«Ma come ti permetti?» sputo fuori inviperita, riuscendo finalmente a liberarmi da lui.
«Puoi dire quello che vuoi, adesso ti riporto a casa» dice in modo autoritario, come se io fossi un oggetto di sua proprietà e lui avesse la libertà di dire e fare quello che più preferisce.

«Ma chi ti credi di essere?!» urlo con tutta la voce che ho, sentendo la gola irritarsi e prendere fuoco, più della mia stessa rabbia. Posiziono i palmi delle mani sul suo petto e lo spingo, più e più volte. Mi fermo solamente perché lui mi afferra per i polsi e mi blocca qualsiasi movimento.

«Hai idea di chi fosse quello, almeno?» la sua voce è stranamente calma, nei suoi occhi non scovo nessun segno di emozione, nemmeno la più nascosta. Come se aver visto Alec gli avesse smosso ricordi talmente dolorosi da eliminare ogni sensazione presente in lui.

Ancora una volta, provo a liberarmi dalla sua morsa, una morsa velenosa che avrebbe avvelenato le uniche parti sane rimaste dentro di me.
«Sai chi cazzo è quello con cui ti strusciavi?» le sue urla mi rimbombano nelle orecchie, facendomi sussultare.

Il suo cambio d'umore mi lascia con il respiro bloccato a mezz'aria. Calmo come il mare in estate un attimo prima e agitato come il mare in burrasca un istante dopo. La mia espressione esterrefatta gli fa capire di aver esagerato, perché molla l'ennesima presa che ha su di me. Le mani mi ricadono a peso morto lungo i fianchi, mentre lui fissa un punto indefinito alle mie spalle, spostandosi il ciuffo con una mano. Solo in quel momento mi rendo conto di un livido che gli si sta formando sotto l'occhio e di un taglio profondo sullo zigomo.

Noto un ragazzo a qualche metro da noi, passare con una bottiglia di vodka tra le mani, intento a dirigersi nel bosco per arrivare alla festa. I miei neuroni stanno riposando, infatti non ci penso due volte ad avvicinarmi e a sfilargliela dalle dita. Avrebbe potuto essere un molestatore, un tipo violento, ma in questo momento ogni parte del mio cervello è annebbiata dalle sensazioni negative che mi stanno sommergendo.

«Ehi!» si lamenta contrariato lo sconosciuto, allungando la mano per riappropriarsene, ma è così ubriaco e lento che riesco a schivarlo senza troppe difficoltà.

Avvicino la bottiglia alle labbra e ingurgito un lungo sorso, finché non sento il bruciore dell'alcol invadermi la gola e raggiungere la bocca dello stomaco.

«Ma che cazzo fai?» ringhia Ethan alle mie spalle.
Mi giro nella sua direzione, leccandomi una gocciolina di vodka che scorre all'angolo delle labbra.
«Vuoi? Magari ti calmi un po'»
Ethan solleva gli occhi al cielo, esasperato di avere a che fare con una diciassettenne.

«Senti, tienitela!»
Lo sconosciuto scuote la testa e agita le mani al vento, ormai resosi conto di essere in mezzo a due bombe pronte ad esplodere.
«Sali in macchina» assottiglia gli occhi in due piccole fessure, inclinando leggermente in avanti il capo per enfatizzare il suo disappunto.

Faccio un altro sorso dalla bottiglia che tengo stretta tra le mani, prima di puntare gli occhi su di lui e far nascere un sorriso furbo sulle labbra.
«Ok» dico semplicemente e, con l'eleganza di un elefante ubriaco, mi siedo comodamente sul cofano della sua macchina. Accavallo le gambe e mi mordo con insistenza il labbro inferiore, affondando gli incisivi nella carne morbida.

I suoi muscoli si irrigidisco, deglutendo un attimo dopo. I suoi occhi tornano ad essere quelli di sempre: un fuoco di emozioni. Bruciano, incendiano, ogni centimetro di pelle che sfiorano.

Ed eccola lì, l'elettricità che ci lega dal nostro primo incontro. Ci scuote, ci travolge e ci fa sentire vivi. Quella scintilla che ci fa nascere sentimenti contrastanti, mettendoci in ginocchio.

«Diana» la sua voce è un flebile sussurro che mi invoglia a continuare a giocare, proprio come fa lui con me tutte le dannate volte. L'unico problema è che io non so fermarmi come fa lui, non sono in grado di gestire le emozioni che mi trasmettere e successivamente fare finta di nulla.

Fa un passo verso di me, ma io alzo la bottiglia nella sua direzione.
«Stai lì» dico con tono fermo, quando l'ultimo barlume di lucidità si fa sentire e mi riempie di dubbi.

Attacco nuovamente alle labbra il collo della bottiglia di vetro e mi scolo un sorso dietro l'altro, senza mai staccarla dalla mia bocca.

Non voglio essere lucida.

Tengo gli occhi ben aperti, le pupille dilatate e tutta la mia concentrazione è per quel ragazzo tatuato a qualche metro da me.
Si avvicina con passo sicuro e, una volta di fronte, mi strappa la bottiglia dalle mani che è ancora appoggiata sulle mie labbra, scagliandola contro il suolo. Sento appena lo scricchiolio del vetro che si rompe, il suono del mio cuore è molto più rumoroso.

«Adesso basta»
Mi ritrovo a posare gli occhi su quelle labbra maledettamente attraenti. Mi danno la sensazioni di essere morbide ad ogni movimento che fanno per permettere alle corde vocali di emettere suoni.

L'alcol che ho in corpo e la sua vicinanza non vanno per niente bene insieme, mi creano un formicolio nel basso ventre e un calore intenso capace di incendiare l'intero bosco.

Mi mordo il labbro inferiore di conseguenza, alzando poi lentamente lo sguardo nei suoi occhi. Immediatamente mi perdo in quelle iridi chiare, possiede un mondo al loro interno che vuole nascondere, ma che io riesco sempre a rintracciare.

«Se continui così, non riuscirò a trattenermi» sussurra, ormai troppo vicino.
«Non sono sicura che voglio che tu ti trattenga» mormoro piano e mi rendo conto di essere sincera per la prima con me stessa.

«Ah no?»
Scuoto piano la testa, non voglio pensare alle conseguenze, non voglio pensare a domani. Le sue mani si posano sulle mie cosce, premendo i polpastrelli sulla mia pelle, come se volesse lasciare il segno. Le divarica lentamente per infilarsi tra esse, mentre il vestito mi risale paurosamente, mettendo più in mostra le mie gambe.

Deglutisco, ancora una volta, insieme alla saliva butto giù tutti i sensi di colpa, la paura di fare la cosa sbagliata e le conseguenze delle mie azioni. Sento il suo rigonfiamento che spinge tra le mie gambe e il calore dell'eccitazione avvolgermi come un'ondata di aria fresca.

Non voglio essere lucida.

«Succederà solo stasera»
La sua voce mi culla, accompagnata dalle sue mani che mi accarezzano le cosce, provocandomi brividi in tutto il corpo.
«Solo stasera» Ripeto come incantata.

Siamo talmente vicini da sfiorare le sue labbra con le mie, mentre i nostri occhi restano incatenati. Ho il respiro corto, il cuore in gola e uno sciame di farfalle ad invadermi lo stomaco; una sensazione che non ho mai provato con nessuno prima d'ora.

Mi lecco involontariamente le labbra, come se il mio corpo lo stesse richiamando e la risposta del suo non tarda ad arrivare. Si fionda su di esse, con tutto il bisogno di colmare un desiderio proibito. Ed io, io, non posso far altro che accogliere quel calore che ho bramato dalla prima volta che i nostri occhi si sono incrociati.

La sua lingua cerca la mia, proprio come il mio corpo si avvicina al suo per avere maggior contatto fisico. Un bacio che percorre un viaggio all'interno dei fili del nostro destino che, irrimediabilmente, si sono legati, ingarbugliati e annodati. Ed io sarei morta all'istante, pur di godere per un solo secondo la magia delle sue labbra sopra le mie.

Mi aggrappo con le braccia intorno al suo collo e lascio che le mie dita si intrufolino tra i suoi capelli, mentre mi cattura il labbro inferiore tra i denti, facendomi gemere di piacere contro la sua bocca. Mi afferra con decisione una coscia, sollevandola e posizionandola intorno alla sua vita e la mano libera percorre la mia spina dorsale, facendomi fremere di desiderio.

Mi stacco da lui, la punta dei nostri nasi si sfiora, ma sono così attratta da lui da non riuscire a distogliere gli occhi dalle sue labbra. Ho pensato che nel momento stesso in cui le nostre bocche si fossero divise, si sarebbe rotta la magia. Invece è ancora lì, volteggia intorno a noi e richiama con impazienza i nostri corpi ad unirsi.

La sua mano arriva fino alla mia nuca e lì, afferra i miei capelli a pugno e spinge con urgenza il mio viso verso il suo, ancora una volta. Un'insaziabile desiderio che ci avrebbe portato sul lastrico. Due anime danneggiate che solo insieme riescono a sentirsi completamente aggiustate. Il suo bacio non è dolce, anzi, è tutto l'opposto, ma non mi sono mai sentita desiderata come in questo momento.

«Dannazione» mormora, subito dopo aver trovato il coraggio di staccarsi dalla mia bocca.

Nei suoi occhi leggo la stessa cosa che lui sta leggendo nei miei: un tatuaggio illegale, invisibile agli altri esseri umani, ma che ha marchiato per sempre le nostre labbra. Le nostre vite.


• Angolo Hopeless •

Buonasera a tutti! ❤️
Vorrei scusarmi per la lunghezza di questo capitolo,
ma non me la sono sentita di dividerlo in tre parti.

Ci sono molti colpi di scena, frasi dette a metà e piano piano vi prometto di farvi raggiungere una conclusione a tutto.

È scattato il primo bacio tra Ethan e Diana,
Ve lo aspettavate?
Cosa ne pensate?

⭐️Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina per far crescere la storia di Ethan e Diana!⭐️

Come sempre, grazie per essere arrivati fin qui, a presto! 🫶🏻

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