Capitolo 4

Avrebbe voluto implorarlo di continuare a parlare. Non era la musica ad aiutarla, ma la sua voce. Aveva bisogno che non si fermasse.

"Ti prego, Steve"

La sua voce bisbigliò qualcosa che non riuscì a capire, e temette che stesse rinunciando. O forse era lei che stava perdendo, e Vecna stava prendendo il sopravvento, e quel piccolo sussurrò indecifrabile da parte di Steve sarebbe stata l'ultima cosa le sue orecchie avrebbero udito.

Proprio quando il panico stava per impossessarsi di lei, successe qualcosa che non riuscì a spiegarsi.

Nonostante i suoi occhi fossero ancora serrati, ebbe la netta sensazione che il suo corpo non fosse più dove si trovava un momento prima. Non tremava, non faceva più così freddo.

Ancora, tuttavia, tenne gli occhi chiusi.
«Nance»
Sembrava così vicino.
«Nancy guardami. Sono qui, sono io»

Sospirò. Non poteva essere, ma...

Aprì gli occhí lentamente, uno alla volta. Non c'era più Vecna davanti a lei, e tutt'intorno era completamente buio. E poi, a qualche metro di distanza da lei, lo vide.

Steve.

Corse istintivamente verso di lui, che avanzava lentamente, guardandosi intorno con aria confusa.

Incrociò i suoi occhi quando fu a pochi centimetri da lei.

«Ha preso anche te?» chiese, con il cuore in gola mentre temeva la sua risposta.

Steve aggrottò le sopracciglia, come se la sua domanda lo avesse sorpreso. «Co-cosa? No» rispose, fissandola. Un momento dopo, una delle sue mani fu sul suo volto, e parve essersi rirpeso dalla sua iniziale confusione. «Ti ha  fatto qualcosa? Stai bene?»

«S-si». Si rilassó contro il suo tocco in maniera quasi automatica, come un riflesso. «Se lui non ti ha preso, come sei arrivato qui?» chiese.

«Io-» Steve sembrò esitare per un momento. Quando riaprí la bocca per parlare, entrambi rabbrividirono.

«Nancy»

La voce di Vecna sembrò provenire dalla sopra le loro teste. Inclinò il collo verso l'alto, verso la fonte di quel suono, ma Steve la avvolse tra le proprie braccia, come aveva fatto non molto tempo prima.

Quando i loro occhi si incrociarono di nuovo, la sua presa si allentò appena. «É per Barb, non è vero?»

Annuí debolmente, mentre sentiva i propri occhi riempirsi di lacrime. Stretta tra le sue braccia, con il volto della sua amica fisso in mente, si sentí catapultata indietro nel tempo.

Fu come se, in pochi secondi, percorse gli ultimi tre anni a ritroso: dalla scorsa estate, quando lavorava per l'Hawkins post, all'anno prima, e poi quello prima ancora. Ogni momento passò rapidamente davanti ai suoi occhi, fino a quella notte.

Erano passati solo tre anni, eppure adesso, rivedendo sè stessa e Steve nel passato, sembrava molto di più. Sembrava una vita fa, quel tempo spensierato in cui credeva che la cosa peggiore che le potesse capitarle era un'insufficienza al compito scienze. Vide sé stessa sorridere, e ridere, come sentiva di non fare da secoli. Forse fin da quel momento lí.

Rivide l'istante che più di tutti aveva infestato i suoi incubi: quello in cui disse a Barbara di rientrare da sola.

«Perché non vai? Io mi faccio dare un passaggio»

La sua voce suonava così frivola, e nonostante stesse rabbrividendo, in cima alle scale con i vestiti zuppi, i suoi occhi brillavano. Non aveva mai visto sè stessa così.

In quel momento li, ignorando ogni singola parola con cui la sua migliore amica aveva cercato di dissuaderla da ciò che stava per fare, aveva deciso che lo voleva troppo per tirarsi indietro.

Era tutto diverso da come lo ricordava. Osservando la scena dall'esterno, tutto ciò che riusciva a vedere era solo un' adolescente spensierata. Felice.

«Non é stata colpa nostra, Nancy»

Si voltò di scatto. Steve era al suo fianco, anche lui stava osservando quel ricordo con lei.

Le strinse la mano, incitandola a voltarsi verso di lui. «Non é stata colpa tua» ripetè, guardandola negli occhi.

Le lacrime iniziarono a correre lungo le sue guance senza che avesse modo di controllarle né di fermarle. Forse le aveva trattenute per troppo tempo.

«Mi dispiace tanto Nancy. Non te l'ho mai detto come avrei dovuto. Sono stato un idota».

Alzò lo sguardo verso di lui, mentre con una mano si asciugò goffamente le lacrime. Scosse la testa «No, tu-»

Si bloccò, notando che lo sguardo di Steve non era più rivolto verso di lei, ma verso qualcosa alle sue spalle. L'aria divenne di nuovo più fredda. Si voltò lentamente, trattenendo il respiro. Non erano più dentro il suo ricordo, non erano più a casa di Steve. Era di nuovo tutto buio.

«É-» le parole di Steve si interruppero mentre la sua mano stringeva quella di Nancy con forza.

Nancy deglutì non appena i suoi occhi misero a fuoco quella figura in lontananza che avanzava verso di loro.

«Si, é lui».
«Dobbiamo andare»

Senza lasciar andare la sua mano, Steve fece un passo verso il vuoto, nella direzione opposta alla quale Vecna sembrava star arrivando.

«No» bisbigliò Nancy. Non avrebbe funzionato.

Steve la guardò con aria confusa.

«Come sei arrivato qui?» chiese. Se c'era un modo per entrare, doveva necessariamente esservi un modo per uscire.

Ci fu qualche secondo di silenzio. Steve sembrò esitare di nuovo, cosa che non fece altro che confonderla, mentre il suo cuore batteva più veloce che mai ad ogni metro di vicinanza di Vecna. "St-"

«Ti ho baciata».

Spalancò la bocca. L'aveva baciata?
Steve l'aveva baciata.

Avrebbe pensato dopo alle conseguenze di quel gesto, e a ciò che significava.

E avrebbe pensato dopo anche alle conseguenze di ciò che stava per fare adesso.

Si voltò un ultima volta verso il mostro alle loro spalle, che si faceva sempre più vicino,  prima di incrociare gli occhi di Steve.

Non era certa che avesse capito ciò che stava per fare, tuttavia non c'era tempo per le spiegazioni.

Si sollevò in punta di piedi, avvicinando una mano al suo petto, e prima che potesse ritrarsi o protestare, portó le labbra sulle sue.

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