V. Kaz

-banca di Ketterdam-

Il piano stava andando come previsto ma avevo ancora quella.. strega nella mia testa che era pronta a proteggermi.
Come poteva essere così sensibile nei miei confronti? Preferivo che mi temesse, che avesse paura di me e invece mi aveva letto dentro.
Non avevo mai concesso a nessuno di farlo, ma lei fu diversa. Lo capii dal suo sguardo che aveva passato qualcosa di atroce, ma ero troppo codardo ed orgoglioso per chiederle di aprirsi.

Eravamo entrati nella banca di Ketterdam mentre lei e Nina aspettarono fuori. Io e Inej ci dirigemmo di nascosto verso la cassaforte, mentre Jesper fece da guardia. Riuscimmo in qualche modo a prendere il quadro, ma Lei entrò nella mia testa per avvertirmi che eravamo in pericolo

Eris:"Kaz! Kaz fa attenzione! Stiamo lottando contro una ventina di guardie!"

Spalancai gli occhi e diedi l'ordine immediato ad Inej di soccorrerle. Mi chiesi come avessero fatto a scoprirci, poi pensai che quella banca era di gran lunga sorvegliata e probabilmente qualcuno ci aveva visti. Con la gamba zoppa, cercai lo stesso di uscire fuori e andare verso la carrozza, ma impulsivamente mi diressi ad aiutare i Corvi.

Jesper aveva già sparato ad una decina di guardie, dopodiché mi prese il quadro tra le mani e agilmente lo portò sulla carrozza. Io raggiunsi le due Spaccacuore e Inej

"Dobbiamo andare! Subito!" ordinai

Tutte e tre corsero verso la carrozza e fuggimmo velocemente. Mentre Jesper guidava i cavalli, io ero seduto all'interno con le altre e vidi Lei molto pensierosa. Voltò il viso verso di me, sentendosi osservata probabilmente, ed io abbassai lo sguardo.

Eris:"Ce la faremo" disse nella mia testa, senza smettere di guardarmi. Io annuii sempre guardando in basso.

Una volta tornati al Club dei Corvi, portai il quadro nella mia stanza e cercai di decifrarlo. Stetti ore ed ore a capire il senso di quello che c'era sopra; mi chiedevo se ci fosse qualche puzzle nascosto o messaggi in codice. La testa mi scoppiava e qualcuno lo percepì, perché poco dopo bussarono alla porta. Lei.

Eris:"posso entrare?" disse flebile. Io mi alzai dalla scrivania e le aprii

Eris:"scusa se ti sto disturbando, ma ho percepito che stessi male. Posso darti una mano se vuoi"

La guardai per qualche secondo, dopodiché la feci accomodare in camera mia

"Quello è il quadro e sono ore che sto cercando di capire cosa c'è scritto e dove sia nascosto Pekka Rollins.." dissi freddo, cercando di nascondere la rabbia e la paura

Lei si sedette sul mio letto con un'eleganza mai vista prima. Prese il quadro e passò l'indice  delicatamente su di esso, con cautela. La osservai a lungo: aveva lo sguardo concentrato, i ciuffi mossi le ricadevano sul viso e si morse il labbro inferiore per concentrarsi ancora meglio, serrando gli occhi in un punto particolare.

Eris:"Ti piace quello che vedi?" disse fredda, senza alzare lo sguardo. Io abbassai la testa e guardai altrove. Dopo qualche minuto, lei ebbe un forte mal di testa e si sentii male

"Tutto bene?" domandai freddo

Lei si agitò e vidi che nel quadro si era formata un vortice d'ombra nera, scombinando le nostre tracce. Si manteneva la testa con entrambe le mani e gemeva di dolore. Mi fiondai ad aiutarla, scuotendola e prendendole le spalle, stringendogliele. Aprì gli occhi, mostrando delle pozze d'acqua ambrate. Mi irrigidì e mi allontanai

Eris:"Scusa, non so minimamente cosa sia successo"

"Hai anche tu un passato difficile, vero?" chiesi con un pizzico di paura

Eris:"Si. Purtroppo si.."

Penso si aspettasse che le facessi la famosa domanda "Vuoi parlarne? Ti va di confidarti?", ma non vedendo nessun feedback da parte mia, si alzò e se ne andò sbattendo la porta. Sussultai e mi resi conto di essere stato un insensibile, uno stronzo insensibile. Infondo, però, mi andava bene così. Il trucco era non amare niente e nessuno, così da non soffrire, però un accenno di curiosità lo avevo. Lei mi sembrava molto simile a me e forse volevo sapere cosa avesse passato, ma sapevo anche che sarebbe stato un passo azzardato per me e la mia posizione. 

Passai i giorni chiuso tra il mio ufficio e la mia stanza per decifrare quel benedetto quadro, ma capii anche che avevo bisogno d'aiuto. Seccato, ma al tempo stesso disperato, bussai alla Sua porta. Lei mi aprì e incrociò le braccia al petto

Eris:"Cosa vuoi" disse fredda

"Del tuo aiuto" risposi freddo a mia volta

Eris:"Kaz Brekker che elemosina aiuto? Questa mi è nuova" disse ridendo, io abbassai il capo. Due erano le opzioni, o ucciderla o sfruttarla e sarebbe stata meglio la seconda, siccome lei era piuttosto abile ed intelligente 

"Non te lo richiederò un'altra volta" risposi quasi minaccioso e lei lo capì

Eris:"Stavo scherzando, Brekker. Dimmi, in cosa posso esserti d'aiuto?"

"Il quadro. Seguimi nella mia stanza"

Lei annuì e chiuse la porta alle sue spalle, seguendomi. Entrammo nella mia stanza e mi appoggiai alla scrivania. Con un cenno del capo le indicai il quadro e lei assunse la stessa posizione di qualche settimana fa, ma fu il doppio più attenta

Eris:"Guarda qui, il quadro è in movimento e ci sono delle impronte"

Con le sue dita delicate, spostò il quadro come fosse un puzzle, intrecciando e incastrando dei pezzi. Vennero fuori delle lettere: "R" "A" "V" "K" "A" disse lentamente scandendole

"Si trova a Ravka"

Eris:"merda.. Ravka.. dove si trova la Faglia"

Mi resi conto di essere stato egoista. Oltre il mio problema personale con Rollins, c'era qualcosa di molto più grave: la Faglia dell'Oscuro. Lei si irrigidì e le tornarono quei mal di testa. Non potetti stare lì a guardare, così istintivamente mi sedetti sul letto di fronte a lei, le presi il viso tra le mani e la guardai negli occhi. Notai un leggero rossore sulle sue gote bianche e la pupilla dilatarsi. Schiuse leggermente le labbra e si immobilizzò

"Eris" la chiamai per la prima volta per nome "Eris, non lasciarti uccidere dal passato.."

Lei abbassò lo sguardo, strinse le labbra all'interno per non piangere ma io la costrinsi a guardarmi di nuovo

"Sei più f-forte del tuo passato.. guardami, Eris!"

Lei mi guardò e sentii il suo viso rilassarsi finalmente sotto al mio tocco, nonostante avessi i guanti di pelle. Il mio pollice sfiorò il suo labbro inferiore, facendola sussultare impercettibilmente, dopodiché ci guardammo per degli interminabili secondi e lei fu la prima a non sostenere più lo sguardo

Eris:"Ehm.. d-devo andare, scusa"

Si alzò di fretta e in furia e scappò via. Io stetti immobile, seduto sul letto e non capii per quale motivo avessi deciso di.. toccarla e di volerla aiutare. I suoi occhi chiedevano pietà, che il dolore dentro di lei terminasse; quando il suo ambra si mescolò al mio azzurro, la vidi calmarsi, trovare una pace effimera. Ma la domanda che mi ero posto fu: "perché diavolo l'ho fatto!?" Neanche ad Inej ho permesso di avvicinarsi e ci conoscevamo da anni. Misi le mani nei capelli, scombinando il gel. Mi guardai allo specchio e vidi che mi caddero sul viso, dopodiché mi lavai quest'ultimo con l'acqua gelida causandomi brividi per tutto il corpo. Una cosa era certa: non glielo avrei concesso mai più. 

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