II. Kaz
-club dei Corvi-
Dopo la morte di mio fratello, divenni l'opposto del bambino sorridente che ero.
Ero diventato l'uomo più temuto di tutta Ketterdam. Il sorriso e la felicità mi avevano abbandonato, lasciando spazio a ghigni e truffe.
Io ero Kaz Brekker!
Mi fidavo di due persone in croce: Jesper Fahey e Inej Ghafa, i miei due servitori fedeli e.. amici.
Mio fratello morì di peste e quando questo accadde, io ero con lui. Ingenuamente provai a svegliarlo, ma niente da fare. Toccai la sua pelle fredda,piena di grosse bolle e piansi.
Quella maledetta sensazione non lasciò il mio corpo nemmeno negli anni successivi. Non volevo toccare più nessuno e mi rifiutavo di avere contatto con la pelle altrui, per questo decisi di indossare dei guanti, affinché non mi potessero venire brividi e convulsioni ansiose.
Ero disgustato, ferito, arrabbiato perché provassi quella sensazione, era diventata una patologia cerebrale, ma questo non lo sapeva nessuno. Negli anni imparai a cavarmela da solo, a non avere bisogno di nessuno, nemmeno di amore.
Non sapevo cosa significasse amare qualcuno, nessuno me ne aveva dato, tranne mio fratello. Però, insomma, quello era un amore diverso, fraterno e familiare. Io non avevo mai provato quell'amore di cui tutti hanno sempre parlato,fatto di baci, carezze, abbracci e promesse. Non ero il tipo e non lo sarei mai stato.
Mi spaventava sapere che importavo a qualcuno e di conseguenza anch'io affezionarmi, o peggio.. amare.
Mi costruì quella corazza in modo tale da allontanare tutti per non soffrire ancora e ancora. L'unica cosa che amavo era il denaro. Al mio Club ero rispettato e temuto. Mi pagavano, oh eccome se lo facevano. Vivevo davvero nella più grande della ricchezza e ciò mi bastava per alleggerire la sofferenza del mio cuore.
Lo spavaldo, l'arrogante, il freddo e l'avido Kaz Brekker.
Jesper:"Stasera bisogna fare bingo, Capo" mi disse svegliandomi dai miei pensieri. Io mi limitai ad annuire
"Notizie di Inej?"
Jesper:"tranquillo, starà bene"
Quella sera, due uomini grossi portarono nel mio club una ragazza. Sembrava avesse la mia età. I due la misero in palio e ciò mi infastidì. D'accordo che non mi importava e sembrava essere una poco di buono, ma non era un oggetto. Ho sempre avuto grosso rispetto per le donne e non le ho mai toccate, né tantomeno sfiorate. Ognuna poteva fare quello che voleva, a patto che non si facesse ridurre come un oggetto.
All'inizio non la guardai, però la mia curiosità mi portò a girarmi verso la sua direzione. Era ferma davanti al bancone, con le mani legate. I capelli mossi e castani che le cadevano davanti al viso ed oscuravano la particolarità dei suoi occhi color ambra. Le labbra semi-aperte, rosate e le gote rosse. Era affannata, forse preoccupata, ma gli occhi non fecero trasparire nessuna emozione.
Io, Jesper e gli altri uomini incominciamo a giocare e a scommettere denaro. Io avevo imparato dei trucchi di magia per vincere sempre e così ingannavo i miei avversari, peccato solo che uno degli uomini lì presente, ebbe già abbastanza carte in regola per vincere. Guardò la ragazza dietro di sé e si leccò le labbra, quasi come se lei fosse cibo. Jesper fece la sua mossa e ci portò alla vittoria del montepremi posto sul bancone. Un ghigno si formò sul mio viso e raccogliemmo tutto.
"Io prenderò la ragazza allora!" Disse l'uomo che stava per vincere al mio posto. Si avvinghiò su di lei, ma fu fermato da un'energia sconosciuta. Lei lo guardò negli occhi e lo immobilizzò, dopodiché mostrò le mani libere e lo fece svenire semplicemente come uno Spaccacuore sa fare.
"E' una strega!" urlò uno. La guardai stupito, poi vidi che la restante parte degli uomini si fiondò da lei per metterle le mani addosso, così io mi mossi prima di loro e la liberai, portandola nel mio studio, insieme a Jesper. Chiudemmo la porta e fummo al sicuro
Jesper:"Wow, un'altra Spaccacuore!"
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