Capitolo 21 (Prima parte)

  I want to break Free dei Queen
      

               "Un piano diabolico"

Rimasi nascosta per qualche minuto facendo appunto attenzione che Devon e Brandon non mi vedessero o sentissero, poi piano con passi microscopici mi avvicinai all' entrata dell' locale trovando piccoli nascondigli come cespugli e secchi di immondizia.
Finalmente giunta all' entrata salii velocemente nella stanza in cui Brandon mi aveva chiusa e recuperai tutte le mie cose come il mio giubbotto e la mia borsetta.
Indossai il tutto e scesi le interminabili scale.
Stavo pensando che forse Brandon era stato carino a cercare di proteggermi ma scacciai subito quel pensiero dalla mente.
Era stato stronzo anche lui perchè non mi aveva avvertita di Devon e si era limitato a trattarmi come una bambina chiudendomi in quella stanza.
Era giunto il momento della mua vendetta per Devon..., ma una parte di essa mi sfuggiva.
Cosa avrei dovuto fare?
Rimanere lì e chiudermi dentro in modo da non destare sospetti da Brandon oppure andarmene direttamente da Devon e recitare la mia ingenua parte?
La mia mente al momento diabolica, mi consigliò di restare tranquilla ancora per qualche momento, così presi la chiave e girandola nella serratura della porta, mi chiusi dentro.
Adesso non rimaneva che aspettare...

______
POV' s Brandon
<<Ragazze dobbiamo andare>> urlai avvicinandomi a Rikki e Dorothy che ballavano in quella massa di gente.
Dorothy smise di ballare e mi guardò stranito
<<Così presto?>>
<<Si Dorothy, i vostri genitori mi hanno raccomandato di riportarvi a casa verso la mezza>> era una bugia, ma un modo per smuoverle da lì dovevo pur trovarlo.
<<Ah... va bene, dammi un attimo che mi ricompongo>> disse Rikki e andò vicino al divanetto per prendere le sue cose.
Dovevo correre da Helen e portarla subito nella mia macchina, al sicuro.
Devon non era colui che si dimostrava di essere.
Non era dolce o premuroso e se Helen sarebbe andata in macchina con lui, con o senza il suo consenso la avrebbe scopata.
Sì, l' avrebbe violentata ed io dovevo assolutamente impedirlo.
Corsi sopra e cercai la camera in cui si trovava Helen.
Devon ovviamente, non sapeva che la stavo cercando, ma aveva creduto che avessi lasciato perdere, così la stava direttamente aspettando vicino la sua macchina.
Trovai la porta della camera e nessun rumore proveniva da essa.
I miei pensieri erano un turbine di dubbi, poteva essere scappata, ma poteva anche essersi addormentata.
Utilizzai la chiave e aprii di scatto la porta.
La paura che le fosse accaduto qualcosa mi avrebbe fatto sentire nuovamente responsabile.
Stava per morire per me una volta.
Ed ora a causa di un mio conoscente, rischiava di essere violentata.
Non me lo sarei perdonato se le fosse successo qualcosa.
I sensi di colpa mi avrebbero divorato, e poi non avrei permesso che qualcuno la toccasse senza il suo volere.
Nonostante fosse una rompipalle.
Nonostante la sua risata rumorosa che mi faceva talmente ridere.
Nonostante la sua goffaggine che mi faceva pensare a mia nonna col bastone.
Nonostante la sua parlantina interrotta che mi faceva venire il mal di testa.
Nonostante la sua voce troppo squillante.
Nonostante la sua impulsività, ci tenevo a lei anche se dimostravo il contrario.
Era di spalle e solo in quel momento mi accorsi che il vestito che indossava la fasciava in maniera fantastica.
Le sue forme erano accentuate, in particolare il suo fondoschiena mi piaceva particolarmente così stretto in quell' abito.
Era esageratamente sexy e non ci avevo fatto caso fino ad adesso.

<<Ah, sei qui>> Helen si girò tranquilla. Troppo tranquilla.
Pensavo che mi avrebbe urlato contro, oppure picchiato eppure se ne stava lì, tranquilla.
Era meglio certo, ma avevo come l' impressione che stesse progettando qualcosa.
Non avevo il tempo di perdermi a pensare però.
<<Helen dobbiamo andare a casa>> spiegai affannato.
<<Perchè? Ti ho detto che mi accompagnerà Devon>> rispose avvicinandosi alla porta.
<<Helen tu non capisci...>>
Mi guardò stranita, ma il suo sguardo non era sincero.
Forse sapeva tutto.
<<Capisco invece. Certo che capisco. So cosa vuole fare Devon, ma non devi preoccuparti... io sono pronta per condivedere qualcosa con Devon, tu non devi intrometterti>>
Cambiava tutto.
Ero sconvolto ed in quel momento non pensai a nulla, dentro di me la delusione a cui non davo spiegazione, e la rabbia a cui pure, non davo una spiegazione, mi pervase.
Era così strano... ,
se voleva Devon poteva benissimamente andare da lui, non capivo come e perchè quella sua rivelazione mi avesse talmente scosso.
Nonostante le mie riflessioni che in un modo o nell' altro mi facevano rimanere fermo al mio posto, decisi di non ascoltare più le domande che facevo a me stesso e che mi confondevano ancora di più, ma per una volta ascoltai le mie emozioni ed agii con esse.
<<Condividere qualcosa? Tu chiami il sesso "Condividere qualcosa"?
Non fare finta di passare dalla sfigata vergine quale sei, alla puttana sexy che credi di essere. Devon vuole te perchè si scoperebbe anche gli animali se potesse, ricordati chi sei e non venire a rompere il cazzo. La zoccola la possono fare le altre tu non puoi perchè non ne sei all' altezza.
Adesso vieni con me in macchi->>
Mi interruppe lei con uno <<shh>> inaspettato e prese parola:
<< Quanto sei noioso... ma non eri tu quello che stava baciando tutte le ragazze che gli passano davanti? Tu invece sei all' altezza giusto? Quanto credi di valere Brandon? Riguardati è scusa, non ho tempo da perdere devo scappare>>
Mi fece l' occhiolino e si girò uscendo dalla stanza.
Cosa cazzo stava succedendo? Dove era la Helen che conoscevo? Non lo concepivo, non mi capacitavo che lei, lei cazzo, volesse fare sesso con una ragazzo come Devon.
Quell' occhiolino, la sua camminata disinvolta al pensiero di dover fare sesso con una persona da lei quasi sconosciuta, non l' avevo mai vista così.
Sembrava un' estranea ai miei occhi.
Però, nonostante lei volesse, io dovevo impedirlo.
Ero fatto così, se una cosa non mi stava bene, facevo di tutto per non farla accadere.
E quello, quello non doveva accadere affatto.
___________

POV' s Helen

Ero così soddisfatta di me stessa dopo quella conversazione con Brandon... la sua espressione sconvolta, quasi come se non credesse ai suoi occhi.
Cosa si provava cazzone? Essere scartati, ignorati, era bello? Ero sicura avesse provato almeno un minimo di ciò che avevo dovuto subire io e giuro, mi stavo divertendo troppo.
Mentre scendevo le scale però, la persona che meno avrei voluto incontrare mi vide.
Con gli occhi spalancati ed indignati mi guardava, ma non aveva il coraggio di venire da me, e lo preferii.
Ci mancava solo che ripensassi a lei.
Alla persona che pensavo di conoscere, ma che in realtà non conoscevo.
Proseguii il mio cammino e spalancai la porta del locale sentendo subito il freddo entrarmi negli strati di pelle scoperta.
Appena fuori, lo vidi.
Com quel suo viso ingenuo e sorridente. Faccia da cazzo.
<<Ehi scusami se ci ho messo troppo>> dissi guardandolo con finto sorriso.
<<Non ti preoccupare, intanto mettiti la mia giacca che stai tremando>>
Tipico.
<<Ah, grazie che carino>> feci la stupita.
<<Bene possiamo entrare comunque>>
Ringraziai di nuovo ed entrai.
<<Bene, dove abiti?>>
Spiegai velocemente la mia strada di casa, palesemente falsa, dato che sicuramente mi avrebbe portato in un posto disperso per concludere il suo piano e dato che, era meglio che non sapesse dove abitavo veramente.
Eravamo ancora fermi ovviamente, ed il mio piano stava lentamente prendendo concretezza.
<<Devon scusami, ora ci ho pensato, possono venire anche le mie due sorelle? Mi sono ricordata che non hanno un passaggio.>>
Avrebbe detto di sì, sicuramente.
<<Certo>> e notai una piccola smorfia di felicità. Che coglione.
<<Bene le vado un attimo a chiamare>>
<<Scusa non puoi usare il cellulare?>>
Panico.
Pensai un po' prima di rispondere.
Se dicevo che era scarico mi avrebbe prestato il suo, quindi dovevo pensare un' altra scusa, ed in fretta.
<<Bhe ma stanno ballando, figurati se hanno il telefono con sé>>
Eccellente.
<<Giusto che scemo>>
Corsi nel locale e sentii l' ansia entrare, era la parte più importante del piano, con la sua assenza sarebbe saltato tutto.
Appena entrata mi avvicinai al bancone delle bevande, dove un simpatico barista serviva tutti i tipi di alcolici, compresa la bevanda magica di cui avrei usufruito.
<<Salve, una vodka al peperoncino grazie>>
<<Serve la carta di identità>>
Che stupida, la carta di identità merda!
Ero completamente fottuta, quando utilizzai l'ultima carta che avevo in tavola.
Appena stavo per pronunciare parola per dire al barista che lo avrei pagato se avesse chiuso un occhio, un ragazzo dietro di me mi chiamò toccandomi la spalla e mi disse:
<<Ho le papille  in fiamme, lo vuoi tu?>>
La fortuna era dalla mia parte,  ciò nonostante il pensiero di bere da quel bicchiere mi facesse rabbrividire, andai avanti col piano e ringraziai il mio inconsapevole complice.

Per fortuna vidi le cannuccie poggiate sul bancone.
Ne misi una nel bicchiere e feci finta di sorseggiare.
Rikki e Dorothy non c' erano a ballare ed era una cosa abbastanza strana, stessa cosa Brandon... possibile che se ne fossero fregati altamente e se ne fossero andati?
Un pizzico di delusione mi invase lo stomaco, ma feci in modo di non pensarci.
Dovevo continuare il piano e lasciare perdere tutte le mie emozioni altrimenti la mia troppa umanità mi avrebbe fregata.

_______________________________________

Scusate l' interminabile assenza, ma è un periodo abbastanza impegnativo per me ^^
Vi voglio bene💞





















Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top