Capitolo 20
"L'accettazione è il primo passo per superare una delusione.
Il dolore nasce sempre dal desiderio che le cose siano diverse da come sono."
-Swami Kriyananda
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Capitolo 20
Entrando nel locale con ancora la mano di Devon legata alla mia, ci posizionammo proprio al centro della pista dove altre persone si limonavano fra di loro o ballavano come se avessero tante api dentro i pantaloni.
Da quel che avevo visto oramai la mia mente era buia, un black out totale: non pensavo a nulla.
Non mi era mai successo, mai mi ero sentita così svuotata.
Pensai solo ad ondeggiare i fianchi di fronte Devon, il quale teneva posizionate le sue mani proprio su di questi.
Eppure qualcosa dentro di me era ferito, ero sicura che non andasse poi tutto cosí bene come tentavo di convincermi, ma non potevo farci nulla; lui non voleva me o almeno non cercava una ragazza fissa da tenere sempre al suo fianco.
Devon mi guardava sorridente ignaro di tutto ciò che stava accadendo dentro il mio cuore.
Cercai di esibire uno dei sorrisi meno forzati che avessi.
Il Dj che si trovava vicino al banco delle bibite, urlò un qualcosa che non capì fin quando la musica non cambiò.
Era il momento di un lento.
Devon mutò di espressione e fece tutto lui, come se fosse esperto nel ballare questo tipo di balli.
Non avevo mai ballato un lento con qualcuno, e cosa peggiore non mi sarei mai aspettata di doverlo ballare con una persona diversa da Brandon...
Ero cosí nervosa, gli avrei calpestato i piedi, ne ero sicura.
Il lento inzió, cosí io e Devon ci avvicinammo contemporaneamente.
Lui tenne lo sguardo alto e continuò a guardarmi negli occhi, io invece ero troppo timida per farlo.
Mi imbarazzava talmente tanto che ero sicura di essere diventata rossa come un peperoncino.
<<Non essere tesa>> Sussurrò avvicinando la sua mano nuovamente sui miei fianchi.
<<Non sono tesa é solo che non ho mai ballato un lento...>> dissi senza scrupoli già troppo agitata.
<<Quando pensavi di dirlo?>>,
<< Ti insegno io>> continuó con dolcezza.
Era cosí carino con me...
"Forse è il ragazzo giusto per me" pensai in quel momento.
<<Fai quel che ti dico >> mi disse continuando a guardarmi.
<<Tieni lo sguardo alto>>
Feci quel che mi diceva.
<<Bene, adesso metti le tue braccia sulle mie spalle>>, mi sciolsi un po' a quel contatto
, <<Bravissima>> mi disse fiero.
<<Ora goditi questo momento>> sussurrò.
Cercai di lasciarmi andare, ma in realtà avevo troppi pensieri nella testa per farlo.
Le sue mani in modo particolare, non aiutavano per nulla perché si muovevano troppo sui miei fianchi, erano saldissime su di questi al punto di farmi male.
Lui sembrava tranquillo, probabilmente non si era accorto della forza che stava esercitando su di me.
<<Scusami Devon... mi stai facendo male>>
<<Uhm... scusami non volevo, mi dispiace tantissimo>> rispose nervoso levando le sue mani dai miei fianchi.
<<Che ne dici se andiamo a berci un drink?>> mi chiese ancora scosso dall' avvenimento precedente.
<<Certo>> risposi. Stavo morendo di sete in effetti.
Andammo vicino al bancone dei drink e lui mi porse una bibita.
<<Cos'è?>> chiesi stranita dal liquido troppo scuro.
<<Vino rosso>>
Cosa?
E alle feste davano vino rosso?
Non mi convinceva il pensiero di berne, cosí chiesi un semplice bicchiere di Fanta nonostante non ne impazzissi.
<<Helen veramente mi dispiace un sacco, non volevo farti male>> continuò forse divorato dal senso di colpa.
<<Devon ma non mi hai fatto niente stai tranquillo>> risi per sdrammatizzare, in realtà sentivo un piccolo dolore sui fianchi ma cercai di ignorarlo.
<<Uhm, va bene>> mi rispose senza dir nulla in seguito.
L' imbarazzo incominciava a farsi sentire cosí feci ciò di più affrettato e stupido che potessi fare in quella situazione.
<<Devon devo andare un attimo in bagno, aspettami qui>> gli dissi e lui mi rispose che non c'erano problemi e che mi avrebbe aspettato.
Mi dispiaceva lasciarlo cosí però avevo bisogno di prendere un po' d'aria, di mettere i miei pensieri in ordine anche se, appena arrivai nel bagno delle ragazze, uno spettacolo poco carino mi attendeva.
Dorothy ed una ragazza si stavano baciando.
Baciando.
Dorothy, ed una...
Non ci vidi più in quel istante.
Possibile che avesse bevuto tanto da non riuscire più a ragionare?
E se non fosse stato così, ma lei era... si insomma lei era... ero sconvolta, stavo morendo dentro.
<<COSA CAZZO FAI DOROTHY!>>
Si girarono di colpo spaventate, e quando Dorothy lo fece io sperai avesse gli occhi lucidi, sperai che fosse ubriaca che non si rendesse conto di ciò che stava facendo con quella ragazza.
Ma non fu così.
Era lucidissima e lo capì quando incominciò a parlare.
<<Helen io... non è come pensi ti giuro>>
Così come un fulmine mi vennero in mente tutti i ragazzi che lei aveva avuto e che dopo un po' aveva lasciato senza che io ragionassi sul motivo di ciò.
Erano tutti cosí disponibili con lei eppure lei diceva che non gli davano le giuste attenzioni, che la tradivano.
Il mio cervello stava impazzendo, ero venuta qui per riordinare i pensieri eppure stavo scoppiando, il mio cuore stava scoppiando.
Tante convinzioni, distrutte in un solo istante.
Non lo avevo mai provato e non mi sarei mai augurata di poterlo vivere.
Lei mi venne vicino, ed ancora sperai che il suo alito puzzasse di alcool, ma niente.
La realtà era quella ed io quasi mi sentii mancare.
<<Helen vieni andiamo a casa>>
mi prese un braccio lasciandosi la sua amica che rideva come una matta.
Ma quella era fatta, probabilmente si era fatta qualche drink chi lo sapeva.
La cosa che mi squarciava il petto però era che Dorothy non lo fosse.
Dorothy era lucida, lucida cazzo.
Come poteva farmi questo?
<<Vaffanculo Dorothy>> le dissi e con un veloce scatto della mano, le colpì il viso.
<<Non me ne fotte più un cazzo di te, mi fai schifo>>
Corsi, corsi lasciandola lì, da sola e senza parole da poter pronunciare a causa mia.
A causa di una sorella traditrice quale ero nell' abbandonarla troppo accecata dalla rabbia e dal dolore che stavo provando.
___
Nel cercare di evadere dal locale con le urla di Devon dietro di me, mi fermai e provai a dargli una spiegazione con tutta la rabbia e lo shock che stavo provando.
<<Hey Devon, scusami se stavo correndo come una matta fuori dal locale ma... beh non mi sento molto... bene e speravo di poter prendere una boccata di aria fresca>>
Lui sembrò quasi incerto nel credermi o meno, però rimase fiducioso e mi accompagnò di corsa fuori.
<<Ora va meglio?>> mi chiese dopo cinque minuti trascorsi al di fuori di quella stupida struttura.
Accennai col capo e poi mi persi nei miei pensieri confusi.
Stavo male cazzo, mi sentivo tradita, confusa, rabbiosa, addolorata e come se in realtà Dorothy non la avessi mai conosciuta veramente.
Volevo andarmene da lì, lontana da lei, da Brandon, da Devon, dal mondo.
<<Devon scusami, sono stanca... voglio andare a casa>>
<<Ah di già? Non... cioè rimani qui un altro poco con me?>> rispose con aria afflitta.
<<Potrei, ma ho un sonno tremendo... mi dispiace tantissimo di non poter rimanere di più al tuo fianco>> cercai di fare la sdolcinata per non portarlo a concentrare troppo sul mio improvviso voler andarmene a casa.
<<Non preoccuparti Helen tanto tra poco devo andarmene anche io,>> continuò
<<anzi si è fatto tardissimo forse è meglio se mi ritiro a casa altrimenti chi li sente ai miei>> ridacchiò.
<<Beh che dici se ti accompagno io a questo punto? Mi farebbe tanto piacere>> disse cone se aspettasse da tanto di dire questa frase.
Io non ci pensai due volte, note le circostanze.
<<Ma si certo, ne sarei felice,>> continuai <<Vado a prendere il mio giubbotto e vengo subito, aspettami qui>> dissi ricordando di averlo lasciato sul divanetto della discoteca.
<<Devo fidarmi? L' ultima volta te ne sei corsa a gambe>> ridacchiò, ma io non colsi l'umorismo, anzi mi infastidii molto quella sua frase, anche se lui non sapeva il reale motivo per cui correvo e non sapeva avrebbe potuto infastidirmi...
Entrai nel locale e sperai di non incontrare nessuno in modo particolare Brandon o Dorothy.
Brandon doveva riaccompagnarci a casa ma tanto non me ne fotteva un granchè... era chissà dove a baciarsi qualche ragazza e poi la mia presenza non sarebbe stata così importante per lui.
Mi avvicinai al divanetto e cercai il mio giubbotto sotto l' ammasso dei rifiuti buttati dalle altre persone presenti, ma nell' istante in cui lo presi e provai ad incamminarmi verso l' uscita, una voce piuttosto familiare mi fece voltare.
<<Che cazzo fai?>>
<<Ah nulla Brandon stavo solo andando, tu tutto bene?>>
Stranamente non aveva bevuto alcolici.
<<Ma mi prendi per il culo? È troppo lontana casa tua da qui per farla a piedi>>
<<Chi ha detto che devo farla a piedi. Mi accompagna Devon. Ora devo andare scusa>> mi girai e non gli diedi il minimo interesse, ma feci solo i primi due passi ed una mano brusca mi prese per il braccio facendomi sussultare di dolore.
<<Helen adesso tu vieni con me e la finisci di fare la stupida>> affermò trascinadomi per quello stesso braccio.
Mi stavo incazzando e non poco.
Dovevo muovermi, Devon mi stava aspettando e se avessi ripetuto la stessa cosa di prima non si sarebbe sicuramente più fidato di me.
Poi il comportamento di Brandon era completamente incomprensibile ai miei occhi.
Non pensavo tenesse tanto alle regole dei miei genitori e non mi aspettavo reagisse così.
Cosa alquanto più strana poi era che mi stava tenendo il braccio talmente forte che sembravo un animale trasportato a suo piacimento.
Ero furiosa del potere che pensava di poter esercitare su di me.
Ma come si permetteva?
<<Cazzo Brandon lasciami!>> urlai furiosa poi continuai
<<Non hai il cazzo di diritto di darmi ordini quindi adesso non rompere i coglioni e vattene dalla mia vista>>
Lo guardai digrignare i denti e serrare i pugni, poi con passo felpato lo vidi incamminarsi verso l' uscita.
Cosa voleva fare?
Gli corsi dietro per pura paura e curiosità, ma quando fui vicina mi decisi a domandargli cosa volesse fare.
<<Non rompere il cazzo e torna dentro, ora.>>
sputò arrabbiato come una iena.
<<Brandon ti ripet...>> dissi con fermezza fin quando la sua mano mi prese il polso e mi strattonò con forza.
<<Che cazzo stai facendo?>> risposi confusa e tremendamente arrabbiata.
<<Ti porto in un posto dove starai buona>> rispose subito di rimando guardandomi come se fossi una ragazza troppo indisciplinata.
Fu un attimo ed io volai praticamente sul materasso di una stanza, spinta dalle sue possenti mani.
<<Stai buona>> furono le sue ultime parole dentro quella stanza perché poi chiuse la porta a chiave.
Ero io e quattro mura silenziose che davano troppo spazio ai pensieri.
Pensieri che non dovevo formulare per non soffrire ulteriormente degli avvenimenti recentemente accaduti.
Pensai solo che Brandon era uno stronzo, uno di quelli stronzi come non mai, ma che quando volevano comandare ci riuscivano in tutto e per tutto.
Certo, io non ero da meno e proprio per questo dopo nemmeno tre minuti rinchiusa dentro quella stupida stanza mi avvicinai alla porta e presi ad urlare a squarciagola ed a sbattere pugni e calci come una matta.
Volevo uscire ed andare di corsa da Devon per scusarmi ulteriormente con lui e poi a Brandon ci avrei pensato il giorno successivo...
______
<<Aiutatemi vi prego>> Urlai dietro la porta per riuscire ad attirare l' attenzione di qualcuno.
Diedi una miriade di calci alla porta tanto che avevo timore si rompesse e che avessi dovuto pagare di conseguenza i danni.
Volevo uscire, la curiosità e le responsabilità di quel momento mi divoravano.
Cosa stava facendo Brandon?
Sembrava arrabbiato più che mai.
E Devon?
Mi stava ancora aspettando fuori o aveva deciso di lasciarmi lì?
<<Perfavore, sono qui>> sussurrai ma nessuno sentii a giudicare della mia flebile voce.
Mi arresi.
Le forze mi mancavano così, notato l' orario tardo mi stesi sul letto sfinita ed in un batter d' occhio senza neppure rendermene conto, Morfeo mi accolse nelle sue rigide braccia...
___
<<Helen>> una voce sussurrò.
Ma la ignorai come mio solito pensando fosse mia madre in preda al mio ritardo mattutino.
Piccoli schiaffetti sul mio viso mi fecerò socchiudere leggermente gli occhi.
Davanti a me una Rikki pensierosa mi scrutava con attenzione.
Mi misi seduta sul letto spaesata con l' intento di cercare di capire dove fossi.
Ero sempre in quella stupida stanza in cui Brandon mi aveva scaraventata.
<<Brandon e Devon?>> chiesi istintivamente sapendo che nulla di buono mi attendeva fuori da quella stanza.
Rikki sembrava più confusa di me.
<<Non so, ti cercavo cinque minuti fa ed ho visto che non eri in pista a ballare, così salendo sopra ho incontrato Brandon che scendeva le scale infuriato più che mai quindi gli ho chiesto il motivo della sua aria funesta, ma lui mi ha risposto che andava tutto bene e che doveva scendere giù per continuare a ballare... non so mi sembrava strano così ho provato a ripercorrere il percorso di Brandon e mi sono trovata di fronte questa porta... era chiusa a differenza di tutte le altre, quindi ho cercato Willy, il proprietario della discoteca sempre al piano superiore, e mi ha dato la chiave di riserva perché quella originale era magicamente scomparsa.
Ecco come adesso mi trovo qui con te che dormivi>>
Ascoltai il suo discorso con attenzione.
Non era passato molto tempo da quando mi ero addormentata quindi avrei potuto scoprire dove Brandon si trovasse e mi sarei scusata immediatamente con Devon per poi accettare il suo generoso passaggio a casa.
Rikki ne sapeva meno di me quindi preferivo non metterla al corrente della mia maleducazione con Devon e della misteriosa rabbia di Brandon.
<<Rikki io scendo>> dissi correndo e sistemandomi le miriadi di ciocche di capelli che uscivano dalla loro naturale postazione.
Non la degnai neppure di uno sguardo per la fretta e, mentre correvo al piano di sotto, tanta curiosità, ma al tempo stesso un brutto presentimento mi assaliva.
La pista era rimasta come era, i ragazzi erano sempre sudaticci che ballavano, eppure sentivo una brutta sensazione...
Cercai Devon per tutta la pista ma non lo trovai.
Così provai a cercare fuori, ma nessuna ombra di lui.
"Se ne anda-" incominciai a pensare ma le speranze ritornarono non appena scorsi da lontano un' anima viva dietro il muretto.
"È lui credo".
Mi avvicinai cautamente e solo quando mi trovai a dieci metri da lui sentii due voci che discutevano furiose.
<<Merda Devon lei non è una delle tue che ti scopi di turno!>>
"Brandon? Cosa ci fa lui qui" pensai in preda alla confusione.
<<Io faccio quello che cazzo voglio e frequento chi cazzo voglio. Non immischiarti in cose che non ti riguardano.>>
La voce di Devon mi è inconfondibile, però dato che non capisco di cosa parlano ascolto ancora un po' e attendo che uno dei due dica il nome della ragazza per cui litigano.
"Ah, come sarebbe bello che due ragazzi litigassero per me" pensai immaginando Brandon e Devon scontrarsi per me.
Io avrei sicuramente sperato vincesse Brandon, ma questo a Devon non lo avrei mai detto...
<<Lei mi riguarda>>
disse Brandon possesivamente.
Un pizzico di gelosia mi invase lo stomaco.
"Dite il suo nome vi prego, devo sapere per chi si imbatte Brandon cavolo"
Non sarebbe cambiato nulla comunque, io avrei saputo il suo nome e mi sarebbe crollato tutto addosso per la millesima volta che frequentavo Brandon.
Lui non ti ama.
La mia coscienza mi ricordò.
Così non vidi il motivo per cui dovevo ascoltare la loro stupida discussione e girai le spalle avanzando di qualche passo, ma mi fermai sconvolta quando Devon pronunciò parola.
<<Credi davvero che Helen non sia una grandissima zoccola da quattro soldi? Me la darebbe di sicuro se non fosse per te che ti impicci. La mia scopata non è ancora andata a puttane però, ti saluto, Brandon>>
Che rabbia provai dio.
Avevo voglia di ucciderlo quel grandissimo stronzo.
Anzi non era stronzo, perchè stronzo lo era Brandon per il suo caratterino testardo e tremendamente menefreghista.
Stronzo era un termine troppo benevole per definire Devon.
Devon era un lurido verme schifoso e figlio di puttana, ecco cos' era.
Si dimostrava così carino con me e poi andava a dire che io ero una grandissima zoccola da quattro soldi, no ma si rendeva conto della gravità della situazione?
Che io ero la ragazza in questione non me lo aspettavo e di certo non mi aspettavo che un ragazzo apparentemente dolce come Devon mi dicesse tali schifezze perlopiù a mia insaputa.
"Che schifo" pensai, e le lacrime non tardarono a percorrermi le guancie.
Non devi stare male per una persona ignorante e traditrice come Devon, fatti valere. Dimostra a quel coglione chi si è permesso di giudicare male.
La mia coscienza mi tirò fuori dalla mia tristezza interiore.
Dovevo farmi valere, dovevo per mio rispetto personale.
Dall' ultima frase di Devon non sentii più nulla.
Per sicurezza andai a nascondermi nel locale e sperai che i miei passi fossero abbastanza leggeri da non essere sentiti.
Cosa avevo escogitato nella mia mente diabolica lo sapevo solo e solamente io.
La avrebbe pagata cara, quel coglione.
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Hello everyone!
Avevo combinato un disastro raga...
In pratica ho fatto il nuovo capitolo che però ho denominato "Capitolo 21 prima parte" quando in realtà andava assemblato con il 20esimo capitolo, per fortuna ho aggiustato il tutto...
Scusatemi🙂
Questo capitolo è molto lungo... se vi annoiano capitoli così lunghi ditemelo che magari farò la prima e la seconda parte😉
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