Il nuovo arrivato
Mi sveglio, sentendo la sveglia.
Negli ultimi due anni, ho sempre messo "American Idiot" dei Green Day come suoneria per la sveglia. Purtroppo, a forza di ascoltarla ogni mattina, è diventata peggiore di un tormentone estivo.
Comunque, guardo il mio orologio sul mio comodino.
Sono le 7 in punto! Cazzo, non posso fare tardi proprio il primo giorno.
Dopo aver fatto una breve colazione ed essermi lavato, mi metto una maglietta nera con del filo spinato, raffigurato al centro, un paio di jeans scuri e un paio di scarpe Converse nere. Se avessi gli occhiali da sole neri, potrei definirmi un agente dei Men in Black.
A parte gli scherzi, ricontrollo se ho tutto il necessario per affrontare il primo giorno. Allora, nello zaino ho messo solo il mio astuccio blu scuro, il mio diario Comix e un quadernino a righe. Credo che ci sia tutto. Bene, posso anche già scendere giù alla fermata della sita per andare a scuola.
Sono le 7.20. Non manca molto all'arrivo della sita.
L'ansia mi sta uccidendo. Dovrò stare in classe con quella maniaca per un anno intero, se non di più. Spero che questi ultimi due anni, le abbiano fatto dimenticare ciò che mi ha fatto o come si è comportata con me. Non ho intenzione di tornarci su di nuovo ma, questa volta, non incasserò tanti pugni da cadere al tappeto.
Accendo il mio cellulare, un Galaxy S5 azzurro.
Va bene che il cellulare si dovrebbe tenere spento a scuola ma, preferisco tenerlo silenzioso per le emergenze.
Dopo averlo sbloccato, inserendo il codice PIN e la password del cellulare, attivo la connessione dati per vedere se mi sono perso qualche messaggio importante. Come immaginavo... niente.
Però, ieri sul gruppo di Whatsapp dei miei ex compagni di classe, tutti quanti mi hanno augurato in bocca in lupo per il mio nuovo anno senza di loro. Cavolo, mi mancheranno da morire. Se sono riuscito a rialzarmi, dopo che Angelica mi ha manipolato per ridicolizzarmi pubblicamente, lo devo solo a loro.
Finalmente, la sita è arrivata. Non mi è mai piaciuto come mezzo di trasporto. Anzi, posso dire che stare in sita il 15 Settembre con più di venti persone, è un po' come stavano i deportati quando venivano trasportati nei treni merci verso i campi di concentramento. Non sto scherzando. È un vero inferno, stare qui dentro.
Dopo aver ascoltato la musica con le cuffie per tutto il tragitto, arriviamo davanti alla scuola quindici minuti prima che iniziano le lezioni. So che sembra strano, ma preferisco andare subito in classe piuttosto che ricevere la mia prima nota per essere entrato in ritardo.
Entro in classe. Non c'è nessuno. Meglio così, avrò il piacere di conoscerli tutti insieme.
Comunque, mi immaginavo una stanza più grande. I banchi, che sono venticinque in totale, sono posizionati in tre lati. Ovvero, uno a sinistra vicino alle finestre, uno centrale e l'altro posizionato al muro vicino alla porta.
Fortunatamente, c'è la lavagna interattiva.
Beh, visto che nessuno ha ancora scelto il proprio posto, credo che prenderò il posto nell'ultima fila vicino alla finestra. Beh, visto che manca ancora qualche minuto, posso già prepararmi, mettendo le cose che mi servono sul mio banco.
Controllo l'ora sul mio... ecco. Mi sono dimenticato di portare l'orologio. So che può sembrare inutile, visto che basta guardare sul cellulare ma preferisco ritenermi un tipo all'antica, evitando inutili rimproveri dai prof se controllo dal cellulare. Ah, ecco, finalmente non sono solo.
È appena entra una ragazza. Ha i capelli rossi. Se li sarà sicuramente tinti. Non è molto alta, porta degli occhiali da vista abbastanza piccoli ed è vestita interamente di abiti scuri, cioè una maglietta, che raffigura un pettirosso con uno sfondo nero, i pantaloncini neri e delle scarpe Adidas blu scure. Ma che diavolo? Porta un paio di cuffie beats nere molto grosse. Chissà quanto le avrà pagate...
Si volta verso di me, stupita come se non mi avesse mai visto ed, infatti, non ci siamo mai conosciuti.
<Scusami e tu saresti...>
Mi alzo dalla sedia e mi avvicino verso di lei, in segno di buon educazione.
<Mi chiamo Alessandro. Mi sono trasferito qui proprio quest'anno.>
< Ah, capisco. Comunque, mi chiamo Veronica e ti do il benvenuto a nome del resto della classe, anche se saranno sicuramente fuori a farsi i cazzi loro. Vedo che hai già scelto il tuo posto.>
<Sì, spero che non ti dispiaccia...>
<Maicchè! Fa pure come ti pare, dopotutto, bisogna essere a proprio agio per affrontare un anno di scuola. Piuttosto, posso sedermi accanto a te?>
<Certamente.>
< Grazie, Ale.>
Non appena si avvicina al banco, entrano un gruppo di ragazze che non fanno altro che parlare su come sia andata la loro partita di pallavolo ieri sera. Si comincia bene...
Non posso fare a meno di notare i loro volti delusi, notando che i posti in fondo sono già stati presi.
<Che diavolo ci fai lì, Veronica? Sai benissimo che quelli sono i nostri posti!>
Veronica rimane indifferente, rimettendosi le cuffie.
La ragazza più alta del gruppo si avvicina al suo posto e le toglie le cuffie dalle orecchie.
<Ascoltami, demente. Questi posti appartengono a noi. Perciò, è meglio che te e il tuo nuovo ragazzo togliete la vostra roba da lì, se non volete che vi diamo una lezione dagli altri.>
Ora questo è troppo!
<Non per intromettermi ma ci sono i vostri nomi sopra? Se è così, li avrete scritti con la penna fosforescente ma, non credo che arrivereste a tanto. Poi, io e Veronica ci siamo seduti lì, senza che nessuno si sia lamentato. Quindi non avete alcun diritto a trattare Veronica come se fosse un essere inferiore a voi. Piuttosto dopo questa mattinata, fareste meglio a prenotare un appuntamento da uno psicologo il più presto possibile.>
Rimangono senza parole, ma vedo benissimo la loro rabbia nei loro occhi.
Si siedono a banchi davanti alla cattedra. Come piace zittire le stronze come loro...
Mi siedo al mio posto e Veronica mi da un bigliettino.
"Non avresti dovuto zittire quelle sceme ma comunque... ti ringrazio."
Dopo un po', cominciano ad entrare tutti gli altri compagni.
Ma ancora non c'è segno di Angelica. Meglio così! Spero che sia stata investita da un auto.
Suona l'ultima campanella ed entra il professore.
Veronica non ci pensa due volte a rimettere subito le cuffie nello zaino.
<È il nostro professore di latino, ovvero il prof Pascucci.> mi dice Veronica, sotto voce.
Di latino? Si comincia bene...
<Buongiorno a tutti.>
Guarda l'aula per controllare che non ci sia nessuno, finché non nota la mia presenza nella stanza.
<Ah, vedo che avete già conosciuto il vostro nuovo compagno di classe. Martini, giusto?>
Si voltano tutti, fissandomi.
<Sisignore.>
< Coraggio, non essere timido, ragazzo. Alzati e parlaci un po' di te.>
Sono un po' imbarazzato, visto che non mi è mai successo una cosa del genere.
Mi alzo ma, prima che possa dire qualcosa, si apre improvvisamente la porta...
Note dell'autore:
Indovina indovinello... chi c'è fuori dalla porta?
Scusatemi se ho aggiornato la storia solo oggi. Piuttosto che ne pensate di Veronica?
In ogni caso, ci vediamo nel prossimo capitolo.
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