-CAPITOLO 2-


Ad un certo punto mi sentii sfiorare la spalla e...

«Ciao, scusa ti serve aiuto?» Disse una giovane voce maschile

Mi voltai: vidi di sfoco una figura maschile, si mimetizzava con l'asfalto del marciapiede, notai solo che indossava una tuta grigio scuro e nera. Poi alzai lo sguardo e intravidi degli occhiali scuri. Mi chiedevo cosa ci facesse lì a quell'ora.

Ero fradicia, stanca morta, ormai arresa.

«No... » Dissi sbadata

«...Anzi sì» Risposi infine con un leggero sorriso sfinito

«Perfetto, se vuoi puoi venire a casa mia, ho una camera degli ospiti, puoi dormire lì. Poi domattina ne parliamo»

Disse sicurissimo di sè. Come faceva ad essere così sveglio alle 2.30 di notte?

«C-cosa? Tu..» Balbettai confusa

«Sì, io ti ospiterei a casa mia, preferisci dormire al calduccio o restare qui infreddolita tutta la notte come un cagnolino smarrito?»

Sembrava che sapesse già tutto di me, aveva capito che ero persa e dovevo trovare una sistemazione al più presto.

Era un perfetto sconosciuto, che stupida che sarei stata se avessi accettato.

Eppure...

«Okay,Okay.» Risposi infreddolita in fretta e furia

«Benissimo, vieni, abito a due isolati da qui, non c'è tanto da camminare. Dai, seguimi»

Poi compresi. 'Ma cosa ho fatto? Ho accettato di andare a casa di uno sconosciuto?!' Non l'avrei mai fatto se fossi stata lucida, ma lì non lo ero.

«No... Aspetta, io...» Replicai, stavolta più confusa di prima.

Poi...

Svenni.

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