67.


30 Novembre.

Sono passati quindici giorni e non sono mai uscita da casa.
Sono stata chiusa in camera mia,senza voler vedere ne sentire nessuno.

Non mi andava,sentirmi rimproverare da tutti,sentirmi dire che dovevo reagire,che dovevo guardare avanti,proprio non mi andava.

Adesso sono nello studio del medico insieme a mia mamma,deve vedere se sono perfettamente guarita e lo spero,altrimenti rischio di impazzire.

Come al solito,sono con le cuffie alle orecchie.
Cerco di trovare soluzioni,di pensare a cosa posso fare per evitare di stare così male,e  mi riferisco al dolore che provo dentro,quella morsa che mi attanaglia ormai da troppo.

Cosa sto diventando?
Ed è solo colpa mia,ho conferito a lui la responsabilità di rendermi felice e forse sono stata una egoista.
Ho pensato,e continuo a pensare alla mia felicità, senza rendermi conto,che lui non può fare più nulla,nemmeno per se stesso.

Sicuramente lasciarsi con la persona che ami è doloroso ma, egoisticamente,sai che potresti incontrarla un'altra volta e,se vuoi,lottare per far si che ritorni da te, ma io non ho più questa possibilità e sto male.

Dovrei farmi coraggio,riprendere in mano la mia vita e non investire più energie per un amore che non potrà più esistere,ma come?
Come posso andare avanti quando tutto quello che volevo non c'è più?
Quando la sua presenza è perennemente costante in tutto quello che faccio?

Ho scelto di amare lui,avevo una vita con lui,avevamo sogni e progetti ma che sono volati via insieme a lui,e non mi è rimasto nulla.

<Clear,tocca a noi.> dice mia madre facendo terminare quella serie di pensieri.
Leggermente infastidita, tolgo gli auricolari.
<Sbrighiamoci,non stare li a parlare di come stanno tutti i nostri parenti,perché ti mollo qui.>

Ecco cosa sono....qualunque cosa,fatta anche a fin di bene,mi fa innervosire.
Qualunque cosa che non rientra nei miei piani mi innervosisce,ed io non ero così.

<Ciao Clear,come stai?>
<Bene dottore, va tutto che è una meraviglia.>
<Clear!> mi richiama mia madre.
Io sbuffo e mi siedo.
<Riesci a dormire? Tua madre mi ha detto che dormi poco e male.>
Mi volto verso di lei,e se avessi avuto la possibilità di lanciare saette con gli occhi,sarebbe già cenere.
< Mia madre si crea dei problemi inutili.Non le dia ascolto.>
<Ascolta Clear,so come ti senti...>
<No,non cominciamo.
Nessuno sa come mi sento,almeno che lei non abbia perso qualcuno di fondamentale nella sua vita.
È successo?> nega con la testa,mentre mia madre si copre il viso rosso dalla vergogna.
< Allora non lo sapete come mi sento,e non potete avere nemmeno una vaga idea.
Sono qui solo per sapere se posso riprendere le mie attività, se devo continuare con qualche cura e basta.
I miei problemi li risolvo da sola.Grazie!>
< Capisco! Siediti sul lettino ed alza la maglia.>

Dopo dieci minuti di visita accurata
<Stai bene,è passato tutto.
Però eviterei di andare in palestra per il momento.
Si suda troppo e fuori fa freddo,quindi per il momento palestra niente.>
< E la moto? Posso uscire in moto?>
<No.> ma è mia madre a rispondere e le faccio segno con la mano di stare zitta.
< Se mi prometti che ti copri bene,si! Puoi andare in moto.>

Sicuramente il mio viso,ha dei lineamenti meno duri,mi sento più rilassata e so che finalmente posso sfogarmi.
Ho la conferma quando guardo mia madre che sta sorridendo.
Restiamo qualche altro minuto nello studio,e quando esco comincio a correre verso la macchina,non vedo l'ora di arrivare a casa e coprirmi meglio per poter usare la mi a moto .

<Ti serviva sapere che puoi almeno utilizzare la moto,per ritornare ad essere un po te stessa? >
<Si! Sto impazzendo a stare a casa,a sentire sempre i soliti discorsi,a ricevere visite di cortesia di cui non m'importa nulla.
Sai che non sono quella persona che è stata chiusa in casa,sai che sono questa,con i miei alti e bassi,ma sicuramente migliore di quella che è entrata in questo studio stamattina.>

Sospira
<Lo so,ma Clear a me non piace saperti a correre tra le auto.
Non puoi trovarti qualche altra cosa?>
<No e lo sai, ed ora sbrighiamoci.>

Quando arrivo a casa,corro subito a cambiarmi e dopo cinque minuti mi ritrovo già sulla moto.
< Clear ma...>
<Dopo mamma,quando torno ne parliamo>

E così mi ritrovo,finalmente,sulla moto a sfrecciare tra le auto.
Giro per tutta la città, senza avere una meta precisa.
Mi ritrovo a passare dalla scogliera,ma non ho voglia di fermarmi e così continuo.

Sono ferma ad un semaforo,quando squilla il mio telefono.
Rispondo mettendo il cellulare tra l'orecchio destro e il casco,in modo di non avere le mani occupate.
<Pronto>
<Clear,dove sei?>
<Sono alla rotonda del vecchio ponte,che succede?>
<Nulla tesoro,ma ha chiamato la ginecologa,oggi ha un buco tra un'ora circa.>
<Ok,dille che ci saremo.Ma ci vediamo al suo studio.>
< No Clear,no allo studio ma in ospedale.>
<Va benissimo mamma,ci vediamo li.>
Chiudo la telefonata e aspetto che scatti il semaforo,che visto le varie direzioni,ci sta un bel po a scattare.

Vengo catturata da una donna che attraversa col passeggino e si sente il vagito di un bimbo di pochissimi mesi.
Istintivamente porto la mano sul mio ventre.
Mi sarebbe piaciuto avere un bambino con Stefan,ma ormai è tutto inutile.
Il suono dei clacson mi riportano alla realtà, e con gli occhi pieni di lacrime, parto spedita.
Sarò stupida,a diciotto anni pensare di essere mamma,ma almeno mi sarebbe rimasta qualcosa di lui.

Talmente presa dai miei pensieri,e con la velocità che ho preso,non mi accorgo di una macchina che sta uscendo da un incrocio.
Non ho il tempo di pensare a cosa fare,anche perché, in questi casi è meglio usare l'istinto,che mi ritrovo a scivolare per terra con una gamba ancora attaccata alla moto e mi fermo solo quando sbatto il ventre sul marciapiede con la moto sopra di me.

Qualcuno viene ad aiutarmi,chiedendomi se sto bene,ed io dico di si.
Ma poi sento urlare una donna
<Chiamate un ambulanza>
<Signora non si preoccupi,sto bene.>
Ma quando provo ad alzarmi una fitta alla pancia,mi piega un due dal dolore e quando guardo le mie gambe,ho i jens ricoperti di sangue.

Bene,mi mancava solo il ciclo adesso.

Qualcuno mi aiuta a sdraiarmi e subito dopo arriva l'ambulanza.
Mentre mi portano in ospedale chiamo mia mamma.
< Mamma,sto andando in ospedale>
<Si,ci vediamo li.>
<No mamma,sono su un ambulanza.
Sono scivolata ed ora mi vogliono controllare>
<Dio Clear arrivo subito>

Quando arrivo tutti si precipitano su di me.
Mi fanno i vari controlli e alla fine un ecografia.
<Signorina può essere che lei sia incinta?>
<No,non sono incinta>
<Controlliamo>

Ma non ho avuto modo di capire...
Urlavano di placenta staccata e di feto in sofferenza.
Se ho avuto modo di elaborare quelle parole non lo so,perché mi ritrovo subito con una mascherina in faccia e ricordi confusi.

Quando mi sveglio,sono in una camera,dove si sente solo un pianto soffocato.
<Tesoro,come stai?>
<Bene credo. Che cosa è successo?>
Ma non riesce più a parlare e solo in quel momento ricordo
< Il bambino.
Mamma come sta il bambino?
L'hanno salvato,vero?>
<Oh tesoro> e ricomincia a piangere....
<Non ho più nemmeno il mio bambino.
Mamma,ma cosa ho fatto di così grave da non meritarmi un briciolo di tranquillità?>
Ma non ha risposto,non le ho dato il tempo di farlo.

Il giorno dopo,posso tornare a casa e chiedo ai miei di andare alla scogliera.
Dopo un po di discussioni acconsentono ad accompagnarmi.
E quando arrivo al mio solito posto, non urlo,non ho nemmeno le forze per farlo.
Guardo il cielo nero .

<Se lassù c'è qualcuno,,che mi ascolti.
Si dice che ognuno di noi ha uno scopo nella vita ed io vorrei capire  quale sia il mio.
Ho sbagliato,è vero,ma merito tutto questo?
Non merito pure io di essere felice?
Perché togliermi tutto?
Prima l'amore,e poi la possibilità di essere migliore per qualcuno.
Cosa ho fatto?
Cosa devo passare ancora prima di poter cominciare a vivere?
Avevo un bambino dentro di me,da nove settimane cresceva un nuovo amore dentro di me,ma hai voluto portarmi via pure questo!
Io cosa dovrei fare ora?>

Resto un po ad aspettare che da qualche parte mi arrivi una risposta,un segnale,ma niente.
Così decido di tornare su e quando sto per farlo un unico raggio di sole riesce a passare quei nuvoloni neri e posarsi su di me.
Ora prendetemi pure per pazza,ma quando ho chiuso gli occhi,era la mano di Stefan che ho sentito su di me.

Quando ho riaperto gli occhi,quel raggio era ancora li,un po più forte,come se da solo volesse spazzare via l'oscurità.
Un'unica lacrima riga il mio viso,e con un sorriso vero e sincero
<Vi amo,e lo farò  per sempre!>

Eccomi qua,un'altra volta in ritardo.
La nostra povera Clear ha dovuto affrontare pure questa😭😭😭😭ed io piango.

Siamo arrivati alla fine,e non vi nego che mi dispiace Troppo😭😭😭😭😭.
Grazie di cuore davvero per avermi seguita ed aspettata così tanto,ma i vari impegni,spesso mi bloccavano.
Ci sarà un altro capitolo,l'epilogo...
presto farò pure questo,prestissimo anzi.
Quindi per i saluti veri e propri,alla prossima puntata.
😘😘😘😘😘
Scusate gli errori😅😅😅😅

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