🔞 Capitolo 8: Distrazioni 🔞
Erano quasi le undici di sera quando Nanami riaccompagnò la sua amica di vecchia data Mirai in istituto. Nonostante fosse uno che evitava il più possibile le scocciature, non se l'era sentita di lasciarla al bar da sola. Si sarebbe sicuramente ubriacata e lui sapeva bene quanto poco piacevole fosse ubriacarsi, soprattutto in solitudine.
Le stelle brillavano alte nel cielo di Tokyo e la luna rifletteva la sua luce argentea sul paesaggio circostante rendendolo quasi etereo. Mirai, complice l'alcool di troppo in corpo, stava canticchiando allegramente sottovoce mentre i due percorrevano le infinite scalinate che portavano all'edificio principale dell'istituto di arti occulte.
Mirai, visto che nonostante l'ora tarda non aveva ancora sonno, aveva deciso che si sarebbe fermata in biblioteca per iniziare a lavorare alla missione che le aveva assegnato Yaga.
Entrarono nell'edificio e si incamminarono in direzione della biblioteca della scuola dove avrebbe potuto lavorare indisturbata e fino a tardi. Una porta alle loro spalle si chiuse ed entrambi gli stregoni si voltarono all'unisono per vedere chi fosse.
Possibile che ci fossero studenti ancora in giro a quell'ora? Quando erano stati ragazzi loro il coprifuoco scattava alle dieci in punto e Yaga era sempre stato severo a riguardo.
A smentire la sua ipotesi, però, fu la figura slanciata di Gojo che uscì proprio in quel momento dalla stanza di Megumi. Gli bastò un secondo per voltarsi nella loro direzione e, anche se indossava la sua benda, Mirai era sicura che quel cretino stesse fissando solo ed esclusivamente lei.
Con uno sbuffo spazientito e improvvisamente di malumore Mirai riprese a camminare velocemente verso la biblioteca, seguita a ruota da Nanami che la osservava in silenzio.
Cosa ci faceva Satoru nella stanza di Megumi? Pensò lei mentre la sua mano si posò sulla porta scorrevole della biblioteca che si aprì senza troppi sforzi.
«Nanami?» disse Mirai pronunciando il nome dello stregone per attirare la sua attenzione. «Ti andrebbe di restare? Per farmi compagnia» chiese lei quasi imbarazzata. Non aveva mai chiesto a nessuno di rimanere a farle compagnia. Era abituata a stare da sola, lo era stata per parecchio tempo e non le aveva mai pesato. Eppure, in quel momento si sentiva sola e aveva bisogno di qualcuno vicino a lei.
Nanami, che nonostante il suo carattere burbero e la sua indisposizione naturale, non ebbe animo di dirle di no, così annuì leggermente con la testa, prendendo posto ad uno dei tavoli della biblioteca deserta. Tanto in fin dei conti nemmeno lui aveva nulla di meglio da fare, almeno avrebbe passato la serata in compagnia.
Mirai gli sorrise grata. Nanami era una brava persona in fin dei conti. L'uomo era più piccolo di lei di un anno, ma la sua mentalità era decisamente più matura di quanto non lo fosse il suo corpo.
«Posso chiederti di cosa si tratta esattamente questa missione?» chiese cercando di capire meglio il contesto. «Tanto dovresti sapere che non andrò in giro a raccontarlo al primo che passa» aggiunse mettendo le mani avanti per rassicurarla sul suo silenzio assoluto.
La ragazza, che nel frattempo stava frugando tra gli scaffali alla ricerca dei libri che le servivano, pensò alla richiesta dell'uomo.
«Questo qua?» chiese comparendo dal nulla dietro di lei e prendendole un libro da uno degli scaffali in alto. La sua mano sinistra posata tanto inconsciamente quanto dolcemente sul suo fianco mentre il suo bacino premeva contro il suo sedere.
Mirai, che inizialmente non ci fece caso, si morse leggermente il labbro quando sentì il bacino del collega premere contro il suo corpo. «Si, quello... Grazie, Nanami» disse cercando di risultare quanto più disinvolta possibile per non destare nessun sospetto. In fin dei conti Nanami lo aveva fatto inconsciamente e non c'era assolutamente nessun secondo fine dietro quel gesto. Era solo l'alcol che le faceva pensare quelle cose totalmente fuori luogo.
Nanami alzò leggermente le spalle come per dirle di non preoccuparsi, poi tornò a sedersi al tavolo, seguito da Mirai che vi posò sopra i libri che aveva recuperato. Iniziò a spiegare quel poco che sapeva riguardo la missione e lo stregone la ascoltava attentamente annuendo di tanto in tanto, aiutandola a mettere giù una specie di piantina e uno schema di azione.
Mirai aveva appena finito di ricreare la piantina di dove si sarebbe dovuta trovare idealmente la base di quella strana setta. Batté le mani soddisfatta del lavoro svolto fino a quel momento e anche Nanami si alzò per vedere meglio. Si spostò nuovamente dietro di lei, una mano posata sul tavolo lasciava intravedere le vene che correvano lungo l'avambraccio nerboruto mentre l'altra trovò nuovamente il suo fianco e, questa volta, intenzionalmente perché anche il volto dello stregone si abbassò verso di lei.
Le sue labbra erano vicine al suo orecchio e quando lui le sussurrò "bel lavoro", la sua voce profonda le fece correre un brivido lungo la schiena.
Perchè si comportava in quel modo? Era solo una sua impressione o stava veramente flirtando con lei?
Mentre la sua mente vagava persa in lontane galassie, si morse nuovamente il labbro. «Se ti mordi ancora una volta quel labbro temo che non sarò in grado di resistere ulteriormente» sussurrò spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, rivelando così il suo volto arrossato non solo dall'alcol.
«Non dirmi che ora fai la timida» ridacchiò lo stregone avvicinando le labbra al collo di lei per poi posarle delicatamente in un bacio leggero che però le fece formicolare la pelle sensibile.
Mirai, imbarazzata per l'approccio improvviso, si schiarì la voce e raccolse velocemente i libri per rimetterli sugli scaffali. Non era da lei comportarsi così, ma era anche vero che di solito era lei quella che iniziava gli approcci e in quel momento si sentiva come un pesce fuor d'acqua.
Eppure, nonostante tutto, non poteva che ammettere a se stessa che c'era qualcosa in quella situazione che la eccitava da matti. E non era solo merito della solida protuberanza che stava premendo contro il so gluteo.
Ancora una volta, Nanami la avvicinò da dietro, questa volta premendola contro lo scaffale e facendole cadere di mano i libri. Mirai gemette e si morse inconsciamente il labbro, un gesto che era solita fare in situazioni stressanti o eccitanti.
Le mani di Nanami si posarono sui suoi fianchi, stringendoli avidamente mentre le sue labbra si incollarono al collo morbido e vulnerabile di lei, lasciando piccoli baci e morsi lungo il percorso. «Te lo avevo detto che non sarei riuscito a resistere una terza volta» sussurrò mentre una delle mani si liberò per scivolare sotto la camicetta che stava indossando, andando ad esplorare la pelle calda e nuda fino ad arrivare sul suo seno.
Le sue dita accarezzarono le curve sinuose incorniciate dal reggiseno per poi scivolare all'interno e stuzzicare abilmente il capezzolo già turgido.
Un altro gemito lasciò le labbra di Mirai che a quel punto aveva abbandonato ogni resistenza e si era voltata verso lo stregone, incollando avidamente le labbra alle sue in un bacio decisamente appassionato.
Le loro lingue si intrecciarono. Le mani di Mirai andarono a posarsi sulla camicia di Nanami, annaspando alla ricerca dei bottoni e slacciandoli frettolosamente mentre lui non poteva fare altro che ansimare e grugnire leggermente per l'eccitazione e la voglia di strapparle di dosso i vestiti che la tenevano decisamente troppo coperta.
Quando la camicia del biondo fu completamente aperta Mirai fece scorrere la punta delle dita sul suo petto, seguendo la forma degli addominali scolpiti per poi avvicinarsi con le labbra e lasciare una scia di piccoli e leggeri baci mentre si abbassò per slacciare la lampo dei pantaloni eleganti.
Nanami a quel gesto alzò il viso della ragazza posandole l'indice sotto al mento. Aveva uno sguardo talmente languido che non riuscì più a resistere.
Come se un animale si fosse impossessato del suo corpo e della sua mente, lo stregone la tirò su di peso rimettendola su due piedi e, con un movimento veloce, le alzò la camicia trascinandosi dietro anche il reggiseno. Le sue labbra trovarono subito la strada verso il suo seno, pregustandosi già la dolcezza di quei seni floridi e tondi mentre le mani si misero al lavoro per slacciare e toglierle i jeans che indossava.
Quando l'impiccio dei pantaloni fu tolto di mezzo le sue braccia forti la alzarono, premendole la schiena contro lo scaffale della biblioteca. Le gambe di Mirai si avvolsero attorno alla sua vita mentre le loro bocche continuavano ad esplorarsi a vicenda. Non avrebbe mai pensato che Nanami fosse un tipo così passionale. Solitamente era molto riservato e taciturno, quel lato di lui la sorprese.
Reggendola con un braccio solo lo stregone usò la mano libera per liberare la sua erezione dalla costrizione dei boxer e, scostate le mutande non propriamente caste di lei, si sfregò un paio di volte contro di lei per lubrificarsi con i suoi abbondanti fluidi prima di spingersi al suo interno, lasciando andare un lamento gutturale che la fece rabbrividire di piacere.
Quando iniziò a muoversi dentro di lei Mirai gemette. Aveva le braccia attorno al collo di Kento e le sue labbra, tra un gemito e l'altro, si posarono sul suo collo, succhiando leggermente.
Le mani di Nanami, invece, erano saldamente ancorate ai suoi glutei mentre il suo bacino la colpiva ritmicamente con un rumore secco.
«Mirai» ansimò lo stregone nel suo orecchio, mordicchiandolo piano e tempestandolo di gemiti leggeri.
In tutta risposta Mirai si morse nuovamente il labbro, cosa che servì solamente ad eccitare ancora di più lo stregone che si spinse con vigore in profondità facendole cacciare un urletto. Lo scaffale al quale erano appoggiati traballava vistosamente e in quel momento Nanami si sentiva veramente come un animale, facendo sesso con una sua collega, nella biblioteca della scuola dove entrambi lavoravano e soprattutto senza aver chiuso a chiave la porta.
Il pensiero di poter essere beccati però, in fondo in fondo, lo eccitava. Questo però non lo avrebbe mai ammesso a se stesso, era troppo fuori dai suoi schemi. Lui che di solito era sempre così calmo e razionale, si era lasciato trascinare all'interno di quella situazione molto discutibile con quella che era solo una sua amica.
D'altra parte però si sa, la carne è debole e lui era solo un uomo. Un uomo non immune alle provocazioni di una donna. C'era qualcosa in Mirai che lo eccitava e quello sarebbe stato un grosso problema anche per i futuri incontri.
Le sue mani strizzarono i glutei di Mirai e la sua testa si reclinò all'indietro mentre sentiva il bisogno crescente di lasciarsi andare a quel piacere che minacciava di farlo esplodere.
Mirai, dal canto suo, conficcò le unghie sotto la camicia dello stregone, lasciando dei segni di graffi. Gemendo, prese la cravatta dell'uomo e fece un giro attorno alla sua mano in modo da avere una presa salda su di essa e poi lo tirò a se tirando la cravatta.
«Così mi uccidi» le sussurrò lui andando a baciare il collo tenero, mordendo piacevolmente qua e la ma stando attento a non lasciare nessuna prova evidente di quanto stavano facendo. «Sei cosi sexy... dio, mi fai perdere la testa» sussurrò con voce roca resa ancora più profonda dall'eccitazione.
I capelli biondi erano leggermente spettinati e piccole goccioline di sudore iniziavano ad imperlare la sua fronte mentre i loro corpi collidevano senza tregua l'uno contro l'altro. Ogni volta che il suo enorme e pulsante membro andava a sfregare al suo interno il corpo di Mirai tremava di piacere mentre lei lottava per non mettersi a gemere ad alta voce.
Nanami rallentò per un momento i suoi movimenti, cercando di rimandare il più possibile l'inevitabile anche se ormai il suo corpo iniziava a tradirlo, tremando per le sensazioni di puro piacere che il corpo di Mirai gli stava facendo provare. Le sue labbra si posarono sul suo seno, passando la punta della lingua sul capezzolo sensibile per poi andare a mordicchiarlo sensualmente, provocandole un rantolo di piacere e facendole roteare gli occhi alla sensazione.
«Dio, Nanami» ansimò lei cercando di muoversi su di lui per raggiungere l'orgasmo.
Lo stregone gemette sotto i suoi movimenti frenetici e si tirò fuori dal caldo e avvolgente corpo di Mirai per evitare incidenti di percorso. Lei mugugnò in disappunto quando le forti braccia di Nanami la riappoggiarono a terra, disappunto che però venne ben presto rimpiazzato da un dolce sussulto di piacere quando la testa del biondo si fece strada tra le sue cosce, gustandosi la sua intimità e tutti i suoi fluidi.
Nanami se ne stava in ginocchio e le teneva alzata una gamba con un braccio. La sua erezione si contraeva sempre più frequentemente per l'eccitazione mentre la sua lingua continuava a lavorare sui punti sensibili di Mirai. Quando però lo stregone infilò due dita affusolate al suo interno Mirai non ce la fece più a resistere e si lasciò andare ad un lungo gemito attutito dalla mano che si era preventivamente portata alla bocca in precedenza, arrendendosi e sciogliendosi al dolce tocco esperto di Kento.
Quando il suo corpo smise di tremare e i postumi del suo orgasmo passarono quanto bastava per riprendere le funzionalità motorie, Mirai si scambiò di posto con lo stregone che se ne stava ora in piedi di fronte a lei. Il suo membro pulsante più che mai era proprio di fronte alle sue labbra, come se la implorasse di accoglierlo al suo interno e fargli sperimentare il puro piacere.
Mirai dischiuse le labbra, la punta della sua lingua umida si appoggiò sul glande lucido e turgido dell'uomo, raccogliendo lentamente le gocce di liquido che si erano formate sull'apice, poi, senza ulteriori indugi, le sue labbra si chiusero attorno ad esso, racchiudendolo in un abbraccio voluttuoso che lo fece sciogliere quasi istantaneamente.
Una mano si posò sul retro della sua nuca, accarezzando dolcemente i capelli prima di afferrarli in una presa stretta, guidandola nei movimenti ma senza forzarla come invece molti uomini avrebbero fatto, un dettaglio che Mirai apprezzò molto.
Alzò il suo sguardo languido verso lo stregone che nel frattempo aveva reclinato la testa all'indietro e si stava godendo il lavoretto, ansimando sempre più spesso e in modo sempre più gutturale.
Quando la mano di Mirai si avvolse attorno alla lunghezza del suo pene, scorrendo ripetutamente e decisa, su e giù, quello si contrasse e il corpo di Nanami venne percorso da spasmi di puro piacere mentre il suo bacino si spinse automaticamente in avanti come se volesse andare ancora più in profondità. «Mirai-» gemette lui raggiungendo finalmente il tanto agognato orgasmo, rilasciando tutto se stesso e gemendo profondamente un'ultima volta.
La ragazza, dopo essersi accertata di aver ripulito tutto quanto, si passò il dorso della mano sulle labbra asciugandole per poi alzarsi di nuovo in piedi e sistemarsi gli abiti con un sorriso stampato in faccia.
Nanami, ancora ansimante e leggermente sudato dopo l'intensa attività fisica, non disse nulla e anche lui si risistemò i vestiti, tirando su la zip dei pantaloni e riallacciando la camicia prima di aggiustarsi la cravatta. I capelli erano leggermene spettinati e la mano che si passò per cercare di sistemarli non fu abbastanza per farli tornare al loro stato iniziale.
«Nanami» disse Mirai dopo un lungo silenzio. «É stato bello» aggiunse con un sorriso, preparandosi ad uscire dalla biblioteca dopo aver raccolto i suoi appunti.
Lo stregone annuì leggermente. «Già» disse, improvvisamente taciturno.
Senza aggiungere altro si diressero verso la porta della biblioteca aprendola. La mano di Mirai non fece in tempo a toccare la maniglia che la porta si aprì, svelando la figura di Satoru che, proprio in quel momento, stava per entrare.
Dio, Satoru. Tu e il tuo tempismo... pensò lei distogliendo velocemente lo sguardo, come se fosse colpevole di qualche crimine atroce.
«Mirai?» mormorò Gojo fingendo stupore. «A... e anche Nanamin» disse abbozzando un sorriso sciocco. «Cosa stavate facendo di bello? Posso unirmi a voi?» chiese sondando cautamente il terreno, come se fosse sospettoso di qualcosa.
«Niente di che, ricerche» rispose la ragazza senza mentire ma omettendo una buona fetta di quanto accaduto.
La curiosità di Gojo a quel punto venne solleticata. «Ricerche su cos-»
«Buonanotte» tagliò corto Mirai con un saluto generico rivolto ad entrambi gli stregoni prima di incamminarsi verso il suo alloggio.
Anche Nanami se ne andò, senza dire una parola e soprattutto senza degnare di uno sguardo Gojo che venne lasciato da solo nel corridoio, perplesso e infastidito.
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