Capitolo 5: Stringere i denti
Non appena Gojo si accorse che Mirai era ancora a terra e non accennava a rialzarsi si precipitò da lei, accucciandosi al suo fianco per accertarsi che stesse bene. Anche gli studenti si avvicinarono preoccupati, mentre il resto degli stregoni tornò alle proprie faccende e missioni.
Mirai respirava a fatica. Il pugno che l'aveva colpita non solo era un lampo nero, ma un lampo nero potenziato attraverso l'utilizzo del "Bagliore Blu", un trucchetto che Gojo raramente utilizzava e che consisteva nello scagliare il pugno e al tempo stesso utilizzare la sua tecnica per attrarre a se il bersaglio del colpo. Il risultato era quasi sempre un KO tecnico per il malcapitato.
Per sua fortuna il pugno non era stato diretto alla faccia, altrimenti si sarebbe trovata a terra priva di sensi e si sarebbe risvegliata in infermeria giorni dopo. Per sua sfortuna, però, il colpo era stato diretto sulla bocca dello stomaco e lei aveva fatto malapena in tempo a rinforzare la zona dell'addome con l'energia malefica per resistere meglio al colpo. Quello le aveva evitato che tutti i suoi organi interni finissero spappolati in poltiglia informe, ma non le aveva evitato la conseguente nausea derivata dal colpo fortissimo.
«Mirai» mormorò lui mettendole una mano sulla schiena come per aiutarla. «Stai bene? Non credevo di-»
Mirai tossì e sputò per terra il sangue che si era raccolto nella sua bocca. «Stai zitto» sibilò lei a denti stretti prima di passare il dorso della mano sulle labbra, ripulendosi dai residui di sangue che erano rimasti.
Alla vista del sangue Satoru impallidì, temendo per l'incolumità della sua amica. Forse si era lasciato trascinare un po' troppo. «Ti porto in infermeria da Shoko, andiamo» disse cercando di sollevarla.
Mirai strinse i denti per il dolore e lo spinse via in malo modo, facendolo sbilanciare e ricadere all'indietro. Non aveva bisogno della sua pietà e non aveva certo bisogno del suo aiuto. Tossì un paio di volte e si alzò in piedi, barcollando leggermente.
«Non toccarmi» lo ammonì cercando di reprimere le smorfie di dolore che le provocava anche il semplice respirare. «Non ho bisogno di andare in infermeria, sto bene. E comunque, ce la faccio benissimo da sola».
Gli studenti guardarono in silenzio la scena, nessuno osava fiatare. Era la prima volta che vedevano qualcuno zittire in quel modo il loro professore. Fino ad ora nemmeno i piani alti erano riusciti ad avere l'ultima parola con lui, eppure con Mirai era diverso.
Gojo sospirò, abbassando il capo come un cucciolo indifeso prima di alzarsi in piedi, osservando un altro istante la ragazza mentre si allontanava dal campo d'allenamento reggendosi leggermente lo stomaco.
«D'accordo, lezioni finite per oggi, siete liberi» disse lo stregone albino rivolgendosi ai suoi studenti che si dispersero velocemente e, dopo di che, anche lui ritornò all'interno dell'edificio principale dell'istituto, senza biascicare una parola.
Fushiguro si voltò per osservare un'ultima volta la ragazza che camminava infuriata in direzione opposta alla loro, domandandosi se fosse effettivamente tutto ok visto il modo in cui si reggeva il fianco, ma i suoi pensieri vennero interrotti quando i richiami dei suoi compagni lo riportarono alla realtà.
Un paio di giorni dopo iniziarono ufficialmente le prime lezioni di pratica con Mirai. Aveva diviso i ragazzi su vari giorni così da testare personalmente ognuno di loro e valutare le loro abilità e propensioni. Aveva iniziato da Itadori, il ragazzo che le avevano riferito essere il recipiente di Sukuna.
Indubbiamente possedeva una forza fisica indiscutibile e superiore alla norma, tuttavia, il suo utilizzo di energia malefica era praticamente pari a zero e questo lo penalizzava sotto molto aspetti. Se c'era però una cosa che apprezzava in quello strambo ragazzino era la sua combattività. Non si fermava davanti a niente, nonostante continuasse a subire grosse quantità di danni, e Mirai, per fermarlo, era stata costretta a colpire uno dei punti di pressione per farlo stramazzare al suolo come un sacco di patate in modo da evitare che dovesse passare una giornata intera in infermeria con Shoko.
Quel pomeriggio, invece, era il turno di Megumi. L'ultima volta che aveva combattuto contro di lui era stato parecchi anni prima, quando era praticamente più un bambino che un ragazzino. Il ragazzo dagli occhi blu notte non era mai stato incline al chiedere aiuto per allearsi e odiava profondamente doverlo fare, ma ora che Mirai era una degli insegnanti le cose sarebbero state diverse.
«Quando sei pronto dimmelo che iniziamo» disse Mirai roteando le spalle mentre il ragazzo si stava riscaldando.
Lui fece un cenno con il capo prima di parlare. «Sono pronto» rispose osservando con attenzione la sua insegnante mentre si misero entrambi in posizione.
Mirai iniziò subito con un calcio laterale alto per testare i riflessi del ragazzo, che, senza troppe difficoltà schivò con un piccolo balzo all'indietro, ancora sulla difensiva. Non era stata una mossa particolarmente acrobatica o potente ma fu abbastanza per far stringere i pugni alla ragazza per il dolore che si fece più acuto.
Megumi osservò la sua reazione corporea e decise di mettere alla prova una sua teoria. Se era quello che credeva che fosse, quella scema stava ancora soffrendo le ripercussioni della sfida tra lei e Gojo avvenuta un paio di giorni prima.
Si lanciò all'attacco per ingaggiare un corpo a corpo che però lei eluse astutamente. «Presta attenzione ai dettagli o non sarai in grado di distinguere l'originale» disse alle sue spalle, creando ulteriori copie di se stessa per confondere il ragazzo ed evitare di essere colpita il più possibile.
Megumi era un ragazzo astuto e Mirai aveva notato che la stava studiando da che aveva sferrato il primo attacco. Probabilmente aveva già intuito che qualcosa in lei non andava, doveva cercare di combattere normalmente. Se fosse sfuggita in continuazione al duello corpo a corpo si sarebbe soltanto insospettito ancora di più e l'avrebbe scoperta.
«E tu dovresti smetterla di essere così orgogliosa e dire cosa c'è che non va» la rimproverò il ragazzo utilizzando i suoi cani di giada per distruggere le copie e svelare l'originale.
«Poche chiacchiere Megumi, devo valutarti» rispose lei sbuffando, evitando appositamente il discorso scomodo.
Fushiguro roteò gli occhi, scocciato dalla sua ostinazione, ma non rispose e si portò invece all'attacco, scagliando pugni in rapida successione.
Mirai fu costretta in quel corpo a corpo brutale e parò alcuni colpi, scagliandone di altri. Il dolore le tagliava il respiro, rendendo difficile non solo concentrarsi, ma anche compiere determinati movimenti come ad esempio lo schivare colpi spostando il busto all'indietro o lateralmente. Il sudore le imperlava la fronte. Non un sudore per lo sforzo. Quello per lei, in condizioni normali, sarebbe stato come un semplice riscaldamento. Era una sudorazione dovuta al dolore fisico che le attanagliava il torace. Anche la respirazione era difficoltosa. Respiri profondi le causavano grande dolore e di conseguenza era costretta ad adottare una respirazione veloce composta da respiri brevi e superficiali che non favorivano per niente il suo fisico.
Quando uno dei pugni di Megumi raggiunse il suo fianco fece del suo meglio per nascondere la sua smorfia di dolore, ma un altro pugno a tradimento la fece cadere in ginocchio reggendosi il fianco sinistro del torace.
Il ragazzo si fermò immediatamente ad osservarla. Aveva volutamente colpito quel punto ma ora iniziava a temere di averlo fatto troppo forte, nonostante stesse trattenendo la quantità di energia malefica nei suoi pugni.
«Mirai?» chiese preoccupato andando verso di lei. «Dimmi cosa-»
«Sto bene» ansimò lei puntellando il piede a terra e pesandosi sul ginocchio per rialzarsi. «Andiamo avanti, è tutto sotto controllo» disse asciugandosi il sudore che colava dalle tempie.
Il ragazzo alzò le mani i segno di protesta. «Non muoverò un dito fino a che non mi farai vedere cos'hai che non va» disse a sua volta, avvicinandosi a lei.
«Megumi, ho detto che non è nulla, ora ascoltami e proseguiamo»
Megumi a quel punto, già irritato fino al midollo, la minacciò. «Non ho bisogno di tirarti un altro pugno per capire che hai qualche costola rotta e che non sei assolutamente nelle condizioni di poter combattere» disse incrociando le braccia al petto.
Mirai sostenne il suo sguardo ma non disse nulla. «Andiamo in infermeria» disse guardandola con i suoi occhi blu. «Non fare storie o giuro che ti obbligo ad andarci con Gojo» aggiunse anticipando la ripicca della ragazza. La conosceva bene e sapeva che si sarebbe ribellata.
«Se ci provi giuro che sei finito» grugnì lei incamminandosi di sua volontà, tutta imbronciata e seguita a ruota dal giovane stregone che la stava seguendo con una leggera preoccupazione sul volto.
Raggiunta l'infermeria trovarono stranamente Shoko subito disponibile. Shoko era una delle poche persone in grado di utilizzare l'inversione dell'energia malefica, una tecnica molto complicata che prevede di moltiplicare l'energia malefica negativa con altra energia malefica negativa per ottenere un'energia positiva, per curare le ferite del corpo, quindi era strano che fosse completamente libera da impegni legati al suo lavoro di guaritrice.
«Ieiri-san» disse Megumi entrando in infermeria e tenendo la porta aperta per Mirai. «Abbiamo bisogno del tuo aiuto»
La donna dai lunghi capelli castani guardò prima il ragazzino e poi Mirai dietro di lui, cercando di capire chi dei due avesse bisogno di cure mediche. «Fushiguro? Cosa ti sei fatto stavolta? L'ultima volta che Gojo ti ha portato qua eri ridotto piuttosto male»
Megumi storse il naso infastidito. «Non sono io che ha bisogno di essere visitato» disse freddo, spostandosi di lato per far passare la sua sensei infortunata. «Credo abbia qualche costola rotta, non voleva venire e l'ho obbligata»
Mi hai minacciata più che altro. Pensò lei sbuffando dal naso.
La dottoressa piegò la testa di lato incuriosita e poi fece uscire il ragazzo dalla stanza per poter visitare la donna di fronte a lei. «Come te lo sei fatto?» chiese toccando delicatamente il torace nudo e coperto da un vasto ematoma scuro.
Mirai strinse i denti per non lamentarsi del dolore. «Gojo» rispose secca, non volendo dare troppe spiegazioni.
A quelle parole la donna mormorò un "Mhmh" come per dirle che aveva capito e fece scivolare le mani sul torace fino a premere un punto che fece letteralmente saltare Mirai per il dolore.
«Temo che Fushiguro abbia ragione, sento un paio di fratture» sospirò lei scuotendo la testa. «Avresti dovuto venire subito... Aspettami qua un momento, ok? Torno subito»
Mirai annuì e si rimise con grande difficoltà il reggiseno per poi sedersi sul lettino. Qualche istante dopo la porta della stanza si aprì nuovamente ed entrò Megumi che si sedette di fianco a lei in silenzio. Era rimasto li fuori tutto quel tempo solo per aspettarla?
«Perché te ne sei andata?» domandò lui dopo qualche secondo, guardando verso il pavimento per non fissarle il petto. «Te ne sei andata di punto in bianco e non hai lasciato nessuna traccia»
Era vero, subito dopo l'incidente con Suguru era sparita. Ed era vero, non aveva lasciato nessuna traccia, nessuna scia, perché semplicemente non voleva essere seguita. «Sono successe tante cose che mi hanno spinta ad andarmene. Lo sai bene, quell'idiota te ne avrà parlato»
«Gli dai ancora la colpa? Noi siamo stregoni, non siamo supereroi. Non sempre siamo in grado di salvare le persone»
Quel dannato ragazzino delle volte era più saggio di lei. Rimase in silenzio, non sapendo come ribattere alla cruda verità delle sue parole. Lo sapeva benissimo, eppure quella ferita sanguinava ancora nonostante tutto il tempo che era passato.
«Almeno ti sei divertita?» le chiese, stranamente loquace. «Lontano dall'istituto... Com'è la vita da "non stregoni"?»
«Una merda» rispose lei ridendo leggermente e facendo sorridere anche il ragazzo. «Chi nasce stregone, muore stregone... Non si può smettere di esserlo purtroppo»
Mirai sospirò, trattenendo una smorfia di dolore nel farlo. «Tutti i giorni vedevo attorno a me maledizioni che perseguitavano la gente e, nonostante non ne avessi la benché minima intenzione, mi ritrovavo inconsciamente ad aiutare quelle persone. Maledizioni, sentimenti negativi... tutto intorno a me continuava a ricordarmi da dove venissi e i miei incubi mi perseguitavano» confessò lei, dimenticando per un momento che Megumi era ora un suo studente e non il ragazzino cresciuto da Gojo. «Quindi no... Non è stato divertente. Noi non smetteremo mai di essere stregoni, Megumi. Nel bene e nel male, questo è il nostro destino, che lo vogliamo o no»
«Sai... Mi mancava il tuo pessimismo. Era diverso senza di te» rispose Megumi, arrossendo immediatamente per quello che si era lasciato sfuggire.
Ma cosa-. Pensò Mirai notando il rossore del ragazzo, imbarazzandosi a sua volta per la situazione. Sperava di aver capito male, ma decise di non indagare oltre, optando per lasciar passare la cosa "inosservata".
«Voglio dire... Ecco...» farfugliò avvicinando leggermente il volto a quello di lei, sforzandosi per non fissarle il seno incorniciato dal reggiseno nero.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzato tra loro due, poi, proprio quando Megumi stava per chiarire quanto detto, dalla porta dell'infermeria entrò Gojo che posò subito lo sguardo sul livido scuro sul corpo della sua amica.
Il ragazzo si allontanò di scatto da lei, imbarazzato e nervoso per l'interruzione. Come al solito il suo Sensei aveva un pessimo tempismo.
«Ah... Megumi» lo salutò allegramente lo stregone. L'idea di aver interrotto qualcosa non lo sfiorò minimamente. «Che ci fai qui?»
«Niente, me ne stavo andando» rispose quello stringendo i pugni lungo i fianchi e aprendo la porta per poi richiuderla dietro di sé.
Mirai osservò attentamente il ragazzo e poi sospirò con una smorfia di dolore, ignorando volontariamente il responsabile della sua visita in infermeria.
«Cosa ci faceva qua Megumi?» domandò nuovamente, ma questa volta a Mirai.
«Non sono affari tuoi, non credi?» gli rispose stoicamente lei. «E comunque, mi ha obbligata a farmi medicare»
Per l'ennesima volta nel giro di dieci minuti la porta si aprì ed entrò finalmente Shoko. «Mirai, stenditi sul lettino. Hai due costole fratturate e scomposte, dovrò sistemarle manualmente. Se vuoi un sedati-»
«Tu hai cosa?!» sbraitò Gojo sorpreso e preoccupato. «É stato per il pugno dell'altro giorno?» domandò a Shoko, che annuì prontamente.
Non immaginava che ci fosse andato così pesante con lei. Aveva passato due giorni interi insegnando e allenandosi con due costole rotte?!
«Tu sei scema forte! Perché non lo hai detto subito?» la rimproverò.
Mirai scosse le spalle «Senti chi parla, la causa di tutto sei tu» ribatté lei aspramente.
Shoko si intromise nella discussione per fermare un ennesimo battibecco tra i due. «D'accordo se avete finito direi di iniziare con le tue costole» disse Shoko tirando una ciocca di capelli di entrambi per richiamare l'attenzione. «Mirai, distenditi sul lettino. Gojo, tu tienile le braccia»
Gojo aggrottò la fronte, domandandosi perché dovesse tenerla ferma per le braccia ma non disse nulla, posizionandosi dietro al lettino dell'infermeria su cui Mirai si era appena sdraiata.
«Cercherò di fare più in fretta che posso» disse Shoko, posizionando la punta delle dita sul costato di Mirai che non fece nemmeno in tempo a pensare "Fallo e basta", che la donna stava già premendo con forza per riposizionare la costola.
Mirai si ritrovò ad urlare per il dolore, cercando in tutti i modi di divincolarsi per scappare da quella morsa che le tagliava il respiro.
Gojo strinse un braccio sotto al collo di Mirai per tenerla quanto più ferma possibile. Vederla soffrire così a causa sua era straziante.
«Mirai» mormorò Satoru cercando di distrarla mentre Shoko la sistemava. «Mirai guardami... Respira» sussurrò.
Mirai, come d'istinto, rispose al richiamo e alzò gli occhi su di lui, guardandolo e chiudendo poi gli occhi per cercare di calmare il respiro.
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Buongiorno ragazze! Siamo già al capitolo 5?!
Bhe, che ne dite? Vi sta piacendo come storia?
Mi rendo conto essere veramente tanto diversa da quella con Lilith. È più pesante e ha una narrazione più lenta, ma mi sto impegnando davvero tantissimo quindi spero che vi piaccia.
Cosa ne pensate di Mirai? Tra poco scopriremo qualcosa in più su di lei. È un personaggio complicato e profondamente ferito (più avanti capirete perché) e questo lo possiamo vedere in certi atteggiamenti.
Detto questo, lascio lo spazio alle vostre considerazioni: commenti sui personaggi, su questa versione di Gojo, su come credete che proseguirà la storia, quali sono le vostre aspettative, ecc.
Mi farebbe davvero piacere quindi fatemi sapere se vi va di darmi un feedback~!
(灬º‿º灬)♡
P.s. Se potete/volete fate anche passaparola di questa storia così da farla arrivare a più persone possibile, grazie di cuore!
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