🔞 Capitolo 11: Sbagli su sbagli 🔞

Mirai aprì lentamente la porta della biblioteca dell'istituto. Le ricerche che aveva fatto in precedenza sulla sede dell'organizzazione che vendeva le bambole della resurrezione al mercato nero si erano rivelate un buco nell'acqua e ora doveva ricominciare da capo. 

Stava per dirigersi verso la sezione dei libri riservati agli insegnanti quando qualcuno attirò la sua attenzione con un "colpo di tosse".

La ragazza dagli occhi viola si voltò e vide seduto ad uno dei tavoli Nanami Kento. Erano un paio di giorni che non lo vedeva quindi quella sorpresa fu particolarmente gradita. «Nanami» disse lei salutandolo con un cenno della mano e incamminandosi verso di lui. «Che sorpresa»

Nanami le rivolse un sorriso, stranamente di buonumore. «Non sapevo di essere pedinato» scherzò lui. «Dimmi la verità, non vedevi l'ora di incontrarmi di nuovo in biblioteca» aggiunse poi con una risata leggera e profonda.

Stava flirtando con lei? 

Mirai scosse la testa divertita dall'atteggiamento inconsueto e scherzoso del collega stregone. Si, stava decisamente flirtando con lei.

«Vedo che sei di buon umore stamattina» disse lei cercando di cambiare l'argomento.

Nanami le fece cenno di avvicinarsi e sedersi di fianco a lui e lei obbedì senza troppe storie. «Hai fatto caso che tutte le volte che ci incontriamo in biblioteca non c'è mai nessun altro oltre a noi due?» chiese scaltro con un mezzo sorriso ad incurvargli le labbra.

Mosse la sua testa a destra e sinistra per constatare che, effettivamente, non c'era nessuno oltre a loro due in quella stanza. La sua mente non poté fare a meno che riportare a galla le scene del loro incontro precedente e una fin troppo familiare sensazione di agitazione in mezzo alle cosce la fece muovere leggermente sul posto mentre si morse leggermente il labbro cercando di distrarsi dai suoi stessi pensieri.

«No, non iniziare a morderti il labbro, Mirai» ridacchiò lui senza lasciar passare inosservato il piccolo dettaglio. «Conosco fin troppo bene quella faccia e so già che tra qualche minuto mi implorerai con occhi languidi. Ma non stavolta Mirai» disse lui con voce profonda, dandogli volutamente una sfumatura sexy come se volesse provocarla leggermente.

«Se non vuoi certi tipi di avance non dovresti nemmeno stuzzicare le persone» gli rispose Mirai voltandosi a guardarlo con sguardo scaltro. «Lo sai Kento?» disse girando tutto il suo corpo così che fosse rivolta nella sua direzione. «Dicono che il piacere parta a livello mentale. E sai cosa vuol dire questo?» continuò sporgendosi in avanti per sussurrare al suo orecchio.

Lo stregone stette al gioco, le sue labbra senza mai perdere il sorriso. «Che cosa?» domandò osservando le sue labbra.

«Che puoi scoparmi anche senza farlo fisicamente» rispose lei con un ghigno divertito. «Scopa la mia mente e sei già a metà dell'opera» gli disse lei senza usare mezzi termini.

Nanami rise alle parole della ragazza. «Sei senza filtri» disse stuzzicandola nuovamente e gustandosi quello scambio di battutine.

«La vera domanda è se ti fermerai alla mente o se prevedi di andare avanti anche con il corpo» disse facendolo grugnire per l'eccitazione.

Nanami, che fino a quel momento si stava impegnando per non farsi trascinare nel vortice della passione come la volta scorsa, cedette e si alzò di scatto, prendendo la ragazza e sollevandola di peso per poi avvicinarsi ad una delle grandi finestre, premendo la sua schiena contro il vetro freddo.

Le loro lingue si mescolarono in un bacio che poteva essere definito come tutto fuorché casto poi la posò a terra, sbottonandole la camicia e i pantaloni, che fece ricadere lungo le sue gambe lunghe e snelle. 

Mirai ansimò mentre le mani di lui si spinsero in un punto altamente sensibile all'interno del suo perizoma. La stuzzicò qualche istante solo per farla bagnare ancora più di quanto non lo fosse già, poi la fece voltare in direzione della finestra e fece scivolare nuovamente le sue lunghe dita all'interno.

«N-Nanami» annaspò lei reggendosi con i palmi delle mani contro la finestra. «Nanami, possono vederci da qua» sussurrò cercando di contenersi.

Lui rise in tutta risposta. «Proprio per questo rimaniamo qua davanti. Non senti il brivido lungo la schiena? L'adrenalina che provoca la possibilità di essere scoperti?» le sussurrò sfregando leggermente le sue labbra contro il suo orecchio, facendola gemere di nuovo. «Ti piace quando ti si parla in modo sporco vero? Sei proprio una porca, Mirai» ridacchiò prima di mordicchiarle l'incavo del collo.

Non si preoccupò nemmeno di negare o di rispondere a quanto appena detto, troppo impegnata a non sciogliersi completamente sotto al suo tocco esperto e cercando di resistere ancora per qualche minuto. Non si sarebbe aspettata che Kento fosse così abile con le mani anche se probabilmente avrebbe potuto e dovuto immaginarlo, visto l'aspetto attraente da uomo raffinato e maturo che aveva.

«Sei già così vicina? Devi avere una libido decisamente superiore alla norma» disse flirtando e stuzzicandola mentre le sue dita scorrevano dentro di lei. Il pollice strofinava con delicati movimenti circolari il suo clitoride mentre la testa della ragazza si reclinò all'indietro, posandosi sulla sua spalla. Le labbra socchiuse che lasciavano uscire respiri pesanti e gemiti.

«Non mi sembra che tu sia da meno, santarellino» disse rispondendo con un filo di voce premendo le natiche contro il suo bacino. «Sei di pietra e scommetto che hai già iniziato a macchiare i tuoi costosi boxer, non è così?» aggiunse. La sua mano scivolando all'indietro, lungo la rigida e decisamente evidente protuberanza sotto ai pantaloni eleganti.

Lo stregone, a quel gesto grugnì leggermente ma poi staccò i suoi fianchi da lei, creando una leggera distanza tra i loro corpi. Quanto bastava per allontanare discretamente la mano curiosa e, come per ripicca, il ritmo del suo pollice, così come quello delle sue dita che entravano ed uscivano dalla sua intimità, impennò facendola tremare lasciandola senza fiato per un istante.

Non passò troppo tempo e Mirai raggiunse il punto di non ritorno. I suoi occhi si chiusero mentre la bocca si spalancò lasciando uscire un verso gutturale. Le sue gambe tremarono mentre, sorretta dalle braccia forti dell'uomo, raggiunse il picco del piacere.

Qualche istante dopo le mani dello stregone si allontanarono dal suo corpo e lei, dopo aver ripreso fiato, si abbottonò la camicia e i pantaloni prima di avvicinarsi a lui. «Ora tocca a me» sussurrò con la voce ancora roca dopo il suo orgasmo.

Quando però le sue mani si avvicinarono al bottone dei pantaloni, Nanami si scostò delicatamente senza guardarla. Mirai piegò leggermente di lato il viso, cercando di capire il perché di quel movimento. «Capisco» sussurrò. «Giochiamo a farci desiderare» disse mentre un mezzo sorriso le incurvò le labbra. 

Nanami la guardò per un momento. «No, non è quello che-» le mani della ragazza lo fecero bloccare a metà frase mentre cercavano di intrufolarsi di nuovo all'interno dei suoi pantaloni. «Mirai!» disse alzando leggermente la voce e allontanando la ragazza.

Mirai si fermò osservandolo, la confusione era dipinta sul suo volto. «Che c'è? Lo abbiamo già fatto una volta-»

«Ed è proprio questo il problema, Mirai» le rispose Nanami sentendosi un po' in colpa a rifiutare le sue avance.

In tutta risposta lei si accigliò. Non riusciva a capire cosa intendesse, la volta scorsa avevano fatto sesso e non era stato un problema. «Non capisco, dove starebbe il problema?» chiese genuinamente confusa.

Kento sospirò, appoggiandosi ad uno dei tavoli della biblioteca. «Il problema, Mirai, è che tu non vuoi me» le disse guardandola negli occhi. «Sai meglio di me che non sono la persona che vuoi realmente. Non dovresti cercare in me quello che vorresti invece trovare in altri»

Le sue parole la lasciarono di stucco. Era vero, con Nanami era sempre stato solo sesso. Eppure non era mai stato un problema, andava bene cosi. Forse lui voleva di più?

«Cosa-... Cosa intendi? Credevo che anche a te andasse bene»

«Non fraintendermi» disse cercando di spiegarsi meglio. «Sei una bellissima dona. Decisamente fin troppo sexy e dotata... Ma non posso darti quello che cerchi».

Vedendo che la ragazza restava in silenzio continuò. «Non posso darti quello che cerchi semplicemente perché in realtà quella persona non sono io , Mirai» disse cercando di essere quanto più delicato possibile con le parole. «Sappiamo benissimo entrambi chi è quella persona, solo che non sei ancora pronta ad ammetterlo e ad accettarlo»

Mirai scosse vigorosamente la testa, rifiutandosi categoricamente all'idea che le stava cercando di mettere in testa. «No, assolutamente no. Mai e poi mai» disse risoluta. «Non succederà mai. Lo so io e lo sai tu» disse incrociando le braccia al petto.

«Mi spiace Mirai, ma dobbiamo smetterla con questi incontri. Sono controproducenti per entrambi» disse regalandole un ultimo leggero sorriso prima di incamminarsi verso l'uscita della biblioteca, dimenticandosi completamente del perché fosse entrato in quella stanza. «Mirai. Vivere nel passato e nella negazione porta solo stress, fidati, ne so qualcosa» disse aprendo la porta e richiudendola dietro di lui.

Mirai sbuffò spazientita guardando la porta chiudersi alle spalle dello stregone. Quello che Nanami le aveva appena detto non aveva assolutamente alcun senso. Tutto quel discorso non aveva alcun senso. Eppure una parte di lei non faceva che ripensare alle sue parole. E se fosse stato vero? Se avesse avuto ragione lui?

Con un lungo grugnito di disapprovazione uscì anche lei dalla stanza per poi dirigersi in fretta e furia verso un luogo ben preciso. Una parte di lei si stava già maledicendo per quello che sarebbe successo ma l'altra parte di lei voleva a tutti i costi provare che Nanami avesse torto.

Quando giunse davanti alla porta dell'ufficio di Gojo la spalancò senza bussare e senza darsi tempo di ripensarci e girare i tacchi. Richiuse pesantemente la porta facendo sussultare Gojo che posò immediatamente il foglio che stava leggendo, per poi osservarla da dietro la benda che aveva sugli occhi.

Senza dire nulla si mosse verso di lui e si sedette sulla sua scrivania, proprio di fronte a lui. Le gambe leggermente divaricate mentre lo fissava senza biascicare mezza parola. 

Gojo, che era rimasto fermo e in silenzio fino a quel momento, si mosse leggermente nella sua poltrona costosissima e si schiarì la voce. «Che succede Mirai?» domandò cauto, percependo la furia nel corpo della sua amica mentre la sua mente vagò alla ricerca di qualcosa che avesse fatto per farla infuriare così.

«Sono incazzata» rispose lei incrociando le braccia al petto.

Lui raddrizzò la schiena. «Questo lo vedo» mormorò. «Posso sapere cos'è successo? Se è qualcosa che ho fatto-»

«Non hai fatto niente. Stranamente questa volta non c'entri tu» disse lei sbuffando senza distogliere lo sguardo dallo stregone dai capelli bianchi. «Una persona mi ha detto che non possiamo più scopare perché "non è lui quello che voglio"» brontolò irritata. «Come se potesse sapere cosa voglio e non voglio...»

A quelle parole Gojo non seppe se iniziare a temere o se ridere. «Questa persona è Nanami?» domandò sapendo già la risposta.

Mirai fece spallucce. «Non mi stupisce che tu ne sia a conoscenza. Mi aveva detto che ne avevate parlato»

I suoi occhi non si levarono per un istante dal volto dell'uomo e lui iniziò a sentirsi leggermente a disagio. «Umh, d'accordo... Quale sarebbe il punto di questa chiacchierata?» chiese iniziando a sospettare che la sua amica avesse in mente qualcosa.

«Provare che si sbaglia» sussurrò scendendo dalla scrivania e restando ferma in piedi davanti a lui. Le sue gambe divaricate, leggermente a contatto con le ginocchia di lui.

Una parte di lei le stava gridando di fermarsi, di ripensarci a mente lucida e tornare alle sue ricerche prima che potesse fare qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi. L'altra parte però, quella che le diceva di fare cose indicibili, prese il sopravvento sulla sua lucidità.

Avvicinò le mani al volto di Gojo che, sentendosi sfilare delicatamente la benda, era rimasto come pietrificato sul posto. I lunghi capelli candidi ricaddero dolcemente sul collo e sulla fronte dello stregone, rivelando gli occhi cerulei che la stavano osservando con lo stesso sguardo di un cerbiatto abbagliato dai fanali di un'auto.

Con la benda tra le mani piegò la schiena prendendo uno dei polsi dell'uomo e legandolo al bracciolo della sedia, facendolo sussultare. Era talmente confuso che non riusciva nemmeno a parlare. Era esattamente il genere di situazione che lo mandava completamente in palla.

Senza proferire parola Mirai diresse le sue mani verso la cintura dei pantaloni della sua uniforme e, con una mossa abile e veloce, la sfilò dai passanti per poi usarla per legare anche l'altro suo polso alla poltrona di pelle nera, facendolo sussultare.

Quando la ragazza si sedette sulle sue cosce i suoi occhi si sgranarono e i suoi muscoli si irrigidirono. «Mi- Mirai-» mormorò lui muovendo senza troppa convinzione i polsi legati.

«Taci» ordinò lei, la sua razionalità completamente fuori funzione. «Non una sola parola. Hai la capacità di farmi incazzare in 0,1 secondi» brontolò nuovamente nel tentativo di farlo tacere. Più parlava e più il suo cervello aveva occasione di pensare a quello che stava facendo.

Le labbra di Mirai si avvicinarono a quelle di Gojo, posandosi delicatamente su di loro e cogliendo di sorpresa lo stregone che cercò di muovere le sue mani invano.
Non "poteva" muoversi, così rimase fermo e con gli occhi spalancati, non sapendo come reagire e cosa stesse succedendo.

Il colpo di grazia gli venne dato quando Mirai socchiuse leggermente la sua bocca e la sua lingua calda e umida gli fece socchiudere a sua volta le labbra per poi intrecciarsi con la sua.

Non oppose resistenza. La lasciò fare e quando lo stupore iniziale passò chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente e persino ricambiando il bacio. La sua mente aveva rinunciato a comprendere cosa diavolo stesse succedendo e il perché di quella situazione che mai avrebbe immaginato. Non con Mirai. Non con la persona che era più simile ad una sorella. Non la persona che fino a qualche giorno fa faticava a parlargli.

Mirai allontanò le labbra da quelle di lui solo per andare poi a posarle sul lato del suo collo, dove iniziò a lasciare una scia di piccoli baci dalla clavicola fino alla mascella.

Un leggero rantolo lasciò le labbra semi aperte di Gojo quando la ragazza cominciò a succhiare gentilmente il suo collo, la sua lingua creando un soffice attrito che lo stimolava ancora di più.

Tutta quella situazione lo metteva a disagio ma, al tempo stesso, stranamente lo eccitava.
Cercò di muovere nuovamente le mani, voleva poggiarle su di lei, toccarla, ma quel diavolo della sua amica glielo aveva preventivamente impedito e questo lo fece grugnire di frustrazione ma anche di piacere quando sentì i denti di lei mordergli la parte bassa del collo.

Il suo corpo stava iniziando a reagire alle stimolazioni e, ben presto, il rigonfiamento nei pantaloni premette contro al bacino di Mirai che, con un ghigno quasi sadico, strusciò i fianchi su di lui, facendolo agitare leggermente nella seduta.

Dopo un altro bacio in cui le loro lingue si unirono, Mirai scese da sopra di lui e si inginocchiò in mezzo alle sue gambe, spingendosi in avanti fino a quando i suoi denti afferrarono la zip dei pantaloni e li aprì, dando finalmente un po' di agio alla ormai visibile erezione di Gojo.

Mirai si stava già slacciando i pantaloni quando  la voce di Satoru la bloccò. «Mirai... Cosa stai facendo?» disse con la voce in un mix tra eccitazione e disagio. I suoi occhi celesti la guardavano languidi mentre il suo petto si alzava ed abbassava velocemente, lasciando uscire il respiro caldo dalle labbra semiaperte.

Cosa stava facendo? Veramente era ad un passo dal fare sesso con quello che uno volta era il suo migliore amico?

Mirai guardò prima Gojo, poi il suo sguardo ricadde sui suoi pantaloni e la sua erezione supplicante.
Scosse la testa, come se tutto d'un tratto si fosse resa conto di quello che stava facendo e si alzò, riallacciandosi i pantaloni e dirigendosi frettolosamente verso la porta senza dire una parola.

Non poteva farlo. Non con lui. Non con lui....

Gojo strabuzzò gli occhi quando lei si allontanò di colpo. Non intendeva farla allontanare. «No! Mirai! Mirai aspetta» le urlò mentre lei stava per uscire dalla porta. «Dove stai andando? Torna indietro, mi lasci qua così?!» le chiese quasi disperato ma ormai la ragazza se n'era già andata, lasciandolo legato alla sedia con i pantaloni slacciati e una parte del suo corpo decisamente troppo attiva.

Quando capì che non sarebbe tornata indietro sospirò pesantemente, guardandosi i pantaloni e reclinando la testa all'indietro prima di liberarsi il polso che era stato "legato" con la sua benda nera.

Una volta liberati entrambi i polsi, riallacciò la zip dei pantaloni e si passò entrambe le mani sulla faccia cercando di calmarsi e di ricomporsi.

Veramente era stato ad un passo dal farlo con Mirai? Il solo pensiero lo terrorizzava, ma non poteva negare che una parte di lui ci aveva sperato seriamente.

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