I CAPITOLO


"Non voglio andare a quella stupida festa" disse, rivolgendosi all'amico seduto sul letto. "Dai,Noah! Sarà divertente!" rispose l'amico alzandosi dal letto.
"Odio le feste, specialmente queste. Ti fanno sentire a disagio e esclusi." Disse Noah, guardandosi allo specchio.

I raggi del sole penetravano dalla finestra illuminando tutta la sua stanza, e sottolineavano intensamente il biondo brillante dei suoi capelli. Non si era mai reso conto del colore intenso dei suoi capelli, pensò: quando era piccolo aveva i capelli e gli occhi scuri come la notte, poi superati i diciassette anni cambiò completamente.

"Ehi,ma mi stai ascoltando?" Disse all'improvviso l'amico. Noah, perso tra i suoi pensieri, sussultò e rispose: "Sì Scott..ti vengo a prendere alle 21:00."
"Perfetto, allora!" Rispose Scott prima di uscire dalla camera. Noah rimase lì, perso tra i suoi pensieri.

10:00pm
"Non posso crederci che abbiamo percorso tutti questi chilometri solo per andare a questa festa." Disse all'improvviso Noah varcando la soglia del cancello di una villetta.

Da fuori Noah sentiva una musica fortissima e dalle finestre vedeva luci spegnersi e accendersi a tempo di musica.

Noah odiava quella musica, gli procurava solamente un fortissimo mal di testa, preferiva una musica "normale" che gli procurasse emozioni ma soprattutto che facesse venire la pelle d'oca.

"Allora di chi è questa festa?" Disse Noah, varcando la soglia della porta di ingresso, seguito da Scott.
"Della sorella di un'amica della mia fidanzata!" Rispose Scott, mentre salutava, oscillando la mano a caso, una ragazza bionda, appoggiata sul caminetto del soggiorno.

Quella casa era come tutte le altre case americane. Aveva un grande soggiorno con un divano in pelle, rovinato da un liquido rosso, forse una bibita. A fianco, in un'altra stanza, vi era una piccola cucina, e all'ingresso una scala che portava al piano superiore.

"Ciao Elisabeth!" Disse Scott, mentre la ragazza si avvicinava con un bicchiere in mano. "Ciao Scott!" Rispose Elisabeth, e gli diede un bacio a stampo sulle labbra.
"Quanta gente.." disse Noah, improvvisamente.

Nonostante la casa fosse abbastanza grande sembrava non riuscire a contenere tutta quella massa di ragazzi. Infatti Noah da ogni parte che guardava vedeva ragazzi, ragazzi che ballavano senza preoccuparsi di calpestarsi i piedi a vicenda, ragazzi che vomitavano perché avevano bevuto troppo, ragazzi che si baciavano.

Noah cominciava a detestare quel posto, non gli apparteneva tutta quella gente, si sentiva strano: gli faceva male forte la testa, tanto che disse in modo stanco:
"Scott ho bisogno di uscire, ci vediamo dopo."
"Noah stai bene? Hai un viso così pallido." Disse Scott preoccupato.
"Sì,sto bene. Ci vediamo dopo." Rispose Noah mentre usciva dalla casa, lasciando Scott e Elisabeth lì immobili.

Uscito fuori, Noah si sentiva ancora peggio. Gli girava forte la testa tanto che stava andando a sbattere contro un gruppo di ragazzi, che lo guardarono minacciosi, come se quello di Noah fosse stato un pretesto per discutere a suon di pugni. Noah decise, quindi, di attraversare il viale e di raggiungere la sua macchina con passo svelto; prese le chiavi e partì. Voleva assolutamente scappare da quel luogo, voleva andare il più lontano possibile.

Con il passare dei minuti, il forte dolore alla testa cominciava ad affievolirsi, tutto sembrava ritornare normale. Nel frattempo non si era accorto di aver imboccato una strada buia e circondata da alberi. Non riusciva a vedere niente intorno a sé, si pentì assolutamente di aver abbandonato quella festa, tanto che decise di voler tornare indietro. I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del suo telefono. "È sicuramente Scott", pensò Noah. Scocciato, distolse lo sguardo dalla strada per prendere il telefono, che sembrava scomparso nel nulla. Intento a trovare quello stupido telefono non si accorse di una persona, davanti a lui, distesa sulla strada. Frenò di colpo, e in quel momento ringraziò il cielo di aver aggiustato un mese prima i freni. Scese dalla macchina.

"Stai bene?" Urlò Noah, con voce preoccupata. Non avendo ottenuto nessuna risposta decise di avvicinarsi di più. Grazie ai fari che aveva lasciato accessi della macchina, la prima cosa che vide era un ragazzo, forse della sua età, disteso sulla strada con una mano appoggiata anzi, premeva su una ferita al torace che si abbassava e alzava affannosamente. Si avvicinò immediatamente al ragazzo, e intuendo che il problema fosse proprio quella ferita, si inginocchiò e cominciò a premere sulla ferita, e in quel momento il ragazzo sussultò quasi spaventandosi.

"Non preoccuparti, adesso chiamo qualcuno. Ti rimetterai presto!" Disse Noah con voce tremante.
"No ti prego.." Disse all'improvviso il ragazzo con un filo di voce. "Non posso andare in ospedale"
"Perché?"
"Ho fatto cose che non dovevo fare." Disse il ragazzo, che cominciava a perdere sangue dalla bocca.
"Come ti chiami?" Disse Noah, all'improvviso senza accorgersi di aver formulato quella domanda.
"Gabriel" rispose e svenne.

------SPAZIO AUTRICE------
Ciao a tutti,spero che questo primo capitolo vi piaccia. Votate e lasciate un commento se volete(e vi prego siate buoni). Baci!

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