⑅ | 𝟎𝟒
01 dicembre 1238 d.C.
la musica, in quella casa, si poteva sentire anche dalla camera dove sedeva kaeya.
era stato portato lì dal padre, dopo che avevano festeggiato il suo — probabilmente — ultimo compleanno.
era stato tutto il tempo riempito di sorrisi e carezze: ogni tipo di amici e parenti si era radunato in quella splendida villetta, festeggiando amabilmente.
purtroppo era da quattro giorni che kaeya non riusciva più a camminare: quella brutta malattia stava avendo il sopravvento.
era così stanco che i suoi arti inferiori si rifiutavano di rispondere ai suoi comandi, mentre due enormi occhiaie diventavano più luminose dei suoi occhi rossi come il sangue.
le iridi osservavano il paesaggio al di fuori della finestra della camera: era una delle tante stanze inutilizzate oppure sfruttate come salotto da lui e yama.
la neve era arrivata prima del previsto agli occhi del ragazzo: kaeya lo sapeva fin troppo bene che quella era solo una delle tante illusioni causate dal suo malessere — non facevano altro che ripetergli il fatto che non stesse nevicando — ma gli piaceva, infondo.
nelle iridi si osservava solo tanta calma e neanche un briciolo di speranza: era ben ovvio come il fato avesse deciso il suo destino.
kaeya viveva ogni respiro come se fosse l'ultimo, ogni bacio al suo uomo come se fosse effettivamente l'ultimo.
l'unica paura e tristezza che gli attanagliava il cuore era quella di non poter più stare al fianco di lui.
avrebbe odiato vederlo piangere.
avrebbe bramato vivere la vita che i due si erano sempre promessi: una tenera casa, nascosti e lontani da tutto e da tutti, nella quale poter consumare il loro tenero amore.
eppure per il bianco non era questo il destino: una triste lacrima cadde da uno dei due occhi, mentre le orecchie ascoltavano la dolce musica che proveniva dal basso.
oh, kaeya amava danzare!
si piaceva, elegante, nel mentre si faceva cullare dalle belle note.
ma gli piaceva ancora di più quando lui e yama si appartavano e danzavano tra il giardino, solo loro due, cullare dalla stessa melodia.
era sempre bello perdersi in quelle note color oro, e quel ricordo così lucido stava uccidendo il bianco.
quasi più della sua stessa malattia: oh, chissà con quante giovani e belle fanciulle il rosso stava ballando in quel momento!
non che dubitasse dell'amore che il rosso provasse nei suoi confronti: sapeva fin troppo bene quanto yama lo amasse, anche perchè lo leggeva ogni volta nelle iridi color oro.
il problema era che lui presto se ne sarebbe andato e che il rosso era ormai prossimo al matrimonio: aveva tardato tanto trovando ogni volta una scusa diversa, ma ormai era arrivato.
avevano promesso che quando il ragazzo fosse arrivato all'età dei diciotto anni, ormai prossimi, sarebbero fuggiti via assieme.
sarebbero andati via.
ma l'unico che sarebbe andato via era yama: kaeya sarebbe finito nei cieli.
e l'unico pensiero che li faceva sorridere era il fatto che avrebbe potuto aspettare il suo amato, vivendo poi nel regno eterno con lui.
la musica si fermò, lasciando spezzare l'attimo con delle mani che battevano, prima che un'altra melodia iniziò a rieccheggiare tra le mura delle abitazioni.
oh, era una delle canzoni preferite del bianco!
era una melodia allegra, ma soffice e spensierata.
oh, come voleva danzare!
ma si limitò a tenere lo sguardo perso tra quella neve che neanche esisteva.
ohibo'.
tanti auguri a lui, allora.
«signorino, mi concede questo ballo?»
quella voce...
quando il bianco si volto lentamente, incontrò un paio di iridi d'oro, che brillavano ancora di speranza ed amore.
un sorriso si dipinse sul volto del bianco, ormai dagli occhi lucidi.
«mi spiace, purtroppo non posso ballare al momento»
fu un sussurro: la voce bassa a causa dell'enorme stanchezza del bianco.
il rosso dai lunghi capelli si avvicinò, lentamente, sorridendogli.
delicatamente, prese le sue mani pallide e affusolate, stringendole nelle proprie, prima di sedersi sui talloni.
lo sguardo era fisso in quelli del bianco, il sorriso era caldo ed accogliente.
«se non riesci a ballare con le gambe non arrenderti, ti prego»
la voce del rosso era calda come lui stesso: kaeya amava quella voce, l'avrebbe sentita a ripetizione.
«e come potrei ballare, mio dolce gentiluomo?»
la domanda del bianco forse era scontata, ma la risposta era altrettanto ovvia.
come avrebbe potuto iniziare di nuovo a ballare come sempre aveva fatto?
era così stanco che la sua voce era ormai un piccolo sussurro, che presto avrebbe cessato di esistere.
il rosso, dal canto suo, si avvicinò lievemente alla figura del blu, prendendo con la mano destra la sinistra del bianco, incrociandola alla propria e portandola all'altro.
con l'altra mano portò la destra di kaeya sulla sua spalla, mentre la sua poi posizionò sul fianco dell'altro.
insomma: si posizionarono come se dovessero effettivamente iniziare a ballare.
seppur scomodi, su entrambi i volti apparve un dolce sorriso, mentre lentamente iniziarono a dondolare seguendo le dolci note — meglio: yama spostava lentamente kaeya, che utilizzava le sue forze per seguire l'altro.
le iride rosse non si spostavano da quelle color oro: si guardavano con profondo affetto.
si guardavano con amore.
oh, non stavano danzando come avevano sempre fatto in vita loro, ma andava bene così: finchè erano loro due, assieme, avrebbero sconfitto tutti i mali del mondo.
lentamente il rosso socchiuse gli occhi, avvicinando le proprie labbra sul collo del bianco, poggiandole lentamente su questo ed iniziando a riempirlo di piccoli e soffici baci.
a quel gesto, lentamente, kaeya piegò la testa di lato, chiudendo le iridi e godendosi quei piccoli gesti di affetto, mentre si cullavano a vicenda.
non erano affamati dell'altro, non avevano fretta nè interesse per quello: era un soffice, puro e semplice amore, che li aveva uniti sempre di più.
quando la musica si concluse, delicatamente yama si allontanò da kaeya, posando dolcemente un semplice bacio sulle sue labbra.
«sei stato splendido come sempre» gli sorrise il rosso, mentre le mani del bianco venivano strette di nuovo da quelle dell'altro.
«tu sei stato meraviglioso come sempre, invece» rispose con un sussurro a sua volta.
poi, con occhi stanchi e confusi, il bianco osservò il rosso mettersi in ginocchio davanti a lui e baciargli le mani.
«ascoltami» prese poi a parlare yama, con il suo solito e splendido sorriso sulle labbra, «non mi interessa di questa maledizione, non mi interessa della tua malattia e non mi interessa di nessun'altra persona in questo mondo»
dove voleva andare a parare?
kaeya non lo capiva, ma sentire la presenza dell'altro accanto a sè lo rendeva terribilmente felice.
«io voglio stare con te» parlò il rosso, «io voglio e starò al tuo fianco, come tu starai sempre al mio» proseguì ancora il rosso, lasciando delicatamente le sue mani, portandole a prendere qualcosa nella sua tasca.
le iridi rosse dello stanco bianco osservavano il comportamento di chi aveva di fronte: la sua mente era in fase di ecstasy, non riusciva più a comprendere effettivamente cosa stesse succedendo.
quando poi le sue iridi osservarono due piccoli anelli color argento tra le mani di yama, queste si spostarono sulle loro gemelle color oro.
«e con questo sigillerò la nostra promessa» proseguì lui, prendendogli delicatamente la mano destra, mentre gli occhi del bianco si fecero lucidi.
«kaeya, amore mio, vuoi accompagnarmi in questo viaggio?»
oh, e presto il tutto divenne lacrime, affetto e specialmente tanto amore.
il bianco iniziò a piangere dalla gioia in modo silenzioso, seguito poi a sua volta da un'emozionato rosso, che, dopo la frase che udì, mise l'anello all'anulare del suo compagno; questo fece lo stesso con l'altro, utilizzando le sue ultime forze.
la frase del bianco non fu nè un semplice "sì" nè un "ovviamente"
furono due semplici parole.
«per sempre»
e furono le ultime che yama riuscì ad udire.
tag belli e spero di non aver disturbato qmq<333
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