⑅ | 𝟎𝟓

20 dicembre 1238 a.C.

era buia, quella stanza: al centro c'era un letto, accanto ad esso una poltrona ed una sola, semplice finestra.
il buio abbracciava il corpo che stava inalando gli ultimi respiri, senza potersi muovere o parlare.
era impossibilitato a muoversi o a parlare, poteva solo guardare e lasciarsi abbracciare da quel buio opprimente.

era giunto quel buio, triste e macabro giorno?
poco prima aveva visto sua madre baciargli la fronte, in un mare di lacrime.
il padre gli aveva stretto la mano, senza ottenere risposta, mentre con occhi tristi sembrava salutare quelli stanchi e ormai quasi privi di vita del bianco.
oh, la malattia lo stava mangiando vivo: il nome era sconosciuto, ma lo aveva colpito come un sasso in piena testa.

ed in quel momento, il bianco voleva morire al fianco di colui che gli aveva ornato la mano destra di un'anello, e che sarebbe arrivato presto.

kaeya la sentiva: la morte teneva una mano stretta attorno al suo cuore, pronto a portarlo via.
a prenderlo con sè.
si sentiva solo, tremendamente solo in quel buio pesto.
il respiro era lento ed affaticato, mentre i capelli erano dello stesso colore della pelle del ragazzo: bianchi come il latte.

gli occhi erano privi della l'uccello che, fino a qualche tempo prima, li faceva brillare come due splendidi rubini.
ed assieme all'ora prestabilita, il bianco attendeva anche il suo lui.

e quando la porta si aprì, emettendo un piccolo suono stridulo, facendo entrare quella persona tanto agoniata, quasi kaeya era pronta ad abbandonare quel mondo.

kaeya, al suo fianco, avrebbe fatto di tutto.

ma quando il rosso si fece facilmente visibile, sedendosi poi accanto al bianco, questo notò qualche particolare in più: se kaeya aveva le guance incavate ed era scheletrico, Yama era estremamente pallido.
kaeya poteva leggerne la sofferenza nei suoi occhi: non vedeva la tristezza, ma il dolore

un dolore che certo non era dovuto solo alla sua prossima morte

«hey kae, io sono qua, accanto a te»
la voce del rosso era pari ad un sussurro, ed era così strana.
ma kaeya non poteva chiedere niente: riusciva solo a spostare le iridi verso quelle d'oro del giovane al suo fianco.

quelle iridi così brillanti, ma in quel momento così spente e morte

c'era qualcosa che non andava

sentì il rosso spostare le coperte, prendendogli la mano, portandola poi con difficoltà alle labbra e baciandola.
kaeya amava le labbra dell'altro e, se avesse potuto, avrebbe fatto uno splendide sorriso come sempre.

oh, quanto lo amava!
gli avrebbe donato tutto il suo cuore e la sua anima, e kaeya lo sapeva che yama avrebbe fatto lo stesso.

lo sapeva fin troppo bene.

il dolore legava quei due cuori, e quel dolore fu così insopportabile che presto dagli enormi occhi gialli del rosso presero a scendere lacrime.
una dopo l'altra: presto il rosso fu scosso da singhiozzi, e nascose il suo stesso viso con la mano del bianco.
e kaeya allora voleva abbracciarlo, voleva cullarlo e voleva rassicurarlo, a costo di donargli la propria anima.
ma non poteva: la stanchezza lo aveva privato di qualsiasi tipo di forza.

quanto poteva essere perfida la vita?
quanto poteva essere infida la morte?

«mi ero promesso di non piangere, anche perchè presto mi sarei riunito a te» fece il rosso, con le sue stesse mani che presero a tremare rovinosamente, lasciando poi andare la mano del bianco.

gli occhi, belli e luminosi del compagno, ora erano pieni di dolore.

emotivo e fisico

i lunghi capelli rossi erano scompigliati e, a sua volta, aveva due grosse borse sotto gli occhi.
«mi dispiace, mi dispiace, ma non ci sarei riuscito, non senza te, mi dispiace»
e yama continuava a ripeterlo, in un semplice sussurro.

e continuava, continuava, continuava, ma alle orecchie di kaeya arrivava poco e niente.
la testa del rosso cadde sul petto del bianco, lentamente, come una foglia stremata che si riposava sul terreno.

il rosso iniziò a chiudere gli occhi, ed un dettaglio saltò a quelli rossi del bianco: una macchia bluastra si trovava sulle labbra del rosso.

«non sarei sopravvissuto, non senza te» continuava a sussurrare yama, che veniva cullato dal lento e doloroso battito del cuore del proprio amato.

cosa aveva fatto?

no.
no no no no.
kaeya non voleva.
perchè?
no, non lo aveva fatto
non era possibile.
kaeya non voleva
kaeya non voleva
kaeya non voleva.

e gli occhi color rosso si fissarono sui loro gemelli color oro del volto dell'altro.
li chiamavano, li tenevano a sè, pregandoli di non andare via per primi.
di non abbandonarli.

kaeya non poteva parlare, e a quel punto non ci riusciva più neanche yama, ma i loro occhi pieni di amore lo facevano per loro.

e mentre per l'intero mese erano state quelle dorate a chiamare quelle rosse, in quel momento era il contrario.

quelle di kaeya le pregavano di non morire, di non farlo e non abbandonarle.

il bianco non sarebbe sopravvissuto a quel dolore.
sarebbe stato un qualcosa di più grande della sua morte.

ma le gemelle colorate dal sole avevano ormai smesso di combattere, e finirono per chiudersi lentamente, salutando in un silenzio tombale.

ed allora kaeya vide l'ultima lacrima

ed allora kaeya udì l'ultimo respiro

ed allora, kaeya, sentì il mondo finirgli davanti agli occhi.

nel silenzio, un dolore indescrivibile intinse la stanza.

era un urlo nel più completo silenzio.

era un grido che malediceva la vita per averlo messo davanti ad un amore così grande, per levargli poi la possibilità anche solo di ammirarlo.

nonostante la morte che stava per prendere anche il bianco, questo sentiva chiaramente il freddo corpo del compagno sul suo.

oh, e voleva piangere, urlare, disperarsi e poi morire, ma non aveva scelta.

e kaeya giurava di sentire la vita ridere di quelle sue disgrazie, ma il dolore era così forte che non sapeva più cosa fare.

non sapeva più niente.

e per la prima volta, kaeya desiderò morire.

voleva impiccarsi con la corda più lunga.

voleva pugnalarsi con la lama più affilata.

voleva soffocare nell'aria più arida.

voleva affogare nei mari più profondi.

perchè kaeya, senza il suo mondo, non era niente.

e per l'ultima volta, una lacrima gli attraversò lesta il viso.

e quando questa toccò il cuscino sul quale la sua testa era posata, il dolore divenne ancora più profondo.

e quando questa toccò il cuscino, la morte fece l'ultimo passo.

ed in quell'aria intinta di tristezza, un piccolo esserino fece la sua comparsa

le ali sbattevano nel mare di dolore che circondava quel luogo, mentre kaeya urlava in silenzio di voler morire.

una farfalla.

una farfalla gialla.

oof-

non sono sicurissima di questa capitolo, ma spero di aver trasmesso la tristezza che volevo trasmettere qwq

ma attenzione: purtroppo, i dolori e la storia di kaeya, non finiscono qui.

esatto, questo in realtà è il vero e proprio inizio.

sto piangendo a mia volta, ma non so' se ho trasmesso il sentimento qwq

che ne pensate? qwq

tag belli e spero di non aver disturbato qmq<333

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