28

Alla fine Undrel non era stato lasciato da solo in mezzo alla foresta.

Al contrario, avevano deciso di svegliarlo e di proseguire il cammino trascinandolo dietro di loro come se fosse un peso morto che continuava a lamentarsi di quanto sonno avesse.

Poco dopo il calare del sole, il gruppo raggiunse ciò che rimaneva del centro di Minneapolis.

«Wow» fu il primo commento di Xenya.

In effetti la ragazza non c'era ancora stata e la città era uno spettacolo. Desolato, ma mozzafiato a modo suo.

Sotto la fioca luce della luna, la grotta e i dintorni di essa sembravano emanare una strana luminescenza che aveva catturato lo sguardo di tutti.

«Ti risparmierò la storiella della guerra» disse Zenith, rivolgendosi a Xenya togliendosi lo zaino e appoggiandolo a terra. «Se ti va penso che Zeke sia in trepidante attesa di sciorinare tutta la sua conoscenza.»

«Sei un po' acida, Zen. Meglio se vai a dormire.» Zeke non diede eccessivo peso ai commenti della gemella.

«È proprio quello che ho intenzione di fare.» La ragazza fece l'occhiolino al fratello prima di estrarre la propria tenda compressa e lanciarla in aria.

Essa si aprì con un fruscio e atterrò con grazia sul terreno. Zenith si avvicinò con dei picchetti e fissò al terreno gli angoli la sua dimora temporanea.

«Non so voi, ma anche io vorrei andare a dormire.»

«Lo sappiamo, Undrel, lo sappiamo.» Yekson gli sorrise.

Nel frattempo, sia Xenya che Yekson avevano sistemato le rispettive tende e stavano per entrarci, quando la voce di Zenith richiamò tutti all'ordine.

«Domattina ci divideremo a metà: scienziati dallo smeraldo e soldati a protezione del campo» disse.

«E io in che categoria rientro?» domandò Zeke.

«In realtà in nessuna, ma penso ti potrei tenere qui con me» lo prese in giro Xenya, quasi ridendogli addosso. «Sempre se prometti di non fare danni» specificò.

«Anche tu?» Il ragazzo sospirò.

«Allora mettiamo in chiaro la cosa: Zenith, Undrel e Yekson allo smeraldo, gli altri qui.» Zenith sbadigliò. «Buonanotte.» E si chiuse nella propria tenda.

«Tu vai pure a letto» sussurrò Zeke a Xenya, chinandosi appena su di lei. «Ci vediamo domani. Notte.» Le lasciò un bacio sulla guancia.

La ragazza, assonnata, sorrise appena ed entrò nella propria tenda. Zeke invece era intento a sistemare la propria tra quella della sorella e quella di X.

«Io non so se ho le forze di montarla» si lamentò Undrel. «Posso dormire con te?»

«E me lo chiedi anche?» Yekson ridacchiò, avvicinandosi al ragazzo e guardandolo negli occhi. «Promettimi solo che cercherai di dormire davvero.»

«Non penso di avere tante altre alternative.» Sbadigliò. A malapena riusciva a tenere gli occhi aperti.

Yekson sorrise teneramente ed entrò nella tenda.

Aveva già dormito con Undrel diverse volte ma, rispetto a come gli batteva il cuore quando era insieme a lui, di solito aveva il polso debole.

Il mattino seguente, quando tutti furono svegliati da Zenith che scuoteva le varie tende urlando, i ragazzi si resero conto di essersi dimenticati della cena.

«Ecco perché ho fame» commentò Zeke, addentando la sua razione colazione.

«Com'è?» chiese Xenya, inclinando la testa per mostrare al Vice il proprio piercing.

«È ancora un po' gonfio, ma sembra apposto.»

Yekson si guardò il gomito, controllando che il suo stesse bene. Magari era fuggito durante la notte.

«Sta benone» lo rassicurò Undrel, parlando a bocca piena.

«Tu dici?»

«Dico, dico.» Undrel sorrise, inserendo la busta argentata vuota dentro al suo zaino.

Il resto della colazione procedette in religioso silenzio, soprattutto data la fame che li accumunava.

«Allora, ci siamo?» Zenith richiamò tutti all'ordine. «I compiti ce li siamo divisi, quindi direi che sia ora di andare.»

La grotta era poco distante dal campo che avevano allestito, in modo da poter andare e tornare dallo smeraldo nel giro di minuti.

Quando furono arrivati, i ragazzi inspirarono in contemporanea: la visione era mistica, indipendentemente da quante volte la si osservava.

«Mi pare di essere allo stesso punto di prima» commentò Undrel, sporgendosi per guardare l'imbocco della grotta.

«In che senso?»

«Nel senso che sappiamo che potrebbe servirci ma non sappiamo niente altro. E non sappiamo come rimediare.»

«Ed è qui che sbagli.» Zenith sbuffò, togliendosi lo zaino dalle spalle ed estraendo una piccola valigetta.

«Cosa sarebbe?» Yekson era alquanto perplesso.

«Cosa abbiamo fatto la volta scorsa?» chiese la ragazza. «Ve lo dico io: abbiamo controllato l'aria, la variazione della pressione di essa in base all'attività dello smeraldo.»

«E non abbiamo trovato niente di interessante» ribadì Undrel.

«Perché abbiamo analizzato la matrice sbagliata.» Zenith sorrise, orgogliosa. «Lo smeraldo non fluttua, con l'aria ha ben poco a che fare.»

«Tocca la grotta» disse Yekson, capendo il ragionamento.

«Esatto! Lo smeraldo è in contatto con la roccia ma non la disintegra.»

«E perché?» Undrel era ancora perplesso e senza speranze per la riuscita delle analisi.

«È quello che dobbiamo scoprire analizzando ciò che compone la grotta.» Zenith aprì la valigetta, scoprendo diversi strumenti che Yekson collegò all'analisi del suolo.

«Dobbiamo entrare per forza?» Undrel era piuttosto distrutto dalla vita.

«Direi di sì. Se dobbiamo spostare lo smeraldo dalla sua zona d'origine, ci dovremmo servire di quel minerale.»

«Più che un minerale mi sembra un metallo» azzardò Yekson, ricordando come durante la loro visita precedente aveva toccato le pareti. «Un metallo dello stesso tipo di quello qui fuori.»

«Dici? Dentro però le pareti sono nere.» Zenith assunse una strana espressione.

«È solo fuliggine. Toccandola si vede lo stesso metallo che c'è qui fuori.»

«Beh, a questo punto direi di entrare comunque» Undrel sorprese gli altri due. «Per veridicità delle analisi, insomma.»

«Sono d'accordo. Andiamo.» E di nuovo, senza attendere i due assistenti, Zenith scese fino all'imbocco della grotta.

Man mano che si avvicinavano, l'aria diventava sempre più viziata e calda.

Yekson dovette rallentare ben due volte per sorseggiare parte del suo fluidificante giornaliero.

«Me la ricordavo un po' più fresca la situazione, qui» commentò Undrel. «Che ci siano gli stregoni?»

«No. E questo comunque non è caldo da corpi umani riuniti.» Zenith escluse le ipotesi di Undrel, lasciando dunque quella che Yekson più temeva.

«È lo smeraldo, quindi?» domandò.

«Purtroppo non vedo alternative.» La ragazza sospirò, aumentando il passo.

Lo scenario nella mente di Yekson era piuttosto funesto. Era stato l'incendio? E se la pietra fosse esplosa? Scosse la testa per scacciare i pensieri e si avviò all'inseguimento di Zenith.

In breve furono nell'antro dove risiedeva lo smeraldo e, per quanto bellissima, la visione era spaventosa.

La roccia luminosa pulsava. Lenta, ma era chiaro che lo stesse facendo.

Il viso di Yekson iniziò a sudare. Era piuttosto caldo.

«Sembra quasi il battito di un cuore» notò Undrel.

«Se il tuo cuore batte così vuol dire che stai morendo» Zenith sorrise appena. E non aveva tutti i torti: la luce a intermittenza era davvero lenta, quasi impercettibile se i ragazzi non fossero già stati al cospetto dello smeraldo.

«Che stia aspettando un sacrificio umano?» Undrel era spaventato.

«Non ti piace proprio Minneapolis, eh?» Yekson gli sorrise.

«Flirtate meno e datemi una mano» ordinò Zenith, ma anche lei stava ridacchiando.

Con un raschietto stava togliendo la patina nera che ricopriva le pareti.

«Hai ragione» commentò rivolta a Yekson. «Sembra proprio lo stesso metallo. Passatemi il vetrino.»

Undrel si piegò e, preciso, estrasse un foglio di vetro che passò alla mentore.

Zenith grattò parte del metallo con una punta in diamante e lasciò che parte della polvere tolta cadesse sul vetrino circolare.

«Coprivetrino» disse.

Ancora una volta l'assistente si chinò e le allungò con delicatezza un pezzo di vetro ancora più sottile. La ragazza lo lasciò adagiarsi sopra alla polvere.

«Bene.» Zenith sospirò, chinandosi sopra alla valigetta.

Con la mano libera premette poi un pulsante localizzato sopra a un cubo grigio. Quella che sembrava una scatolina con gli angoli smussati emise un suono acuto.

«Che cos'è?» chiese Yekson, piegandosi sulle ginocchia per guardare più da vicino l'attrezzo.

«È un microscopio atomico» spiegò Zenith, aprendo uno sportellino sul lato e infilandovi con cautela il vetrino rotondo. «Ci dirà che genere di atomi o isotopi ci sono dentro a queste pareti.»

«Tutti?»

«Beh, sì. Anche le impurità.» Zenith chiuse lo sportellino e un pulsantino si illuminò. La ragazza premette anche quello.

«Come fa a escludere tutti gli altri atomi? Quelli dell'aria, quelli del vetrino...»

«Adesso sta creando il vuoto per escludere l'aria. Per quanto riguarda il vetrino penso sia qualcosa di tarato o che esclude già in partenza.» Zenith lo guardò storto. «Ti sembra che l'abbia progettato io?»

«Ero solo curioso.» Yekson ridacchiò.

Un nuovo rumore avvisò i presenti che l'analisi era iniziata.

«Si accettano scommesse» disse Undrel, incrociando le braccia al petto. Era l'unico rimasto in piedi e guardava gli amici con una sorta di ghigno stampato in volto. «Che cos'è?»

«Secondo me è una lega di qualche genere.» Yekson si sedette a terra, guardando il ragazzo dal basso.

«Per non essere risucchiati secondo me sono atomi molto stabili.» Undrel annuì tra sé.

«Gas nobili?» Yekson lo guardò divertito.

«No, stupido. Se sono solidi non possono essere gas.»

Lo strumento emise un altro suono. Zenith si piegò per attendere i risultati che uscirono sotto forma di carta stampata.

«E, con grande sorpresa, avete sbagliato entrambi. E di molto.» L'espressione della ragazza era imperscrutabile.

«Metallo puro?»

«No.» Scosse appena la testa, rivelando uno sguardo al limite del terrorizzato.

«Cosa, allora?»

«È un isotopo di un attinide.» Inspirò piano. «Siamo circondati da uranio duecentotrentacinque. Uranio arricchito

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