27

«Quanto manca?» Undrel era sfinito ed era appena iniziato il terzo giorno di cammino.

«Se ti muovessi, stasera potremmo essere a Minneapolis.» Zenith aveva imposto al gruppo un ritmo serrato così da poter recuperare qualche giorno extra per lo studio dello smeraldo.

«Io però non ce la faccio più» si lamentò.

«Possiamo fare una pausa un po' più lunga a pranzo» propose Zeke, lanciando uno sguardo di preghiera alla sorella che lo stava fulminando.

«E va bene.» Zenith sbuffò. «Riguardo all'eclissi...»

«Non di nuovo.» Yekson si portò una mano alla fronte, esasperato.

«Cosa potrebbe succedere nel caso che la leggenda fosse vera?» Zenith lo chiese lo stesso, rivolta più a Xenya che agli altri.

«Non sappiamo se i raccolti siano stati davvero distrutti e se anche i mutanti che ne usufruiscono hanno subito la stessa sorte.» Xenya cercava di essere ottimista.

«Ma ipotizziamo che sia successo» insistette Zenith. «Cos'altro dice Herald?»

«Che con l'inizio del 3456 un'eclissi oscurerà la Terra e causerà stragi. Ma un giovane dalle buone intenzioni può usare lo smeraldo per comandarla e risolvere tutto» spiegò gesticolando un poco.

«Quindi dobbiamo trovare qualcuno che abbia solo buone intenzioni...»

«Io propongo Zeke.» Yekson ridacchiò, alzando le spalle.

«Grazie mille» brontolò il Vice. «Tanto al massimo vengo disintegrato, non ti preoccupare.»

«E non sarebbe un male, dopotutto» disse Zenith, voltandosi e facendogli la linguaccia.

Xenya sorrise. Il rapporto che si era instaurato tra i cinque la rendeva davvero felice.

«Possiamo fare una pausa?» Undrel era disperato.

«Se evitassi di star sveglio fino a orari improponibili, non avresti questo genere di problemi» lo rimbeccò Zenith. E, in effetti, Yekson e Undrel passavano le serate insieme a parlare, con l'unica differenza che il primo riusciva a sopportare quel ritmo.

«Devo portarti in braccio?» gli propose Yekson, prendendolo in giro.

«Quasi quasi...» Undrel sbadigliò. «Sembra essere una cosa comune tra le coppie, oggigiorno.»

Xenya si voltò di scatto verso i due ragazzi che ridevano divertiti. Anche lei sorrise, voltandosi verso Zehekelion e prendendolo per mano.

«Hai bisogno di un trasporto anche oggi?» gli chiese melense.

«Dimentichi sempre che ti ho salvato la vita, quindi siamo pari» puntualizzò. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

«Tra spingere qualcuno e trascinarlo per diverso tempo c'è una bella differenza, eh.»

«Già» concordarono Yekson, Zenith e Undrel in contemporanea.

Xenya sorrise trionfante. Zeke, invece, si era rabbuiato.

«Quindi sono in debito?» domandò.

«Già» ribadirono tutti gli altri in coro.

«Vi odio tutti» disse lui, anche se in realtà stava ridendo.

Non appena Zenith, auto-elettasi capo spedizione, acconsentì a fermarsi per il pranzo, Undrel si lanciò per terra.

«Non ce la facevo più» esalò, mettendosi seduto con una certa fatica.

«Ma davvero?» Xenya gli rise addosso, sedendosi poco distante da lui ed estraendo la propria razione.

Tutti la imitarono, prendendo posto sino a formare una sorta di cerchio. Mangiarono in silenzio, affamati e affaticati allo stesso tempo.

Finita la razione prevista per quel pasto, Xenya si appoggiò con il capo sulla spalla di Zeke.

«Hai già finito?» le chiese, dopo aver deglutito. La sua mattonella nutriente era ancora pressoché intera.

«Proprio così» rispose Xenya, sazia e soddisfatta.

«Wow» commentò il Vice, sorridendole prima addentare di nuovo la razione.

Xenya chiuse gli occhi ed esalò, lasciando che la sua testa venisse cullata dal ritmo del respiro di Zehekelion.

Era felice. Ed era tutto ciò che importava.

Probabilmente si era addormentata per un po' ma, non appena una voce squillò, aprì un occhio per vedere Zenith già attiva. Evidentemente la fatica non la infastidiva per nulla.

«Visto che Zeke ha già promesso di fermarci più a lungo, tantovale svelare la sorpresa che avevamo pensato.»

«Di già? Io volevo dormire.» Undrel sbuffò, alzandosi da terra.

«Sorpresa?» chiese Xenya, alzando la testa. «E per chi?»

«Se non lo sai forse è perché è per te...» Zeke la guardò scuotendo la testa. «Forse dovresti dormire anche tu di più.» E le diede una piccola spinta.

Zenith nel frattempo aveva preso a rovistare nel proprio zaino. Qualunque cosa stesse cercando doveva essere proprio ben nascosta perché la sua espressione non prometteva nulla di buono.

«Ci vuole tanto?» La carenza di sonno aveva reso Undrel piuttosto scorbutico.

«Puoi pure dormire... Ci pensiamo io e Zen, se preferisci.» Zeke si era alzato in piedi, spolverandosi la schiena con le mani.

«Pensate a cosa?» provò a chiedere Yekson.

«Non me lo perderei per nulla al mondo» disse invece Undrel, lasciando che la domanda di Yekson cadesse nel vuoto.

Xenya si era voltata pensierosa verso Zenith. La situazione era piuttosto preoccupante.

«Sicura di averlo portato?» le domandò Zehekelion, piegandosi accanto a lei.

«Portato cosa?» chiese Yekson. Ma venne ignorato di nuovo.

«Ma sì che sono sicura...» Zenith sospirò, entrando addirittura con la testa dentro allo zaino.

«Beh ma penso che qualunque cosa sia possa aspettare...» provò a dire Xenya, ottenendo però solo sguardi ostili. Aveva un rapporto di amore e odio con le sorprese.

«Adesso sono curioso.» Yekson era in fibrillazione.

«Eccolo!» esclamò Zenith, riemergendo con una scatola nera tra le mani.

Sia Xenya che Yekson le si avvicinarono ancora di più, seguiti a ruota da Undrel che ci aveva impiegato più del previsto ad alzarsi.

«Cosa avete intenzione di fare?» Xenya si morse un labbro, agitata.

«Siete elfi, ormai. Ed è ora di adeguarvi.» Zenith poggiò il parallelepipedo a terra e ne rimosse il coperchio. «Vi presento ciò che usiamo per segnare le stagioni che passano, ciò che usiamo per fare i piercing.»

Xenya sbiancò. Per quanto l'idea di uniformarsi agli altri le piacesse, il fatto di doversi bucare la pelle tante volte tanti erano i suoi anni moltiplicati per quattro non era il massimo.

«Sessantacinque piercing vuoi farci?» Nemmeno Yekson sembrava contento della sorpresa.

«Ma no!» Zenith rise di gusto. «Di solito se ne fa uno per ogni stagione vissuta a Fronds. Per quelli nati là, quindi, sono tanti rispetto a qualcuno che è arrivato dopo.»

«Talvolta però anche gli adulti insistono per averne uno per ogni stazione» specificò Zeke.

«E dove li fate?»

«Si inizia con le orecchie, e quando non c'è più posto si passa alle braccia» spiegò Zenith. «Dopo di quelle non so, non abbiamo ancora nessuno di così vecchio.»

«Ger infatti non ne ha» fece notare Yekson.

«È una scelta personale... Ma avevamo pensato fosse una bella idea se volete sentirvi più parte della comunità.»

Xenya guardò Zeke. Le orecchie erano ricolme di anelli e barrette metalliche e anche le braccia mostravano diverse stanghette posizionate orizzontalmente che terminavano con delle palline dello stesso materiale.

«Fa male?» si informò.

«È molto peggio quando i Palazzi te li strappano» le disse Zenith, sorridendo amara. I suoi lobi si erano cicatrizzati, ma con molta difficoltà avrebbe potuto bucarsi di nuovo.

«Io li voglio tutti e sessantacinque» affermò Yekson, convinto ma non troppo.

«Ehi, piano» lo ammonì Undrel. «Si inizia con uno e poi se ne aggiunge uno alla volta. Se no mi tocca davvero portarti in spalla, e non sono nelle condizioni.»

«Ma la smettiamo di prendermi in giro?!» Zeke non era contento dei continui riferimenti.

«Perbacco, mica si stava parlando di te.»

«E allora iniziamo con uno» continuò Yekson, imperterrito.

«Anche io voglio provare.» Xenya deglutì. Se la gente se ne faceva così tanti, voleva pur dire che l'effetto finale superava di gran lunga il dolore e tutto sommato ne valeva pena.

«Giusto per capire...» iniziò Zenith, allungando in avanti la gamba con la protesi. «Dove vorreste farlo?»

«Sul braccio» disse subito Yekson. «Come i suoi.» E indicò Zeke con un cenno del mento.

«E tu, Xenya?»

«Qui.» Con un dito si puntò la cima dell'orecchio sinistro.

«E va bene. È giunta l'ora di estrarre i ferri del mestiere.»

Con grazia ma metodologia, Zenith estrasse dalla scatola una cella infiammabile che accese in fretta sulla fiamma più calda. Mentre questa si scaldava, tirò fuori anche una specie di ago che al posto di una delle due estremità presentava una sorta di tubicino metallico.

Prese dunque una barra lievemente curvata e svitò una delle due sferette che la terminavano.

All'interno del piccolo tubo Zenith incastrò l'estremità della barretta senza pallina e, presa una lunga pinza, sterilizzò il tutto sulla fiamma.

«Avanti Yekson, sei il primo» gli disse, costringendosi ad avvicinarsi ancora e a porgerle il braccio. «Qui?» chiese, indicando con la mano libera un punto del braccio.

«No, qui.» Yekson le spostò l'indice un po' più in basso, verso il gomito.

«D'accordo.» Zenith spostò lo strumento infernale dal fuoco e, dopo averlo preso con le dita, si accostò a Yekson.

Xenya chiuse gli occhi, più inquietata che intrigata dal processo.

«Ouch» si lamentò il ragazzo.

Quando Xenya riaprì le palpebre, Zenith stava riavvitando la sfera mancante alla barra sottile che ora per metà era dentro alla carne di Yekson.

«Principessa, tocca a te.» Con un occhiolino la fece appropinquare.

Xenya respirava piano.

«Vuoi tenermi la mano?» le domandò Zeke, porgendole il braccio.

«Stai scherzando, spero.»

«Appoggia la testa sulla mia gamba, tanto non sento niente» le ordinò Zenith.

Xenya eseguì, lasciando il proprio orecchio sinistro in balia dell'ago che si stava di nuovo incendiando.

La ragazza serrò gli occhi e si morse le labbra, immaginando nella sua testa il rumore della pioggia.

'Non succede nulla, non succede...'

«Bene, finito» annunciò trionfante Zenith. «No, non alzarti. Devo finire di riavvitare.»

Quando ebbe il via libera, Xenya si rimise seduta, sorpresa di non aver sentito nulla. In quel momento la punta dell'orecchio le pulsava un poco, ma nulla di grave.

«Non potrai dormire da quel lato per qualche giorno» la informò Zenith. «Ma quando sarà guarito potrai cambiare la barra con un anellino che, a mio parere, è molto meno scomodo.»

«Concordo.» Zeke annuì.

«Bene...» iniziò la ragazza a capo della spedizione. «Che sia ora di rimettersi in marcia?»

«D'accordo» acconsentì Yekson. «Ma chi lo sveglia Undrel, adesso?»

Il ragazzo era disteso prono, con la testa appoggiata sul suo zaino. Dormiva con la bocca aperta e a Xenya ricordò un po' Zehekelion nell'infermeria del bunker.

«Per me sta qui. Ma dato che siamo un gruppo, facciamo a votazione: chi è favorevole ad abbandonarlo qui?»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top