24
✖
«Ben trovati a tutti.» Il tono di Ger era cupo, senza dubbio adeguato alla situazione. «Ci troviamo qui per dire addio a una delle donne più coraggiose che Fronds abbia mai ospitato. Sasha Darkspire era molto più che il Capitano dell'armata verde, era molto di più che un'abile e intelligente elfa che si è fatta largo tra i Palazzi. Lei era una di noi e, in quanto tale, è necessario renderle omaggio.»
Yekson si strinse dentro la propria felpa, infreddolito.
Tutti gli elfi erano usciti dal bunker e, al buio, si erano radunati in diversi capannelli che circondavano il corpo disteso a terra di Madeline.
Yekson, con Undrel, Xenya e Zenith, era in disparte e osservava assorto lo sciabordare delle piccole onde scure del lago. La notte aveva ingoiato tutto il paesaggio e, sollevati, tutti poterono notare come l'incendio non si riuscisse a vedere.
«Recitiamo insieme il saluto eterno» disse Ger.
Due uomini armati di pala iniziarono a scavare una buca poco distante dagli elfi riuniti.
«Che ci sorvegli dall'alto, che sia il nostro riparo. Che le nostre lacrime germoglino in speranza.»
Il coro di tutte le voci presenti fece rabbrividire Yekson. Undrel lo avvolse con un braccio sulle spalle.
Dopo un istante di silenzio, il Capo parlò di nuovo.
«Procedete pure con le preghiere.»
Xenya, poco distante, sospirò. Yekson non seppe dire perché, ma di sicuro l'assenza di Zehekelion dal gruppo non contribuì a sollevarle l'umore.
Il gruppo subito alla destra del ragazzo iniziò a parlare in una lingua sconosciuta. Li guardò curioso, chiedendo cosa stessero dicendo.
«Réquiem aetérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis. Requiéscant in pace.»
«Latino» gli spiegò Zenith, incrociando le braccia al petto. «Sono cristiani e recitano le parole nella lingua della loro religione.»
I cristiani ripeterono la litania per almeno una decina di volte prima di zittirsi e dire un'ultima parola.
«Amen.»
Un brivido scese lungo la spina dorsale di Yekson, confuso ma ammaliato dalla fede di quegli uomini e quelle donne.
Fu dunque il turno di un altro gruppo che, invece di parlare, a turno camminò verso la riva del lago. Raccolsero tra le mani un po' di acqua e, raggiunto il centro del cerchio, bagnarono la salma di Sasha.
Quando altre lingue e altri gesti si furono susseguiti, una lacrima scese sul volto di Yekson. Era splendido vedere persone di culture così diverse avvicinarsi e condividere in nome di una persona persa.
I due uomini che nel frattempo avevano scavato una fossa per il corpo, lo sollevarono e lo adagiarono dentro.
Mentre ricoprivano il buco, la gente ricominciò a rientrare nel bunker.
Xenya si attardò e lo stesso fecero gli altri ragazzi.
«La stai rendendo orgogliosa» le sussurrò Zenith, poggiandole una mano sulla spalla.
La ragazza non si ritrasse dal contatto ma rimase in silenzio fino a quando non furono rimasti solo loro. E quando anche i due elfi ebbero finito il loro dovere, tutti furono invitati a rientrare.
E, sospirando un'ultima volta, seguirono l'ordine.
✖
«Xenya ha intenzione di raggiungerci?» domandò Zenith, seduta con la testa poggiata sulla spalla di Undrel.
Yekson era appena stato in infermeria a controllare Zeke. Vedere il letto di Sasha vuoto aveva fatto male, ma non tanto quanto aveva pensato. Dover osservare Xenya che continuava a spostare lo sguardo tra il mobilio vuoto e Zehekelion, invece, era stato struggente.
«No» rispose Yekson, sedendosi di fronte ai compagni. «Ha detto che ha bisogno di stare un po' da sola.»
«Da sola con Zeke, volevi dire.» Undrel ghignò.
«Quell'idiota al momento è più inutile della mutazione dei vampiri, non penso che ci sia da preoccuparsi.» Zenith sospirò.
«Anche perché ci sono i medici dentro» puntualizzò Undrel.
«Stai per caso insinuando che Xenya voglia pomiciare in un bunker?» Yekson lo guardò storto.
«No, ma...»
«No, hai detto bene. Non so nemmeno se abbia la forza mentale per farlo. Quindi limitiamoci a passare il tempo per i fatti nostri.»
«Scusatemi» intervenne Zenith dopo un po'. «Voi avete pomiciato nel mio laboratorio, quindi penso che non ci sia più nessun tabù da sdoganare in termini di luoghi.»
Undrel fu scioccato, spostandosi così veloce che la testa di Zenith quasi finì per terra.
Yekson ridacchiò, sentendo comunque l'imbarazzo crescere.
«Posso aggiungermi?» Ger raggiunse il gruppo, giusto in tempo perché la situazione non degenerasse. «La morte di Sasha è stata un duro colpo per tutti. È stata quasi una figlia per me, quindi penso di aver bisogno di circondarmi di persone che ne sono rimaste altrettanto ferite.»
«In effetti è stato strano, nonostante tutti sapessero che sarebbe successo.» Zenith ora stava seduta da sola. Undrel ancora la guardava male.
«Mi è impossibile non pensare a Herald.» Ger sospirò. «Anche la sua morte è stata sorprendente nel senso peggiore che si può dare a questa parola.»
«E lei come ha fatto a scappare?» gli chiese Yekson, incrociando le braccia al petto.
«Era stato chiaro fin dal principio che Matt Strength era la mente che stava dietro alla morte di Herald. Qualche giorno dopo il suo funerale me ne sono andato; solo mio figlio Kelan sapeva dove sarei stato. Da fuori Clock ho iniziato a programmare la rivolta verde mentre mia nuora prendeva il comando effettivo.»
«Dev'essere stato duro vedere poi cos'è successo.» Undrel si grattò il mento, sovrappensiero.
«Molto. Io ero nel mezzo della folla, ho assistito all'esecuzione di Kelan ed Heleanor. Ho anche visto Xenya...»
«E non ha pensato di prenderla con sé?» Yekson era piuttosto confuso. «Avrebbe potuto risparmiarle diverse sofferenze.»
«Avevamo già previsto cosa e come sarebbe successo. Il piano era farla crescere distante dai drammi familiari e farla scegliere quando fosse stata abbastanza grande.»
Yekson fece una smorfia. Non era convinto... Insomma, Xenya non ha avuto possibilità di fare in altro modo. Sin da piccola la sua strada era stata tracciata.
In ogni caso, non era lui quello che avrebbe dovuto contraddire il Capo degli elfi.
«Cosa pensi di fare, ora? Ci manca un Capitano.» Zenith era molto obiettiva.
«Xenya è Generale, è lei che deve eleggerne uno o più. Sto cercando di delegare il più possibile cosicché sia lei che Zehekelion siano in grado di prendere il comando senza problemi quando non ci sarò più.»
«Devi essere più ottimista» ridacchiò Zenith. «Parli come se dovessi morire domani.»
«Se ci pensi, il tempo non esiste.» L'affermazione di Ger lasciò tutti perplessi. «Adesso è già passato e domani è solo una proiezione di oggi.»
I ragazzi si scambiarono un'occhiata perplessa.
«Sì, ma bisognerebbe avere un'idea più moderata del futuro» intervenne Undrel. «Futuro vicino e lontano sono due cose ben distinte. Non si può parlare del futuro lontano come se stesse già accadendo.»
«Purtroppo voi siete figli dell'umanità prima di voi.» Ger sorrise appena. «Il genere umano non ha imparato a imparare dalla storia. Anche voi, ora, state guardando al futuro e non al passato.»
«Il passato non è modificabile» notò Yekson.
«Ma oggi è il frutto di ieri.»
«Cosa centra tutto questo con la tua visione pessimistica per quanto riguarda la durata della tua vita?» Zenith aveva le sopracciglia corrugate. Non stava capendo nulla.
«All'apparenza, nulla.» Ger sospirò. «Però se mi guardo indietro, so di non poter dare ancora molto. Il mio tempo è trascorso ed è ora che chi può donare ancora prenda il comando.»
«Quindi tutto questo discorso per dire che sei vecchio?» L'espressione di Zenith faceva parecchio ridere.
«Sì, Zenith.» Ger rise di gusto. «Ma evidentemente la filosofia non fa proprio per voi, giovani. Andrò a parlarne con altri anziani.»
Si alzò e se ne andò.
«Quell'uomo è proprio strano» sussurrò Undrel.
«Adesso capisci perché va così d'accordo con mio fratello.» Zenith sorrise guardando Ger allontanarsi. «A entrambi piace vedere le cose sotto una luce molto più irrealistica... Ed è per questo che sono bravi a decidere per gli altri: la vena creativa deve aumentare qualche cosa strana nel loro cervello.»
«A proposito di tuo fratello...» Undrel accennò con il mento verso il corridoio.
Yekson si voltò e vide Zeke camminare sorridente verso di loro. Seppur madido di sudore, sembrava che stesse davvero meglio.
«Pensate che con Xenya...» Undrel non fece nemmeno in tempo a completare la frase che si prese uno schiaffo in testa da parte di entrambi i suoi compagni.
«Hai una pessima cera, fratellone» disse Zenith, alzandosi in piedi e abbracciando con dolcezza il gemello.
«Grazie mille» sbuffò lui, ricambiando la stretta.
Anche i due ragazzi si alzarono e salutarono il ragazzo con una lieve pacca sulla spalla.
«È bello saperti vivo» lo salutò Undrel.
Zenith si staccò da Zeke e si guardò intorno, con ogni probabilità era alla ricerca di Xenya.
«Si è addormentata in infermeria. Non ho avuto il coraggio di svegliarla» spiegò il Vice, ridacchiando e grattandosi la nuca.
«Bene!» Ger alzò la voce per attirare l'attenzione di tutti su di sé. «Oggi abbiamo vissuto tanto e siamo stati così fortunati da poterlo raccontare.» Guardò nella direzione di Zeke, sorridendogli. «Godetevi la cena, ve la meritate anche se non è proprio una prelibatezza proveniente dalle mani abili delle nostre cuoche.»
La platea rise, estraendo dai propri zaini le razioni che avrebbero mangiato.
«A questo punto direi di mangiare le nostre razioni e poi svegliare Xenya» propose Zenith.
«Va bene» acconsentì Yekson, sentendosi in qualche modo responsabile della salute della ragazza.
I quattro si diressero verso la zona dello stanzone che si erano accalappiati e consumarono la loro cena.
La giornata era finalmente finita.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top